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Autore: FRC Coazze    06/12/2011    13 recensioni
E se in una notte di fine ottobre 'qualcuno' fosse corso in aiuto ai Potter? E se questo qualcuno fosse riuscito a salvare la giovane Lily? E se sempre questo qualcuno fosse una persona innamorata da sempre di lei? E se Harry fosse scomparso?
Troverete risposta (forse) a queste domande nelle mia ff!
Dal primo capitolo: "Silente si era accostato ancora. La sagoma che giaceva accanto alle ginocchia della professoressa ora aveva un volto… e, per la miseria, anche un nome! Oh, Albus conosceva bene il colore di fuoco di quei lunghi capelli… conosceva bene i lineamenti freschi di quella giovane donna: Lily Evans giaceva lì, sul freddo pavimento, svenuta e con una sanguinante ferita sul petto… ma viva!"
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Principe della Notte'
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Capitolo 26
 

L'INGANNO E LA VERITA'



“Potevi evitare di sputarle in faccia così la faccenda di Peter.” Stava dicendo Lupin a Sirius guardandolo con durezza.

“Ma…- cercò di difendersi Black, gli occhi ancora puntati nella direzione in cui Lily si era allontanata. –ma io pensavo che lo sapesse già.”

“Sì, ma cerca di darti una calmata. –Gli disse Remus più sereno. –James è morto, fattene una ragione. Non lo farai tornare dando contro a Severus.”

Sirius si voltò verso di lui, i suoi occhi grigi erano improvvisamente fatti carichi di tensione elettrica che schioccava come fruste nel mare fumoso delle sue iridi.

“Ma che diavolo ti prende? Adesso anche tu lo difendi?!” Ringhiò contro Remus trattenendo un sibilo tra i denti.

Remus rimase per un attimo confuso di fronte all’attacco dell’amico, ma poi trasse un sospiro morbido e accennò un sorriso.

“Sirius…” Tentò di dire, ma l’altro lo assalì di nuovo vomitandogli addosso tutto il rancore che bruciava dentro di lui.

“Svegliati Remus! –Gli disse duramente. –Davvero non riesci a vedere? Beh, sappi che non intendo permettergli di illudere Lily un’altra volta.”

“Ma di cosa stai parlando?” Chiese Remus inarcando le sopracciglia, perplesso.

“Quel verme vuole Lily. L’ha già ferita una volta… e poi… e poi… ma che cosa crede di fare?! Lily appartiene a James!” Quasi urlò Sirius agitando le braccia in modo scomposto.

“Che problema hai? Si può sapere?- Lo rimproverò allora Remus, improvvisamente l’ombra del lupo calata ad oscurargli i lineamenti. –Lily è sempre stata legata a Severus. Ed ora che ha perso James mi spieghi qual è il problema se cerca conforto da lui? James è morto, Sirius. Morto!”

Sirius chinò appena il capo, in segno di resa. Sì, James era morto, ma lui non riusciva ancora ad accettarlo. Non poteva accettarlo…

“Capisco quello che provi, perché è la stessa cosa che sento io, ma vomitare tutto il tuo dolore su un capro espiatorio non serve a nulla. Se non ci fosse stato Severus, ora neanche Lily sarebbe ancora tra noi.” Spiegò Remus con calma appoggiando una mano sulla spalla dell’amico, accompagnando il gesto con un sorriso incoraggiante.

Sirius annuì appena con un cenno del capo, deglutendo tutta la sua rabbia e il suo dolore, scacciandoli dentro di lui sotto lo sguardo rassicurante dell’amico.

“Bisogna trovare Harry.” Disse quasi in un sussurro.

“Sì. Dobbiamo avere fiducia in Silente, sono sicuro che ha un piano ben preciso.” Concordò Remus con un cenno secco del capo.

Improvvisamente in tutto il salone si spanse un trillo impazzito. Tutti tacquero di colpo, attoniti di fronte a quello squillare convulso. Il campanello collegato da fili magici al grande cancello della villa, che faceva mostra di sé nell’ingresso, era come indemoniato e risuonava con tutta la forza di quello che, più che l’annuncio di un nuovo ospite, pareva un grido acuto di terrore.

***

“Mi dispiace, Lily.” Sussurrò dolcemente Severus all’orecchio della ragazza ancora stretta a lui.

Lily alzò appena il capo per incontrare gli occhi di lui e si stupì di trovare nella loro notte le stelle d’argento delle lacrime. Lo guardò tristemente con il sapore della sua oscurità ancora ad impregnarle le labbra, ad unirsi ai sussurri del suo cuore che avevano dismesso i suoni incomprensibili per avvolgersi tra parole che, finalmente, la ragazza poteva comprendere, forgiate dalla sua stessa volontà di volerle ascoltare.

“Perché?” Chiese Lily.

Severus sciolse improvvisamente l’abbraccio e Lily rabbrividì sotto il tocco gelido della notte, spogliata del calore del corpo di Severus. Si protese in avanti cercando di tornare a stringere quel suo nero angelo custode che portava sul viso quella maschera voluta ed odiata.

“Non dovresti stare con me… Io… io non ho alcun diritto di essere qui.” Mormorò tristemente Severus abbassando il capo.

Lily si avvicinò di nuovo a lui e gli sfiorò dolcemente una guancia scacciando da essa i lunghi capelli neri.

“Ma che dici? Io voglio stare con te. –Gli disse dolcemente Lily. –Ho sempre voluto stare con te.”

“E Potter?” Chiese allora Severus.

Lily lo guardò sperduta per un attimo, ma quel nome era riuscito a permearle a fondo nel petto. Potter… già, James. Che cosa aveva fatto? Aveva baciato Severus… aveva baciato Severus proprio alla veglia funebre di suo marito. Svegliati, Lily. Sei vedova da poco più di una settimana e già ti consoli tra le braccia di un altro?

Severus parve cogliere i pensieri che affollavano la mente di Lily e che l’avevano portata ad allontanare in fretta la mano dalla sua guancia, come si fosse improvvisamente scottata. La guardava con occhi cupi senza trovare le parole.

“E’ inutile, Lily. –Disse infine con voce triste. –Presto non vorrai più avere nulla a che fare con me, io lo so. Non potrò più starti accanto… ed è giusto così.”

Lily alzò lo sguardo verso di lui senza capire. Che cosa le nascondeva ancora?

Fu sul punto di formulare una nuova domanda quando notò gli occhi di Severus scattare oltre di lei, verso la cinta del giardino che scivolava, serpente addormentato, al di là del vasto prato.

Lily si voltò di scatto verso la direzione in cui gli occhi del giovane si lanciavano come fiere in corsa verso la preda, ma non vide niente, se non la sagoma appena accennata della cancellata di ferro attraverso il manto nebuloso della notte.

“Che succede?” Si azzardò a chiedere, senza voltarsi verso Severus.

“C’era qualcuno oltre la cancellata.” Rispose questi con sicurezza.

“Cos…?” Fece Lily girandosi verso di lui. Ma non fece in tempo a chiedere altro che il trillo terrorizzato del campanello li raggiunse entrambi facendoli sussultare. Severus si voltò di colpo verso la porta che dava sul salone.

Lily chiuse gli occhi a nascondere il verde delle sue iridi in una preghiera ormai inutile.

“Ti prego, -mormorò, -fa che non sia Lui.”

***

“Che sta succedendo?” Chiese Sirius avvicinandosi a Silente.

Albus lo guardò in modo strano, con un sorriso sghembo ad increspargli il volto rugoso, un ghigno quasi malvagio che mostrava le fauci bianche dei bracchi dei suoi occhi.

“E’ arrivato, alla fine.” Mormorò appena il preside, senza dare importanza all’espressione spaventata ed irritata di Sirius.

Chi è arrivato?” Chiese allora questi, ma Albus si limitò a osservarlo da sopra gli occhiali a mezzaluna e ad allontanarsi.

 “Sirius!” Gridò una voce, chiamando il giovane ancora turbato dallo strano comportamento di Silente. Si voltò nella direzione da cui proveniva la voce e vide Lily avvicinarsi con passo deciso. Di fianco, qualche passo avanti a lei, stava Severus. Sirius si lasciò sfuggire una smorfia nell’incontrare il viso dell’altro ragazzo.

“Che cosa succede?” Chiese la ragazza non appena fu giunta a pochi passi da Sirius, premendosi le mani sulle orecchie.

“Non lo so. Quel coso è impazzito all’improvviso.” Disse allora Sirius accennando al campanello sulla porta.

“Dov’è Silente?” Chiese Severus avvicinandosi a sua volta.

Sirius lo guardò duramente, poi gli rispose con un lieve disgusto nella voce: “E che ne so! Gli ho chiesto che stava succedendo, ma il vecchio si limitato a sogghignare.”

“Fate tacere quell’affare!” Stava intanto ringhiando Aberforth cercando di proteggersi le orecchie dal trillo infernale che non accennava a diminuire. Ma nessuno dovette fare nulla perché, così come era cominciato, il suono si spense improvvisamente lasciando risuonare un’ultima nota persa nella sua stessa eco come l’ultimo lamento angosciato di un animale moribondo prima di cadere nel silenzio della morte.

Tutti in quel salone si guardavano intorno come smarriti, con occhi turbati e confusi. Anche Lily e Severus si guardarono intorno con aria strana, come se si aspettassero da un momento all’altro di scorgere la sagome furtiva di uno spettro.

“Ma che accidenti è stato?” Disse la voce di Aberforth, senza levarsi più in alto di un sussurro.

“Magia nera…” Brontolò Moody a pochi passi da lui.

“C’è qualcuno là fuori.” Sussurrò Severus a Sirius e Remus, che si era avvicinato a loro nel frattempo.

“Qualcuno? Chi?” Gli chiese allora Remus.

“Non farmi ridere, Piton. Nessuno conosce il sito di questa villa se non noi.” Gli ringhiò contro Sirius. Severus gli accennò un sorriso di sfida di tutta risposta. Subito dopo, però, scattò verso l’ingresso deciso ad uscire. Quell’ombra l’aveva vista davvero, oh sì, ma ciò che più di tutto lo metteva in allerta era il modo di muoversi che aveva quella figura, e lui conosceva molto bene quell’andatura… anche se era stato solo un attimo prima che la sagoma sparisse nella notte. Bellatrix Lestrange...

Non fece, tuttavia, in tempo ad aprire la porta che due mani si abbatterono sulle sue spalle e lo fecero voltare a forza prima di spingerlo violentemente contro il legno della porta.

“A che gioco stai giocando, Mocciosus?” Abbaiò Sirius, obbligandolo con forza contro la porta, gli occhi argentei colmi di strane scintille cupe.

Severus non rispose, ricambiando lo sguardo con altrettanto astio.

“Basta, Sirius. Lascialo andare!” Esclamò Lily afferrando il braccio sinistro del giovane e cercando di fargli allentare la presa sul maglione di Severus, invano, perché Sirius non la degnò di uno sguardo.

“Hai portato qui i tuoi amichetti, non è così?” Continuò questi imperterrito sotto lo sguardo degli altri membri dell’Ordine che si erano nel frattempo avvicinati.

“Sirius!” Intimò improvvisamente una voce profonda. Silente si era fatto strada tra i compagni ed ora se ne stava tra la professoressa McGranitt e Remus Lupin, l’una che lanciava scintille dagli occhi verso Sirius, l’altro che guardava la scena quasi altrettanto duramente. E Silente tra loro, dritto, fiero, gli occhi inscuriti dalle bandiere di un esercito sicuro e deciso che marcia risoluto verso la battaglia finale. Uno sguardo che costrinse Sirius a lasciare andare Severus e ad allontanarsi da lui. Sia Lily che Severus volsero lo sguardo verso Silente, insieme con Sirius.

“Stare qui a litigare tra noi è inutile. –Disse duramente Albus attirandosi lo sguardo accondiscendente della McGranitt. –Andiamo ad accogliere i nostri ospiti.”

A quelle parole, Albus guadagnò le occhiate decise e combattive dell’Ordine, ma non era quello che voleva. No… quello non faceva parte del suo piano. Era stato tutto così ben pianificato… non poteva buttare tutto all’aria.

“Buoni. –Disse con un sorriso. –Non ci sarà bisogno di combattere.”

“E come lo sai, scusa? Ormai è ovvio che là fuori ci sono i Mangiamorte.” Intervenne Alastor.
 

Albus vide chiaramente che l’auror aveva semplicemente espresso i dubbi di tutti gli altri. Tuttavia non si scompose, anzi, regalò loro un ampio sorriso.

“Mio caro Alastor, -Disse sornione. –Credi davvero che se fossero qui per battersi si sarebbero disturbati a suonare il campanello?”

Albus sapeva bene ciò che diceva. Sapeva che si sarebbe arrivati a quello… lo sapeva… faceva parte del suo piano. L’unica cosa era che la sua popolarità sarebbe drasticamente calata dopo che gli affiliati dell’Ordine avrebbero saputo, ma che importava? Lui aveva dovuto farlo.

***

La figura scura, avvolta in un pesante mantello nero che le copriva il volto con il cappuccio si soffermò sulla piastra di marmo su una delle due colonne che reggevano il grande cancello di ferro battuto.

Villa Silente.

L’uomo incappucciato fece salire un ghigno divertito alle sue labbra mischiandolo alla tenebra che gli oscurava gli occhi.

E così il caro Lucius Malfoy aveva visto giusto. Non era neanche stato così difficile cavargli fuori di bocca quella precisa informazione, dopotutto, era stato lui stesso ad affidargli l’incarico di scoprire eventuali nascondigli di Silente. E così Malfoy aveva fatto, e da buon servo, aveva riferito tutto al signore.

L’uomo trasformò il sorriso in una smorfia disgustata. Credeva forse, l’amato Lucius, di darla a bere a lui? Lui, Lord Voldemort. Stupido. Giocare la parte del cane fedele era stata una mossa tanto intelligente quanto sciocca da parte di Malfoy, come se lui non potesse leggere nei suoi seguaci, non potesse vedere gli angoli più nascosti della loro anima, i loro segreti… come se lui non potesse trovare le chiavi degli stanzini più piccoli e serrati… Eppure, con quella semplice mossa, Malfoy era riuscito ad allontanare ancora per un po’ la resa dei conti con il suo padrone.

Il tempo, comunque, era prossimo: avrebbe presto concluso la partita con Lucius. Sapeva che gli nascondeva qualcosa… e aveva anche un sospetto. Un sospetto piuttosto fondato, per la verità, ma pur sempre semplice supposizione rimaneva. Aveva bisogno di uno strumento nuovo, lucido, forte… Lucius ormai l’aveva usato troppo, ci aveva giocato troppo.

E poi c’era Codaliscia. Era stato bello stuzzicarlo, quel ratto pusillanime. Lo aveva usato, anche lui, lo aveva quasi del tutto consumato. Però, bisognava ammettere che era stato utile, gli aveva fornito due importanti informazioni: il covo dei Potter e la veglia funebre di James Potter. E poi, aveva ancora un fondamentale compito in serbo per lui. Qualcosa per cui era necessario un Grifondoro… No, Peter Minus non aveva ancora esaurito la sua utilità. Era il premio dei forti poter veder strisciare i deboli ai loro piedi. Era il potere della paura a creare il suo regno, a sorreggerlo con le colonne della magia oscura impastate con sangue e potenza. Era la sua grandezza, la grandezza di lord Voldemort, a permettergli di giocare con  gli opportunisti come Malfoy, i vigliacchi come Minus.

Il suo piano era geniale. Semplice. Lui non avrebbe dovuto far niente, quell’uscita era l’unica mossa che avrebbe concesso a Silente, dopodiché sarebbe stato qualcun altro a portargli ciò che gli serviva, lui non avrebbe dovuto far altro che sedersi nel suo studio, a Villa Riddle, in attesa.

Voldemort si voltò, allontanando lo sguardo di bragia dalle finestre illuminate della villa che si scorgevano al di là delle sbarre del cancello come ninfe ospitali che tendevano le loro mani ad invitare le ombre della notte ad unirsi alla loro corte dorata. Ma le quattro ombre che se ne stavano erette e silenziose alle spalle dell’Oscuro Signore non avrebbero accettato quell’invito. Figure lontane dal calore della notte da cui gli stessi spiriti oscuri si scostavano disgustati, figure incappucciate scintillanti dell’argento crudele delle loro maschere, cancello inespressivo sulle loro anime dannate.

Voldemort guardò con approvazione le sue oscure guardie. Non aveva avuto bisogno di farsi accompagnare da altri, bastavano quei quattro. Non era venuto per combattere… la violenza era sempre l’ultimo dei suoi metodi, prima c’era l’arte dell’inganno di cui lui era il maggiore esponente. L’Oscuro Signore si passò la lingua sulle labbra, in attesa di gustare gli sguardi dei membri dell’Ordine… in attesa di aprire le fauci ad inghiottire i segugi azzurri. Chiuse gli occhi assaporando già il suono sibilante e metallico dell’agonia  di quei bracchi d’acqua nell’abbraccio soffocante delle sue iridi di fuoco.

Lo scatto improvviso del cancello distrasse il Signore Oscuro dai suoi pensieri, portando il suo capo a girarsi lentamente in un movimento fluido ed elegante. I suoi occhi carpirono le ombre dei suoi nemici farsi avanti al di là del cancello di ferro che si stava aprendo con cigolii metallici, arbitro e spettatore silenzioso del vicino confronto tra acqua e fuoco.

Con un gesto lento e fluido, Voldemort si scoprì il capo mentre i suoi occhi riconoscevano la figura, abbigliata in una fluente veste, che precedeva le altre ombre attirando su di sè i raggi argentei della luna e facendoli risplendere sulla lunga barba bianca.

Silente si fermò a qualche passo dall’Oscuro Signore, il cancello ormai completamente aperto, silenzioso e osservatore.

Voldemort si soffermò solo per un attimo sull’alta figura del preside. I suoi occhi di serpente caddero subito sulla figura in nero che stava subito dietro a Silente. Osservò quegli occhi neri con rabbia, quasi a volerli strappare dal viso che gli ospitava, rubarli, distruggerli… farli scomparire, macchia indelebile del tradimento, dal suo splendente mondo d’ombra. Severus resse dignitosamente lo sguardo infuocate del suo antico signore, creando davanti a sé una barriera incrollabile e oscura. Guardò Voldemort con uno scintillio di sfida nelle iridi scure, un fascio di rabbia, un lampo schietto di odio.

L’Oscuro Signore scostò gli occhi dal suo servo e passò velocemente a rassegna tutte le persone che attorniavano Silente. Bevve dai loro occhi l’astio e la paura e sorrise di fronte allo sguardo carico d’odio della ragazza dai capelli rossi che stava fianco a fianco a Severus, la sua preda sfuggita, e sorrise davanti all’espressione combattiva di Sirius Black che stringeva forte nella mano la sua bacchetta quasi a volerla sbriciolare nella presa.

“Ma guarda quante belle persone sono venute ad accogliermi!” Escalmò senza cancellare dal suo viso quel sorriso sghembo.

Silente sorrise a sua volta, portando su di sé l’attenzione del Signore Oscuro.

“Stavo aspettandoti, Tom.” Disse semplicemente, guadagnandosi le occhiate incredule dei suoi compagni. Lily si voltò verso di lui con occhi stupefatti, la bocca spalancata.

“Come sarebbe?” Si azzardò a chiedere a Silente, ma questi continuò a sorridere sibillino senza degnarla di uno sguardo.

Voldemort, da parte sua, si lasciò andare in una risata che raggelò tutti i presenti con le sue vibrazioni infernali.

“Mi stavi aspettando, eh? Pensi di essere ritornato nella partita con i tuoi giochetti?” Chiese sibilando sotto la luce infuocata dei suoi occhi.

“Sei qui perché io ti ho fornito le informazioni, Tom. Credi forse che sia così stupido da non riconoscere un Animagus da un vero ratto? O da lasciare ingenuamente in giro gli atti di vendita di questa villa?” Spiegò tranquillamente Silente, gli occhi scintillanti di leggeri sprizzi di presunzione dietro gli occhiali a mezzaluna, trascurando completamente le occhiate che riceveva dagli altri dell’Ordine.

Voldemort parve pensieroso per un attimo, ma poi tornò a guardare il suo rivale con aria di superiorità. Alzò imperiosamente il mento puntando le sue iridi vermiglie in quelle azzurre di Albus.

“Devo farti i complimenti?” Chiese sarcastico l’Oscuro Signore. Poi si voltò verso i quattro Mangiamorte che lo avevano seguito.

“Coraggio, amici! –Disse loro, levando le braccia e sorridendo. –Un applauso al grande Silente, mente sopraffina!”

I Mangiamorte si profusero in un applauso sarcastico mischiato a sonore risate di scherno che vibravano soprattutto dietro la maschera bianca della donna dai lunghi capelli ricci, i cui occhi scintillavano demoniaci. L’unico dei quattro che si mantenne in disparte, battendo appena le mani, fu il Mangiamorte più a sinistra che teneva il capo chino e gli occhi bassi. Alcune ciocche di capelli biondo platino si scorgevano sotto il cappuccio nero. No, Lucius Malfoy non aveva nulla da ridere, anzi in quel momento avrebbe tanto desiderato trovarsi dall’altra parte del mondo.

Voldemort si voltò nuovamente verso Silente, mantenendo sul volto un ampio sorriso di scherno.

“Basta giocare, Tom. Perché sei qui?” Gli chiese Albus.

Ma Voldemort non fece nemmeno in tempo ad allontanare il sorriso dal suo volto diafano che Lily si portò davanti a Silente con un balzo.

“Dov’è mio figlio?” Quasi gli urlò contro la giovane, senza paura, senza timore. Quel mostro le aveva distrutto la famiglia, ora le avrebbe anche spiegato i motivi.

Voldemort la guardò con aria neutra.

“Lily Evans. –Sillabò il Signore Oscuro. –Tuo figlio è vivo. Si trova al sicuro a casa mia e lì attende di adempiere al mio piano. Nessuno può pensare di opporsi a me… tantomeno un moccioso ancora in fasce!” Ruggì infine.

Lily lo guardò stupita.

“Di cosa stai parlando?” Gli sibilò contro, confusa e spaventata. Gettò un’occhiata svelta a Silente e vide che il preside aveva chiuso gli occhi, come rassegnato, ma non potè scorgere Severus scuotere la testa come spaventato da ciò che Voldemort stava per rivelare a Lily.

“Oh, -Disse l’Oscuro Signore, notando la reazione della ragazza e di Silente. –E così Albus non te lo ha detto, eh? Tipico di lui tenere nascosta la verità ai diretti interessati. Scommetto che neanche i suoi fedeli cani dell’Ordine lo sanno.” Disse infine gettando un’occhiata agli altri. Alla professoressa McGranitt che stava corrugando la fronte senza capire, a Remus Lupin e a Sirius Black che si scambiavano un’occhiata interrogativa, ad Alastor Moody che lo guardava con aria di sfida, perfino a Brix che, nonostante non fosse un membro dell’Ordine, se ne stava fiero e ritto di fianco a Minerva ed ora guardava Albus con rimprovero.

“Che cosa non mi ha detto?” Chiese Lily. Ormai stava per scoprire la risposta alla domanda che da tempo le pesava sul cuore, quel perché maledetto che rimbombava dentro di lei senza darle pace.
Quel perché a cui Albus non aveva voluto rispondere. Era buffo, tuttavia, che stava per apprendere la verità dalla stessa bocca che aveva pronunciato la maledizione che aveva ucciso James.

Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...
nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...”
Recitò allora l’Oscuro Signore con un tono di disgusto nella voce.

Lily da subito non capì, ma poi una strana consapevolezza si fece in largo in lei. Una profezia… ecco cos’era, una profezia aveva portato il più grande mago oscuro della storia da Harry.

“E’ buffo come poche parole segnino il destino di qualcuno, non trovi?- Rise Voldemort, divertito di fronte all’espressione stupefatta di Lily. –Strano come una profezia riferita a me a cuor leggero firmi una condanna a morte.”

“Ma sai qual è la cosa più buffa?- Continuò Voldemort gettando un’occhiata svelta su Severus, compiacendosi di vederlo con il capo chino. –Che a riferirmi la profezia e a condannare te e la tua famiglia è l’uomo che ora credi essere il tuo migliore amico.”

Lily si voltò verso Severus, incredula. No, non poteva essere… non lui… Poi, però, le parole di Severus risuonarono nella sua mente come grancasse di fuoco.

E’ colpa mia.

Presto non vorrai più avere nulla a che fare con me .

Era quello che le nascondeva? Che celava al di là della nebbia dei suoi occhi? Era quello che il drago nero custodiva in fondo a quel lago sotterraneo ed imperscrutabile? Era quello che Severus non era riuscito a dirle quella mattina? La rivelazione per cui le aveva chiesto tempo? No, non poteva essere. No…

“NO!” Gridò Lily, le lacrime d’ira e di delusione che già scendevano sulle sue guance chiare portando via con loro la brillantezza dei suoi occhi. Estrasse la bacchetta di James con un movimento svelto e scagliò una fattura contro l’Oscuro Signore. Il raggio vermiglio e saettante sibilò nell’aria fino ad infrangersi in mille scintille contro la mano che Voldemort che aveva levato con un gesto stizzito mentre la ragazza veniva afferrata con forza da Silente deciso a trattenere la sua ira.

“Lily, è inutile!” Intervenne improvvisamente Severus, afferrando anch’egli la ragazza sconvolta che si dimenava cercando di liberarsi dalla presa ferrea del preside sotto gli sguardi divertiti dei Mangiamorte e di Voldemort e quelli allibiti e tristi dei membri dell’Ordine.

“Non toccarmi!” Strillò Lily contro Severus scostando a forza il braccio dalla presa del ragazzo, che la guardò stupito e ferito.

Silente lasciò la presa su di lei. Lily riprese fiato per un attimo, il respiro doloroso e rotto dalle lame delle lacrime, della delusione, quella spada che sentiva penetrarle a forza nel petto mentre posava gli occhi verdi su Severus.

“Perché non me lo hai detto?” Gli chiese, la voce rotta dal pianto.

Severus deglutì, e cercò le fila del suo respiro. Le stesse lacrime di Lily gli premevano contro le iridi di tenebra. Era il momento… il momento che aveva tanto temuto era arrivato, era arrivato troppo presto.

“Perché avevo paura di perderti di nuovo.” Le rispose in un sussurro, un’unica lacrima, carica di dolore e colpa gli solcò il viso scintillando nella luce della luna.

“Merlino che ingenua che sono stata! Come ho potuto credere che tutto sarebbe tornato come prima? Ho pensato di aver ritrovato il mio migliore amico quando invece tu mi hai solo ingannato, mi hai illuso!” Gli sputò in faccia quelle parole, senza badare allo sguardo che le rivolgeva Severus. Gli dette una spinta con tutta la forza della frustrazione che si agitava dentro di lei come un’improvvisa inondazione, costringendolo a fare qualche passo indietro cercando di non perdere l’equilibrio.

Severus rimase lì, immobile, gli occhi carichi di lacrime, il cuore pieno di una nuova tristezza simulacro spettrale di quella che la presenza di Lily era riuscita, per qualche giorno, a scacciare da lui. Gli occhi vuoti di un ragazzo abbandonato che si era illuso, per poco tempo, di essere stato accettato, di aver trovato il suo posto e su cui ora si abbatteva l’onda possente della realtà: lui non sarebbe mai stato accettato dagli altri, tantomeno da Lily… non era stato accettato quando era solo un bambino innocente e non lo sarebbe mai stato ora che la sua anima era lacerata e macchiata da colpe indelebili.

Rimase a guardare gli occhi disillusi e astiosi di Lily, non si curò degli sguardi straniti degli altri membri dell’Ordine che avevano assistito alla scena come spettatori scomodi. Non si curò degli sghignazzi dei Mangiamorte o del sorriso maligno di Voldemort, non si curò degli occhi pietosi di Brix, di quelli scintillanti di lacrime della McGranitt… Non badò all’espressione triste di Remus o di quella sbalordita di Sirius Black… Non si curò dello sguardo da padre affettuoso che gli rivolgeva Silente… no, lui vedeva solo la delusione negli occhi verdi Lily. Lily…

“Povero Sevvuccio. –Ghignò la voce di Bellatrix Lestrange da dietro la sua maschera demoniaca. –La sua ragazza gli ha spezzato il cuore…” Ma Severus non si curò minimamente nemmeno di lei.

“Taci, strega!” Le ruggì contro Brix, facendo un passo avanti. Ma come si permetteva di infierire quella maledetta?

“Come osi rivolgermi la parola, schiavo?” Ruggì Bellatrix avvicinandosi a sua volta, la bacchetta levata. Tuttavia, la sua avanzata venne interrotta dal braccio di Voldemort che si levò a chiuderle la strada.

“Calma… non facciamoci prendere dall’ira. Non siamo qui per batterci.” Disse il Signore Oscuro con voce calma. Gli occhi di Bellatrix scintillarono pericolosamente al di là dell’argento, ma poi la donna accennò un lieve inchino col capo e fece qualche passo indietro. Brix la guardò in cagnesco ancora per qualche istante, poi fece per avvicinarsi a Lily, ma questa si scostò con un movimento secco.

“Che cosa vuoi, Tom?” Chiese tranquillamente Silente, mentre Lily continuava a tenere lo sguardo fisso su Severus, che ancora se ne stava dove la spinta di Lily lo aveva portato, in disparte, il capo chino.

“Sono qui per proporre uno scambio.” Rispose Lord Voldemort con voce sicura.

“Bene, allora.” Lo invitò Silente.

“La mia proposta è semplice. –Cominciò allora Voldemort. –Voglio che Severus Piton si consegni a me spontaneamente.” Disse senza degnare di uno sguardo l’interessato, che alzò appena gli occhi verso di lui.

“In cambio, -Continuò l’Oscuro Signore. –Avrete il piccolo Harry Potter. Vivo e senza un graffio.”

Quelle ultime parole guadagnarono a Voldemort gli occhi ancora umidi di Lily e lo sguardo un po’ sospettoso di Silente.

“Questa è la mia proposta. –Concluse Voldemort, poi si rivolse direttamente a Severus. –Hai tempo fino a domani sera per tornare al mio fianco. Tu per Harry Potter.” Detto questo si smaterializzò insieme agli altri Mangiamorte lasciando l’Ordine in un silenzio tombale, gli occhi di tutti fissi su Severus, Severus che, nonostante il tempo concesso da Voldemort, aveva già preso la sua decisione.



 

*******


Eccomi qui! Un po’ in ritardo, ma vabbè… scusatemi.

Questo è il capitolo delle rivelazioni! Immagino, comunque, che sia già chiara la decisione che ha preso Severus… povero cucciolotto, Lily lo ha trattato un po’ male, ma povera, anche lei, capitela. E Silente, come al solito, aveva un piano ben preciso. Aveva lasciato apposta le informazioni per Lucius e aveva fatto arrivare apposta le informazioni sulla veglia a Voldemort, e tutto per spingere Tom allo scoperto.

Così, anche la prima parte della profezia si è avverata: Quando i suoi nemici si riuniranno sotto lo stesso tetto, l’Oscuro Signore verrà. Era piuttosto ovvia, comunque…

Va bene… spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi do appuntamento al prossimo.

Ciao a tutti!  

 

  
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