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Autore: Ciajka    09/12/2011    5 recensioni
Dal diario di John Watson,Grifondoro.
Le sue giornate alla scuola di magia risulteranno essere più avventurose e interessanti dopo la conoscenza di Sherlock Holmes, Serpeverde.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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È passato un mese dall’ultima volta che ho scritto una pagina di diario, e ho intenzione di spiegare il motivo di questa mia incuria.
La causa principale è ovviamente Sherlock.
Da quando l’ho conosciuto non ho avuto più tempo per studiare durante il pomeriggio, quindi mi ritrovavo a farlo di sera. Così l’unico momento libero della giornata che utilizzavo per sfogarmi, scrivendo pagine e pagine di questo diario, è stato crudelmente soppiantato dai libri scolastici.
Per fortuna ora siamo nel periodo natalizio,la pressione scolastica si è affievolita e posso così ricominciare a narrare le mie avventure qui ad Hogwarts.
In questo ultimo mese, fortunatamente, non è successo nulla di estremamente pericoloso (come uccidere ratti zombi nel cuore della notte) ma non posso certo dire che sono rimasto ad oziare dalla mattina alla sera.
Ho avuto la possibilità di conoscere meglio il mio nuovo, singolare amico, scoprendo molte cose interessanti su di lui.

Punto primo: non ha amici.
Il giorno dopo dell’uccisione del mostro, Sherlock ed io stavamo conversando amichevolmente nel corridoio quando passò vicino a noi il prefetto Lestrade, il quale, accorgendosi della nostra presenza, fece una faccia sbalordita.
“Salve, Lestrade.” disse Sherlock, sorridendo cordialmente.
“Salve Holmes… Vedo che sei in compagnia di un altro essere umano!”
“È il mio amico John Watson.” spiegò pacatamente lui,dimostrando di non essersi per nulla offeso dalla tagliente affermazione del prefetto di Corvonero.
“Beh, veramente…” mi intromisi titubante. Non mi ritenevo ancora completamente suo amico: ci conoscevamo da troppo poco tempo ancora!
“Amico!” esclamò sbalordito il prefetto, ignorandomi “Sono stupito Holmes! Un amico!”
Sherlcok ridacchiò, poi aggiunse, serio: “Ah, non hai più motivo di importunare la vicepreside.”
Il volto di Lestrade sbiancò: “Cosa intendi dire?”
“Che non devi più preoccuparti ad incrementare le difese del castello.”
“Come diavolo…” tuonò “Cosa hai combinato, Holmes? Ti sei per caso messo in testa di…”
“Io ho solo detto che non ti devi più preoccupare, poi, del perché e del come, non saprei.”
Lestrade si zittì, indeciso su cosa dire.
“Bene, devo andare a lezione. Ti auguro una buona giornata!” salutò Sherlock, girando i tacchi e lasciandolo solo.
Il prefetto grugnì seccato, ma posso giurare che, sotto sotto, le parole del Serpeverde lo avevano rassicurato.

Punto secondo: non ha amici, ma ha molti “clienti” che gli propongono casi da svolgere.
Non passarono molti giorni che mi resi conto che un sacco di studenti si rivolgevano a lui per chiedergli chissà che cosa. Inizialmente lui mi teneva nascosto di cosa trattassero, ma ben presto coinvolse anche me nell’ "attività", come diceva lui, affermando che un parere in più faceva solo che bene.
Così venni a sapere che questi “clienti” si affidavano alle sue doti investigative/deduttive e alla sua spiccata intelligenza -qualità che ben presto iniziai ad ammirare anch’io- per svelare piccoli misteri, per esempio dove si era cacciato il rospo o il topo o la civetta di qualche sbadato ragazzo, oppure dove si trovavano certi nascondigli segreti che mutavano spesso la loro locazione.
Spesso risolveva questi casi immediatamente, subito dopo il racconto dello studente, lasciando di stucco me e il diretto interessato.
Ovviamente tutto questo non lo faceva a gratis, anche se lui mi ripeteva spesso: ”Non è un’ attività svolta per lucro, ma per stimolare le mie cellule grigie. Se non le tengo allenate, le mie capacità innate potrebbero impigrirsi.”
E intanto si intascava qualche galeone e, in certi casi, anche qualche dolcetto, come cioccorane e zuccotti di zucca.

Punto terzo: ha un metodo di studio disomogeneo, ovvero studia solo le materie che gli interessano.
Una mattina, durante l’ora di erbologia, osservai che Sherlock non prestava neanche la più minima attenzione alla spiegazione dell’insegnante. Vidi, nei giorni avvenire, che la cosa si ripeteva costantemente, così un giorno gli chiesi il motivo della sua distrazione a quella materia, mentre in altre partecipava con molto interesse, soprattutto ad incantesimi, pozioni e difesa contro le arti oscure.
“Semplicissimo. Perché non me ne importa un fico secco.”
“Ma Sherlock!”  esclamai “Non puoi pensare in questo modo! È una materia scolastica obbligatoria, devi studiarla!”
“Perché riempirmi la mente di cose inutili? Devi sapere che il cervello è fatto in modo da contenere solo un limitato numero di informazioni e, quando si supera questo numero, vengono cancellate le nozioni immagazzinate precedentemente, per far posto a quelle nuove. Quindi, per evitare che mi dimentichi delle informazioni veramente utili, evito di riempire la mia mente di cose non indispensabili.”
“È un discorso molto logico, ma non è possibile fare una cosa simile!”
Sherlock mi guardò a mo’ di sfida, e io risposi sbuffando.
“E allora quali sono le materie che non studi perché le consideri inutili?” domandai.
“Oh,beh. Erbologia, almeno finché non affronterà argomenti interessanti, storia della magia e astronomia. Poi tutte le materie facoltative. Inutili. Ti riempiono la mente di spazzatura.”
Deglutii a fatica. Io le trovavo molto culturali, invece.
“Anche storia della magia? Perché mai?”
“È inutile sapere come si è evoluta l’arte della magia, basta sapere e usare quella contemporanea.”
“Ma conoscendo la sua evoluzione si può capire quello che succederà in futuro, evitando che l’umanità rifaccia antichi sbagli, migliorandosi!”
“Mah, non sono dello stesso parere. L’uomo può studiare tutto quello che vuole sul passato, ma continuerà ad inciampare sugli stessi errori.”
“Sei estremamente pessimista.. E astronomia?  E’ una materia interessante.”
“Ma inutile. Non mi serve a niente sapere che la costellazione tal dei tali favorisce la crescita della pianta X o lo sviluppo delle zanne dei licantropi.”
“Effettivamente…” mormorai “Ma come farai con i voti?”
Sherlock sorrise divertito: “Mai sentito parlare di bigliettini?”
Mi sentii leggermente offeso. Io non ho mai utilizzato metodi del genere durante i compiti scolastici: la consideravo una questione d’orgoglio personale.
“Non è leale.”
“Come la vita,d’altronde.” affermò lui, ammiccando.

Punto quarto: non ha alcun interesse per il Quidditch e per qualunque altro tipo di sport.
Due settimane fa si teneva la prima partita del campionato scolastico di Quidditch. Le squadre che si sarebbero scontrate in campo erano il Grifondoro e il Serpeverde.
Ovviamente ero eccitatissimo per l’evento, come la maggior parte degli studenti delle due Case, e volevo assolutamente vedere la vittoria stracciante del Grifondoro su quei bastardi di Serpeverde.
Vidi Sherlcok in un angolo del cortile che scarabocchiava tranquillamente qualcosa nel suo taccuino, e lo raggiunsi.
“Hey, Sherlock! Pronto per la disfatta?”
“Di cosa stai parlando?” mi chiese con tono piatto, senza smettere di scrivere.
“Della partita! Dobbiamo mettere da parte la nostra amicizia e far uscire dai nostri animi il conflitto innato delle nostre Case!”
“Molto poetico…” il suo tono era senza emozione “Comunque non m’interessa nulla della partita. Il Serpeverde, per me, può anche perdere.”
Rimasi sbalordito e, dopo qualche secondo, dissi con un tono di voce più alto del normale:”Come? Non puoi dirmi questo! Il Quidditch è uno sport fantastico! È emozionante, brutale, tattico!”
“Esagerato.” affermò secco lui “Lo trovo noioso. Che emozione c’è nel vedere delle persone in groppa a delle scope che cercano di far passare delle palle in tre cerchi per tutto il tempo? Inoltre non c’è un tempo fisso, quindi l’agonia può durare da dieci minuti a dieci ore. Che perdita di tempo!”
“Le regole sono leggermente più complicate di come le hai descritte tu.” affermai offeso “ E poi, se la tua Casa vincesse la partita di oggi, riceverete punti extra che vi aiuteranno ad ottenere la Coppa delle Case a fine anno.”
“Mah.” sbuffò lui “Non m’interessa nulla della Coppa delle Case o dei punti. Non mi è di nessuna utilità.”
Aprii e chiusi la bocca per un paio di volte, poi decisi di lasciar perdere: questo era un caso disperato.
“Quindi immagino che non ci sarai sugli spalti a tifare le squadre, questo pomeriggio.”
“Non credo proprio.”
Mi guardò intensamente dritto negli occhi, alzando finalmente lo sguardo dal suo taccuino.
“Anche se devo dire che questo pomeriggio non ho nulla da fare.”
Non potei fare a meno di trattenere un gran sorriso e vidi le sue gote colorarsi di un leggero rossore.
“Ma non sperarci troppo!” aggiunse immediatamente.
Inutile dire che il Grifondoro stracciò il Serpeverde per 220 punti a 50.
E che Sherlock era presente.

Punto quinto: ha un fratello.
Un pomeriggio mi stavo avviando verso l’aula di incantesimi, quando un ragazzo di Corvonero mi si avvicinò. A prima vista mi sembrava del sesto o del settimo anno, aveva una faccia tutto sommato amichevole, anche se un po’ inquietante.
“Ciao, John.” mi salutò cordialmente.
“Ci conosciamo?”
“Tu non conosci me, ma io conosco te, John Watson. Posso parlarti un momento? Devo discutere di una cosa molto importante.”
Ero allettato di rifiutare, ma alla fine acconsentii: era solo una normalissima conversazione, no? Inoltre volevo sapere qualcosa di più su questo strano individuo.
“Ho visto che sei amico di Sherlock.” Il suo sorriso sembrava quasi nascondere un’estrema incredulità.
“Si, è mio amico..”
“Devi sapere che non ha mai avuto amici, fin dall’infanzia. E normalmente rifiuta chiunque cerchi di prendere confidenza con lui..”
“Perché mi dici questo?” lo interrompetti io.
L’individuo ridacchiò tra sé e sé “Mi sembra strano che abbia trovato un amico. Cosa ha visto in te di così speciale?” Il suo sguardo mi analizzò curioso, imbarazzandomi.
“Ti propongo una cosa.” continuò “Che ne dici di informarmi su quello che fa durante il giorno? Sai, mi preoccupo così tanto di lui! Ma lui non vuole che mi avvicini e che lo aiuti!”
“Nemmeno per sogno!” affermai io con decisione “Neppure per tutti i galeoni di questo mondo!”
“Dovevo immaginarlo.” sorrise lui.
“Chi sei? E perché mi chiedi questo?” domandai, senza nascondere un tono seccato.
“Sono Mycroft Holmes e, come ho detto prima, sono molto preoccupato per mio fratello.”
“Sei… il fratello di Sherlock?!?” la mia voce risultò imbarazzatamene strozzata.
“Certo! Fa stare in pensiero sia me che tutto il resto della famiglia, in verità. È sempre stato un ragazzo particolare, da prendere con le pinze.. Inoltre il fatto che sia stato assegnato alla Casa di Serpeverde è stata una notizia abbastanza dura per la mamma.”
Dicendo questo la sua voce si era addolcita “Sai,” aggiunse sottovoce “la nostra famiglia è composta da maghi di Corvonero da generazioni.”
“Ah…” pronunciai io
“Se cambi idea basta che mi cerchi.” sorrise.
“Non credo che cambierò idea” dissi, dopo un po’.
Mycroft rise di gusto. “Va bene, John. Ora devo andare! Salutami Sherlock, mi raccomando!”
Bene. Mi ero reso conto che Sherlock non era da considerare una persona comune, ma adesso realizzai che forse tutta la sua famiglia era.. Uhm…piuttosto… particolare.

Punto sesto: i suoi esperimenti e deduzioni molto spesso gli procurano dei nemici.
La sera seguente Sherlock non era presente a cena.
“Probabilmente è nell’aula di pozioni a fare qualche esperimento e ha perso la cognizione del tempo.” pensai.
Molto spesso usa quell’aula (con o senza il permesso degli insegnanti) per preparare pozioni strampalate, certe volte ideate da lui stesso. La sua curiosità in questo campo è immensa e la sua bravura straordinaria. Si possono contare sulle dita di una mano le volte che i suoi esperimenti non sono finiti come lui sperava.
Sta di fato che, mentre tornavo dalla cena, una ragazza di Serpeverde mi si bloccò di fronte e, con voce glaciale, mi intimidò: “Ehy, tu! Stai lontano da Sherlock Holmes se non vuoi fare una brutta fine!”
“Cosa?” chiesi straniato.
La ragazza sospirò “Certo che, per essere uno che lo frequenta spesso, sei una volpe…”
“Scusami tanto!” dissi seccato “Perché mai dovrei stare lontano da lui?”
La ragazza si passò una mano tra i suoi capelli neri e ricci “Ovviamente perché essere amico dello strambo può portare a grossi guai.”
“Strambo?Che nome affettuoso che usate per uno della vostra Casa!”
Lei mi guardò di sottecchi “Beh, che ti aspettavi? Mica dobbiamo trattarlo con amore solo perché è un Serpeverde .”
“Ma si può sapere che ti ha fatto?” dissi, con la rabbia che mi esplodeva nel petto.
“Stai calmo, Grifondoro! Non sono qui per duellare, ma per darti un consiglio! Ho visto che stranamente frequenti spesso quel tipo e..”
“Siamo amici.” dissi con tono di sfida.
“Amici… “ Le sue soppracciglia si alzarono incredule. Chissà come mai questa scena non mi era del tutto nuova?
“Beh, qualunque cosa siete” continuò lei “è meglio che non lo frequenti più. Può essere pericoloso. Ha tanti nemici, soprattutto nella nostra Casa, a causa dei suoi esperimenti, che spesso ci fanno perdere punti preziosi, e a causa delle sue stupide deduzioni, che portono solo zizzania fra noi.” Mi guardò fredda “Se ora diventa amico di un Grifondoro la cosa prenderà una bruttissima piega. E non posso certo garantire la tua incolumità.”
“Non m’importa nulla della mia incolumità! Decido io chi è mio amico e chi non lo è. So difendermi benissimo da solo e posso difendere anche Sherlock, se voglio!”
La Serpeverde fece una faccia di dissenso. “Fa come vuoi. Io ti ho avvertito, poi non lamentarti se ti farai la bua.”
Detto questo la mora se ne andò, diretta verso i sotterranei.

Punto settimo: sembra non aver nessun interesse per il gentil sesso.
Potrebbe essere un punto abbastanza stupido, concordo, però non me la sentivo di ometterlo.
Proprio questo pomeriggio, dopo che Sherlcok ebbe finito la sua strabiliante dimostrazione di logica ad un problema posto da un ragazzino del secondo anno, passammo nel cortile principale dove, in un angolo, c’era un bel gruppetto di ragazze di Tassorosso.
“Però!” esclamai, guardando con malizia Sherlock e indicando le ragazze con un cenno di testa. “Non male, eh?”
“Chi?” chiese lui, neutro.
“Quella biondina la in fondo… E’ stupenda. Si chiama Sarah, ci ho parlato qualche volta quando avevamo lezione condivisa con Tassorosso.”
“Fantastico.” disse con tono piatto “ Conversazione brillante?”
“Beh, le solite cose.. Come ti chiami, cosa ti piace, come stai, cosa fai nel tempo libero.. È simpatica e, soprattutto, molto carina!”
“Certo, indubbiamente.” il suo tono di voce non faceva emergere nessuna emozione.
Mi indignai leggermente, speravo di trovare un po’ di complicità maschile, invece mi sembrava di parlare ad un cactus.
“Ci sarà pure una ragazza che ti piace!” esclamai.
Sherlock spostò il suo sguardo dall’infinito a me, e mi lanciò un’occhiata intensa.
“Le ragazze non mi interessano.”
Rimasi immobile per dieci secondi, poi aprii la bocca per dire: “Non ci credo. Forse non hai ancora trovato quella giusta.”
“Ripeto che non mi interessano e non mi interesseranno mai.”
Non seppi cos’altro aggiungere: aveva un’espressione così scura in viso che mi fece ammutolire.
Sembrava arrabbiato, ma non riuscivo a capire cosa avevo detto di male.
“L’amore non fa per me.” aggiunse lui “Annebbia le menti e non è per nulla conveniente. Allontana il modo di pensare razionale.”
“Non sai quello che dici. Scommetto un pacchetto intero di caramelle tutti i gusti +1 che prima della fine dell’anno scolastico ti innamorerai di una ragazza come un pesce lesso!” scherzai, per alleggerire la tensione che si era creata.
Lui colse la mia intenzione e si rilassò un poco.
“Tanto vale che mi dai il pacchetto ora.” disse sorridendo.

Beh, penso che i punti possono terminare qua.
Fuori sta cominciando a nevicare: il cielo, rischiarato dalla precipitazione ghiacciata, evidenzia la superficie del lago nero e i contorni della foresta proibita.
Tra pochi giorni ci sarà la gita a Hogsmeade: non vedo l’ora di andarci!
Non c’è nulla di meglio di una bella burrobirra bollente bevuta con gli amici, mentre la neve, fuori dalla locanda, volteggia leggiadra.

  
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