Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Seren_alias Robin_    07/12/2011    12 recensioni
Chiedimelo.
Se ti fa stare così male,allora chiedimi di rimanere.
Per qualche strana coincidenza del destino Ron quasi la sentì,come una telepatia del cuore.
“Come posso chiederti di rimanere con me? Si tratta della tua vita.”
Hermione cercò i suoi occhi,combattendo con l’istinto di piangere. “Ma anche tu sei la mia vita adesso.”
***
La continuazione di "Nuvole Bianche".
Come nella mia prima ff si parla ancora del rapporto tra Ron e Hermione,e i nomi dei capitoli sono le canzoni che mi hanno ispirato.
"Ah la musica,una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui!" Non diceva così forse il più grande mago di tutti i tempi?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 
             http://www.youtube.com/watch?v=0rJTbJOeFMA&ob=av2n
 
 
Aiutare George con il negozio fu molto più faticoso di quanto Ron avesse immaginato e sperato, e quasi si pentì di aver accettato. Nonostante fosse da più di un mese che suo fratello lavorava per risistemare tutto, il locale era ancora pieno di polvere, e una bacchetta sola non bastava per ripulire ogni ragnatela. In più c’erano tantissime scatole contenenti scherzi ideati dai gemelli, che dovevano essere controllate scrupolosamente ad una ad una in quanto potevano essere danneggiate  o pericolose, e una volta scartate rimesse negli appositi scaffali.
Harry e Ron lavorarono fino all’ora di pranzo quando, sfiniti, si sedettero su degli scatoloni non ancora aperti e mangiarono avidamente i panini che la signora Weasley aveva preparato. George invece continuò con i suoi incantesimi, voleva finire tutto per poter riaprire alla fine della settimana. Ron lo osservò mentre si dava da fare instancabilmente. Sembrava quasi che irradiasse energia anche gli altri con i suoi modi di fare, e si chiedeva da dove gli fosse venuta questa improvvisa voglia di vivere. Probabilmente era un qualcosa di più alto, che gli usciva da dentro. Era bello rivedere il George di una volta.
Il pomeriggio passò in fretta, e quando tornarono a casa il cielo era quasi completamente buio. Dalla cucina si avvertiva un profumo che metteva l’acquolina in bocca: la signora Weasley aveva preparato pollo arrosto con contorno di patate al forno. Aspettarono l’arrivo del signor Weasley e Percy e si misero tutti a tavola; la signora Wesley si sedette vicino al figlio più piccolo.
Mentre mangiavano gli poggiò una mano sulla spalla. “Ron è tornato Leo.”
Il ragazzo, con la bocca piena di patate, si limitò ad alzare le spalle. Probabilmente non aveva neanche sentito quello che la madre gli stava dicendo.
Molly alzò un pochino la voce, con una punta di impazienza. “Con una lettera”
Ron lasciò cadere la forchetta e la guardò “E quando avevi intenzione di dirmelo mamma? Dov’è la lettera?”
“È su in camera tua tesoro, come facevo a dirtelo se eri a….”
Ma Ron non l’ascoltava più. Si era già alzato dal tavolo abbandonando la sua coscia di pollo e stava correndo in camera sua, salendo gli scalini a due a due.
Entrò  nella stanza spalancando la porta e la vide lì, sul letto. L’aprì velocemente, sorridendo senza nessun motivo in particolare.
Era una lettera più lunga della sua, senza il minimo errore o cancellatura. La scrittura era talmente aggraziata che sembrava una piccola opera d’arte. Lui ci avrebbe messo come minimo un giorno intero per scrivere così perfettamente.
 
 
Carissimo Ron,
 
non mi aspettavo assolutamente di ricevere una lettera tanto presto. È stata una sorpresa bellissima, mi ha riempito il cuore di gioia.
Leo è stato bravissimo, è arrivato da me prima di colazione… per cui smettila di maltrattarlo sempre!
Il primo giorno di scuola è stato molto tranquillo, anche perché per il momento non abbiamo ancora un’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, quindi nel pomeriggio ho avuto un’ora libera e sono passata a salutare Hagrid. È stato molto felice di vedermi, e mi ha chiesto di mandare i suoi saluti a tutti voi.
 Come sta Harry? Gira voce che tra gli studenti molti vorrebbero che fosse lui ad occupare la cattedra di Difesa. Un ragazzo lo ha addirittura gridato durante il discorso della McGranitt ieri sera al banchetto. Ci pensi? Sarebbe un po’ come tornare ai tempi del quinto anno, con l’Esercito di Silente!
È bello essere di nuovo qui e rivedere facce conosciute e amiche. Mi guardo intorno ed è quasi come essere a casa. Ho incontrato Neville ieri, non è cambiato affatto, sempre lo stesso pasticcione. Anche se adesso tutti lo trattano con rispetto e ammirazione, perché la storia che abbia ucciso il serpente di Voldemort si è sparsa molto velocemente anche tra gli studenti più piccoli, che si impressionano per qualunque cosa. Mi ha detto che c’è anche Luna ma non l’ho ancora incontrata. Mi piacerebbe tanto vederla!
Demelza Robins è stata tutto il giorno con me e Ginny, è davvero simpatica. Ogni tanto però si mettono a parlare di Quidditch e la cosa è un po’ noiosa a dirla tutta, perché mi sembra di essere di nuovo tra te ed Harry, in una conversazione di cui non capisco e non voglio capire nulla.
Le lezioni invece come puoi immaginare sono molto faticose, il professor Vitious e la professoressa McGranitt hanno cominciato a spiegare dal primo minuto di lezione, continuandoci a ripetere che questo è un anno importante e difficilissimo. Non sono molto d’aiuto per la mia autostima. Lumacorno invece è gentile come al solito con me, mi ha chiesto anche di te, pensa un po’. Credo la voce sulla la nostra storia sia arrivata a più di un paio di orecchie indiscrete.
Come vanno le cose alla Tana? Non vedo l’ora di poterci tornare, anche se temo che ci vorranno le vacanze di Natale. Salutami tanto tutti quanti, in particolare tua madre, non vedo l’ora di poter riabbracciare ognuno di voi.
Sembra già un’eternità, eppure è passato solo un giorno. Anche se qui è tutto perfetto mi sento comunque incompleta. Sarà strano non dover prestare più i miei appunti a nessuno.
Anche tu mi manchi tantissimo, non sai neanche quanto.
Avrei tantissime altre cose da dirti ma quando si tratta di noi non è così facile trovare le parole, adesso. Esatto, proprio io, la tua cara saputella, sono rimasta senza parole. Per te.
So solo che non mi va di saperti triste, per cui fatti forza. Non appena ci sarà un weekend ad Hogsmeade ti manderò immediatamente un gufo.
Ginny ti manda tutto il suo affetto, manchi anche a lei.
Aspetto una tua risposta il prima possibile,
Con tanto amore
 
tua Hermione
 
 
Ron dovette rileggere la lettera ben tre volte per capirne bene il significato. Ogni volta si perdeva nel profumo che questa emanava, profumo di lei…la presenza di Hermione era diventata quasi palpabile ad ogni parola. E nel leggere quello che lei descriveva,  immagini di Hogwarts prendevano vita nella sua mente, scene quotidiane ormai dimenticate. Era stato stupido a non accorgersi prima di quanto l’amasse, avrebbe avuto molto più tempo tra le mura di quel castello per poter stare con lei.
Ma ormai sapeva che era tardi, non gli rimaneva altro che aspettare.
Lo stomaco borbottò rumorosamente. Solo in quel momento si ricordò che non aveva finito neanche di mangiare. Con un sorriso, lasciò la lettera sulla scrivania e scese sotto in cucina dagli altri.
 
 
***
 
I giorni trascorrevano relativamente in fretta per entrambi. Ron continuava ad aiutare George con i Tiri Vispi, qualche volta accompagnato da Harry quando quest’ultimo non aveva nulla di meglio da fare. In pochi giorni e con parecchie energie riuscirono a sistemare perfettamente ogni angolo del negozio. A fine settimana restava solo da allestire le vetrine.
George, con un ingegnoso incantesimo, aveva riprodotto dei fuochi d’artificio in miniatura, che scoppiettavano sul vetro ma che erano troppo deboli per bruciare o rompere qualunque cosa.  L’effetto era comunque riuscito alla perfezione. Molte persone, in particolare bambini, rimanevano con il naso incollato alle vetrine per manciate di minuti ancora prima che il negozio aprisse ad osservare gli scoppiettanti e coloratissimi fuochi, che formavano ogni tipo di disegno e che alla fine con un fischio acutissimo componevano le parole Tiri Vispi Weasley.
Hermione e Ron continuarono a scambiarsi lettere quasi quotidianamente, e per questo motivo Leo era decisamente giù di tono. Alla fine decisero di alternarsi usando i gufi di Hogwarts oppure, quando Percy glielo permetteva, Hermes.
 Lei gli raccontava delle sue giornate ad Hogwarts nei dettagli, delle lezioni e di tutte le magie nuove che stava imparando. Aveva anche incontrato Luna e il tono delle sue lettere era decisamente più calmo e entusiasta man mano che passavano i giorni.
Ron in realtà aveva ben poco da raccontare e le sue lettere erano sempre molto sintetiche, ma non per questo meno romantiche. In alcuni casi Harry lo aveva addirittura preso in giro perché stava diventando troppo smielato.
“Vi verrà il diabete a tutti e due.”
“Smettila, Harry.”
Un pomeriggio Ron e George andarono insieme ad Hogsmeade per alcune faccende del negozio. George era ancora convinto infatti che comprare Zonko fosse una buona idea, soprattutto ora che il villaggio era tornato il posto sicuro di una volta, e gli studenti di Hogwarts avevano il permesso di visitarlo nelle consuete gite.
Mentre camminavano incontrarono Hagrid. Il guardiacaccia sembrava più grande e imponente che mai, con la barba incolta e nerissima, ma gli occhi si illuminarono di gioia non appena vide i ragazzi Weasley e agitò la manona in segno di saluto mentre li raggiungeva a grandi passi.
“Ehilà voi! Cosa vi porta da queste parti? Botta di nostalgia?” disse con un sorrisetto guardando Ron, che ignorò l’allusione.
“Siamo qui per affari.” tagliò corto George. “tu invece cosa ci fai qui?”
“Io? Sono venuto per alcune faccende da sbrigare, e ora stavo andando a bere un bicchierino  a Tre Manici di Scopa. Cercavo giusto compagnia, volete unirvi a me?”
Accettarono volentieri. Era da un po’ che non parlavano con Hagrid. Si incamminarono verso il locale e quando furono dentro, Ron non guardò neppure verso la direzione di madama Rosmerta come avrebbe fatto un tempo.
“Come vanno le cose a scuola?” chiese, avido di qualunque notizia potesse riguardare Hermione.
“Come al solito, nulla di speciale.” rispose Hagrid mentre si sedeva occupando due posti e mezzo. “abbiamo trovato finalmente un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Un certo Wilkinson. Non so molto sul suo conto, ma a quanto pare è uno che sa il fatto suo. Staremo a vedere.”
“Credi che riuscirà a durare più di un anno?” domandò George.
“ Oh, credo proprio di si. Il malocchio deve essere morto insieme a quella feccia di Voldemort, se volete sapere come la penso.”
Mentre parlavano si avvicinò a loro la barista per chiedergli cosa volessero, e così ordinarono due burrobirre e un whisky doppio per Hagrid. Ron però non aveva molta voglia di bere; quello che desiderava veramente era ricevere ancora informazioni, e Hagrid forse capì, perché sbottò: “Hermione è passata a trovarmi. Viene quasi ogni giorno a dire il vero, insieme a vostra sorella…è un po’ giù di tono, per così dire”
“Che significa?” rispose Ron evidentemente preoccupato.
“Significa che le manchi,  Re dei tonti.”concluse George.
“Già.”confermò semplicemente Hagrid.
“Ehi, senti a proposito di questo… stavo pensando, secondo te è possibile riuscire ad incontrarla qualche volta?”
“Beh certo, è ovvio. Stiamo organizzando le gite qui al villaggio, la prima sarà verso metà ottobre, più o meno...”
“No Hagrid, non hai capito.”lo interruppe Ron. “Si tratta del suo compleanno. È tra una settimana. Non posso aspettare ottobre.”
“Oh beh, in questo caso… credo che ne dovresti parlare con la preside per prima cosa. Solo lei può darti il permesso.”
“Giusto.” assentì.
“E pensa un po’, Ron…” intervenne George con mezzo sorriso. “potrai farlo proprio in questo istante!”
“Cosa diavolo stai…” ma si interruppe. La professoressa McGranitt era appena entrata nel locale e si dirigeva proprio al loro tavolo.
“Hagrid, ti sembra modo questo? Andare ad ubriacarsi in pieno pomeriggio! Insomma sei sempre un insegnante, un pò di contegno”  dichiarò sdegnosa non appena fu abbastanza vicina.
“Suvvia preside, è solo un bicchiere. Tra l’altro oggi è il mio giorno libero!”
La donna alzò gli occhi al cielo con un gran sospiro. Era chiaro che avrebbe voluto rispondere a tono, ma si trattenne davanti ai ragazzi.
“Ron, George… come state?”
“Bene, professoressa grazie.” risposero in coro.
Era molto strano starsene allo stesso tavolo con la McGranitt a bere burrobirra e soprattutto a sentirsi chiamare per nome. In fondo c’era da aspettarselo. Non era più la loro professoressa.
Per un po’ calò il silenzio, rotto solo dai rumori di sottofondo e quello dei bicchieri.
Alla fine Ron, dopo aver preso un bel respiro, parlò. “Professoressa, avrei bisogno di lei…”
 
***
 
Il giorno in questione ero stato più pesante del solito per Hermione. Ogni venerdì infatti aveva una doppia ora di Incantesimi, Trasfigurazione e Aritmanzia; un buon modo per concludere la settimana.
Non aveva neanche cenato; non vedeva l’ora di ritirarsi nel proprio dormitorio per dormire fino al pomeriggio del giorno dopo, così attraversava svelta il corridoio trasportando la grande borsa carica di libri appesa alle spalle, mentre Ginny era rimasta a chiacchierare con Luna nella Sala Grande.
Un pensiero le attraversò la mente all’improvviso: il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno. Il primo insieme ma lontana da Ron. Se n’era totalmente dimenticata.
Mentre camminava una voce la chiamò: “Signorina Granger?”
Si voltò sospirando. C’era sempre qualcosa o qualcuno che interferiva con i suoi piani.
In questo caso, la professoressa McGranitt.
“Buonasera professoressa, mi dica.” cercò di camuffare l’impazienza della sua voce.
“Potresti seguirmi nel mio ufficio?”dichiarò la McGranitt senza tradire alcuna emozione.
“È successo qualcosa?” chiese immediatamente, allarmata. La sua testa volò direttamente a Ron.
“Non preoccuparti, nulla di grave o preoccupante. Ma seguimi, ti spiegherò tutto quanto.” rispose con mezzo sorriso.
Hermione si avviò con lei nell’ufficio del preside. Era già notte fuori e le prime stelle si mostravano nel cielo, visibili dai vetri delle finestre.
Una volta entrata nell’ufficio si ritrovò a fissare i ritratti dei presidi precedenti, che sonnecchiavano oppure la fissavano con aria quasi minacciosa. Il ritratto di Silente invece sorrise nel vederla. Quello di Piton non c’era ancora, ma Hermione sapeva che Harry stava provvedendo personalmente per far si che  venisse inserito insieme agli altri.
La McGranitt aspettò pochi secondi ostentando un fastidioso silenzio, finchè non la guardò negli occhi e le sorrise. “Sono sicura che ti stai tormentando per sapere come mai ti ho convocata qui. Il motivo è semplice. Volevo semplicemente darti il mio personalissimo regalo di compleanno, anche se in anticipo.”
Hermione sgranò gli occhi. “Mi scusi, credo di non aver capito bene.”
Eppure ora che ci faceva caso, un grosso libro infiocchettato era poggiato sulla scrivania. La professoressa notò il suo sguardo, e il sorriso le si allargò in volto.
“Esattamente, quello è il tuo regalo. Prendilo, avanti.” incalzò.
Hermione era attonita, non riusciva a dire nulla. Voleva ringraziare la professoressa, chiederle perché mai si era presa questo disturbo, ma non le uscivano le parole.  Lasciò cadere la sua borsa a terra e si avvicinò al libro, osservandolo per qualche secondo. Non recava alcuna scritta, neanche un titolo. La cosa la insospettì, ma visto che la McGranitt la stava ancora fissando allungò una mano per prenderlo.
“Buona serata, signorina Granger. Ci rivediamo domani pomeriggio.” dichiarò la McGranitt pochi secondi prima che le dita di Hermione sfiorassero il libro.
Lei spalancò gli occhi dalla sorpresa, non capendo il significato di quelle parole. Mentre ci ragionava, si sentì strattonata e un vortice la risucchiò violentemente. Capì all’istante di cosa si trattava, ancora prima che toccasse terra.
Un forte odore di salsedine la colpì prima di ogni altra cosa, segnò inequivocabile che era vicino al mare. Avvertiva la sabbia tra le dita, e un leggero vento le scompigliava i capelli mentre il rumore delle onde si distingueva sempre più chiaramente.
Si rialzò, togliendo un po’ di granelli dalla divisa  scolastica, e si guardò intorno. Davanti a lei c’era Villa Conciglia, nel suo spendore della notte. Emozionata, raccolse il libro, caduto a pochi centimetri da lei. Era totalmente vuoto, a parte la prima pagina dove la professoressa McGranitt aveva appuntato qualche riga.
 
Cara signorina Granger,
 
Di certo avrai capito che il libro altro non era che una passaporta. Consideralo come un contributo per il vero regalo di compleanno che ti aspetta. Qualcuno ti vuole veramente bene, ricordalo.
I miei più sentiti auguri per quando arriverà la mezzanotte, Hermione.
Con affetto,
 
Minerva McGranitt
 
p.s. Ti sarei grata se non raccontassi troppo in giro questa cosa, non vorrei ritrovarmi a dover dare il permesso di uscire dalla scuola ad ogni singolo studente.
 
 
 
Hermione era rimasta senza parole.
Aveva già intuito chi ci fosse dietro tutto questo, ma non se lo sarebbe mai aspettato comunque. Il vento sembrava guidarla e lei lo lasciò fare. Si incamminò verso la porta di Villa Conchiglia, semi-aperta, e con un sorriso entrò dentro.
Era buio, se non fosse stato per le decine di candele che volteggiavano sospese, disegnando un percorso che portava fino al soggiorno. Hermione riusciva già ad intravedere una figura alta e sorridente nelle penombra. Si lanciò verso di lui incurante di tutto il resto, correndo quasi, fino ad incontrare le sue braccia.
Si chiusero in quell’abbraccio e per un po’ non sentirono nient’altro. Il vento aveva smesso di soffiare, il mare non si muoveva più. Tutto si era fermato nel momento in cui i loro cuori erano di nuovo l’uno nell’altro.
Hermione alzò un po’ la testa per poterlo guardare, mentre lui tirava fuori il Deluminatore e la stanza si riempiva di luce, mentre le candele sparivano.
Sul tavolo vi era un mazzo di candidi gigli bianchi, il fiore preferito di Hermione.
Lo amava particolarmente perché le ispirava purezza ma anche onestà e fierezza. Si chiese come avesse fatto Ron ad indovinare. Si sarebbe aspettata di più un mazzo di rose. Lui la vide osservare il mazzo e le sussurrò all’orecchio: “Mi ricordavano tanto te.”
Lei sorrise e tornò a stringersi più forte a lui. Ron la circondava con le braccia, respirandone il profumo.
“Diciotto giorni senza di te.” sospirò.
“Un sacrilegio.”rispose lei.
Rimasero a cullarsi l’uno della presenza dell’altra, finchè Hermione non si staccò.
“Come diavolo hai fatto?”
“Andiamo Hermione, se dici così sembra quasi che ti dispiaccia!” esclamò Ron lasciandosi cadere sul divano. Si guardarono per qualche secondo, con espressioni indecifrabili, e scoppiarono a ridere insieme.
Alla fine lei tornò seria, sedendosi affianco a lui. “Dico sul serio, Ron. Come hai fatto a convincere la McGranitt?”
“Oh beh, non è stato facile. All’inizio era estremamente contraria. Pensa che George ad un certo punto mi ha suggerito la maledizione Imperius.”
Hermione lo guardò con un’espressione decisamente hermionesca.
“Sto scherzando, sto scherzando…” le sorrise “Insomma, alla fine sono riuscito a persuaderla.”
“Ma come hai fatto?” incalzò lei. La curiosità le si leggeva sul volto.
“Mi è bastato raccontarle una storia…”
Hermione aggrottò le sopracciglia.
“Questa espressione non ti si addice affatto, Hermione. Non è da te non capire al volo le cose.”
Si schiarì un po’ la voce, mentre lei era muta con lo sguardo fisso su di lui, in attesa. “E va bene. Le ho raccontato che c’era un ragazzo molto innamorato…”
“Un ragazzo ipotetico?” sorrise lei, cominciando a capire.
“Un ragazzo ipotetico” confermò lui, sorridendole a sua volta.
“E scommetto che questo ragazzo ipotetico ha i capelli rossi e tante lentiggini sul viso…”
“Uhm, si forse” rispose Ron,fingendo di pensarci su. “E non dimentichiamoci il suo estremo fascino…”
“E anche la sua immensa modestia. Avanti, vuoi continuare a raccontarmi questa storia o no?”
“No. Vorrei passare direttamente al finale.” E si chinò su di lei per baciarla. Le labbra di Hermione erano fresche e morbide, quelle di Ron frementi ma ugualmente dolci. Lei gli accarezzò il viso, i capelli e il collo con le mani tremanti, quasi non volesse credere che lui era lì, che poteva stringerlo di nuovo.
Si staccarono ma rimasero con i visi molto vicini, quasi incollati.
“Questa è la cosa che mi è mancata di più.” sussurrò Ron sulle labbra di lei.
Lei sorrise e lo abbracciò forte.
“Grazie” sospirò sul suo collo.
“Non ho fatto assolutamente niente. All’inizio volevo portarti alla Tana insieme a tutti gli altri, ma Bill mi ha proposto di venire qui. Ha detto che sono una frana nelle romanticherie.”
Lei rise, con la testa ancora poggiata al suo collo. “Se fossi troppo romantico non saresti il mio Ron…”
Il ragazzo le rubò un altro veloce e tenero bacio.
“Pensa Ginny come sarebbe stata contenta poi. Tutti a festeggiarti e lei rinchiusa nel castello.”
“Già. Credo che ci sarebbe rimasta parecchio male. E poi sono contenta di stare un po’ da sola con te …”
“Benissimo.” Dichiarò Ron, alzandosi. “Ha fame, signorina Granger?”
Lei annuì. Quella domanda le aveva fatto tornare l’appetito quasi per magia. O forse era solo la presenza di Ron. Si alzò anche lei e lo seguì nella cucina dalla quale proveniva un profumo di carne delizioso.
“Ho preparato tutto da solo” disse, con una certa fierezza nella voce “è da oggi pomeriggio che ci lavoro. Quindi se fa schifo fingi comunque che sia la cosa più buona che tu abbia mai mangiato, o potresti spezzarmi il cuore.”
Hermione rise e lo aiutò ad apparecchiare. Ron aveva preparato del roast beef,salsicce, e per contorno patatine fritte e piselli.
“Non ci credo che hai fatto tutto da solo.”disse Hermione, mentre si sedevano a tavola e iniziavano a mangiare. Sul tavolo c’era finanche una bottiglia di vino elfico.
“Solo perché tu non sai cucinare non vuol dire che anche il resto del mondo non sappia farlo amore mio …”
Hermione stava per rispondere acidamente, ma si trattenne. C’era troppa dolcezza in quella frase.
“Ruffiano.”disse senza trattenere il sorriso.
“Ti amo.”le sussurrò lui, prendendole la mano.
“Doppiamente ruffiano.” rispose, sporgendosi un poco per sfiorargli le labbra con un bacio.
Tutto era stato cucinato alla perfezione, o forse era semplicemente il cuore innamorato di Hermione a farle sentire i sapori in modo diverso. Alla fine Ron si alzò e la prese tra le sue braccia.
“Tra poco sarà il tuo compleanno. Lo vuoi adesso il regalo, oppure più tardi?”
“Regalo? Oh, Ron... non dovevi, io…”
Ma Ron la fece tacere con un bacio.
“Non ho speso neanche un centesimo per questo regalo, quindi smettila di tormentarmi …”
La curiosità era diventata palpabile.
“Capisco. Preferisci più tardi” la beffeggiò Ron, che aveva compreso benissimo il suo stato d’animo.
“Oh, andiamo Ronald!”
“Vuoi smetterla una buona volta di chiamarmi Ronald? Sai che lo detesto.”
“Hai ragione scusa…”rispose lei accarezzandogli il viso e guardandolo negli occhi “Posso avere il mio regalo, per favore?”
Sapeva che Ron non avrebbe resistito a quello sguardo; infatti poco dopo la prese per mano e la guidò fuori dalla villa.
Il panorama era splendido. Le onde d’argento si infrangevano mosse dal vento sugli scogli mentre la luna crescente illuminava con i suoi pallidi raggi il mare nero. Quasi le mancava il fiato dalla bellezza del tutto. Ma Ron la guidò ancora di pochi passi, finchè non le disse di rimanere ferma lì. Hermione chiuse gli occhi, respirando l’odore di tutto quell’immenso, finchè non avvertì dei passi. Ron stava tornando da lei. Riaprì gli occhi e lo vide sorridere, reggendo qualcosa tra le braccia.
“Ma cosa …?”
“È tornato alla Tana qualche giorno fa. Forse credeva di trovarti lì. Mi ha svegliato quella mattina leccandomi tutta la mano …”ricordò il ragazzo con una punta di risentimento nella voce. “Anche lui ha sentito la tua mancanza, ne sono sicuro.  Siamo quasi amici adesso.”
“Grattastinchi!” urlò Hermione. Il gatto a sentire la voce della ragazza saltò via dalle braccia di Ron e si buttò addosso a lei, quasi a farla cadere. Ma Hermione non ci badò. Lo strinse a sé e accarezzò ripetutamente il suo folto pelo, con gli occhi quasi lucidi.
“Ehi vacci piano  palla di pelo!” gridò Ron. “Puoi fare tutte le fusa che vuoi, ma il rosso preferito qua sono solo io!”
Hermione gli sorrise. “È splendido Ron, io non so …”
“Non sai che dire? Non è la prima volta che ti lascio senza parole.” controllò l’orologio sul polso. “Ehi, è quasi mezzanotte… entriamo dentro, dai.”
Tornarono in cucina, dove Ron aveva preparato una bellissima torta al cioccolato. “Miseriaccia! Ho scordato le candeline. Oh, non importa.” Tirò fuori la bacchetta e fece riapparire dal nulla una candela. “La riaccendiamo e puoi soffiare su questa. È il desiderio quello che conta, no?”
Hermione fece scendere Grattastinchi dalle sue braccia e si tuffò in quelle di Ron che la strinse a sé nonostante l’imbarazzo che provava.
Eppure lei non se ne accorse. Non le usciva niente da dire. Era totalmente invasa dalla sensazione di felicità.
Quando le lancette dell’orologio furono entrambe sul numero dodici, Hermione soffiò la candela sulla torta, ma era così felice che si scordò di esprimere un desiderio. O meglio, non avrebbe potuto chiedere niente di meglio di questo, non aveva altro da chiedere alle stelle.
Alla fine si addormentarono in giardino, sulla dondola che Fleur aveva portato con se dalla Francia, coperti solo da un’unica coperta, e dal loro reciproco amore.
Verso le sei del mattino Ron si svegliò. Aveva tutti i muscoli indolenziti vista la scomoda posizione in cui aveva dormito. Anche Hermione aprì gli occhi poco dopo, quasi come se avesse avvertito che lui era sveglio. Aveva ancora la testa poggiata sulla sua spalla. I teneri raggi del primo sole illuminavano il giardino che li circondava e la facciata ricoperte di conchiglie della villa, mentre il mare non si sentiva più.
“È bellissima l’alba.” sussurrò Hermione con un soffio di voce.  
“Tu sei bellissima. Sappi che per nient’altro al mondo mi sarei svegliato così presto. Andiamo sulla spiaggia, vieni.”
Camminarono tenendosi per mano. Hermione si tolse le scarpe notando solo ora che portava ancora la divisa scolastica.
“Ho gli stessi vestiti da ieri mattina…”
“Vuoi fare un bel bagno? Ti aiuto io.”rispose ridendo, con lo sguardo verso il mare.
“Non oseresti.”
Si lasciarono cadere sulla coperta che Ron aveva steso sulla sabbia. Tutto era ancora più spettacolare visto da lì. Hermione osservò il volto del ragazzo illuminato da tutti quei colori e arrossì tanto era bello.
“Hai ancora parecchi regali da aprire. Quello di mia madre, di Harry, di Ginny, dei miei fratelli… e poi anche il mio.” dichiarò, facendo apparire dal nulla un pacco incartato.
“Ma tu mi hai già fatto un regalo Ron!”rispose lei prendendo il dono tra le mani. Le dimensioni davano da pensare che fosse un libro.
“No, non è un libro.”disse lui, quasi ad averla letta nel pensiero. “L’idea me l’ha data Hagrid, niente di originale quindi. Con te non è mica facile trovare il regalo giusto… avanti aprilo.”
Hermione scartò via la carta da regalo velocemente. All’interno vi era un album pieno di fotografie, alcune babbane di lei da piccolina, da sola o con i suoi genitori, fino ad arrivare alle foto insieme a Ron.
“Ma queste quando ce le hanno scattate? Non me ne sono mai resa conto! Chi mai …?” Ma non terminò la frase, rapita da quelle splendide immagini. Erano tutte foto fatte di nascosto, dove i due se ne stavano abbracciati nel giardino della Tana, oppure al lago dove avevano trascorso qualche giornata quell’estate.
“Ginny.” rispose Ron semplicemente. “Neanche io me ne sono accorto, sul serio. Le abbiamo sviluppate prima che iniziasse la scuola.”
Il resto dell’album era vuoto. Ron aveva abbozzato una frase in stampatello.
 
Da oggi possiamo completarlo insieme …
 
Lei si voltò con gli occhi gonfi di lacrime, ma lui aveva tirato fuori la macchina fotografica.
“Sorridi, piccola.”
“Oh, andiamo Ron… non vengo bene alle foto, dai.”
“Taci e sorridi!”
“Va bene, ma dopo voglio fartene una anche a te…”
E la gara al possesso della macchina fotografica iniziò. Alla fine Ron la tirò a sé.
“Insieme.”
Un altro scatto, e un altro bacio …
E altre mille pagine da riempire.
“Buon compleanno amore…”
 
 
 
    Un'alba bellissima
illumina la spiaggia per me
non c'è nessun' altra cosa al mondo
per la quale mi sveglierei
solo per vederla con te
Un'alba bellissima
e continuo a rincorrere il tempo
pensavo che sarei morto da uomo solo
in una notte senza fine

Ma adesso sono in alto
corro selvaggiamente tra le stelle lassù
a volte è difficile credere che
tu possa ricordarti di me

Un'alba bellissima
si confonde ancora una volta con le stelle
ricordi il giorno in cui il mio viaggio è iniziato?
ricorderai la fine del tempo?

Un'alba bellissima
Mi stai sconvolgendo ancora
pensavo di essere nato in una notte senza fine
fino a che tu non hai cominciato a splendere

In alto, corro selvaggiamente tra le stelle lassù
a volte è difficile credere che
tu possa ricordarti di me

Sarai tu la mia spalla quando
sarò vecchio e avrò i capelli bianchi?
promettimi che domani inizierà con te
Sono arrivato in alto,
corro selvaggiamente tra le stelle lassù
a volte è difficile credere che
tu possa ricordarti di me
 
 
 
Ritardo mortale, si. Ma questo capitolo era parecchio più lungo degli altri, forse avrei dovuto dividerlo in due capitoli ma non sarebbe stato lo stesso...o no?
Mi ritengo soddisfatta, più o meno.
Fatemi sapere cosa ne pensate gente :3
Un bacione,
Seren

 

 
    
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Seren_alias Robin_