Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Viki_chan    08/12/2011    4 recensioni
La dannazione di un'anima solitaria.
Harry Potter per tutti è un'eroe.
Ma cosa vede lui guardandosi allo specchio?
Hermione Granger è una ragazza curiosa, forse troppo.
Per quelli che tramano nell'ombra le persone come lei diventano scomode.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Damnation of a lonely soul
Rating: giallo/arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Altro personaggio
Prompts: Rapimento, Tradimento, Fame, Fuoco
Ora che siamo adulti e sappiamo che non esiste qualcosa come l'eternità. Ma allora... il tempo si fermò davvero e noi eravamo le uniche persone al mondo. Quell'istante fu così reale eppure così simile a un sogno, sembrò durare solo un attimo ma anche un'eternità. Sono sicura che nei nostri giovani cuori di allora l'eternità fosse realmente esistita.

Damnation of a lonely soul

IX.

Darei tutti i miei giorni per un unico ieri.
(Jim Morrison)


Il mattino seguente, Hermione Granger si svegliò di buon umore.
Tornare a casa dopo una missione era bellissimo.
Mentre faceva colazione, cercò di studiare le sue mosse future.
Lo Stage al Ministero era stato breve, forse troppo.
Della sua missione, forse per la stanchezza, ricordava poco.
Faceva molto freddo in quel posto.
Ron si alzò poco dopo di lei, anche lui di buon umore.
Si avvicinò e le scoccò un bacio sulle labbra.
I suoi baci avevano cambiato sapore.
Erano piacevoli, ma diversi.
Hermione non stette a congetturare molto su quel fatto.
“Cosa fai oggi?” le chiese Ron riempiendosi la tazza di porridge.
“Voglio andare a trovare i miei, poi a Hogwarts. Vorrei che la McGrannit mi scrivesse una lettera di raccomandazione.”
“Lo farà sicuramente. Chi se la merita più di te?”
Hermione sorrise e si lasciò cullare un po' dai complimenti del suo ragazzo, terminando la colazione ancora con il sorriso sulle labbra.
Uscendo di casa, Hermione si stupì di quanto le mancasse l'aria fresca di Londra, il cielo plumbeo sopra la sua testa.
Come se fosse stata chiusa in un luogo buio per troppo tempo.
Con un gesto spontaneo si sfiorò il collo, si fermò in mezzo al marciapiede.
Uscì da Diagon Alley dimenticandosi del buon umore, di Ron, dei suoi.
Sentì il bisogno di vedere Harry, di parlare con lui.
Lui che, il giorno prima della sua partenza, l'aveva fatta arrabbiare tremendamente.



***


Quello stesso mattino, alcuni chilometri più a Sud di Diagon Alley, Harry Potter si alzò.
Curioso.
Si vestì velocemente, preferendo la comodità a discapito dell'eleganza.
Jeans scoloriti, un maglione molto pesante.
Seguendo le indicazioni dell'Indicibile Heartless, si presentò nell'Atrium del Ministero della Magia alle dieci in punto.
Attese il suo accompagnatore - “si farà riconoscere” gli aveva detto Heartless il giorno prima – accanto alla fontana dei Magici Fratelli, tornata al suo antico splendore.
Mentre controllava per l'ennesima volta il suo vecchio orologio d'oro, un uomo basso e tarchiato gli tamburellò il braccio.
“Qualcuno le ha chiesto qualcosa?” chiese quell'uomo evitando i convenevoli.
“No, ho cercato di non dare nell'occhio.”
“Essere lei non deve essere facile, signor Potter.”
Harry non rispose e seguì l'Indicibile nel percorso che lo separava dall'Ufficio Misteri.
“La signora Falk sarà da lei in un secondo.” disse quando furono entrati in una piccola stanza al nono livello. “Si tolga i suoi abiti babbani e indossi questa. E' stato un piacere.”
Quella che l'uomo gli aveva indicato era una lunga tunica chiara.
Harry la indossò notando subito come quel colore facesse sembrare la sua carnagione ancora più pallida, quasi verdastra.
I pochi giorni passati a cercare Hermione non erano bastati alla sua pelle per riprendere un colore umano.
Era diventato anche lui un vecchio mobile polveroso di Grimmauld Place.
“Scusi se interrompo il suo film mentale, Potter. Ma siamo pronti.”
Melinda Falk, entrata chissà quando nello spogliatoio, lo spinse senza tanti complimenti verso una stanza attigua.
Harry strizzò gli occhi: le luci al neon lo accecarono.
Al centro della stanza un lettino.
In un angolo, un calderone fumante.
I lati della stanza erano di pietra nuda, ma Harry ipotizzò che fossero stregati.
Sentiva delle voci eccitate provenienti da quelle che sembravano pareti molto spesse.
“Allora.” iniziò la Falk. “Ecco quello che succederà. Berrà la pozione e poi si sdraierà. Il resto lo faremo noi da fuori. Domande?” chiese come se rispondere ai suoi dubbi fosse una tortura.
“Cosa succederà dopo? Voglio dire... Dovrò rimanere qui?”
Melinda Falk roteò gli occhi.
“No. Le faremo un paio di domande e poi potrà tornare da Miss Smemorella. Ovviamente dovrà compilare un rapporto sulle sue sensazioni e sulle sue condizioni fisiche che riporterà domani. Ora, siamo pronti?”
“Sì.”

Harry, dopo aver bevuto la pozione, si sdraiò sul lettino.
Iniziò ad aver caldo.
La lunga tunica chiara si appiccicò alla sua schiena, alla pancia, dietro alle ginocchia.
Chiuse gli occhi cercando di respirare lentamente.
Si sorprese di sentire un profumo conosciuto.
Erba appena tagliata, aria pulita.
Sorrise.
Cercò di aprire gli occhi, ma si sentì improvvisamente stanco.
Arrabbiato.
In qualche modo, sentì di avere una situazione in sospeso con qualcuno.
Qualcuno da picchiare, a cui fare del male.
Ma anche quella sensazione, così come era arrivata, scomparì.
Quello che arrivò dopo, fu intenso.
Harry sentì il sangue scorrergli nelle vene, scaldarlo.
Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata.
Quando l'eccitazione raggiunse il suo cervello, sentì ogni parte del suo corpo fremere.
Avrebbe voluto muovere le braccia, ma si sentiva legato.
Pensò a Ginny, l'unica persona con cui aveva condiviso una cosa del genere.
Ma era diverso, era più intenso, sempre di più.
Poi, si sentì come morire.
Il dolore lo attraversò, sentì i peli dietro al collo rizzarsi, le vertebre scricchiolare.
Qualcosa di molto pesante lo stava premendo contro il lettino.
Ormai allo stremo delle forze, invocò il ritorno della pace.

“E' vivo?” chiese una voce molto vicino al suo orecchio destro.
“Certo che è vivo, incapace. E' tutto sotto controllo. Dovevamo solo scegliere l'emozione da estrapolare.”
“Ma quelle urla?”
“Stia zitto Gregory, se ne vada. Potter!”
La voce acuta di Melinda Falk trafisse la sua testa da parte a parte.
“Sono vivo.” biascicò tentando di alzarsi.
Una mano con unghie laccate d'argento lo premette sul lettino.
“Deve stare qui, Potter. Per la sua sicurezza."
Harry, ancora intontito si chiese se fosse possibile per una persona parlare e sbuffare nello stesso momento. "Allora, Potter, Hermione Granger è stata rapita.”

Harry la guardò stupito dal cambio di tono e cercò di capirne la ragione.
“Se la caverà.”
“E' stato Voldemort a rapirla, è tornato, Potter.”
L'uomo chiamato Gregory squittì dalla paura.
“Lo ucciderò di nuovo, nessun problema.” si trovò a dire riprovando ad alzarsi.
Gli sfuggiva qualcosa e, giudicando lo sguardo dell'indicibile Gregory, immobile vicino alla porta, doveva essere qualcosa di grosso.
“Ottimo, puoi andare.”
Melinda Falk gli mise in mano un paio di fogli e se ne andò.
Harry, ancora stordito da tutte le sensazioni provate, rimase sul lettino per un po', asciugandosi il sudore dalla fronte.
Gregory, ripreso un certo controllo, rimase a guardarlo.
“Stava bluffando, vero? Lei ha avuto paura?”
“Paura? No, assolutamente. Hermione se la caverà e se non sarà così, la salverò.”
“Non si rende conto di cosa è successo? Non ha paura per lei??”
Harry era confuso.
“Io... dovrei averne?”
"Lei-sa-chi, signor Potter."
"Ho capito. Non sono sordo."
"Comunque non è vero." borbottò l'uomo continuando a guardare Harry con uno sguardo stupito. "La signorina Granger sta bene. Penso, almeno. Ma la sua paura..."
"Mi avete tolto la paura?”
Gregory annuì.
"Deve essere una bella sensazione."
Tutto sommato, si disse Harry lasciando il Mistero, quel Gregory aveva ragione.


“Harry?”
Hermione si alzò dal marciapiede di fronte a Grimmauld Place spaventandolo.
“Che ci fai qui?”
“Volevo scusarmi per come mi sono comportata l'ultima volta che ci siamo visti.”
“Che ne dici di entrare?” le chiese mettendo la chiave nella toppa.
I suoi capelli tornati brillanti, gli occhi più vivi.
Hermione era uscita dalla sua prigiorne personale solo poche ore prima e già su di lei si vedevano i segni della guarigione.
Specchiandosi su uno dei pannelli che componevano la pesante porta di Grimmauld Place, Harry si chiese se anche su di lui la libertà avrebbe avuto l'effetto desiderato.
“Ok.”

Harry senza paura.
Senza paura Potter.
“Sai, Hermione. Ti perdono. Se non fosse stato per te sarei stato qui a deprimermi e a fingere che mi importasse ancora di Ginny e che tutto andasse bene.”
“Che...ti importasse di Ginny? Cosa?”
“Penso che oggi la lascerò, sì.”
Hermione lo fulminò con lo sguardo, poi si sedette sul divano.
“Ci hai riflettuto abbastanza, Harry? Non hai paura della sua reazione?”
Harry scoppiò a ridere.
“Ma sei scemo?” chiese Hermione scuotendo la testa.
“Non posso essere di buon umore? Preferisci il cupo Potter?”
"No, ma... L'ultima volta che ci siamo visti.. non è stato bello." 
Harry ripensò all'ultima vera volta, al loro bacio.
Alla decisione di farle dimenticare la prigionia.
Hermione porse una mano a Harry.
Lui, stringendola, si scusò.
"E' stato un periodo strano. Mi dispiace se ti ho ferito."

Harry appellò un paio di burrobirre, stappò la sua e ne bevve un lungo sorso.
"Hai davvero intenzione di lasciarla?"
"Sì."
"C'è un'altra?"
Senza paura Potter.

"Una cosa del genere."
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Viki_chan