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Autore: Zephirus    06/12/2011    3 recensioni
Avete mai provato ad immaginare cosa accadrebbe... se tutto quello che avete sempre creduto finzione... diventasse improvvisamente realtà? E provate a pensare... se accadesse proprio a TE?
-Non avere paura...
-BLACK...
...
...
-C'è molta più dignità in una goccia di sangue puro... che in un mare di sangue sporco... sei una Serpeverde... ricordatelo sempre Zephirus...-
...
...
al di sotto della mera esteriorità, il suo cuore stava martellando come se attendesse il colpo finale. Voleva piangere. Voleva gridare al mondo che era felice… perché lo era. Felice…
Accarezzò con lo sguardo quel viso affilato che le stava davanti, misurandone il pallore… voleva guardare quegli occhi… voleva cibarsene… voleva perdercisi dentro… nella profondità di quell’ alabastro così intenso…
La vedeva adesso… quella luce meravigliosa che aveva creduto spenta per sempre… era lì. E lei poteva godere di quello spettacolo senza precedenti…
Incurvò leggermente gli angoli della bocca in quello che voleva essere un sorriso. Lasciò correre lo sguardo su quel viso così disperatamente amato. Era semplicemente Severus… nient’altro…
...
Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve popolo di EFP! Ho un po’ di tempo libero e voglio leggere un po’ di recensioni! Quindi non siate pigri e spremetevi il vostro cervelletto! Ciaooooooooo
SEVERUS PITON DICE : RECENSISCI O TI CONVIENE ANDARTI A NASCONDERE…



- Allora? Adesso vuoi dirmi cosa cavolo c’è scritto in quella roba?! -
Ma Draco stesso, ponendo quella domanda, era fin troppo consapevole di quanto in verità dovesse ritenerla retorica. Per farla breve, si era rassegnato in partenza, concordando fra sé e sé che l’ipotesi che Zeph non gli avrebbe comunque risposto, fosse semplicemente una realtà per nulla approssimativa. E dopo tutto, pensò, come avrebbe potuto anche solo sentirlo? Presa com’era da quel suo curioso andare avanti e indietro nervosamente… o almeno, quella di una profonda inquietudine, era l’impressione che Draco aveva avuto dello stato d’animo dell’altra. Zeph, dal canto suo, era immersa in tutta una lunghissima sequela di pensieri contorti, navigando tra ipotesi assurde e macabre certezze, camminava a passo di marcia avanti e indietro, percorrendo fino alla noia i pochi metri che separavano il caminetto della Sala Comune dal grande divano verde-argento al centro della stanza. I suoi occhi d’ambra brillavano cupamente sul suo bel viso , fissando un punto inesistente davanti a loro… assenti… le pupille dilatate e immobili che non lasciavano dubbi sul suo profondo stato di agitazione. Poco prima, un secondo biglietto aveva tentato di collassarle in fronte, ma lei, più rapida del buffo incantesimo, lo aveva afferrato giusto in tempo da permetterle di evitare nuove performances di leggendaria sfortuna, osservando come la seconda missiva, come specificato nel primo biglietto, fosse stata sigillata con la ceralacca in una busta da lettere rosso cremisi, sul quale faceva orgogliosa presenza niente po’ po’ di meno che il timbro ufficiale di Hogwarts.
- Oh Zeph ti prego! Dimmi cosa dice! -
Zeph gli cacciò in mano il foglio spiegazzato con voluta lentezza, mentre rimaneva immobile, nella sua smorfia di assoluto panico, a fissare gli occhi dell’altro percorrere lentamente la calligrafia fitta e spigolosa di Albus Silente. Draco iniziò a leggere a voce alta il biglietto, che recitava:
Signorina Evans,
La attendo quest’oggi nel mio ufficio per le ore cinque del pomeriggio, in occasione di un incontro formale fine a risolvere alcune questioni insolute e ad appianare i recenti diverbi, a mio avviso incresciosi, sorti tra lei e il suo Insegnante di Difesa Contro Le Arti Oscure il Professor Severus Tobias Piton, giunte mio malgrado alle qui presenti autorevoli orecchie. È per tanto tenuta a presentarsi in suddetto luogo nell’orario stabilito e di porgere cortesemente il contenuto di tale missiva all’attenzione del Professor Piton. Attendo dunque vostre visite e la autorizzo inoltre, nel caso in cui il Professor Piton cercasse di sottrarsi a tale impegno, di consegnargli la busta rossa sigillata che le farò recapitare a breve. Certamente il suo contenuto rappresenterebbe un ottimo pretesto per fargli abbandonare un’eventuale riluttanza nei miei riguardi.
Cordiali Saluti,
Albus P. W. B. Silente

Il giovane alzò gli occhi dalla pergamena con un’ espressione corrucciata sul volto, a metà tra il sorpreso e il divertito, facendo scattare lo sguardo ripetutamente da lei al biglietto spiegazzato. Zeph aveva incrociato meccanicamente le braccia sul petto e ora picchiettava con forza le dita sull’avambraccio. Draco non si stava rivelando molto d’aiuto… anzi a dirla tutta era perfettamente inutile in quel momento… così immobile, con la bocca semiaperta mentre borbottava confusamente frasi incomprensibili, di cui lei aveva colto solo qualche rada e appena udibile imprecazione, il ché non fece che far aumentare il panico che la rodeva dal profondo fino a livelli esponenziali. “ incontro formale”. Lo ripeté mentalmente un paio di volte. Ma che cazzo vuol dire incontro formale, è un eufemismo?! Non sarebbe stato più corretto scrivere carissima l’aspetta una battaglia col mortaio in trincea??? Roba da far vomitare il regista di Salvate il Soldato Ryan…
Ma quello che veramente la preoccupava, non era tanto il colloquio formale, quanto più “l’ appianare”. Il fatto è che non c’era proprio nulla da appianare. L’avrebbe semplicemente uccisa. No, prima l’avrebbe torturata e insultata, e solo dopo l’avrebbe uccisa! Forse avrebbe sputato del succo di zucca sul suo cadavere martoriato dalle cruciatus, così… giusto per farsi due risate… ma no… non davanti agli occhi di Silente! Già… quel vecchio pazzo rimbambito… che bisogno c’era di incontrarsi??? E soprattutto, che bisogno c’era che lo si facesse proprio in presenza di Piton??!! Oh, ma Severus avrebbe capito! Non l’aveva fatto apposta, avrebbe capito! Non era stata colpa sua ma di Draco e di quell’escremento di bevanda, avrebbe capito! No. Non avrebbe capito un’emerita mazza. E lei sarebbe morta. Che bello! Ahahah…. Hem… ma almeno! Almeno le rimaneva ancora la magra consolazione che sarebbe andata al creatore per mano del suo amato Proffe…. Mha… bella roba…
- Sei nei guai. - concluse Draco senza espressività, mentre la linea morbida delle sue labbra si contorceva nella perfetta imitazione del ghigno spavaldo di James Potter, l’espressione diabolica perfettamente riprodotta che la fece rabbrividire istantaneamente. Per quanto lui non avesse mai smesso di darle l’impressione di celare buoni sentimenti, c’era qualcosa in lui che Zeph trovava tremendamente agghiacciante… erano forse i suoi occhi che, come lei aveva avuto modo di notare più volte, erano ben lontani dal consueto scintillio e bagliore, come se il suo sguardo fosse stato inghiottito da una patina opaca, quasi metallica, che rendeva i suoi occhi simili per consistenza alla fredda lucentezza del ghiaccio. E poi c’erano quelle volte… proprio come in quel momento, in cui le risultava praticamente impossibile anche solo cercare di immaginare cosa realmente stesse accadendo nella sua testa, una cosa che la innervosiva immensamente. Adesso, solo una leggera piega sulla sua fronte tradiva le sue vere emozioni.
- Quanto…-
- Quanto cosa? -
- Quanto mi resta da vivere…-
- Oh…-
Draco alzò lo sguardo verso il grande orologio a pendolo poggiato alla parete, analizzandone con cura minuziosa la posizione delle lancette dorate. Tic-tac-tic-tac… si muovevano inesorabilmente dietro il quadrante di vetro sporco… perfetta colonna sonora alla sua imminente e dolorosa fine.
Zeph chiuse gli occhi e tirò un profondo respiro. Sapeva bene che qualunque fosse stata la risposta dell’amico non avrebbe comunque fatto la differenza, ne tantomeno l’avrebbe salvata dalle grinfie incazzose di Piton.
- Un quarto d’ora scars… hey ma dove diavolo corri! -
Un quarto d’ora. Un misero quarto d’ora. Un luridissimo, insignificante quarto d’ora… non è vero che c’è sempre tempo.. tienilo a mente in futuro, stupida ragazza...

***************************************************************************************
- Stupida me… stupida Hogwarts con i suoi stupidi sotterranei… con i loro stupidi topi… e le loro stupidissime orecchie pelose e stupidissimi baffetti carini… -
Una figura ammantata di nero e verde argento scivolava silenziosa lungo le pareti di fredda e umida pietra dei sotterranei del castello… il passo nervoso e veloce che ricordava vagamente i movimenti di un lupo nel buio della notte… solo i suoi mormorii confusi lasciavano intuire la sua presenza nelle segrete, tutt’attorno taceva, come se il tempo si fosse fermato di colpo.. e solo i battiti impazziti del suo giovane cuore scandivano quei secondi che fuggivano via senza pietà… inciampò in un armatura.
- Ah! Cazzo…-
Si rimise in piedi con un balzo e riprese la sua marcia silenziosa… il suono ovattato e lento del suo temporaneo zoppicare risuonava come un debole e disperato bisogno di fuggire via… ma lei sapeva… non c’era scampo… e da cosa poi?
Zeph intravide non lontano una porta di legno scuro e con un battito più veloce e intenso del cuore, improvvisamente quel silenzio che tanto amava le sembrò insopportabile, assordante quasi… ecco, pensò, ecco qual è il rumore che fa la paura… perché celarlo agli altri... se lei stessa non riusciva ad accettare di doverne… o poterne provare?
Poggiò la fronte allo stipite della porta, con gli occhi chiusi e le braccia stese lungo i fianchi. Rilassò i muscoli e inspirò profondamente… assaporando la sensazione di piacevole tranquillità che la invase in quell’attimo… nell’attimo stesso in cui lei riusciva da apprezzare ogni secondo… e la sua vita le sembrava persino più dolce… lo sapeva. Lo sapeva. Non sarebbe successo nulla. Non era la paura di quello che Piton avrebbe potuto fare a lei a spaventarla… ne era consapevole, lui era Severus non avrebbe potuto… ma era lei. Era lei stessa che la terrorizzava… la consapevolezza di ciò che la sua impulsività avrebbe causato.. di quello che LEI avrebbe potuto fare a Severus… non poteva sopportarlo… allontanarlo, no. E doveva calmarsi. Doveva stare tranquilla e badare bene a non fare nulla di sbagliato… ma non sarebbe stato così. Era la sua natura quella. i piedi in testa non glieli avrebbe messi nessuno… neppure l’umo che amava… e questo la uccideva.
Batté il pugno sul legno lucido, cercando di riassumere la sua consueta espressione. Aspettò qualche istante, finchè la porta scura non si aprì per uno spiraglio cigolando. All’interno della stanza c’era un buio se possibile ancora più fitto di quello dei sotterranei, si udiva a malapena il debole scoppiettare della legna nel camino e il pigro rosseggiare di una fiamma sulla parete più lontana… non si vedeva nulla. Spostò lo sguardo a destra e a sinistra, cercando un qualunque segno della presenza di lui, finchè i suoi occhi si posarono con improvviso terrore sullo scintillare sinistro dei grandi occhi d’alabastro di Severus. Anche così al buio… era impossibile.. riusciva a vederli risplendere cupi e tutt’a un tratto ebbe la sensazione di aver letto in quello sguardo l’ombra del disprezzo.. ma è una sensazione che fugge via, sostituita da un’inaspettata ondata di calore. I suoi occhi… gli occhi che amava. Udì il ticchettio della bacchetta di Severus sulla porta di legno e un istante dopo le estremità del corridoio si riempirono di fiamme vivaci color porpora, che illuminarono il viso olivastro dell’umo davanti a lei, di cui ora distingueva nitidamente le fattezze, il naso adunco che sporgeva dallo spiraglio e un ciuffo ribelle di capelli corvini che si scompigliava sulla sua fronte. Sorrise quel tanto che bastava da non permettere all’altro di intuire le sue impressioni.
- Evans… che diavolo ci fa qui? Sparisca ho da fare! - il gelido soffio dell’uomo l’attraversò dolorosamente, mentre, ora ne era certa, i suoi occhi neri si accendevano come due bracieri ardenti di ira. Rimpianse improvvisamente la sicurezza che l’oscurità le aveva assicurato fino ad allora, celando il suo volto… e scappando via il buio aveva portato con se quella sicurezza indispensabile e ogni possibilità di tener ben nascosta la tristezza e la disamante amarezza che il tono brusco di Severus avevano dipinto debolmente sul viso di Zeph. Aumentò l’intensità dello sguardo, perforando sprezzante quello dell’altro, il groppo in gola che si faceva insopportabile e l’orribile sensazione di calore di poche lacrime che sentiva salire lentamente tra le ciglia… le ricacciò indietro. Strinse il pugno dietro la schiena con una forza maledetta, stritolando senza pietà il biglietto di Silente, mentre un flebile bagliore illuminava per un istante rapidissimo gli occhi di lui.
- Cos’ha li dietro la schiena? Forse qualche altra immonda bevanda che le aggraderebbe sputarmi indosso?- domandò con cinico disprezzo.
- Professore…- tentò lei, ma Severus la interruppe nuovamente le parole dal suono più tagliente delle precedenti.
- Non ha sentito Evans? Forse oltre che arrogante, insolente e ignorante è anche sorda? Le ho detto che ho da fare! Sono molto impegnato a differenza sua…-
- Ho un messaggio da parte del professor Silente - tagliò corto lei -… per lei… e per me…- aggiunse infine con voluta lentezza, ipnotizzata dal fascino maledetto di quel fioco bagliore che per un istante ancora era balenato in quei due pozzi profondi e impenetrabili che erano gli occhi dell’uomo.
- Ah!- esclamò con ritrovato entusiasmo - Forse vuole sbatterla fuori di qui! - sibilò malvagio, il timbro di voce ridotto ad un sussurro appena udibile e le labbra pericolosamente contratte. Mentre lo osservava con aria arrogante non potè far a meno di pensare a quanto dovesse sentirsi maledettamente soddisfatto dal modo con cui era riuscito a sciorinare una quantità di disprezzo di simili proporzioni sulla sua detestabile studentessa… e proprio intanto che i suoi occhi ambrati si soffermavano sul pulsare convulso della vena che spuntava prepotente da sotto lo scapigliato ciuffo nero, si ricordò che lui era Severus Piton. Ma soprattutto che lei era ZEPHIRUS EVANS.
- O forse vuole sbattere fuori lei! A grandi calci nel culo magari! - sibilò altrettanto malignamente Zeph. Ultimamente, osservò, stava avendo modo di affinare le sue capacità d’imitazione e quella volta, dovette ammetterlo, aveva superato se stessa…. In tutti i sensi a giudicare dalla reazione di Piton. Era una solta di miscuglio eterogeneo tra una scimmia urlatrice del Perù e il grande pomodoro canterino della pubblicità del Parmigiano Reggiano. Agghiacciante… con l’unica differenza che era rimasto immobile… a covare in silenzio il suo rancore e probabilmente a escogitare qualche violenta tortura da sperimentare, mentre il suo viso cambiava ripetutamente tonalità e i suoi occhi si iniettavano lentamente di piccole e fitte vene rosse. Zeph lo fissò in silenzio. La sua mente avrebbe dovuto essere in piana attività sotto quell’autentica inondazione di sentimenti contrastanti. Invece, tutto il suo corpo era pervaso da un profondo senso di rilassamento. Cominciava da qualche parte all’altezza dei reni e si diffondeva ovunque, sprigionando una calma interiore che in ben poche occasioni aveva avuto modo di provare. Già mentre l’insopportabile ghigno di Piton si spegneva lentamente, aveva capito che non era possibile. Era la sua natura… non poteva sforzarsi di credere il contrario. Inconsciamente lo aveva sempre saputo… e in un certo senso… andava bene così.
Senza dire una parola Severus le strappò con mal grazia il foglio dalle mani, fulminandola un ultima rapidissima volta, ma con un’intensità che lasciava ben pochi dubbi sulla sua situazione emotiva. Percorse pigramente con lo sguardo le prime righe della lettera, borbottando a voce bassa le parole a stento decifrabili, e soffermandosi all’occorrenza su alcuni tratti. Ma non passarono che pochi secondi, che le iridi corvine dell’umo si posarono sulle parole “incontro formale”, che ebbero, come in parte si era aspettata, l’effetto se non identico peggiore di quello che invece avevano avuto su di lei. Neanche avesse avuto una molla nel braccio, come per un’inspiegabile incantesimo, accartocciò il foglio già martoriato con una rapidità impressionante che avrebbe fatto beffa di Usain Bolt. Non la degnò neppure di uno sguardo mentre con noncuranza si apprestava a ritornare nelle sue stanze.
- Professore!? -
- EVANS S E N E V U O L E A N D A R E???? N O N H O T E M P O D A P E R D E R E C O N L E P A Z Z I E D I Q U E L V E C C H I O R I N T R O N A T O !- scandì minaccioso lui e stava già per sbattere la porta in faccia alla ragazza, che lei prontamente, in un gesto di perfetto e inutile eroismo, infilò il piede nella fessura della porta. Giusto in tempo per beccarsi il colpaccio del legno massello sulla caviglia. Un dolore lancinante l’attraversò per un’istante accecandola, in modo talmente intenso che per un momento aveva perso il respiro. Sfilò dalla tasca interna del mantello la busta rossa con la grande goccia di ceralacca e la porse a Severus, che aveva osservato la scena con impassibile disprezzo.
- Devo consegnarle questa allora! - gridò a mezza voce, perché per il dolore al piede il fiato ancora faticava a venir fuori.
- Va bene le darò un’occhiata quando sarà sparita dalla mia vista! Ora se ne vada!- urlò di rimando, e spingendola fuori con un violento spintone si richiuse la porta alle spalle lasciando l’altra arrabbiata e dolorante.
Si abbandonò sul pavimento di pietra insofferente e con un sonoro sospiro lasciò scivolare la testa lungo la parete fredda… chiuse gli occhi e rimase qualche istante in riflessione crogiolandosi nel dolore dei suoi recenti successi.
- SEVEEEEEEEERUS!!!! TI ORDINO DI PORTARE IMMEDIATAMENTE LE TUE REGALI CHIAPPE NEL MIO UFFICIO!!!! ORAAAAAA!!!!! -
Lo strillo agghiacciante la fece sobbalzare e con un tuffo al cuore si ritrovò a sghignazzare senza ritegno, mentre il suo corpo era scosso da convulsioni incredibili.. le lacrime che uscivano dagli occhi per il troppo ridere. Silente che uomo geniale! Una strillettera… era commossa quasi! Si tirò su con un balzò asciugandosi gli occhi, giusto in tempo per sentire la serratura della stanza di Piton scattare. L’uomo uscì dalla stanza a grandi passi, mentre le veniva incontro e Zeph ebbe la piacevole impressione che gli fosse preso un colpo.
- Professore, che piacere rivederla! Ha cambiato idea per caso? -
Piton la tirò per un braccio costringendola a camminare verso le scale, il viso contratto in una smorfia rabbiosa, mentre lei, senza ritegno, riprendeva a ridere sotto i baffi.
- Cammini Evans! E stia zitta una buona volta! Cammini e basta! -



  
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