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Autore: marrymezayn    06/12/2011    3 recensioni
Tratto dal secondo capitolo:
«l’hai visto?» Chiese la sua migliore amica, nel panico più totale. Forse era più in ansia lei che Keyra. Si girò a guardare la sua amica, pensando seriamente che Keyra fosse entrata in uno stato di shock totale. «L'hai visto Kè?» domandò anche se le bastò vedere la sua faccia per capire che l'aveva visto. La scosse per un braccio e Keyra tornò nel mondo dei vivi dal suo momento di panico più totale. Oh no! Oh no! «dimmi che sto avendo un bruttissimo sogno!» pregò che fosse così, ma quando si girò si vide rispecchiata negli occhi di Mary. No, non stava avendo un brutto sogno.
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Questa è la prima storia che ho pubblicato. Spero che vi piaccia.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se non ti perdi, non trovi strade nuove.'
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Ricordati, la vita è una malattia mortale, per cui bisogna godersela.
Oggi stai bene? Approfittane!
 
La routine. Tutto in una vita di un essere umano è una routine.
Svegliarsi alla stessa ora ogni mattina, per abitudine anche se non si va ne a scuola ne a lavorare. Mangiare a casa, per poi uscire e fare una seconda colazione al bar. Vestirsi nello stesso modo di tutti i giorni anche se sei in ferie. Andare a dormire alla stessa ora anche quando sei di riposo il giorno dopo. La giornata è routine allo stato puro.
Una ragazza che dice di andare alla discoteca in periferia invece di andare a quella in centro, tornerà poi sui suoi passi dicendo che quella in centro è molto più bella, spaziosa e con musica migliore, dove conosce il buttafuori, il barman che le passa gli alcolici sotto banco. Un essere umano si trova bene nella routine di tutti i giorni. La stessa colazione ogni mattina, la stessa discoteca, lo stesso posto sull’autobus per andare a scuola. Si cerca di cambiare, ma alla fine tutto torna come prima in un modo o nell’altro.
Come un mese e mezzo prima, Keyra se ne stava seduta alla panchina del parco, insieme ad Allyson. Solita routine.
«Mi ha dato così fastidio, ti giuro! Io dico no.. Se ti dico una cosa, sta zitta e non raccontarla in giro! Perché devi andare a raccontare in giro una cosa che ho detto a te perché sei mia amica? Fatti un pacco di cazzi tuoi e cuciti quella boccaccia, no?» La vide annuire, concordando con lei.
Anche lei era tornata alla routine. Stare in quel parco con Allison, una seduta su un lato e l’altra su quell’altro era routine. A chiacchierare, a fumare. A ridere. Prima dell’arrivo dei ragazzi quella era la sua vita normale.
«Mi snervano queste cose. Ma tanto glielo dico! Eccome se glielo dico.» Si accese una sigaretta, con i nervi a mille.
«Dai, non pensarci. Che fai questa sera?» Posò l’accendino vicino al pacchetto di Chesterfield blu, tornando a guardarla.
«Esco con Aaron. Ma se vuoi gli do buca e ce ne andiamo a fare baldoria!» Esclamò, seria. La vide scuotere la testa.
«No, esci con il tuo neo fidanzatino, stai tranquilla!» Keyra aveva conosciuto Aaron, due settimane prima, grazie ad un’amica in comune. La mora era uscita con lei, e si erano uniti al suo gruppo ed aveva conosciuto questo Aaron. Biondo, occhi azzurri, molto carino – forse anche troppo per una come Keyra – ed erano usciti, per poi mettersi insieme.
Guardò Allyson e sorrise. «Aaron l’ho visto ieri sera! Gli do buca e usciamo!» Prese il cellulare, pronta a chiamarlo, ma Allyson la bloccò.
«No, esci con lui!» Sbuffò guardando male la sua amica. Lei cercava sempre di dividersi con tutti, ma ad esempio Allyson non glielo permetteva. Se sentiva che aveva già da fare, non le interessava nulla. Keyra non era quel tipo di persona che se si metteva insieme a qualcuno, lasciava perdere gli amici. O almeno ci provava.
Ripose il cellulare in borsa, continuando a fumare. «Dove andate stasera?» chiese curiosa Allyson, sicuramente parlando dell’uscita con Aaron.
«Boh! Non ne ho idea.» Ammise spegnendo la sigaretta con il tallone.
«Che hai?» tornò a guardarla, alzando un sopracciglio.
«Niente, perché?» Chiese con un sorriso a trentadue denti.
«Non ti vedo entusiasta!» Si bloccò, sentendo quelle parole. Strinse le labbra per impedire ai suoi pensieri di uscire. In quel momento voleva tutto, tranne che uscire con Aaron. Le piaceva, questo si.. Ma non aveva i capelli neri, ne due occhioni castano chiaro-scuro che cambiavano a seconda del tempo, un sorriso che le toglieva il fiato e una risata che le annullava la facoltà mentale.
«Beh, vedi sbagliato!» Se ne uscì, lasciando perdere quei pensieri. Doveva andare avanti. «E’ solo che mi snerva quando mi dice che decidiamo poi dove andare. Alla fine, finiamo sempre a casa sua a guardare un film!» Ammise, dando fastidio all’unghia dell’indice.
«E tu proponi qualcosa!» Propose lei, con un sorriso.
«Si, lo faccio ma lui sbuffa come chissà che ho detto. Una passeggiata “nooo.. camminare, con questo freddo?” Una birra “devo guidare” Un cinema “con tutta quella gente”! Che palle!» Allyson se ne uscì con una risata divertita. «Addirittura gli ho proposto di andare in discoteca, cosa che sai che a me non piace. “scherzi? Se qualcuno prova a sfiorarti mi salirebbero i miei cinque minuti” ho seriamente pensato di proporgli di andare ad Honolulu pur di farlo muovere.» Ally se la rideva allegramente, mentre lei aveva il morale a terra.
«Insomma vi siete incontrati!» Disse per prenderla in giro visto che lei molto spesso non si muoveva da casa.
«Ehi! Io sarò pure una sfaticata, ma rinchiudermi a casa con una bella giornata, ma quando mai?» Chiese, e Allyson annuì. «Posso pisciarlo e usciamo?» Si lagnò ma la vide scuotere la testa.
«No! Uscirai con lui e ti subirai il film in casa.» Che palle oh! Vedendo la sua faccia, Allyson scoppiò di nuovo a ridere.
 
Arrivata a casa di Aaron, suonò il campanello e attese. Già non le andava di rinchiudersi per l’ennesima volta in casa, ma lei non lo sapeva.. L’aspettava una sorpresa. Quando la porta si aprì, rivelando il ragazzo biondo solamente fasciato da un pantaloncino a tuta, si sorrisero.
«Ciao!» Lo salutò e lui si piegò a darle un bacio. La prese per mano, e la portò verso la sala da pranzo, mentre continuando a camminare lei poggiava la borsa sul tavolino vicino all’entrata.
Entrando nella sala da pranzo, si ritrovò un gruppo di maschi e una partita di calcio. Aaron le lasciò la mano, ributtandosi sul divano, riprendendo la sua birra. Keyra, a bocca aperta rimase a guardare la scena. Sentiva il sapore del veleno in bocca, e questo voleva dire solamente una cosa.. Catastrofe.
«Scusa..» Aaron si girò a guardarla e le indicò il bracciolo vicino a lui.
«Vieni un secondo in cucina?» Lo guardò, non si mosse.
«Ma c’è la partita!» Lo sguardo che gli lanciò fu di fuoco, e il ragazzo decise che forse era meglio andare. Sbuffando – e Keyra gli lanciò uno sguardo ancora più bruto – si alzò e la seguì in cucina.
«Cioè.. fammi capire!» Si appoggiò al tavolo, incrociando le braccia sotto al seno. «Mi hai fatto due coglioni tanti per uscire. Mi hai detto che non potevi venirmi a prendere e se potevo venire da sola, e l’ho fatto anche se fuori ci sono quasi meno 2 gradi. Arrivo qui, mi saluti senza neanche aprire bocca e ti trovo a guardare una partita di calcio con i tuoi amici?» Aaron la guardava a bocca aperta.
«Pensavo che ti facesse piacere!» Le sopracciglia di Keyra si abbassarono in un’espressione corrucciata.
«M-Mi facesse piacere? Ti sei drogato oggi?» Domandò e quello scosse la testa. «Mi hai mai sentito parlare di calcio? Mi hai mai visto guardare una partita?» Chiese, cominciando a perdere le staffe.
«Ma ci sono io!» E questo doveva farle piacere?
«Ok, sono felice di vederti.. Ma a me del calcio non me ne frega niente! E stare lì, da sola mentre voi ruttate e sparate bestemmie per un calcio di rigore.. No grazie!» Strinse i denti, al culmine della pazienza. «Ho detto di no a tre persone pur di uscire con te! Mi hai mandato a monti un’uscita con le mie amiche per venire qui a vedere una partita?» Si, si era letteralmente incazzata.
«Mi dispiace!» Non sapete a lei quanto le dispiaceva. Essersi vestita, truccata, uscita con il gelo ed essere diventata un ghiacciolo per ritrovarsi a vedere la partita.
«Tu continua a vedere la tua stupidissima partita, io esco con le mie amiche. Ah, e ti prego! Se la prossima volta che c’è una partita di calcio e ti passa per l’anticamera del cervello di chiamarmi, non farlo!» Gli passò vicino, con un diavolo per capello, riprendendo la sua borsa. «Ci sentiamo dopo! Quando il tuo cervello è tornato in modalità normale e non sulla modalità “divento un perfetto imbecille a guardare una partita di calcio”» Quale ragazza non si incazzava per un affronto del genere? Uscì di casa incazzata come una biscia, camminando avanti e indietro al portone come una pazza, pensando a cosa fare.
Tirò fuori il cellulare, di farsela a piedi non era il caso, per chiamare un taxi ma prima che potesse pensare a qualcosa, le arrivò una chiamata. Sorrise, vedendo la foto di Niall. Schiacciò la cornetta verde e portò il cellulare all’orecchio. Il frastuono dall’altra parte la portò a staccare il cellulare dall’orecchio.
«Mi sentiii?» Si, eccome se lo sentiva. Le aveva praticamente rotto un timpano.
«Nooo.. la linea è disturbata!» Lo sentì ridere. ‘Dio quanto le mancava quel ragazzo insieme alla sua risata.
«Se non mi senti, come hai fatto a sentire che ti chiedevo se mi sentivi?» Ecco una frase contorta molto tipica di Niall. Rise. Le era tornato il buonumore. «Come stai?» Le chiese il biondino.
«Fino a due minuti fa incazzata e con un timpano in più. Ora molto meglio ma il timpano è fuori uso! E tu?» Domandò, sedendosi sullo scalino del portone.
«Chi ti ha fatto incazzare? Quel coglione? Lo devo venire a pestare di botte?» Rise, scuotendo la testa.
«Allora come staiii?» chiese per fargli cambiare discorso.
 «Sto bene. Siamo ad una festa e Louis si è ricordato della festa che abbiamo passato insieme, gli è venuta nostalgia vuole un abbraccio pandoso, Zayn scassa le palle che vuole fare battutine con qualcuno, Harry non si diverte perché Louis non lo fa snervare come ci riesci tu, Liam non diventa rosso da quasi due mesi, io mi sento a metà.. Beh, diciamo bene!» scoppiò a ridere di gusto.
«Mi mancate anche voi, stupidi culi pelosi!» Tutti risero. Sentire tutte le risate le fece stringere il cuore. Sicuramente avevano il vivavoce, perché sennò non si spiegava come mai tutti avessero riso. «Una settimana eh! Manca poco, sei pronta?» Sorrise.
«Così poco? Ahh.. Speravo che c’era più tempo a dividerci!» disse con tono scherzoso, facendolo ridere.
«Abbiamo già fatto il programma! Visto che in questa cittadina non c’è praticamente nulla, abbiamo fatto un programma su tutto quello da fare ogni giorno! Ritornerai a Londra più stanca di prima..» Disse, tutto felice.
«Questo mi dovrebbe far sentire meglio?» Risero tutti e sei. «Che programma? Me lo dite?» Chiese curiosa.
«La prima sera ci prendiamo un’ubriacatura da far invidia a quel festino!!» Rise di cuore sentendo quella cosa.
«Dai? Può andare peggio di quel festino? Non ricordo un cazzo!» Scherzò, sentendo la risata di Zayn poco dopo. «Poi?» Si lasciò andare ad un racconto sul programma che durò quasi un’ora.
Qualcuno aprì la porta dov’era appoggiata facendola quasi cadere. Alzò lo sguardo, trovandosi Aaron.
«Mi pareva di aver sentito la tua risata. Come mai qui?» Lo guardò, spostando il cellulare.
«Mi hanno chiamato e mi sono fermata a chiacchierare! Non avevo voglia di chiudere la chiamata visto che ricevo questa chiamata solo ogni due settimane, e chiamare un taxi..» Aaron alzò un sopracciglio.
«Chi è?» Lo scrutò seriamente, domandandosi se c’era o ci faceva.
«Gesù cristo!» Sbottò innervosita.
«Chi è?» Ripeté e lei sospirò.
«E’ Niall con gli altri, chi può essere, Aaron?!» Lo vide perdere l’espressione accigliata per poi lasciarsi andare in un’espressione gelosa.
«Lo sai che non voglio che li senti!» Strinse la mascella. Niall, sentendo quella frase cominciò a urlargli contro le peggio bestemmie.
«Li sento quanto mi pare e piace, Aaron! Sono miei amici, fra una settimana starò con loro! Ti rompo tanto i coglioni perché tu hai amiche femmine? No, non mi pare!» E chiuse la porta in faccia ad Aaron, innervosita.
«Non vuole che ci sentiamo? Per questo non ci chiami quasi mai?» Domandò Niall, un po’ arrabbiato.
Sorrise debolmente a quella frase. Pensava seriamente che fosse per lui che non si faceva sentire praticamente quasi mai?
«No, non è per lui! Non vi chiamo mai perché ho paura di rompervi!» Ammise arrossendo leggermente in zona guance, tornando a sedersi.
«Tu non rompi mai!» sorrise con dolcezza. Rimasero a chiacchierare un altro po’, poi attaccarono e lei poté chiamare un taxi. Lo attese per ben poco, e quando lo vide arrivare dalla fine della strada scese in essa, alzando il braccio.
Quando fu a metà strada, il cellulare squillò ancora e guardò chi fosse.
«Pronto?» rispose, sapendo già chi era.
«Mi dispiace. Lo sai che sono geloso di quei cinque.» Sospirò affranta, posando la testa sul finestrino..
«Non mi piace litigare con te Aaron, ma a loro ti ci devi abituare! Sono miei amici.» Spiegò, spiccia. Senza mezzi termini.
Ma perché i ragazzi gelosi tutti a lei?
«Cercherò di abituarmi! Ma mi sembra davvero strano che quei cinque ti vedano solo come un’amica.» Lo sapeva per prima che era una cosa davvero strana il fatto che tutti e cinque la vedevano come una semplice amica. Ma stava succedendo, quindi perché romperle così l’anima? Fino a quel momento nessuno mai, oltre a Zayn – ma per gioco – non si era permesso neanche di sfiorarla con un dito.
«Siamo amici, Aaron.» Si risparmiò di dire che era successo qualcosa con Zayn, per l’ennesima volta. Non era il caso di litigare per una cosa che in fondo non aveva significato. Almeno per Zayn, per lei.. Sospirò.
«Dove sei?» chiese il biondino, curioso.
«Nel taxi. Sto tornando a casa, la mia serata è sfumata!» Ammise, appoggiando la testa sul sedile. «La partita è finita?» chiese, guardando fuori.
«Si, da mezz’ora più o meno! Sono qui tutto solo..» Disse lasciando la frase in sospeso.
«Potevi pensarci prima!» scherzò con un sorriso sentendo quel tono da cucciolo abbandonato.
«Ok.. va bene! Buonanotte Keyra!» Lo salutò e spense la chiamata. Guardò il cellulare, sbattendo le ciglia. Una settimana e li avrebbe rivisti. Come avrebbe reagito a rivedere Zayn? Si ricordò come si era arrabbiata con se stessa quando si era accorta che nel suo cuore non c’era più l’immagine di Lucas, ma quella di Zayn. Di come pensava fin troppo spesso a lui. A quel bacio, a quell’unico bacio che l’aveva fatta sentire bene come solo con Lucas si era sentita. Le mani di Zayn tra i capelli, quelle labbra che ti facevano sentir male solo a guardarle che giocavano con le sue. Le sensazioni che aveva provato. E poi tutto era svanito, quando si era ricordata che Zayn faceva quello per snervarla, per farla impazzire. Ci era riuscito. Ma neanche l’arrivo di Aaron era riuscito a far cancellare la faccia di Zayn dal suo cuore. Ma perché doveva essere sempre così complicato dimenticare qualcuno? Sapeva, ne era al corrente che appena avrebbe visto Zayn tutto quello che aveva sepolto sarebbe tornato a galla.
«Scusi?» L’uomo si girò a guardarla. «Può tornare indietro?» L’uomo annuì, e dopo aver fatto un’inversione di marcia a tre tempi, ritornò verso casa di Aaron. Appena fu di fronte la casa, pagò e scese salendo i tre scalini e suonando il campanello. Poco dopo la porta si aprì e Aaron la guardò in modo curioso.
Non gli diede tempo di parlare perché gli si buttò praticamente addosso, chiudendo la porta con un piede. Ora nella sua vita c’era Aaron, doveva accettarlo.


Spazio dell'autrice: Altro capitolo corto, ma quei cinque mi ispirano e senza di loro non riesco a scrivere decentemente. Anyway.. grazie a tutte quelle persone che hanno letto senza recensire (vi voglio bene comunque) e grazie invece a chi a recensito o qui o su twittaH. Dal prossimo capitolo torneranno anche loro, state tranquille. E manca poco al capitolo jdhsfjklsdofijhusbdvfbndsjk.. *O* sono emozionata pure io per quel capitolo.. ahahaha. La citazione però c'è.. Quella nun manca mai.
♥ Un bacio ai pupi, come si dice a Roma e come sopratutto dice mia sorella.
   
 
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