Vi avverto… Se volete il dramma totale,
rimarrete insoddisfatti. Non è così che l’immagino io.
Ringrazio tutti per la lettura e in particolar
modo le persone che hanno avuto voglia di commentare con qualche parola –ne
approfitto per ringraziare allargando a tutti i commentatori dei miei lavori in
generale- dandomi l’impulso di continuare a scrivere. Non avete idea di
quanto, spesso, siano proprio i vostri commenti a darmi la voglia di
continuare a scrivere.
A presto
suni
-III-
Mi sembra quasi di
vederti.
Avrai fatto il giro di
tutta la casa per tutto il giorno
in preda ad indicibili terrori, nell’ansia di ciò che avresti
letto. Posso immaginare perfettamente la tua faccia, quelle smorfie da pazzo.
E dunque.
Se l’hai
aperta…
E se stai leggendo…
Oh, mio diletto, mio
amatissimo, luce della mia vita, quanto vorrei averti ripetuto fino
all’infinito quanto mi sia caro ogni tuo gesto, ogni tuo sguardo, ogni.
No. No, Remus, niente del
genere.
Non sono queste le cose
che mi preme dirti.
Ma piuttosto...
Il Signor Felpato porge i
suoi ossequi al signor Lunastorta, e lo prega di tener ben presente che queste
sono le sue ultime volontà ed ultime affermazioni, e che sarebbe
pertanto assai scortese tenerne poco conto.
Messo questo ben in
chiaro, e sapendo che il signor Lunastorta è uomo assai
coscienzioso…
Non te l’ho mai
detto, Remus, ed è per questo semplicemente che ti scrivo, ma tu sei la
persona che ho stimato di più nella mia vita. Anche se sempre, durante
tutta la nostra burrascosa amicizia, e dopo, quando l’amicizia si
è evoluta, e dopo ancora, anzi soprattutto dopo ancora, reso da Azkaban rigido e spigoloso, poco incline al dialogo
paritario, abbiamo avuto innumerevoli scontri e quasi sempre ci siamo trovati
con opinioni contrastanti su qualunque cosa –chissà perché
mi sono innamorato di te, Remus, me lo sono sempre chiesto, davvero, io non lo
so- … Oh, Merlino.
Mi devi perdonare, Remus.
Ora mi viene da ridere,
perché tu leggendo questa frase avrai pensato “oh no, ancora,
questa storia del Custode”… No no no.
Mi devi perdonare per
questo caos, questa lettera senza senso, che non ha capo né coda, ma
anch’io ho smarrito il senso, è rimasto in quella cella buia,
laggiù; ed ho l’affanno, perché ho così poco tempo e
così tanto da scrivere, che mi viene in mente tutto insieme.
Per inciso, in effetti,
perdonami anche per quella faccenda del Custode.
Tornando a noi, Remus, lo
dico sul serio: sei la persona migliore che ho conosciuto, sei il mio idolo.
Più di Albus, più di Edgar, persino più dell’intera
squadra della coppa del mondo di Quidditch del
’78, e che finale ragazzi, ancora me la ricordo. Se dovessi appendere il
poster di qualcuno alla parete, ci sarebbe sopra la tua faccia, e sotto ci scriverei
“Felpato vorrebbe tanto essere così”.
Vorrei aver fatto di
più per dimostrartelo. Insomma, so di aver fatto ben poco anche per
dimostrarti che ti amavo, ma quello lo sapevi, lo hai sempre saputo, e sapevi
anche che la ragione per cui lo tacevo è che sono cocciuto, e
orgoglioso, ed arrivo da quell’orrenda famiglia
–Remus che cosa ci fai ancora in quella casa, quella tomba, esci FUORI-
ed anche per quello mi sento in colpa, perché ti ho amato per vent’anni e non sono mai stato capace di liberare
completamente la cosa; ma più ancora, dicevo, vorrei averti dimostrato
la mia stima.
Sei un maledettissimo
Licantropo.
Sei Schivo, sei timido,
responsabile.
Noioso, molte volte.
Sono cose che ti ho detto
tanto spesso, di solito ridendo.
Però non ricordo di
averti detto quanto ammiro il fatto che sei così generoso, così
forte, coraggioso senza esagerare, come me. Capace di andare fino in fondo ad
ogni situazione nel pieno possesso e controllo delle tue facoltà. Questa
è una cosa di te che mi ha sempre impressionato. Non te lo potevo dire,
Remus, se avessi ammesso che ammiravo la tua prudenza e razionalità non
avrei potuto più opporvi la mia cocciuta temerarietà. Ma penso
davvero che tu sia molto più coraggioso, molto più intelligente e
molto più forte di quanto fossimo io e James.
Non a caso tu sei ancora
vivo.
Per favore, Remus, non
fartene una colpa.
Sa Merlino se non vorrei
essere lì anche io, e scapparmene con te in
qualche posto lontano dove non esiste quella dannata guerra.
Ed è strano che
adesso, davanti a questo foglio che so che non leggerai mai con la
possibilità di commentarlo in mia presenza, mi riesca facile e naturale
dire queste cose come se l’avessi sempre fatto, quando forse, se non
ricordo male, non ti ho mai detto chiaramente nemmeno “ti amo”
–e questo è tipico di me, non è vero?
Sto divagando di nuovo.
Vorrei scapparmene
con te, avevo iniziato, ma non può essere così, e allora Remus,
per favore, e non te l’ho mai chiesto un grande favore, te lo chiedo ora,
un’altra cosa che non ti ho mai detto…
Vivi.
Per tutti e due.
Apri la porta, cammina per
la strada e guardati intorno. Io non lo posso fare da quattordici anni, non
potrò mai più. Ridi, di qualunque cosa
ti capiti, e divertiti in ogni modo possibile, goditi la vita anche per me.
Assaporala, trovati una persona e scopatela, e goditi il piacere di non
svegliarti da solo la mattina. Mi piacerebbe, svegliarmi di fianco a qualcuno
il mattino, ma credo mi verrebbe un infarto. “Ommerlino
un Dissennatore!!” penserei.
Sii una persona come le
altre. Sei fortunato, Remus, sei vivo, e te lo meriti.
Non farmi questo torto,
non sprecare il tuo prezioso tempo in sofferenze inutili. Io sarò
comunque morto, che tu lo accetti o meno. Non perdere quel tempo, Lunastorta,
te lo chiedo per favore, io, che quel tempo non ce l’ho avuto.
Ti ricordi quel giorno
poco prima dei GUFO, ad Hogsmeade, dai Tre
Manici… No. Probabilmente non lo ricordi, è stato un giorno come
tanti altri. Non è successo niente di memorabile. Stavamo parlando, con
James, di un nuovo scherzo ai Serpeverde, qualcosa
che centrava con il lago, non ricordo bene. E tu ti sei intromesso, hai chiesto
se invece non avremmo preferito, non so, far qualcosa per i fatti nostri senza
provocare i soliti eccidi di massa. Ti arrotolavi i capelli intorno al dito,
come fai sempre. James ti ha guardato come un alieno e mi ha sussurrato che eri
proprio tocco, ma che potevamo farci, ci toccava tenerti così
com’eri. E io, in quel
momento, ho pensato che era esatto, che mi andava benissimo tenerti così
com’eri, precisamente. E mi sono alzato e sono uscito e mi sono
allontanato, perché mi sentivo svenire dall’ansia, e là
seduto nel fango fuori dalla Stamberga, mi sono guardato in faccia e mettendo
da parte l’orgoglio, terrorizzato, mi sono detto “ok, sei innamorato di un maschio. Di un tuo amico. Di
Remus, così com’è”.
Seduto nel fango…
Che romantica immagine,
non è vero? Che narratore sopraffino…
E te lo ricordi, Remus, il
sesto anno? Quel giorno, in Infermeria, che continuavo a chiederti scusa,
singhiozzando, e tu non parlavi, e poi hai detto un’unica cosa, me la
ricordo ancora dopo vent’anni, hai detto
“adesso sì che mi odio, ti ringrazio”.
Certo che sei sempre stato
bravo tu, a farmi sentire un verme… Che stoccate, che stile.
Ti volevo dire, Remus, che
mi vergogno. Per aver mandato Severus alla Stamberga,
e per essere stato così stupido e abissalmente superficiale.
L’ultima cosa che avrei mai voluto era essere la causa del tuo disprezzo
verso te stesso, io, che disprezzo per te non ne ho provato mai, nemmeno per un
istante, checché tu ne pensi, nemmeno quel giorno con il calendario in
mano e James a fianco che ripeteva “Licantropo?” come un Pensatoio
inceppato. Quel giorno lì, mi sono un po’ spaventato sì,
mentirei a negarlo e non mi sembra questa l’occasione per mentire. Ma non
mi è mai passato per la mente di disprezzarti, Remus. E se un giorno
avrai voglia di esaudire il mio più grande desiderio la smetterai anche
tu, ti guarderai in faccia finalmente e scoprirai un uomo colmo di
straordinarie qualità con un PICCOLO PROBLEMA PELOSO (Remus Lupin e il coniglio mannaro, per capirci) del tutto
ininfluente rispetto alla grandezza del tuo spirito.
Lo dovresti vedere, Remus.
Lunastorta è in assoluto l’animale più fiero e maestoso che
io abbia mai visto. Le zampe, per cominciare, sono come di un titano, larghe,
con muscoli spessi visibili anche a distanza. Un torace possente, pelo folto,
lucente, appena un po’ ispido di selvatico e un muso allungato, con una
dentatura imponente, da squalo, che ti dice chiaro e tondo che quello non
è un cucciolo da salotto, ma un Signore dei boschi.
Questo, è quello
che vedo io, Remus.
Nessun mostro.
E’ vero, la prima
volta che l’ho incontrato ho pensato che ero morto. Ohiohi,
mi sono detto, qua, ragazzo mio, ti fanno le festa.
Non è mai successo
niente del genere.
Non hai mai voluto parlare
di Lunastorta. Mi costringi a farlo adesso che non mi puoi più
rispondere. Ho sempre pensato queste cose.
Di tutte le altre che ti
volevo dire, me ne interessa solo più una, la più banale, la
più scontata, nonché la più vera di tutte.
Grazie.
Per avermi amato e per
avermi permesso di amare te. Lo reputo il più grande regalo che mi sia
mai stato fatto, il più prezioso e splendente. Lo custodisco gelosamente
e non ne ho lasciato nemmeno un pezzetto a quei mostri, in quella fortezza.
Sei stato l’apice
della mia vita.
E con questo, ho concluso.
Fatto il misfatto, si
diceva una volta.
Una smielataggine
conclusiva –davvero, sto diventando una donnicciola-,
la devo scrivere, l’hai aspettata tanto tempo. Goditela, per quel che
può valere adesso, perché è tua, è sempre stata
solo e soltanto tua, per quanto mi riguarda.
Ti amo.
In bocca al LUPO…
… Questo ho sempre
sognato di dirtelo.
E dai, Remus,
sorridi… Quanto sei noioso…
Sirius
Ancora una cosa, una
soltanto, l’ultima, quella per cui tutto è stato scritto: sii
orgoglioso di te stesso, Remus J. Lupin, dei tuoi
capelli grigi, della tua faccia sciupata e delle mille cicatrici che ti segnano
il corpo; sono le cicatrici di una grande storia, la storia di un grande uomo,
un EROE quotidiano. Verrà il giorno in cui il tuo nome verrà
sussurrato con rispetto e la tua meravigliosa anormalità osannata.
Ci vediamo, prima o poi.
E piantala… Ma CERTO
che ci vediamo… Chi credi di essere, scusa?
Ce
l’aveva fatta, dopotutto.
Vivo,
vittorioso, con l’arma di una penna d’oca, era riuscito ad incidere
la sua vitalità su quei pochi fogli. Aveva accantonato l’amarezza,
per lasciare che il Sirius ridente dei suoi ricordi gli porgesse l’ultimo
saluto, a dispetto di quell’uomo cupo e
incarognito che era diventato, in un estremo atto di generosità. Un tentativo
di consolazione, non un addio. Persino spiritoso, qua e là, limpido,
senza infioriture drammatiche. Davvero, Sirius lo
conosceva bene.
Chiuse
gli occhi.
Riusciva
a vederlo sorridere assorto, davanti al foglio bianco che attendeva di essere
riempito. Il sorriso che si ampliava, nello scrivere gli ossequi del signor
Felpato al signor Lunastorta. La smorfia concentrata nel cercare di spiegare le
sue sensazioni di ragazzino innamorato, il naso storto dal dispetto nel
rimproverargli la scarsa stima per il Lupo che, adesso lo sapeva con certezza
ancora maggiore, con tremante stupore, Sirius davvero aveva adorato.
Remus
aveva pianto copiosamente, durante la lettura, singhiozzando con tutte le sue
forze col pensiero che mai, mai più avrebbe letto né udito parole
simili, con quei sottintesi dovuti a tanti anni di conoscenza, quelle frasi
tipiche, quell’affetto incondizionato che per
una seconda volta gli era stato ingiustamente tolto. Ma ora non piangeva
più.
Sorrideva
tra le lacrime.
Sì,
avrebbe vissuto, e riso e scopato, e un giorno magari sarebbe stato di nuovo
davvero felice, perché era un essere umano, dopotutto. Ma avrebbe anche,
sempre, saputo e ricordato che per la persona più importante della sua
vita aveva avuto il medesimo valore. Perché era quello il messaggio tra
le righe, la postilla decifrabile solo per lui.
Richiuse
lentamente la busta e salì quasi di corsa verso il piano superiore,
entrò nella sua stanza ed aprì la sua logora valigia. Lisciandola
perché non si sciupasse, sistemò la lettera in una tasca interna,
la più piccola, la più riposta.
Non
se ne sarebbe più separato, mai.
THE END
X Mokarta: Grazie… Sì, la lettera la doveva
proprio leggere in qualche modo, no? … Sono lieta che Albus ti soddisfi…
Io lo venero. Era il mio secondo personaggio preferito, perciò non mi
sono stupita quando la cara JK, dopo avermi steso il primo nel 5, ha ben
pensato di seccare anche lui. Che cara donna… ^__^ Scherzo, ovviamente.
X Drew:
era un po’ quel che volevo, sì, generare quel tipo di fastidio. Succede
speso anche nella realtà, di voler andare avanti ma non sentirne la
forza, ed è una cosa molto intensa. Grazie per l’apprezzamento.
X Sarabi:
già, ha preso la stagione giusta. Silente non poteva che essere
rassicurante, e ha proposito della parentesi comica non serve molto, basta
qualche piccola correzione, qualche lampo di genio, cavolate… O anche
solo un “carino!”
X Elly: … Già,
bastava un reparo. Silente è davvero un re, e
il povero remus, ammetterai, è in una triste situazione al momento.
Pills è la tua preferita?? OH GAUDIO E TRIPUDIO!!! Allora
Dio esiste! Un sacco di gente mi ripete che Crazy Days è più bella ma non è affatto
vero! Pills è molto, molto meglio. Lo scherzo
a Sev è quasi pronto, don’t
worry!
Bye