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Autore: suni    29/07/2006    15 recensioni
Giugno 1996.
Un uomo spaccato in due ed una lettera inaspettata.
(No melensaggini gratuite, almeno credo)
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi avverto… Se volete il dramma totale, rimarrete insoddisfatti. Non è così che l’immagino io.

Ringrazio tutti per la lettura e in particolar modo le persone che hanno avuto voglia di commentare con qualche parola –ne approfitto per ringraziare allargando a tutti i commentatori dei miei lavori in generale- dandomi l’impulso di continuare a scrivere. Non avete idea di quanto, spesso, siano proprio i vostri commenti a darmi la voglia di continuare  a scrivere.

A presto

suni

 

 

-III-

 

 

 

Mi sembra quasi di vederti.

Avrai fatto il giro di tutta la casa per tutto il  giorno in preda ad indicibili terrori, nell’ansia di ciò che avresti letto. Posso immaginare perfettamente la tua faccia, quelle smorfie da pazzo.

E dunque.

Se l’hai aperta…

E se stai leggendo…

Oh, mio diletto, mio amatissimo, luce della mia vita, quanto vorrei averti ripetuto fino all’infinito quanto mi sia caro ogni tuo gesto, ogni tuo sguardo, ogni.

No. No, Remus, niente del genere.

Non sono queste le cose che mi preme dirti.

Ma piuttosto...

Il Signor Felpato porge i suoi ossequi al signor Lunastorta, e lo prega di tener ben presente che queste sono le sue ultime volontà ed ultime affermazioni, e che sarebbe pertanto assai scortese tenerne poco conto.

Messo questo ben in chiaro, e sapendo che il signor Lunastorta è uomo assai coscienzioso…

Non te l’ho mai detto, Remus, ed è per questo semplicemente che ti scrivo, ma tu sei la persona che ho stimato di più nella mia vita. Anche se sempre, durante tutta la nostra burrascosa amicizia, e dopo, quando l’amicizia si è evoluta, e dopo ancora, anzi soprattutto dopo ancora, reso da Azkaban rigido e spigoloso, poco incline al dialogo paritario, abbiamo avuto innumerevoli scontri e quasi sempre ci siamo trovati con opinioni contrastanti su qualunque cosa –chissà perché mi sono innamorato di te, Remus, me lo sono sempre chiesto, davvero, io non lo so- … Oh, Merlino.

Mi devi perdonare, Remus.

Ora mi viene da ridere, perché tu leggendo questa frase avrai pensato “oh no, ancora, questa storia del Custode”… No no no.

Mi devi perdonare per questo caos, questa lettera senza senso, che non ha capo né coda, ma anch’io ho smarrito il senso, è rimasto in quella cella buia, laggiù; ed ho l’affanno, perché ho così poco tempo e così tanto da scrivere, che mi viene in mente tutto insieme.

Per inciso, in effetti, perdonami anche per quella faccenda del Custode.

Tornando a noi, Remus, lo dico sul serio: sei la persona migliore che ho conosciuto, sei il mio idolo. Più di Albus, più di Edgar, persino più dell’intera squadra della coppa del mondo di Quidditch del ’78, e che finale ragazzi, ancora me la ricordo. Se dovessi appendere il poster di qualcuno alla parete, ci sarebbe sopra la tua faccia, e sotto ci scriverei “Felpato vorrebbe tanto essere così”.

Vorrei aver fatto di più per dimostrartelo. Insomma, so di aver fatto ben poco anche per dimostrarti che ti amavo, ma quello lo sapevi, lo hai sempre saputo, e sapevi anche che la ragione per cui lo tacevo è che sono cocciuto, e orgoglioso, ed arrivo da quell’orrenda famiglia –Remus che cosa ci fai ancora in quella casa, quella tomba, esci FUORI- ed anche per quello mi sento in colpa, perché ti ho amato per vent’anni e non sono mai stato capace di liberare completamente la cosa; ma più ancora, dicevo, vorrei averti dimostrato la mia stima.

Sei un maledettissimo Licantropo.

Sei Schivo, sei timido, responsabile.

Noioso, molte volte.

Sono cose che ti ho detto tanto spesso, di solito ridendo.

Però non ricordo di averti detto quanto ammiro il fatto che sei così generoso, così forte, coraggioso senza esagerare, come me. Capace di andare fino in fondo ad ogni situazione nel pieno possesso e controllo delle tue facoltà. Questa è una cosa di te che mi ha sempre impressionato. Non te lo potevo dire, Remus, se avessi ammesso che ammiravo la tua prudenza e razionalità non avrei potuto più opporvi la mia cocciuta temerarietà. Ma penso davvero che tu sia molto più coraggioso, molto più intelligente e molto più forte di quanto fossimo io e James.

Non a caso tu sei ancora vivo.

Per favore, Remus, non fartene una colpa.

Sa Merlino se non vorrei essere lì anche io, e scapparmene con te in qualche posto lontano dove non esiste quella dannata guerra.

Ed è strano che adesso, davanti a questo foglio che so che non leggerai mai con la possibilità di commentarlo in mia presenza, mi riesca facile e naturale dire queste cose come se l’avessi sempre fatto, quando forse, se non ricordo male, non ti ho mai detto chiaramente nemmeno “ti amo” –e questo è tipico di me, non è vero?

Sto divagando di nuovo.

Vorrei scapparmene con te, avevo iniziato, ma non può essere così, e allora Remus, per favore, e non te l’ho mai chiesto un grande favore, te lo chiedo ora, un’altra cosa che non ti ho mai detto…

Vivi.

Per tutti e due.

Apri la porta, cammina per la strada e guardati intorno. Io non lo posso fare da quattordici anni, non potrò mai più. Ridi, di qualunque cosa ti capiti, e divertiti in ogni modo possibile, goditi la vita anche per me. Assaporala, trovati una persona e scopatela, e goditi il piacere di non svegliarti da solo la mattina. Mi piacerebbe, svegliarmi di fianco a qualcuno il mattino, ma credo mi verrebbe un infarto. “Ommerlino un Dissennatore!!” penserei.

Sii una persona come le altre. Sei fortunato, Remus, sei vivo, e te lo meriti.

Non farmi questo torto, non sprecare il tuo prezioso tempo in sofferenze inutili. Io sarò comunque morto, che tu lo accetti o meno. Non perdere quel tempo, Lunastorta, te lo chiedo per favore, io, che quel tempo non ce l’ho avuto.

Ti ricordi quel giorno poco prima dei GUFO, ad Hogsmeade, dai Tre Manici… No. Probabilmente non lo ricordi, è stato un giorno come tanti altri. Non è successo niente di memorabile. Stavamo parlando, con James, di un nuovo scherzo ai Serpeverde, qualcosa che centrava con il lago, non ricordo bene. E tu ti sei intromesso, hai chiesto se invece non avremmo preferito, non so, far qualcosa per i fatti nostri senza provocare i soliti eccidi di massa. Ti arrotolavi i capelli intorno al dito, come fai sempre. James ti ha guardato come un alieno e mi ha sussurrato che eri proprio tocco, ma che potevamo farci, ci toccava tenerti così com’eri.  E io, in quel momento, ho pensato che era esatto, che mi andava benissimo tenerti così com’eri, precisamente. E mi sono alzato e sono uscito e mi sono allontanato, perché mi sentivo svenire dall’ansia, e là seduto nel fango fuori dalla Stamberga, mi sono guardato in faccia e mettendo da parte l’orgoglio, terrorizzato, mi sono detto “ok, sei innamorato di un maschio. Di un tuo amico. Di Remus, così com’è”.

Seduto nel fango…

Che romantica immagine, non è vero? Che narratore sopraffino…

E te lo ricordi, Remus, il sesto anno? Quel giorno, in Infermeria, che continuavo a chiederti scusa, singhiozzando, e tu non parlavi, e poi hai detto un’unica cosa, me la ricordo ancora dopo vent’anni, hai detto “adesso sì che mi odio, ti ringrazio”.

Certo che sei sempre stato bravo tu, a farmi sentire un verme… Che stoccate, che stile.

Ti volevo dire, Remus, che mi vergogno. Per aver mandato Severus alla Stamberga, e per essere stato così stupido e abissalmente superficiale. L’ultima cosa che avrei mai voluto era essere la causa del tuo disprezzo verso te stesso, io, che disprezzo per te non ne ho provato mai, nemmeno per un istante, checché tu ne pensi, nemmeno quel giorno con il calendario in mano e James a fianco che ripeteva “Licantropo?” come un Pensatoio inceppato. Quel giorno lì, mi sono un po’ spaventato sì, mentirei a negarlo e non mi sembra questa l’occasione per mentire. Ma non mi è mai passato per la mente di disprezzarti, Remus. E se un giorno avrai voglia di esaudire il mio più grande desiderio la smetterai anche tu, ti guarderai in faccia finalmente e scoprirai un uomo colmo di straordinarie qualità con un PICCOLO PROBLEMA PELOSO (Remus Lupin e il coniglio mannaro, per capirci) del tutto ininfluente rispetto alla grandezza del tuo spirito.

Lo dovresti vedere, Remus. Lunastorta è in assoluto l’animale più fiero e maestoso che io abbia mai visto. Le zampe, per cominciare, sono come di un titano, larghe, con muscoli spessi visibili anche a distanza. Un torace possente, pelo folto, lucente, appena un po’ ispido di selvatico e un muso allungato, con una dentatura imponente, da squalo, che ti dice chiaro e tondo che quello non è un cucciolo da salotto, ma un Signore dei boschi.

Questo, è quello che vedo io, Remus.

Nessun mostro.

E’ vero, la prima volta che l’ho incontrato ho pensato che ero morto. Ohiohi, mi sono detto, qua, ragazzo mio, ti fanno le festa.

Non è mai successo niente del genere.

Non hai mai voluto parlare di Lunastorta. Mi costringi a farlo adesso che non mi puoi più rispondere. Ho sempre pensato queste cose.

Di tutte le altre che ti volevo dire, me ne interessa solo più una, la più banale, la più scontata, nonché la più vera di tutte.

Grazie.

Per avermi amato e per avermi permesso di amare te. Lo reputo il più grande regalo che mi sia mai stato fatto, il più prezioso e splendente. Lo custodisco gelosamente e non ne ho lasciato nemmeno un pezzetto a quei mostri, in quella fortezza.

Sei stato l’apice della mia vita.

E con questo, ho concluso.

Fatto il misfatto, si diceva una volta.

Una smielataggine conclusiva –davvero, sto diventando una donnicciola-, la devo scrivere, l’hai aspettata tanto tempo. Goditela, per quel che può valere adesso, perché è tua, è sempre stata solo e soltanto tua, per quanto mi riguarda.

Ti amo.

 

In bocca al LUPO…

… Questo ho sempre sognato di dirtelo.

E dai, Remus, sorridi… Quanto sei noioso…

 

Sirius

 

Ancora una cosa, una soltanto, l’ultima, quella per cui tutto è stato scritto: sii orgoglioso di te stesso, Remus J. Lupin, dei tuoi capelli grigi, della tua faccia sciupata e delle mille cicatrici che ti segnano il corpo; sono le cicatrici di una grande storia, la storia di un grande uomo, un EROE quotidiano. Verrà il giorno in cui il tuo nome verrà sussurrato con rispetto e la tua meravigliosa anormalità osannata.

Ci vediamo, prima o poi.

E piantala… Ma CERTO che ci vediamo… Chi credi di essere, scusa?

 

 

 

 

 

Ce l’aveva fatta, dopotutto.

Vivo, vittorioso, con l’arma di una penna d’oca, era riuscito ad incidere la sua vitalità su quei pochi fogli. Aveva accantonato l’amarezza, per lasciare che il Sirius ridente dei suoi ricordi gli porgesse l’ultimo saluto, a dispetto di quell’uomo cupo e incarognito che era diventato, in un estremo atto di generosità. Un tentativo di consolazione, non un addio. Persino spiritoso, qua e là, limpido, senza infioriture drammatiche. Davvero, Sirius lo conosceva bene.

Chiuse gli occhi.

Riusciva a vederlo sorridere assorto, davanti al foglio bianco che attendeva di essere riempito. Il sorriso che si ampliava, nello scrivere gli ossequi del signor Felpato al signor Lunastorta. La smorfia concentrata nel cercare di spiegare le sue sensazioni di ragazzino innamorato, il naso storto dal dispetto nel rimproverargli la scarsa stima per il Lupo che, adesso lo sapeva con certezza ancora maggiore, con tremante stupore, Sirius davvero aveva adorato.

Remus aveva pianto copiosamente, durante la lettura, singhiozzando con tutte le sue forze col pensiero che mai, mai più avrebbe letto né udito parole simili, con quei sottintesi dovuti a tanti anni di conoscenza, quelle frasi tipiche, quell’affetto incondizionato che per una seconda volta gli era stato ingiustamente tolto. Ma ora non piangeva più.

Sorrideva tra le lacrime.

Sì, avrebbe vissuto, e riso e scopato, e un giorno magari sarebbe stato di nuovo davvero felice, perché era un essere umano, dopotutto. Ma avrebbe anche, sempre, saputo e ricordato che per la persona più importante della sua vita aveva avuto il medesimo valore. Perché era quello il messaggio tra le righe, la postilla decifrabile solo per lui.

Richiuse lentamente la busta e salì quasi di corsa verso il piano superiore, entrò nella sua stanza ed aprì la sua logora valigia. Lisciandola perché non si sciupasse, sistemò la lettera in una tasca interna, la più piccola, la più riposta.

Non se ne sarebbe più separato, mai.

 

 

 

THE END

 

 

X Mokarta: Grazie… Sì, la lettera la doveva proprio leggere in qualche modo, no? … Sono lieta che Albus ti soddisfi… Io lo venero. Era il mio secondo personaggio preferito, perciò non mi sono stupita quando la cara JK, dopo avermi steso il primo nel 5, ha ben pensato di seccare anche lui. Che cara donna… ^__^  Scherzo, ovviamente.

X Drew: era un po’ quel che volevo, sì, generare quel tipo di fastidio. Succede speso anche nella realtà, di voler andare avanti ma non sentirne la forza, ed è una cosa molto intensa. Grazie per l’apprezzamento.

X Sarabi: già, ha preso la stagione giusta. Silente non poteva che essere rassicurante, e ha proposito della parentesi comica non serve molto, basta qualche piccola correzione, qualche lampo di genio, cavolate… O anche solo un “carino!”

X Elly: … Già, bastava un reparo. Silente è davvero un re, e il povero remus, ammetterai, è in una triste situazione al momento.

Pills è la tua preferita?? OH GAUDIO E TRIPUDIO!!! Allora Dio esiste! Un sacco di gente mi ripete che Crazy Days è più bella ma non è affatto vero! Pills è molto, molto meglio. Lo scherzo a Sev è quasi pronto, don’t worry!

Bye

   
 
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