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Autore: Viki_chan    09/12/2011    3 recensioni
La dannazione di un'anima solitaria.
Harry Potter per tutti è un'eroe.
Ma cosa vede lui guardandosi allo specchio?
Hermione Granger è una ragazza curiosa, forse troppo.
Per quelli che tramano nell'ombra le persone come lei diventano scomode.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
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Titolo: Damnation of a lonely soul
Rating: giallo/arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Altro personaggio
Prompts: Rapimento, Tradimento, Fame, Fuoco
Ora che siamo adulti e sappiamo che non esiste qualcosa come l'eternità. Ma allora... il tempo si fermò davvero e noi eravamo le uniche persone al mondo. Quell'istante fu così reale eppure così simile a un sogno, sembrò durare solo un attimo ma anche un'eternità. Sono sicura che nei nostri giovani cuori di allora l'eternità fosse realmente esistita.

Damnation of a lonely soul

X.


"Il coraggio è quasi una contraddizione in termini.
 Esso implica un forte desiderio di vivere che prende la forma di essere pronti a morire." 
(Gilbert Keith Chesterton)


Che Harry Potter, il suo migliore amico, fosse speciale, Hermione lo sapeva da tempo.
Speciale sotto ogni punto di vista.
Non assomigliava a nessuno, nessun lato del suo carattere era riscontrabile in persone al di fuori di lui.
Era speciale anche nei suoi lati negativi e nascosti.
Nella sua testardaggine patologica, nella sua modestia estrema.
Era passata circa una settimana dal suo ritorno a Londra e Hermione decise, dopo l'ennesimo colloquio di lavoro, di andarlo a trovare a Grimmauld Place.
“Sei uno zombie!” aveva esclamato quando, dopo un'attesa più lunga del solito, lui le aveva aperto la porta.
Era talmente emaciato da sembrare terrorizzato alla vista della luce.
“Sto bene.” biascicò lui facendole strada, non riuscendo a nascondere un brivido.
Mentre lentamente raggiungeva il salotto, Hermione notò che faceva fatica a camminare.
Era anche un po' ricurvo, come se si fosse rotto una costola.
“Le hai prese?”
“Cosa? Dove?”
“Dico.. ti hanno picchiato?”
Harry sorrise dolorosamente.
“E' solo un po' di influenza. H-hai sentito quel rumore?” chiese voltandosi di scatto verso la finestra.
Delirava.
Hermione si sedette accanto a lui, sistemandogli la coperta sulle spalle.
“Scotti. Hai preso un po' di Pozione Pepata?”
“Non ne ho. Hermione, va tutto bene.” Harry arrossì. “Sono in pigiama.”
“Non vedo cosa c'entri quello che indossi.”
“Niente.”
Rimasero in silenzio per un po', poi Hermione ravvivò il fuoco e si tolse la giacca.
“Ti preparo un po' di zuppa calda, che dici? Prima di tornare a casa passo in farmacia e ti prendo un po' di pozione.”
“Non devi, non preoccuparti.”
Hermione lasciò il salotto senza ascoltarlo e iniziò a spadellare in cucina.
Di tanto in tanto controllava Harry, ancora seduto sul divano, rigido.
Quando lui sentiva di essere osservato, la guardava solo un istante, poi distoglieva lo sguardo.
Buffo e goffo.
Stranamente spaventato.
Quando la zuppa fu pronta, Hermione gliela portò.
Harry, come risvegliato da un sonno profondò, sussultò.
“Dai, mangia, questa ti farà bene.”
Era speciale anche quel giorno, febbricitante.
Passò in rassegna con lo sguardo opaco di febbre la zuppa, Hermione.
La osservò dalla testa ai piedi, come se la stesse guardando per la prima volta.
Lei non riuscì a fare a meno di sorridere.
Poteva il ragazzo che aveva ucciso Voldemort farsi mettere al tappeto da un po' di febbre?
“Che fai?” sbottò lui ad un certo punto rovesciandosi la minestra sul petto.
Hermione lo guardò sorpresa.
“Stavo sentendo se hai la febbre.” disse con la mano ancora alzata accanto al viso di Harry. “Si può sapere perché sei così spaventato? Non ti voglio picchiare! Guarda che hai fatto!”
Lui si guardò il pigiama e si toccò la pancia.
“Scotta.” borbottò appoggiando il piatto sul tavolino da tè più vicino.
“Togliti la maglia, subito!”
Harry la guardò di nuovo sbalordito, poi scattò in piedi e senza aggiungere altro uscì dalla stanza.
Hermione, ancora stranita, si alzò in piedi e fece un giro della stanza.
Il suo piede, arrivando al secondo divano, sbatté contro qualcosa.
Un libro.
Quello che avreste voluto sapere sul Quidditch prima di giocarci.
Lo raccolse, se lo girò tra le mani.
Quando Harry ritornò in salotto, stava ancora cercando di capire perché quel libro le ricordava qualcosa.
Doloroso eppure interessante.
Il Quidditch non le era mai interessato.
Eppure..
“Hey, Harry. Dove hai preso questo libro?”
“In biblioteca, penso.”



***


Harry non si era mai reso conto della complessità della natura umana.
In una settimana era stato privato di diverse emozioni e stati d'animo.
E non era stato tutto divertente come quella gloriosa giornata senza paura.
Aveva lasciato Ginny in un modo che, solo pochi giorni dopo, privato della felicità, gli aveva fatto versare lacrime amare.
La tristezza che lo aveva colpito quel giorno era stata talmente pungente da farlo ammalare.
L'indicibile Heartless lo aveva visitato.
Andava tutto bene, così, recuperata la sua felicità, Harry fu privato del suo coraggio.
Quel giorno, spezzato dai pensieri negativi del giorno precedente e da un sentimento che lo faceva sentire in pericolo ovunque, Harry si era chiuso in casa.
Ogni rumore, ogni pensiero, lo terrorizzava.
Sapeva che sarebbe morto a Grimmauld Place.
Solo.
I brividi di paura si unirono con quelli della febbre sempre più alta.
La luce del fuoco rimbalzava su ogni superficie creando mostruose ombre danzanti.
Harry rimase disteso sul divano nella semi oscurità, rincuorato solo dalla luce ovattata proveniente dalla grande finestra che si affacciava sulla piazza.
Quel giorno, quello stesso terribile giorno, Hermione lo andò a trovare.
Harry non si era mai reso conto della complessità della natura umana.
Quando la guardò, quando per errore incontrò i suoi occhi castani, Harry capì.
Capì che il coraggio era qualcosa di diverso dal semplice contrario di paura.
Harry si rese conto che anche parlare con Hermione era difficile.
Solo la sua presenza lo imbarazzava.
Continuava a guardarlo, a cercare un contatto fisico con lui.
Le sue mani lo sfiorarono un paio di volte.
Con naturalezza.
Il suo sorriso.
Harry per la prima volta dopo tanto tempo si ricordò che Hermione fosse donna.
Cercò di non concentrarsi su quel dettaglio, sul velo di trucco che quel giorno le colorava il viso.
Sul maglione che mostrava una scollatura pudica ma visibile.
Quando dopo aver cercato in tutti i modi di farlo sentire meglio, Hermione si alzò per andarsene, si voltò verso di lui e appoggiò le labbra sulla sua fronte.
Harry si sentì andare a fuoco.
Quando tornò in sé, si ritrovò solo.
Solo, ma molto meno spaventato.


Quando, svegliandosi la mattina seguente, si svegliò in quella stanza, Harry provò pena per se stesso.
Il salotto sapeva di notte, di chiuso, di fuoco, di Hermione, di zuppa rovesciata.
Per sentirsi tranquillo fece un giro della casa, controllò che nessuno fosse entrato nella notte.
Scrivendo il solito rapporto – paranoia, paura ingiustificata, timidezza – si rese conto di star giocando con il fuoco.
Per quello che stava facendo al suo corpo, alla sua anima.
Ormai in fiamme, spezzato dalle emozioni provate e dalla febbre.
Svuotarsi e riempirsi di sensazioni come fossero caramelle poteva aver cambiato la sua vita, ma non in meglio.
Si guardò allo specchio, si tolse gli occhiali e iniziò a sfregarsi gli occhi quasi con violenza.
L'unica cosa che lo teneva sveglio, che lo teneva acceso, era Hermione.
Hermione che con la sua vita ordinaria arrivava e lo guardava.
E lo guardava come prima.
Prima di tutto.
“Io ho baciato Hermione.” si disse coprendosi poi il viso con le mani per l'imbarazzo.
E, se avesse avuto più coraggio, glielo avrebbe detto in quell'istante.


Melinda Falk arrivò al Ministero con qualche minuto d'anticipo.
Passando a testa alta davanti alla Fontana dei Magici Fratelli, vide qualcosa di strano.
Hermione Granger, immobile.
Stava guardando le statue, sola.
Melinda fece per superarla, poi alzò le spalle e tornò indietro.
“Bella statua, vero?”
“Signora Falk, buongiorno.” disse Hermione affabile sorridendo solo un istante.
“Arrivederci, signorina Granger.”
Proseguendo per la sua strada, Melina non riuscì a resistere e si voltò un'ultima volta verso la ragazza.
Principessa Smemorella la guardava attonita.
Qualcosa, nella sua bella vita, si era rotto.
Poteva vederlo sul suo volto stupito, nei suoi pugni chiusi.
Melinda Falk aveva tenuto tra le mani la memoria di Hermione Granger solo pochi istanti.
Pochi istanti che erano bastati per rendere la sua perfetta vita un inferno.
   
 
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