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Autore: Meme06    06/12/2011    9 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo da voi con il continuo di una storia che come ho potuto vedere è piaciuta parecchio. Beh... prendendo in considerazione la mia indole sadica mi sono resa conto che non sarei mai riuscita ad abbandonare del tutto questa storia e per questo avverto a tutti quelli che mi hanno seguito che questo è il continuo di 'Blood Story'. E adesso vi chiederete voi, cosa succederà? Cosa potrà mai accadere nel continuo di questa ff? Scopritelo leggendola! ^ ^ Kiss kiss la vostra piccola psicopatica!
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The smell of your blood'
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Sicuramente era una scrittura in codice. L.1.S.5.

- L.1.S.5.? - domandò Amu a se stessa. - Che diavolo vuol dire?

Rimase almeno mezz'ora a tentare di decifrare quel cavolo di bigliettino. Ma era più difficile di quanto pensasse. Non aveva alcun senso quello che vi era scritto.

- Dunque… - disse pensando ad alta voce. - Sicuramente le lettere sono parole abbreviate, anche se non capisco quali. Vediamo… Amu fai funzionare quel cervello che hai fin da quando ero in vita… L…l…l… ci sono mille parole con la l!

Era davvero difficile, non riusciva proprio a capire. Se il bigliettino era a casa sua perché aveva scritto una cosa in codice? Quel ragazzo la faceva impazzire anche dopo che era diventato polvere.

Strinse forte il ciondolo con le ceneri che portava al collo, da cui non si era mai separata, neanche per dormire. Se fosse bastato questo a riportare in vita Ikuto lo avrebbe stretto a se tutte le volte che voleva, anche mille al giorno se era necessario.

- E va bene basiamoci sull'altra lettera… - si disse, tanto non riusciva a concludere niente con la l, forse se riusciva a capire la s avrebbe capito tutta la frase in un colpo solo. - Certo che senza un punto di riferimento su cui basarsi è difficile.

Si guardò intorno alla ricerca di una parola con la s. Ma ce n'erano milioni di parole con quella lettera.

- Accidenti a te vampiro delle mie tombe! - esclamò posando il foglietto e facendo un respiro profondo per cercare di calmarsi. Si stava davvero incazzando. Che cavolo, possibile che tutto quello che per lei era importante o era irraggiungibile o era in codice? Che profonda tristezza… Ma non si sarebbe arresa così facilmente.

Prese un foglio ed iniziò a scrivervi sopra tutte le parole che trovava con la lettera l da una parte e tutte quelle che trovava con la lettera s dall'altra, creando due colone davvero molto lunghe. Certo, ora aveva fatto almeno un passo avanti, ma che senso aveva se abbinare le parole che aveva trovato non portava a niente?

Lago 1 Sasso 5? che assurdità…

Lingua 1 Serpente 5? banale…

Luna 1 Selvaggio 5? che cosa vado a pensare?

Anche avesse trovato le parole giuste poi non riusciva a capire il significato dei numeri, era quello il vero problema. Cosa rappresentavano coordinate? Quantità? Posizioni? Boh… Vallo a capire a quel pazzo che le aveva scritte.

Si alzò un attimo per fare una pausa. Aveva ancora i biscotti ammuffiti di Ikuto da qualche parte negli scaffali. Dopo aver frugato per un po' tra un libro e un altro alla fine li trovò, normalmente stavano in una credenza per il cibo, ma l'altra volta nella fretta di mettere a posto li aveva spostati. Ricordò benissimo quando quel ragazzo glieli aveva offerti per la prima volta, che a lei avevano fatto schifo e non li aveva nemmeno sfiorati.


- Non ti piacciono i mirtilli? - chiese mentre si passava un panno sulla testa.

- Non è per quello che non li ho mangiati, ma perché sono ammuffiti.

- Certo che lo sono, è proprio la muffa a dar quel buon sapore al sangue. - rispose il ragazzo.

- Bleah… - fu l'unica cosa che disse la ragazza prima di voltarsi.


Ora invece che dire 'bleah' avrebbe detto 'hai proprio ragione'. Anche lei aveva provato biscotti ammuffiti sbriciolati dentro un bicchiere di sangue appena versato dal collo di un umano, cado e gustoso. Eh si, le veniva l'acquolina in bocca solo a pensarci.

Si voltò verso un altro scaffale dove c'era ancora un bicchiere di sangue che aveva preso qualche giorno fa, se lo era dimenticato. Si avvicinò e allungato il braccio lo prese e lo mise sopra la scrivania. Prese i biscotti e ne sbriciolò qualcuno dentro. Mescolò il contenuto muovendo leggermente il bicchiere in senso circolare, poi ne assaporò il contenuto con aria critica.

- Mmm… - si disse. - Che bontà…

Finì di bere la sua, per così dire, merenda per poi riprendere quel lavoro del cavolo che si era messa a fare. Non sapeva di preciso perché voleva a tutti i costi decifrarlo. Forse per sfida. Forse per il fatto che sapeva poco di Ikuto e non avrebbe mai avuto occasione di chiedergli altro. Non aveva mai saputo dov'era nato, da chi, com'era fatta la sua famiglia, com'era diventato vampiro. Aveva tante domande che le premevano e che non aveva avuto tempo di chiedergli. Forse quel codice poteva portarla a scoprire di più su di lui. Non capiva ancora come potesse essere possibile che quattro simboli le avrebbero fatto scoprire qualcosa di importante magari, ma tentar non nuoce e poi lei era già morta, quindi era perfetto.

Le altre ore del giorno infatti le passò tutte a tentare di nuovo di decifrare quelle lettere. Aveva persino pensato che poteva essere la sua data di nascita, ma sarebbe stato improbabile.

Luglio 1 oppure Settembre 5. Oppure 1 Luglio Sabato, ma dopo sarebbe avanzato il 5.

Scosse a testa come per dire 'basta, non ne posso più!' Tre ore a decifrare un messaggio più le altre otto, forse, prima che facesse lo spuntino biscotti e sangue. E ora aveva di nuovo fame, accidenti…

Decise che avrebbe lasciato un po' in sospeso questa questione e nel frattempo sarebbe andata a farsi uno spuntino fuori casa. Come avrebbe detto Ikuto: a cena fuori.


- Oh Dea Madre della terra, io ti invoco per purificare il mio spirito e per renderlo degno della tua presenza… - una litania che andava ripetuta tutte le sere, a mo' di preghiera serale. - Ti prego mia Dea, mio spirito guida, mia eterna ragione di vita, mia fonte di salvezza e mia via per la saggezza, io ti prego per salvaguardare il mio spirito. Io prego perché la mia morte possa presentarsi di fronte a te come su di un piatto d'argento. Io prego perché anche questo giorno che mi hai donato io l'abbia speso bene secondo la tua volontà. E prego perché anche domani, mia Dea, mia luna e mio sole, possa il mio corpo vivere un altro giorno in questa terra dove i mortali camminano. E con queste parole chiudo la mia preghiera.

La ragazza si alzò, permettendo ai suoi ginocchi e alle sue gambe di stiracchiare bene i muscoli e di sgranchirle bene le gambe. Si diresse verso il banco dove vi si presentava il banchetto adatto a quel tipo di rituale. Ogni rituale ha un banchetto preciso e quel giorno esso prevedeva dei biscotti di mandorla con succo di arancia. Ne mangiò circa tre, mangiava e beveva ad intervalli di tempo calcolati.

- Grazie Dea per questo cibo, che tu possa condividerlo con me e che tu possa apprezzar il pasto che ho preparato con le mie mani per quest'occasione. - disse la ragazza una volta finita la prima parte del banchetto per poi mangiare altri biscotti. Prima della chiusura del rituale suonò tre rintocchi di campana e poi chiuse il cerchio magico e si diresse nella sua stanza.

Indossava ancora la veste bianca della purezza, si doveva cambiare se voleva fare almeno una passeggiata alla luce della luna che la madre le offriva.

Indossò un normale vestito rosso e nero con la scollatura tipica ottocentesca bordata di pizzo nero. Le maniche fino a metà braccio abbastanza strette per poi sfociare in stoffa alternata tra la rossa e il pizzo nero bordato sempre con nastro rosso. La gonna interamente rossa con la bordatura finale nera portava sopra un panno di pizzo nero che si abbinava col resto del vestito perfettamente. Sata, così si chiamava, non era una ragazza ricca, ma sua madre era una brava sarta e quando la veniva a trovare le portava sempre dei bei vestiti fatti da lei. Quello che indossava in quel momento era l'ultimo che le aveva portato. Ultimamente iniziava ad azzeccarci di più con i suoi gusti. I primi vestiti erano rosa con le rifiniture oro e le maniche a sbuffo, non adatti a lei. Alcuni erano anche carini, ma non si vedeva ad andare in giro vestita a quel modo.

Continuò a camminare, dirigendosi quasi fino all'inizio del bosco. Ancora tutti avevano paura di quel posto, dicevano che vi abitava una strana creatura lì dentro e che usciva fuori per cibarsi di persone. Parlavano di un vampiro. Per lei erano tutte sciocchezze. Giravano molte credenze popolari in quel villaggio che di certo a lei non toccavano minimamente.

Continuò a camminare per poi sedersi dietro un albero ai margini del bosco. Chiuse gli occhi e si concentrò sui suoni del bosco, sulla musicalità che la natura le trasmetteva. Amava la natura e gli elementi che la rappresentavano.

Quando aveva quattordici anni ed era alle prime armi con la magia, con la sua religione, aveva fatto un corso per entrare a contatto con tutti gli elementi. E per non avere mai paura di essi. Aveva iniziato dagli elementi del suo segno e del suo ascendente. Lei era nata il quattro di aprile, Ariete, ascendente acquario. Fuoco e aria. Il primo era stato dunque il fuoco. Aveva passato un'intera giornata sotto un vulcano, uno attivo, cercando di entrare in sintonia con il percorso che faceva la lava, cercando di sentire quello che il liquido che sottoterra prendeva il nome di magma le voleva far provare.

Dopo aveva passato all'aria. Aveva scalato una montagna nelle vicinanze del paese dove prima viveva. Si era appostata lì per quai due giorni, a sentire il richiamo del vento, a giocare ad essere una brezza giocosa che incontrava tanti correnti che le diventavano amici. Anche quella era stata un'esperienza magnifica, che l'aveva aiutata ad avere la capacità di capire quello che il vento diceva. Perché tutto sulla terra ha una forma di linguaggio, anche se a volte ci può risultare incomprensibile.

Poi era passata all'acqua. Beh, senza dirlo, aveva passato i suoi gironi in una barca, sul mare. D'estate, durane il giorno e durante la notte. A nuotare in qualunque ora del giorno. Quella fu stata per lei una grande prova visto che quando era piccola aveva sempre avuto paura dell'acqua, una paura che poi mano a mano si era tolta e che ora era sparita del tutto.

Proseguendo, l'ultimo elemento con cui doveva entrare in sintonia era la terra. Tre giorni in un bosco, vivendo sugli alberi, a contatto con la terra, cibandosi con la natura e pregando. Quella fu l'esperienza più bella di tutte. Questione di vita o di morte? No, era un bosco tranquillo, ma anche uno come quello di notte faceva paura e metteva inquietudine alle persone. Soprattutto chi come lei, sempre quando era più giovane, era molto paurosa.

Si era appena abituata al fantastico silenzio che regnava in quel posto, quando un grido ruppe quell'atmosfera perfetta. La ragazza si alzò all'istante, curiosa di sapere che cosa stava accadendo. Non molto distante da lì una bambina sui dieci anni era a terra e perdeva sangue. Una ragazza dai capelli rosa, vestita interamente di nero, le si stava avvicinando. Non era diventata la ragazza che era per stare solo a guardare a queste cose. Uscì allo scoperto muovendo passi lenti verso la ragazza.

- Hey! Che cosa vuoi fare? - le gridò facendo ricadere lo sguardo bianco e terrificante della ragazza nei suoi occhi color arancio. - Che cosa sei?

Mormorò piano più a se stessa che alla rosa.

- Sono una creatura della notte. - rispose la ragazza con un sorrisetto derisore.

Come aveva fatto a sentirla? Era poco più di un sussurro in modo in cui aveva pronunciato le parole.

- Non bluffarti di me! - gridò arrabbiata la ragazza mettendo le mani giunte davanti al petto e chiudendo gli occhi. - Oh mio Dio, Signore del tempo, Sovrano del…

La ragazza continuava a ripetere parole magiche e senza senso per Amu. La vampira la guardava stranita, non riusciva a comprendere che senso aveva quello che quella ragazza stava facendo. Di solito gli umani erano tutti egotisti anche con il loro prossimo, perché avrebbe dovuto aiutare la bambina che era la sua cena?

- Che cosa vuoi, uccidermi? - glielo chiese quasi come una supplica, come qualcosa che desiderava ardentemente, che da tanto tempo aspettava.

La ragazza dai lunghi capelli bianchi le rivolse tutta la sua attenzione, incatenando i suoi occhi arancioni negli occhi ormai tornati gialli della vampira.

- Non dovrebbe essere così difficile quando uno si è già arreso… - le rispose la ragazza.


Ciao! Spero prima di tutto che il capitolo vi sia piaciuto e che vi faccia stare abbastanza in suspense XD Comunque che ne dite di provare voi ad indovinare che cosa significa quella scritta in codice: L.1.S.5.? Una specie di gioco per vedere se qualcuno ci arriva! ^ ^

Alla prossima! Baci

darkmeme13

  
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