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Autore: Agapanto Blu    06/12/2011    8 recensioni
Questa fan-fic è la storia di due angeli profondamente innamorati, Miriam e Nicola... La loro relazione è ostacolata dal fatto che lui è un Caduto mentre lei è uno degli Angeli più importanti del Paradiso perchè è destinata a succedere a Gabriele come Arcangelo... A cent'anni dalla loro separazione arriverà qualcuno a scombinare le carte in tavola: una ragazza di nome Lucia che potrebbe spazzar via il passato e dare ai due angeli una seconda possibilità...
Autrice: Non sono brava e questa è la prima long-fic che scrivo... Siate clementi e recensite!!! Anche per scrivere critiche, mi raccomando!!! Ne ho bisogno!!!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La saga degli Angeli di Victoria'
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Allooooooooooooooora...
Come promesso ho il capitolo in orario!
Spero che non ne siate delusi!
Dedicato ad una amica che forse andrà via... Mi mancherai :(... Ma gli amici veri sono per sempre...
A sotto!

Lady Catherine
 

 

23.
 
Lucia uscì dagli alberi di corsa pur cercando di non fare rumore.
Sbucò tra le piante con il respiro accelerato dalla paura ma si calmò quando vide, davanti a sé, l’espressione dolce e tranquilla dell’Angelo.
“Credevo mi avessi lasciato indietro…” ammise la ragazza in un sussurro.
La creatura la prese per mano facendole un sorriso di incoraggiamento.
“Andrà tutto bene…” le mormorò dolcemente.
Tenendola per mano, condusse Lucia fino ad una piccola grotta mimetizzata tra le spaccature di una bassa parete di roccia a cui si erano addossati gli alberi della foresta negli anni.
La ragazza iniziò a sentire la paura scemare lentamente, sostituita dal gelido controllo che le era imposto dal ruolo che doveva recitare: era un’attrice alla prima del suo debutto, ma era, al contempo, una professionista e sapeva come comportarsi.
L’entrata non era ampia ma una specie di ferita e, nonostante questo, all’interno il locale si ampliava diventando un corridoio grezzo.
L’Angelo mollò Lucia e le indicò il condotto che proseguiva scendendo nel buio più totale.
“Scendi fino alla parete che ti bloccherà il percorso, cercagli sopra uno spuntone di roccia simile a un pomello poi prendilo e giralo verso destra…” spiegò, “A quel punto, il pavimento si interrerà e troverai una scala: scendila e ti troverai in un lungo corridoio…”
Lucia annuì.
“Come faccio a trovare la strada giusta?” chiese, “Hai detto che è un labirinto…”
La creatura annuì.
“Prendi sempre, dico sempre, la strada più a sinistra, d’accordo?”
Lucia fece cenno di sì poi spostò lo sguardo sull’oscurità incombente.
Prese un respiro profondo e iniziò a camminare in avanti ma l’Angelo la afferrò per un polso.
“Quando sarai dentro, segui il piano!” ribadì, “Non importa cosa succede o cosa vedi, è chiaro? Arrivata laggiù, fai quello che ti ho detto!”
La ragazza annuì.
“Se ce la faremo, ti ringrazierò poi per quello che hai fatto” disse, “Se no, sappi che non te ne farò una colpa!”
La creatura annuì grave poi la giovane iniziò a scendere la strada in pendenza che la portava nella tana del lupo.
“Buona fortuna, Lucia…” mormorò l’Angelo, “E grazie di tutto…”
Detto questo, si voltò e uscì dalla grotta con una peso sul cuore dato dall’impotenza.
 
Lucia mise piano un piede davanti all’altro, il pavimento era sconnesso e scivoloso e rischiava di cadere a ogni minimo movimento.
Teneva le mani con i palmi aperti davanti e sé, cercando a tentoni la parete che le serviva.
All’improvviso sentì sotto le dita la pietra fredda, ruvida e tagliente, in certi punti.
Iniziò a esplorarla cercando lo spuntone che le serviva ma scoprì, con orrore, che la roccia era piena di irregolarità.
Il primo, irrazionale pensiero fu che avesse sbagliato strada ma non aveva visto ramificazioni quindi accantonò l’ipotesi mentre il panico prendeva posto nel suo cervello mandandola in palla.
Iniziò a respirare velocemente e a tastare la parete con disperazione.
“Ti prego…” iniziò a mormorare.
All’improvviso le parve di sentire il ciondolo al suo collo sussurrare.
Si staccò dalla parete con paura: era impossibile, la barriera avrebbe dovuto fermare anche i contatti con il suo Angelo.
Prese la collana tra le dita cercando di capire ma la pietra bianca era fredda.
Chiuse gli occhi e si concentrò.
Un sussurro, un’eco lontana parve arrivarle da quel piccolo cuore, una voce che le chiedeva calma.
Lasciò la collana e prese un respiro profondo.
Ferma, con le braccia lungo i fianchi, iniziò a ripescare i ricordi di quei giorni agitati.
Vide Betty che litigava con Joe per i cioccolatini, che teneva a bada i Vendicatori, che parlava in quel suo dialetto così strano…
Vide Joe che le porgeva la scatolina con il cioccolatino, che faceva avanti e indietro dalla cucina, che scherzava e che prendeva in giro gli altri…
Vide Chuck nella sua versione di tutore di Nick, che difendeva il suo amico da tutto e tutti…
Vide Nick con le braccia piene degli scatoloni di Joe, distorto dal vetro dello spioncino della porta di casa sua, che faceva danni in cucina, che rideva tranquillo in macchina, sorpreso sulla cima del Fallen’s, dolce mentre parlava di Miriam…
Vide l’Angelo illuminato solo dalla luce della Luna come la prima volta che si erano visti, lo vide calmo e fermo davanti al Fallen’s dopo avercela portata, lo vide maestoso quando l’aveva salvata, lo vide triste ma deciso quando aveva scelto di cercare di salvare Nick…
Vide Mattew…
Lo vide e sentì il suo tocco sul viso, le sue labbra sulle sue…
Sempre ad occhi chiusi, alzò lentamente le mani e iniziò a farle scivolare lungo il muro.
Sentì sotto i polpastrelli conche e dossi e si accorse che c’era un disegno, appena percettibile, che li collegava.
Una specie di strada che scivolava sinuosa tra la roccia, salendo e intricandosi.
Con l’indice e il medio seguì quel percorso fino al suo arrivo: un piccolo pomello di roccia.
Lucia sorrise nel buio con riconoscenza poi lo afferrò e lo fece ruotare verso destra.
La terra iniziò a tremare ma la scossa durò solo un attimo.
Quando finì, il pavimento si era abbassato a creare una scalinata di pietra come un pezzo di stoffa che si adagia su uno scalino.
La ragazza iniziò a scenderla lentamente mentre nascondeva ogni traccia di emozione dal suo viso.
Si va in scena…, pensò con amaro sarcasmo.
 
Il labirinto fu lungo.
Trovò due ramificazioni al primo bivio, cinque al secondo, sette al terzo e otto al quarto…
Alla fine perse il conto e decise di preoccuparsi solo di prendere la strada giusta.
Proseguì nel buio per un tempo che non seppe delineare...
Era un’ora o un minuto che stava lì dentro? Mancava poco o era ancora a miglia di distanza?
Quando i dubbi iniziarono a farsi insistenti nella sua testa, vide una torcia.
Il corridoio cambiava: sembrava un po’ più raffinato, fatto di pietre come una qualsiasi costruzione umana e non più di roccia grezza, fiaccole stavano appese a intervalli regolari di spazio in anelli di ferro vecchi ma funzionali e c’era un’insolita e anormale brezza fresca che mitigava la sensazione di essere talpe.
Lucia prese un respiro profondo e continuò a camminare con un’espressione impenetrabile sul viso.
Fece pochi passi poi sentì un fruscio alle sue spalle, qualcuno che correva dietro di lei.
Invece di girarsi o guardarsi attorno, la ragazza si fermò in mezzo al corridoio e attese.
Per un po’ non si sentì più nulla e il silenzio dava l’impressione che qualcuno avesse soffiato all’improvviso su tutte le torce che, però, scoppiettavano ancora tranquille, estranee agli avvenimenti.
“So che sei qui…” disse Lucia con calma, la voce controllata.
“Ma davvero?” le sussurrò una voce maschile all’orecchio.
Era un suono basso, morbido che le arrivava dritto nella mente ma a catturare la sua attenzione fu il fatto che la testa del Vendicatore fosse proprio sopra la sua spalla.
“Via di lì!” sibilò Lucia tenendo lo sguardo dritto davanti a sé.
“Ma che coraggiosa…” mormorò ironicamente l’uomo spostandosi davanti a lei, così vicino che pareva la sfiorasse.
“Dov’è Zira?” chiese la ragazza piantando i suoi occhi marroni in quelli neri e senza pupilla dell’Angelo.
Per la prima volta lo vedeva senza cappuccio: era alto e muscoloso tanto da sembrare un armadio, poteva dimostrare trenta forse trentacinque anni ma doveva averne molti di più, portava i capelli castani corti e un ghigno sarcastico svettava su di un viso che era senz’altro molto bello e ben definito.
Sul braccio aveva il tatuaggio di linee nere che si intrecciavano tra loro sopra un altro reticolato, frastagliato e biancastro, di ben diversa natura.
“E così conosci Zira, eh?” commentò l’uomo, “Non sei l’amica di Nick?”
“Conosco Zira come conosco te, Dimitri…” replicò la ragazza ignorando di proposito la seconda domanda, “E sono certa che Ivan sia qui da qualche parte… Forse alle mie spalle, forse a fare la guardia alla cella di Nicola…”
“Per impedire a Nicola di fuggire basterebbe mezzo Vendicatore…” sibilò un’altra voce alle spalle di Lucia.
La ragazza si voltò: davanti a lei stava un Angelo di corporatura e età praticamente identiche a quelle di Dimitri ma che si differenziava decisamente nel viso perché era aveva i capelli biondi, color grano, e i suoi occhi erano grigi.
“Ivan…” salutò la ragazza garbatamente, “Dov’è Zira?” chiese di nuovo.
“Perché dovrei dirtelo?” chiese il secondo Vendicatore con disprezzo.
“Perché ho qualcosa che potrebbe interessarle…” replicò la giovane tirando fuori dalla borsa il plico di fotografie che aveva preso a casa sua.
Ivan prese la busta, la aprì e si irrigidì vistosamente nel vederne il contenuto.
“Hai firmato la tua condanna a morte, umana!” sibilò velenoso. 


Beh... Che dirvi?
Spero che la storia continui a piacere anche se di questo capitolo non ero pienamente sicura...
Lo spoiler di stavolta è un po' diverso: Signori e signore, comparirà Zira!
Chissà se ve la siete immaginata così...
Mi piacerebbe sapere, per ora, come credete che sia questa Vendicatrice...
Titolo del cap: Affari
Grazie a tutti come al solito!
A Martedì!
Ciao ciao!
Lady Catherine
  
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