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Autore: Amomirus    08/12/2011    1 recensioni
L’aprì. Dentro, appena luccicante, stava un cerchio d’oro battuto, umile rispetto alla stessa corona d’Inghilterra. Eppure, attirò verso di lei in modo irresistibile entrambi i compagni. Jason la prese tra le mani. Una scarica leggermente più intensa lo fece rabbrividire. La sollevò sopra la sua testa e lentamente, con un groppo alla gola, s’incoronò.
Qualche recensione non dispiacerebbe, è il mio primo racconto, grazie!
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno dopo le lezioni furono solo pomeridiane. Tra due giorni Jason sarebbe partito. Avrebbe tenuto lezione a una classe del primo anno e poi a una dell’ultimo. La mattina passò fredda e lenta e Jason la trascorse al caldo assieme a Renée, senza che concludere poi molto. Malgrado questo, si sentiva stanco e pesante, insonnolito dal freddo e dall’ansia per la partenza. Mascherare questi sentimenti a chi gli stava vicino non era facile ma non voleva rovinare quei pochi momenti che aveva ancora di tranquillità.
La partenza di suo fratello inoltre, l’aveva intristito più di quanto si aspettasse. Della loro famiglia, rimanevano solo loro. E nessuno dei due poteva dire di essere al sicuro da qualsiasi minaccia. Avrebbe voluto andare a trovarlo al fronte a Nord, ma non poteva perdere tempo e allungare il tragitto a Tristi. Il suo compito era di trasportarlo, e poi di cercare il suo Sigillo.
Per ora, nessun sogno che gli indicasse un possibile luogo, ma contava che una volta avvicinatosi all’Italia e poi a Venezia, qualcosa sarebbe successo. L’eletto era riuscito a nascondere la Corona poco prima che lo catturassero. Una volta trovata, però, Jason avrebbe dovuto affrontare una specie di prova per suggellare il passaggio di eredità. Non sapeva cosa aspettarsi.
Inoltre, mancavano gli altri due eredi. Gli eletti erano stati tutti trovati e catturati. Jason era ancora libero perché i ribelli non erano riusciti a rompere la resistenza a Nord, ma doveva muoversi. Detestava l’idea di lasciare i compagni e i colleghi, ma non aveva altra scelta. La sua sicurezza avrebbe comportato anche la sicurezza del Sigillo. Il problema, però, erano gli altri due eredi. Nessuno sapeva chi fossero e probabilmente neppure loro sapevano di esserlo. Capire che Jason era l’erede era stato facile per due motivi: la sua capacità di controllo dell’Arte Suprema rendeva i suoi atomi spirituali facilmente individuabili e con il suo Sigillo non solo aveva un legame spirituale ma anche un legame fisico esterno, che lo congiungeva alla Corona come una sottilissima ragnatela. Con molta pazienza, qualsiasi mago o cavaliere attraverso la meditazione sarebbe riuscito a individuarlo.
Tra due giorni sarebbe partito e si sarebbe portato dietro tre degli insegnanti: Kurcov, Grennor e Trebar. Due maghi e un cavaliere, e con i lui i cavalieri sarebbero stati due. Dopodiché, lo aspettava la solitudine della sua ricerca. Non avrebbe avuto molto tempo e si augurava che i sogni si rivelassero utili. E poi gli altri due eredi… sicuramente, non erano maghi o cavalieri navigati quanto lui. Lui stesso aveva provato con la meditazione a captarne gli atomi, ma non c’era riuscito. Significava che probabilmente erano più vulnerabili di lui. Sperò solo che il Custode esistesse davvero e che assolvesse il suo compito.
I passi frettolosi degli studenti per i corridoi dell’edificio dove si teneva le lezioni lo guidò alla classe dove Tristi teneva le sue lezioni. Ogni aula era abbastanza spaziosa da contenere trenta grossi banchi si legno scuro e una lavagna. I professori tenevano generalmente lezione in piedi, tanto che molto spesso la cattedra spariva della classe. Alcune aule infine erano rimaste invariate dalla loro costruzione, grigie, austere e marmoree, altre restaurate e altre ancora aggiunte nel corso dell’ultimo secolo. Così era quella di Tristi, calda e in legno. Non usava neppure lui la cattedra. Dentro la maggior parte dei giovanissimi studenti, alcuni appena diciassettenni, aspettavano quieti che lui entrasse.
Appena varcò la soglia, gli studenti scattarono in piedi o si raddrizzarono.
- Vale, Princeps!
- Vale, discipuli.
Aspettò che anche gli ultimi ritardatari arrivassero, ripetendo più volte la formula del saluto. L’atmosfera era strana, i ragazzi erano silenziosi e aspettavano che lui iniziasse la lezione.
- Dunque, qualcuno vuole dirmi l’ultima cosa che abbiamo trattato?
Alcune mani alzate. Toccò a una studentessa di colore:
- Abbiamo analizzato la prima storia delle tecniche d’assedio, princeps.
- Giusto. Ci sono domande sulla scorsa lezione?
Le mani si abbassarono, tranne una. Era quella di un giovane piccolo e dall’aspetto slavato. Tese la mano più che poté. Jason gli fece un cenno e lui parlò:
- Preside, ci racconti la Storia dei Tre Sigilli.
Nella classe scese il silenzio. I ragazzi non toglievano gli occhi da lui. Fu allora che Jason capì come mai l’atmosfera tesa: si erano messi d’accordo per chiedergli spiegazioni. Volevano sapere cosa stesse accadendo, sapere a cosa sarebbero andati in contro i loro genitori, i loro fratelli maggiori e forse persino loro. Sospirò. Prima o poi sarebbe arrivato quel momento. Si schiarì la gola, e parlò:
- Come sapete, all’inizio della Storia noi maghi e cavalieri non c’eravamo. C’erano solo gli uomini, i figli degli Dei. Loro però non erano capaci di controllare gli atomi e la loro energia, per cui gli Spiriti crearono noi. Gli Dei sono a loro volta figli degli Spiriti e noi diventammo i loro fratelli minori. Viviamo a lungo e siamo più forti alle malattie degli uomini, sappiamo controllare gli atomi, ma non siamo immortali e beati come loro. All’inizio, quando ancora eravamo in pochi, gli uomini ci chiamavano eroi o semidei. Chi sa dirmi il nome di un semidio?
- Ettore, principe di Troia!
- Achille!
- Odisseo!
Jason sorrise e alzò una mano per farli tacere. Riprese:
- Bene. Tuttavia, ben presto ci moltiplicammo e diventammo una vera e propria razza. A metà tra uomini e Dei, è vero, ma allo stesso tempo diversi da entrambi. Non siamo destinati alla gloria dei cieli così come a noi è preclusa la tecnica. Se non fosse per gli uomini, non sapremo neppure come costruire le nostre case. Potremo farlo con la magia ma gli atomi che noi aggreghiamo sono quelli che si trovano liberi in natura, e non sono strutturati per stare molto a lungo uniti. Non sarebbero abitazioni solide come quelle costruite dagli uomini. Da questo, nacque un patto: noi avremo potuto chiedere agli uomini di costruirci le cose, in cambio noi avremo insegnato loro la meditazione. All’inizio, c’erano solo maghi. Tuttavia, con lo scorrere della Storia, le cose cambiarono e gli uomini presero a non tollerare tutto quello che centrasse con noi o con la magia. Iniziarono a sterminarci. Fu la prima volta che tutti i maghi meditarono assieme e chiesero aiuto agli Spiriti.
Dei e Spiriti si accordarono e concessero a noi parte della tecnica. Nacquero quindi i cavalieri, capaci di trattare con la magia i metalli e il cuoio. Agli uomini, concessero la possibilità di conoscere gli atomi e per loro nacque la scienza. Passarono quasi tre secoli prima che le cose si sistemassero, visto che cavalieri e scienziati non erano visti di buon occhio, i primi dai maghi, i secondi dagli uomini.
- E la Scuola, quando fu costruita?
- Esattamente in questo periodo. Fu il mago Girolamo, che per primo capì l’importanza di una collaborazione tra maghi e cavalieri. Certo, ci furono dei problemi con alcuni uomini del posto che non presero bene la cosa, ma questo non impedì a Girolamo di portare a termine il suo progetto. – osservò le facce fresche dei suoi studenti e chiese:
- Quand’è che vennero creati i Sigilli? – scelse uno studente in fondo all’aula:
- Non si sa la data precisa, ma quando tra gli uomini scoppiò una grande guerra, chiamata da loro Guerra dei Trent’anni, noi ci trovammo tra due fuochi. Gli Inglesi da una parte e i Francesi dall’altra; temendo che il loro scopo fosse di scoprire i segreti degli atomi, meditammo gli Spiriti e loro crearono i tre Sigilli: la Corona Spiriti, il Patto Spiriti e la Pace Spiriti.
- Esatto. Qualcun altro sa spiegarmi perché hanno questi nomi? – questa volta scelse tra le prime file:
- La Corona Spiriti: fu la prima ad essere creata e fu affidata a Igor il Saggio. Chi la possiede è capace di combattere solo con l’animo, restando invulnerabile alle ferite. Il Patto Spiriti: fu il secondo, e venne creato pochi anni dopo il primo Sigillo, quando i primi maghi scoprirono come muoversi alla velocità della luce. Permette all’eletto di muoversi nel tempo, senza però poter alterare il passato. Può anche fermare per qualche istante la durata del presente. Il terzo, è la Pace Spiriti: l’eletto può decidere l’istante di vita o di morte di una persona. Se far nascere un bambino, se far morire un vecchio o un soldato nell’istante in cui sta per essere trafitto, ad esempio. Gli Spiriti lo donarono ai maghi e ai cavalieri appunto durante la Guerra dei Trent’anni.
- In seguito, per molti anni cavalieri e maghi non furono più coinvolti nelle guerre, neppure quando Napoleone Bonaparte conquistò gran parte dell’Europa occidentale. I nostri senatori, che quando nacquero si insediarono a Roma, riuscirono a dirigere i rapporti con gli uomini affinché non ne fossimo più coinvolti. Poi però, ci furono le due Guerre Mondiali, e ognuno di noi sa cosa accadde. – gli venne un brivido, visto che lui aveva partecipato all’ultima, dapprima come giovane studente spettatore, poi come cavaliere inesperto. Vide anche gli studenti incupire il volto.
- Tutti sappiamo come la vita di maghi e cavalieri sia legata agli atomi che girano liberi sulla terra. Quelle due bombe atomiche furono devastanti e oltre a molti uomini, persero la vita tutti i maghi e i cavalieri della zona. Inoltre, ancora adesso in quelle zone non nascono più maghi o cavalieri. Gli uomini fino a queste due guerre non erano riusciti a mettere così tanto a repentaglio la nostra razza, e fu allora che per la prima volta gli uomini tentarono di impossessarsi dei Tre Sigilli.
Famiglie di maghi e cavalieri furono sterminata alla ricerca dei tre eletti. Furono trovati due di loro, ma per fortuna i maghi di tutti i paesi riuscirono in tempo ad entrare in contatto con gli Spiriti, mentre noi cavalieri combattemmo per difendere la Scuola e il Senato. La Gran Caserma, in Canada, si rivelò più strategica che mai. Gli Spiriti e gli Dei fecero la Pace Dei una volta che i maghi mostrarono loro quale terribile fatto stesse accedendo. Gli scontri scemarono, e gli uomini sembrarono perdere interesse per noi. Nacquero altri conflitti, ma non ci coinvolsero mai.
- E perché ora i Ribelli ci attaccano?
- Perché qualcosa è cambiato, tra gli uomini. I Ribelli sono prima di tutto degli uomini ribellatisi ad altri uomini, e questo comporta sempre per gli uomini una guerra, brutale e sanguinaria. Non sappiamo per quale motivo siano così interessati ai Tre Sigilli, e penso che lo si potrebbe sapere solo se riuscissero ad averli tutti e tre assieme. – rabbrividì nel dirlo, sapendo che l’unico Sigillo ancora lontano dalle grinfie dei Ribelli era il suo, la Corona, nascosta chissà dove a Venezia.
Una ragazza alzò la mano e disse:
- Preside, a noi i Tre Sigilli hanno portato pace e unità, fino ad ora. Non so perché ci siano dei traditori ora, ma non penso perché non credano più nell’unicità dei Sigilli. Quello che mi chiedo è perché non dare anche agli uomini dei Sigilli? Qualcosa che li accomuni tutti, che li obblighi a unirsi per tutelarli, come facciamo noi.
Jason rimase colpito da quell’affermazione, e quelle parole gli rimasero incise a fuoco nella mente. Ancora sovrappensiero, rispose:
- Non saprei che cosa dirti, la risposta la sanno solo gli Spiriti e gli Dei.
I ragazzi si fecero più irrequieti. Jason si rese conto di aver parlato per quasi tutta l’ora di lezione. In circostanze diverse si sarebbe irritato per aver perso tempo prezioso, ma in questo caso ritenne quella conversazione necessaria. Si passò una mano tra i capelli corti ed esclamò, con un tono più alto e rassicurante del solito, tanto che alcuni degli studenti nelle prime file sobbalzarono:
- Bene! Ora che ho risposto alle vostre domande, vorrei riprendere la lezione almeno per questi pochi minuti che ci restano. Inoltre, questa è la mia ultima lezione con voi. Da domani, ci sarà la professoressa McPheen, che come sapete era stata richiesta alla Gran caserma per i suoi studi sull’Arte Suprema. Prendete foglio e penna. Iniziamo!
L’altra lezione fu più regolare dell’altra. Gli studenti erano dell’ultimo anno. Era la classe dei cavalieri. Sui loro polsi s’intravedevano fiammeggianti i due tatuaggi delle Fenici. Trascorse l’ora e la giornata scolastica volse al termine. La sua ultima giornata scolastica.
Salutò gli studenti mentre a sua volta usciva dall’aula. Recuperò il mantello e usci all’aria fredda. Fuori era già buio. Gruppi di studenti si allontanavano veloci dall’edificio, i maghi e i neo maghi sparivano velocemente poco prima di varcare la porta d’uscita. Si rese conto che gli sarebbe mancato tutto ciò. Il chiacchiericcio stanco e sommesso si disperse veloce per i domini della Scuola.
Camminò rapido fino all’ufficio. Dentro, trovò Franz chino su alcuni fogli e il camino piacevolmente acceso. In quanto suo sostituto, aveva il permesso di entrare nel suo ufficio per prendere mano con il nuovo ruolo, che oltre a gestire la Scuola avrebbe anche significato comandare i professori e i custodi in difesa degli studenti in caso i Ribelli fossero giunti fin là.
Jason lo salutò ma rimase spiazzato dalla faccia accigliata dell’amico, che teneva in mano un foglio da lettera, e si accorse che oltre a quello sul tavolo ce n’erano molti altri.
- Che succede?
- Non ci crederai mai. – sul viso ora comparve una specie di sorriso e scosse la testa, accorgendosi dell’espressione ora sempre più impaziente di Jason, si affrettò a spiegare:
- Stamattina sono arrivate queste lettere, da tutte le famiglie dei nostri studenti e dicono tutte la stessa cosa. Una vale l’altra, leggi. – e gli porse quella che aveva in mano, probabilmente l’ultima che aveva aperto.
Ave, Princeps!
Io, Karl Witzerberg, e mia moglie, Matilde Surman, vogliamo chiederle di non rimandare nostra figlia Isabella Witzerberg in Austria. Per quanto saremo felici di riabbracciarla, riteniamo sia più sicuro farla rimanere alla Scuola, che sappiamo essere protetta dai migliori maghi e cavalieri che ci siano. Sappiamo che molte altre famiglie nostre amiche le invieranno una richiesta simile: nessuno di noi ha dimenticato gli anni alla Scuola e sappiamo che non c’è un luogo più sicuro per i nostri ragazzi in vista della guerra che sta per travolgerci. Inoltre ormai anche la Germania è sotto attacco e noi viviamo presso i confini con questo Paese. Sarebbe altrettanto rischioso per nostra figlia tornare qui.
Speriamo entrambi, io e mia moglie, che Lei accolga la nostra richiesta e decida di assecondarla.
In ogni caso,
Vale, Princeps!
 
Jason rimase sorpreso quanto Franz, e allo stesso tempo gli crebbe un senso di orgoglio e soddisfazione. I maghi e i cavalieri si fidavano di loro, di lui. Si rivolse a Franz:
- Quante lettere in tutto?
- Una per ogni studente.
- Anche per Renée Grisson?
- Sì, ma nel suo caso, essendo i genitori uomini, l’avremo tenuta qui comunque. Non sarebbe stata al sicuro anche se con i famigliari. È la prima ad essere entrata nella Scuola.
Jason annuì. “So anche che mandarla dai famigliari sarebbe come mandarla in mezzo ai Ribelli.”
- Sai, penso che gli studenti sapessero tutti di questa cosa almeno da due giorni. – esordì Jason, dopo un po’ di silenzio. Franz rialzò la testa dal tavolo e lo guardò:
- Perché dici questo?
- Perché oggi una classe di studenti del primo anno mi hanno chiesto di raccontare la Storia dei Tre Sigilli. Vogliono rimanere qui e penso anche vogliano difendere la Scuola. – gli passò un’ombra sul viso e concluse:
- Farai in modo che non accada, vero?
Franz chinò il capo in segno d’assenso. 
  
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