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Autore: Patta97    07/12/2011    6 recensioni
Delle nuove generazioni descritte appena in "Diciannove anni dopo" dalla cara zia Row non ne sappiamo granché e noi tutti abbiamo fatto quelle che sono solo supposizioni su aspetto e carattere dei pargoli dei nostri eroi. Ma che succederebbe se a raccontarci di tutti loro fossero i due nuovi gemelli, vale a dire i giovani Lorcan e Lysander Scamandro? Devo dire che mi sono affezionata molto a loro scrivendo questa storia e spero piacciano anche a voi! Ciao!
[Sequel di "Chi non non muore si rivede", scritto in maniera un po' più diversa ed ironica]
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro, Un po' tutti | Coppie: Lily Luna/Lysander, Luna/Rolf
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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POV. LORCAN

Vengo svegliato dal trambusto che c’è in camera. Louis mi sveglia definitivamente, scuotendomi in modo gentile.
- Lorcan, su sveglia! – mi chiama, piano.
Apro gli occhi per incontrare quelli color ghiaccio eppure caldi di Louis. È già vestito di tutto punto.
- Mi alzo subito, grazie Lou – dico, puntellandomi sulle braccia. Gli latri tre compagni di stanza fanno la fila davanti allo specchio per pettinarsi i capelli e uno ha seri problemi col nodo della cravatta.
Mi alzo e prendo la divisa, piegata ai piedi del letto. Mi vesto in fretta e vado in bagno a lavarmi la faccia e i denti. Quando esco, cercando di sistemarmi senza successo i capelli con un pettine bagnato, mi scontro con un mio compagno di stanza, facendo perdere l’equilibrio ad entrambi.
È magrissimo e basso, i capelli neri e folti. Gli occhi sono scuri e lucidi d’intelligenza.
Mi alzo e tendo la mano per aiutarlo, ma lui la ignora e si tira su da sé, lanciandomi un’occhiata sprezzante.
- Simpatico – mormoro, alzando un sopracciglio. Quello si erge in tutta la sua misera statura.
- Hai qualche problema? – dice un vocione, tanto che guardo il piccoletto, stupito. Ma non è stato lui a parlare. Mi volto lentamente. Dietro di me sta un ragazzo massiccio e alto, i capelli neri e gli occhi con la stesso colore e luce di quelli del piccoletto.
Diamine. Perché devo sempre dire tutto quello che mi passa per la testa, perché?
Chiudo gli occhi, attendendo qualche fattura o magari anche dei pugni, ma non arrivano.
Apro un occhio, spaventato. L’armadio vivente sta rimproverando il piccoletto.
- Perché fai sempre così, Tim? – dice l’armadio col suo vocione. – Non aveva fatto niente! – aggiunge, mentre il piccoletto mi lancia un’occhiata velenosa. L’armadio si gira verso di me e io torno a tremare.
- Non avere paura – ridacchia l’armadio e mi porge una delle sue manone. – Io sono Tom McDonald e lui è mio fratello Tim – si presenta. Stringo la sua mano, non del tutto rassicurato.
- Fratellastro – precisa Tim, mantenendo sempre il broncio.
- Io sono due anni indietro – racconta Tom, mentre scendiamo in Sala Comune. Adesso anche Louis ascolta, interessato. Attraversiamo la porta con il corvo di bronzo, che ci strizza un occhio, gracchiando un “buona fortuna” per il primo giorno.
– Mia madre è morta quando sono nato e mio padre mi trattava come una bambola… - continua Tom. Tento d’immaginarmelo trattato come una bambolina di porcellana, con le guancette rosee e un tutù. Il tutto è patetico.
– Poi papà conobbe Josephine e la sposò quando io avevo circa un anno. E nacque Tim. Ma papà mi ha voluto mandare a Hogwarts solo quando anche Tim ha avuto l’età, perché dice sempre che è troppo piccolo per difendersi – spiega. – Ma credo se la cavi da solo – ridacchia poi, dando una manata sulle spalle del fratello, il quale traballa instabile.
Entriamo nella Sala Grande. Guardo il tavolo dei Grifondoro, in cerca di Lysander, ma deve ancora arrivare. Sorridendo al pensiero di mio fratello che ancora ronfa, beato, mi siedo accanto a Louis e Tim.
Mentre spalmo il burro su una fetta di pane, qualcuno si intrufola fra me e Tim.
- Ciao! – è una voce acuta a parlare. Mi giro verso la fonte della voce.
È un ragazzino albino, elettrizzato dalla testa ai piedi.
Gli occhi sono enormi e grigio chiarissimo e i capelli quasi bianchi, ritti in testa. La pelle fine e bianca lascia intravedere le vene e i capillari. Dà l’impressione di stare per volare via, fragilissimo, con quella pelle diafana. Eppure non avevo mai visto tanta energia. Mi porge una mano dalle dita lunghe e sottili.
- Sono Izmo Mismo! – si presenta. Poggio appena la mia mano sulla sua, ho troppa paura di fargli male.
- Lorcan – dico, sorridendo incerto.
- Ieri notte non sei venuto in dormitorio – lo accusa Tim, diffidente. Tom, accanto a lui, gli poggia una mano sulla spalla.
- Ho dormito sulla torre di astronomia – risponde Izmo tranquillo.
- Come mai? – chiede Louis, interessato.
- Si vede tutto il parco, da lassù! Papà me ne parla sempre! Dormiva almeno una volta a settimana lassù quando veniva qui! Lui era un Tassorosso, ma la mamma è una Babbana! –.
Finisce ogni frase pronunciando l’ultima parola in modo acuto.
Inizia a parlare fitto con Louis.
Tim e Tom stanno discutendo animatamente.
Nel mezzo fra le due coppie, mi sento un po’ a disagio. Per fortuna un gufo color sabbia si dirige sicuro verso di me. È quello di papà. Deve essere la risposta alla lettera che ho inviato ai miei genitori ieri sera
Afferro la busta che tiene stretta nel becco ricurvo e gli offro il mio porridge. Inizia a mangiare, contento, mentre inizio a leggere.
 
Caro Lorcan,
Un Corvonero! Io e papà siamo molto fieri di te!
Mi dispiace che tu e Lysander siate finiti in Case diverse, ma sapevo che sarebbe andata così.
Spero che i tuoi compagni di stanza siano simpatici e che non ci sia nulla di strano nella tua stanza (ma controlla sempre, caro!).
Io e papà ti auguriamo un felice giorno di lezioni.
Con affetto,
                                                                                                                               Luna Lovegood (mamma)

 
Scrivo velocemente sul retro del foglio che i compagni di stanza sono ok ma che non ho ancora parlato con Lysander. Ho appena riaffidato la busta al gufo di papà, sazio e attivo, quando arriva Neville – che devo iniziare a chiamare professor Paciock – che distribuisce i foglietti con gli orari.
Adesso abbiamo un’ora di Trasfigurazione coi Grifondoro. Cerco Lysander fra i miei pensieri, ma sarà occupato in altro, perché non lo trovo, pazienza. Ora che sono Corvonero e sto fra i cervelloni, per dirla alla Lysander, devo cercare di capire questa specie di collegamento fra la mia testa e quella di mio fratello. Non ne abbiamo mai parlato con nessuno, ma credo ci sia una specie di incantesimo di nascita sotto questa faccenda. Guarderò in biblioteca appena avrò tempo…

Adesso… ci stiamo per vedere, fratello! Non vedo l’ora!



Ci ho messo un PO' ad aggiornare, ok...
Ma ormai saprete che la puntualità non è esattamente il mio forte ^^''
Ringrazio Irishgirl per avermi spronata :D
Come avrete notato, ho messo l'inizio per un mistero che spero/credo vi siate posti: "Come mai L e L possono parlare nella loro mente a piacimento?"
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi recensirete! (Speranze vane - Capitolo 1)
Baci, 
Chiaretta

PS Ho deciso di fare anche altri punti di vista nei capitoli, per esempio Lily, Louis, Hugo, Lucy...
  
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