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Autore: F l a n    09/12/2011    7 recensioni
È una normalissima notte quella in cui Blaine trova una sorta di strano umanoide accasciato per terra, nel parco. Blaine ha sempre creduto nelle forme di vita extraterrestri, ma presto dovrà rendersi conto che Kurt Hummel non è semplicemente quello che lui crede "un Alieno" dalle sembianze umane.
Come farà Kurt Hummel a tornare da dov'è venuto?
E, precisamente, da dove proviene?
Un alternate Universe tendente allo sci-fi.
***
Estratto dal capitolo 2:
"Il ragazzo, o quello che era, si scostò velocemente da lui, per poi cadere nuovamente sulle ginocchia, evidentemente troppo debole per qualunque movimento.
“Chi sei?” chiese Blaine, avvicinandosi ancora a lui, ricevendo solo uno sguardo diffidente, contrariato. I suoi occhi blu brillarono.
Blaine tese una mano in avanti, ma l’altro si scostò ancora, camminando sulle ginocchia. Stranamente la sua tuta, pur essendo bianchissima, non era né sporca di terra né di erba. Blaine ne concluse che quello che stava indossando doveva essere un tessuto particolarmente speciale.
“Sei umano?” chiese ancora, accucciandosi su di lui, fino ad essere al pari del suo viso, “non voglio farti del male."
[Klaine scritta per il BigBangItalia]
Genere: Romantico, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note di inizio capitolo: Immagino la vostra sensazione a questo punto della storia e dev'essere qualcosa tipo "WTF? ma che roba è questa?" vi assicuro che da questo ed il prossimo capitolo qualcosa di molto vago comincia a delinearsi, ma per avere una visione chiara e quasi completa dovrete aspettare dal 5° in poi.
Intanto, voglio ringraziare chiunque segue questa storia, coloro che perdono due minuti a recensire e coloro che l'hanno inserita tra le preferite e seguite. Grazie di cuore :)

 3.  “Who are you?”


Blaine si era accomodato sul pavimento di camera con un grosso piumone. Certo non aveva passato la notte migliore della sua vita, ma era talmente stanco che si sarebbe addormentato a qualsiasi condizione.
Si svegliò soltanto quando il sole colpì i suoi occhi, filtrato dai fori dell’avvolgibile e si rigirò, cadendo sul freddo pavimento.
“Dannazione…” mugolò, innervosito, sfregandosi una mano sugli occhi e richiudendoli poco dopo. Si alzò di scatto solo quando si ricordò di non essere solo nella camera e di avere un ospite alquanto particolare.

Ma quando Blaine guardò il letto lo trovò vuoto e ben fatto. Si toccò la testa confuso, guardandosi intorno. La creatura non era più lì o forse non c’era mai stata? Non poteva esser stata un’allucinazione, insomma, non aveva neanche bevuto!
Alzò l’avvolgibile e guardò fuori dalla finestra, nel vialetto di casa sua poté scorgere una figura bianca e longilinea…

“Ehi! Fermati!” gridò, chiudendo immediatamente la finestra e scendendo velocemente le scale, stava uscendo scalzo ed in pigiama ma non gli importava granché, forse stava per fare la scoperta del secolo, poteva avere la prova di un’esistenza ‘aliena’ – se le sue ipotesi fossero state confermate, ovviamente. Corse nel vialetto di casa sua, raggiungendo l’altro, che camminava molto, troppo lentamente.
“Ehi, fermo… fermati, ti prego,” lo afferrò per un braccio e l’altro si bloccò, lanciandogli un’occhiata gelida.
“Che vuoi?” la voce era di nuovo nella sua testa e le labbra dello sconosciuto non si mossero minimamente.
“Non sei molto cortese, ieri sera eri morente nel parco, io ti ho fatto riposare a casa mia…”
“Non te l’ho chiesto io.”
“Vero, ma non voglio farti del male e… non è il modo migliore per rispondere all’ospitalità di qualcuno.”
L’altro abbassò lo sguardo e non tentò di sciogliere la presa di Blaine.
“Beh, ti ringrazio per l’ospitalità, allora.”
Blaine gli sorrise ed annuì, lasciandolo, consapevole del fatto che non sarebbe fuggito.
“Senti, sei ancora debole, si nota. Se ti fidi di me posso darti da mangiare e… offrirti un riparo sicuro perlomeno finché non ti sarai ripreso. Accetti?”

Gli occhi dell’altro indugiarono su di lui, Blaine sapeva che probabilmente non si fidava – ed insomma, forse ne aveva tutte le ragioni, - ma sperava vivamente che capisse che non era affatto male intenzionato, solo… curioso, ecco, sì, poteva definirsi curioso. Lanciò uno sguardo verso casa sua e sospirò.

“Sarebbe meglio che tu decidessi adesso, non è per metterti fretta, ma non voglio che ti vedano i miei genitori… non credo sarebbero molto felici di vedere che ho un ragazzo un po’ strano in casa,” disse, muovendo un po’ le gambe con agitazione. L’altro gli rivolse un’occhiata indecifrabile ed annuì, toccandosi lo stomaco.
“Va bene, ma dubito che tu possa avere qualcosa di commestibile per me.”
Blaine inarcò un sopracciglio e lo condusse nuovamente verso casa sua.
“Tu cosa mangi di solito?” gli chiese, mentre camminavano verso la porta. L’altro lo guardò con sospetto ed incrociò le braccia.
“Beh, non credo che tu possa conoscere i miei alimenti. Sono molto dubbioso su ciò che posso mangiare qui, per questo non mi sono ancora nutrito…”
Blaine aprì la porta di casa e la richiuse con leggerezza dietro le sue spalle, prendendolo per un polso – seppur l’altro opponesse resistenza in un primo momento, - e portandolo di nuovo verso la camera, facendo attenzione a non far troppo rumore.
Quando lo invitò a sedersi nuovamente sul letto Blaine sospirò, rilasciando la tensione che aveva accumulato.
“Ti prego, dimmi che non proverai a scappare di nuovo…” mormorò sottovoce.
“Non lo so. Non posso neanche sapere se mi conviene fidarmi di te.”
“Ma io non voglio farti del male!”
"Questo me lo hai già detto.”
“Quindi di cosa hai paura?”

L’altro non rispose, lo gelò semplicemente con il suo sguardo troppo azzurro e serrò le labbra ancora di più. Blaine cominciava a dubitare che avesse una voce.

“Senti… prima che possa provare a portarti qualcosa da mangiare… mi… mi diresti chi sei? O come posso chiamarti? O cosa sei?”

L’ospite tirò su la testa, guardandolo con circospezione.

“Una domanda alla volta. Per cui risponderò solo alla seconda. Mi puoi chiamare Kurt.”
“D’accordo… Kurt, io sono Blaine Anderson. Adesso vado a prenderti un po’ di… caffè? Pane? Latte? Conosci almeno uno di questi alimenti?”
“Il caffè sarà perfetto. È una delle poche cose che sono sicuro di poter bere… forse… com’è che hai chiamato la seconda cosa?”
Blaine lo guardò con un attimo di smarrimento. Come poteva non sapere cos’era il pane?
“Il pane?”
“Sì, ecco… quello. Penso di aver letto qualcosa in proposito sui miei libri, dovrebbe esser commestibile per cui… okay.”
“Bene, dunque tu rimani fermo qui ed aspettami, okay?” Blaine si diresse nuovamente verso la porta e scese rapidamente le scale, facendo velocemente il caffè e prendendo del pane, riponendo tutto su un vassoio.
Quando risalì le scale pregò che non se ne fosse andato, di ritrovarlo in camera seduto sul letto. E così fu, Kurt era rimasto immobile, con le mani sulle ginocchia, e stava osservando con evidente curiosità la camera di Blaine.
“Eccomi qua,” disse, distraendolo dai suoi pensieri, chiudendo la porta e poggiando il vassoio sul letto.
“Serviti pure…”
L’altro guardò con sospetto le cose che Blaine gli aveva portato, temeva forse che fossero avvelenate?
“Ehi, tranquillo, è roba commestibile… guarda,” prese un boccone di pane per dimostrare che niente di quella roba era avvelenata o chissà che. Alla fine Kurt prese un pezzo di pane in mano e lo tastò ben bene con le dita, constatandone la consistenza.
“Non lo immaginavo così,” mormorò, penetrando ancora nella mente di Blaine, facendo svanire solo per un attimo il suo sguardo ostile. Blaine gli sorrise, annuendo.
“Mangialo, vedrai che ti piace.”
Blaine rimase sorpreso perché finalmente vide le labbra di Kurt schiudersi. In realtà non era una cosa poi tanto strana, ma considerando che non aveva mai aperto bocca per parlare dubitava che potesse farlo. Osservò con attenzione la sua espressione mutare man mano che ingoiava i pezzi di pane in silenzio, sembrava effettivamente piacergli. Afferrò anche la tazzina e ingoiò il liquido caldo in un solo sorso, lasciando Blaine un po’ di stucco.  Era così evidente che non mangiasse da giorni.

Appena finì di mangiare tutto ciò che era presente nel vassoio, l’ospite sembrò riassumere un’aria più sana, energica.
“Mi sembra che tu abbia gradito,” affermò Blaine, fiero di sé.
“Sì, grazie.”
“Ma… ma tu non hai la voce?” la domanda uscì dalle labbra di Blaine con troppa facilità. Insomma, gli ronzava nella testa da qualche ora, ormai. E non era affatto normale sentirsi una voce nella testa e neanche tanto gradevole. Tuttavia l’altro non rispose, si limitò a guardarlo con la solita aria impassibile ed a stringere gli occhi.
“Perché mi hai salvato, ieri sera?”
“Eri in evidente difficoltà. E non mi spaventa qualunque cosa tu sia, leggo un sacco di libri sulla fantascienza, sai…”
“Libri…”sussurrò Kurt nella sua mente, quasi come se lo stesse dicendo più a se stesso che a Blaine.
“Qualcosa non va nei libri?”
Kurt scosse la testa, chiudendo gli occhi, ma Blaine notò subito le sue sopracciglia aggrottate.
“Non importa.”
“Mh… comunque, per rispondere alla tua domanda. Non posso negare di essere affascinato da te, ero sicuro fin dal primo momento che ti ho visto che tu non fossi un umano comune, e non lo sei, non è vero?”
Kurt alzò lo sguardo verso di lui, aprì le labbra per sospirare.
“No, ovviamente.”
“Certo, sennò… non riusciresti nemmeno a parlare nella mia testa.”
"Per il momento non biasimarmi se non voglio dirti tutto ciò che mi riguarda. Non so ancora quanto posso fidarmi di te…”
“Maledizione, non dirmi questo! Io ti ho salvato.”
"Vero, ma ciò non fa di te un umano di cui possa fidarmi completamente.”
Blaine rimase in silenzio e gli lanciò un’occhiata stranita, incrociando le braccia.
“Puoi dirmi almeno come mai sei così debole?”
“Non mi nutro da una settimana.”
“Da una settimana eh?”
“Sono ‘caduto’ per sbaglio in questa città, stavo facendo delle ricerche. Non mi sono nutrito per una settimana ed ho dormito all’aperto. La vostra temperatura è molto diversa da quella a cui sono abituato e non è stato molto salutare. Inoltre mi sono dovuto sempre muovere di notte, non è normale nel vostro tempo vedere uno come me per le strade, non trovi?”
“Già… comunque puoi rimanere qui per qualche giorno, finché non ti sarai rimesso. Io… io sono disposto a tenerti qui, solo che i miei non dovranno mai vederti.”
Kurt inarcò le sopracciglia e sorrise.
“C’è qualche ragione per cui non dovrebbero assolutamente vedermi?”
“Non credo che a loro farebbe molto piacere se sapessero che ospito un… ‘ragazzo strano’ in camera mia.”
“Capisco. Penso che accetterò il tuo aiuto. D’altronde non vedo molte alternative. Non so come tornare da dove provengo e non so cosa fare, per il momento sono troppo debole per fare qualunque cosa,”gli occhi di Kurt indugiarono su di lui. Blaine si sentì imbarazzato, perché era come se l’altro stesse cercando di leggergli dentro, in qualche modo.
“Perché ti aggiravi intorno alla Terra?” chiese Blaine, spezzando il silenzio che si era creato.

L’ospite non rispose subito alla domanda, rimase in silenzio per qualche minuto, lasciando Blaine sulle spine, ma i suoi occhi erano concentrati, concentrati su qualcosa che l’altro non sapeva spiegare.

“Il mio compito era quello di studiare questo tempo, il vostro pianeta, i vostri comportamenti e le vostre usanze. Poiché non intendo rivelarti la mia provenienza, per il momento, non ti dirò molto. Tuttavia, il mio veicolo si è guastato durante il viaggio ed io mi sono dovuto svincolare prima di esplodere con lui. Ho rischiato la vita. L’unico problema è che adesso non ho più modo di contattare i miei compagni, non so come tornare indietro e sono piantato qua, con te. Certo sarà più facile studiarvi ma non credo di poter sopravvivere. Non so bene di cosa posso cibarmi, il vostro clima è anomalo in relazione al mio e le vostre abitudini sono assai diverse. Ammiro il tuo tentativo di salvarmi… Blaine, però non so per quanto tempo rimarrò vivo.”Kurt chinò il capo, mordendosi le labbra e chiudendo gli occhi. Se fosse stato umano probabilmente avrebbe pianto – ma Blaine era sicuro che anche lui potesse piangere, solo che stava cercando di trattenersi per non farlo.
“Ti aiuterò a rimanere vivo.”
Kurt annuì e sorrise, un sorriso appena accennato ma che riscaldò il cuore di Blaine. Aveva forse capito che le sue intenzioni erano nobili?
“Blaine, tesoro? Hai già fatto colazione?” una voce squillante, femminile, dal piano di sotto interruppe il dialogo tra Blaine e Kurt.
“È mia madre, devo scendere. Tu rimani qui ed in silenzio, okay?” Kurt annuì ed osservò Blaine uscire dalla camera.
L’estraneo rivolse uno sguardo fuori dalla finestra ed osservò il cielo.
Il sole era così bello.

Blaine tornò in camera poco dopo con un altro vassoio di cibo. Per non dare sospetto aveva detto alla madre che non aveva ancora fatto una colazione completa, ma si era preso solo un caffè veloce visto che doveva studiare per il prossimo compito alla Dalton ed aveva bisogno di tanta energia mattiniera. Sua madre aveva storto il naso, un po’ incredula che il figlio si alzasse così presto solo per studiare, ma alla fine gli preparò la colazione con un sorriso.
Kurt osservò Blaine chiudere la porta e tenere il vassoio con una sola mano, ma non chiese niente; si limitò a guardarlo ed a tornare a rivolgere lo sguardo verso il cielo.

“Ma come fai?” chiese Blaine, addentando la sua brioches con gusto e ricevendo un legittimo sguardo interrogativo dall’altro.
“Quella tutina, è strettissima e…”
“È speciale. Il materiale con cui è composta mi ha protetto dalle vostre temperature questi giorni, senza contare che è molto comoda ed elastica, potrei definirla una seconda pelle,”disse Kurt, ancora nella sua testa.
“Oh- ma tu… stai parlando molto del nostro clima, a che cosa sei abituato? Al caldo? Al freddo?”
Improvvisamente lo sguardo dell’ospite si fece malinconico, c’erano domande che Blaine gli rivolgeva e che sembravano fargli realmente male.
“Al caldo. Decisamente al caldo.”
Blaine sentì la sua voce nella testa più bassa, somigliava ad un sussurro, probabilmente era un argomento delicato ma non osò chiedere di più. Kurt era diffidente e non voleva estorcergli informazioni che, era evidente, non voleva dare.
“Mh… senti, devi… devi fare qualcosa in particolare?” chiese il padrone di casa, guardandolo un po’ a disagio.
L’altro scosse la testa e le spalle, tornando a guardare fuori.
“Fai quel che devi. Io dormirò un po’, mi sento debole.” Kurt si distese sul letto nuovamente ed il sonno s’impossessò di lui velocemente.

Blaine non poté far a meno di rimanere a fissarlo.


Note di fine capitolo: Al solito, il prossimo aggiornamento avverrà di venerdì o massimo sabato se non ci sono imprevisti. Avete cominciato a fare teorie su Kurt? Sono molto curiosa e gradisco un sacco sapere le vostre impressioni, che siano positive o negative, fatemi sapere!
Alla prossima!
   
 
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