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Autore: EmilyGraison    10/12/2011    0 recensioni
Sono passati anni da quando Blaise chiuse definitivamente ogni rapporto con Jenny, perche` cosa lo ha spinto a questo? e se Jenny avesse affrontato la cosa sposandosi? come sarebbe stata la sua vita?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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ORGOGLIO E DOLORE
Capitolo 2
Ball at Greengrass' Manor, accidents, no house left.



Se Jenny aveva perso il controllo, lui sembrava perfettamente padrone di sé. Qualche istante più tardi si era allontanato da lei senza fretta, lasciandola tremante di desiderio insoddisfatto. Poi l'aveva fissata negli occhi, freddo e impassibile.
«Adesso cominci a capire quanto sia pericoloso?» le aveva chiesto con un tono stranamente gentile. «Potrei prenderti anche adesso. Sei troppo disorientata, troppo curiosa, per rifiutarmi. Ti si legge in faccia ciò che stai provando. Non hai nessuna difesa.»
«Ma... tu non mi desideri?» aveva balbettato Jenny.
Il viso di lui si era contratto per un istante; poi, di colpo, ogni espressione era scomparsa. Aveva sollevato un angolo della bocca in un sorriso ironico. «Desidero una donna» le aveva risposto brusco. «E tu sei a portata di mano. Tutto qui.»
Lei aveva sussultato a quelle parole, come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso. «Oh...» aveva mormorato umiliata. «Capisco.»
«Lo spero proprio. Mi stai veramente seccando, ultimamente. Non fai che gironzolare intorno al maniero sperando di vedermi e quando vengo qui, ti fai bella per me. Certo, il tuo interesse mi intriga, ma non so che farmene della tua infatuazione infantile. Mi dispiace dover essere tanto brutale, ma è così che stanno le cose. Non sei il mio tipo. Hai il corpo e il modo di fare di una ragazzina.»
Coreen era avvampata di vergogna. Non si era resa conto che la sua infatuazione fosse così evidente. Era indietreggiata di un passo incrociando le braccia sul petto. Si sentiva profondamente umiliata e piena di imbarazzo.
Lui aveva serrato la mascella vedendo l'espressione del suo viso, ma non si era intenerito. «Non prendertela. Imparerai presto che ci si deve accontentare di ciò che si può avere. D'ora in poi manderò Tiger a fare le ordinazioni. E tu troverai qualche scusa per non venire più al maniero. Vero?»
Lei aveva annuito a fatica. Poi era uscita in fretta dal locale ricacciando a fatica le lacrime che le salivano agli occhi. Prima di andarsene Blaise si era fermato un istante sulla soglia a guardarla, e l'espressione dei suoi occhi l'aveva stupita. Le era sembrato che il suo sguardo fosse carico di rimpianto, ma in seguito si era convinta che si fosse trattato di uno scherzo dell'immaginazione.
Con il tempo si era fatta una ragione dell'accaduto. Forse lui era stato un po' brutale, ma in fondo, se davvero non provava nulla per lei, il suo comportamento era stato onesto. Dimenticarlo era senza dubbio la cosa migliore per entrambi.
Da allora Blaise non era più venuto al locale. Talvolta si incontravano per strada a Diagon Alley, ma lei evitava di guardarlo e di salutarlo. Una volta si era accorta che lui la osservava da lontano con espressione pensosa, ma non le si era avvicinato.
Del resto, Jenny non desiderava affatto che lui cambiasse atteggiamento. Aveva paura delle sue parole dure e si vergognava: quanto era accaduto era stato un duro colpo per il suo orgoglio.
Dopo di allora si erano incontrati a una festa, a cui lei si era recata insieme a Draco per festeggiare il suo ventunesimo compleanno. Non sapeva che vi fosse anche Blaise e quando, nel bel mezzo di un ballo in cui si cambiava partner in continuazione, si era trovata all'improvviso tra le sue braccia, aveva reagito in modo esagerato. Gli aveva voltato le spalle, era uscita dalla pista da ballo ed era tornata a casa.
Quell'episodio aveva scatenato un mucchio di pettegolezzi. Era la prima volta che qualcuno trattava in quel modo il potente Blaise Zabini. Sua madre aveva trovato la cosa divertentissima. Draco, invece, era rimasto sconvolto, ma, visto che Jenny si rifiutava di parlare di quell'argomento, aveva rinunciato a cercare di fare incontrare il suo amico e sua sorella.
L'episodio che aveva cancellato le speranze di Jenny, era stato un altro.La madre di Jenny era un'appassionata organizzatrice di feste e da anni organizzava quelle che si svolgevano dai Greengrass, che organizzavano una festa annuale. Coreen aveva deciso di non andarvi, quell'anno, dato che Blaise era il "fidanzato" di Daphne e avrebbe partecipato senza dubbio alla serata.
Purtroppo non aveva tenuto conto della determinazione di sua madre, che non capiva perché lei volesse rinunciare e insisteva perché l'accompagnasse. Alla fine, per non deluderla, era stata costretta a cedere.
Lo sguardo furibondo che Blaise le aveva rivolto quando l'aveva vista arrivare l'aveva agghiacciata. Jenny indossava un abito nero lungo con le spalline sottili, e scarpe dal tacco alto. All'epoca i suoi capelli corvini erano lunghi, e li aveva raccolti in un morbido chignon che metteva in risalto la trasparenza della sua pelle e gli zigomi delicati. Gli uomini presenti avevano fatto a gara per ballare con lei, ma Blaise si limitava a fissarla di tanto in tanto con uno sguardo che la faceva rabbrividire.
Sembrava che quella sera lui fosse di umore spaventoso. Dopo un po', con stupore di Jenny, le si era avvicinato, l'aveva presa per un braccio e l'aveva trascinata sulla pista da ballo.
Mentre si muovevano alle prime note di un valzer, lei aveva cercato di dominare i battiti violenti del proprio cuore. Gli occhi di lui gettavano lampi di collera. Quando le luci si erano abbassate, senza una sola parola Blaise l'aveva guidata verso una portafinestra e attraverso questa nel giardino illuminato dalla luna. Appena fuori, l'aveva quasi scaraventata con le spalle al muro.
«Perché sei venuta qui?» aveva sibilato fulminandola con lo sguardo.
«Non per te» aveva risposto lei, pronta a spiegare di non aver voluto offendere a madre.
«Ah, no?» l'aveva interrotta lui con derisione, mentre il suo sguardo scivolava su di lei, e si fermava sulla generosa scollatura del vestito. «Mi desideri» le aveva detto con disprezzo. «Non fai che guardarmi. Fingi di ignorarmi, ma sei una sciocca se credi che non me ne accorga.»
Lei aveva alzato il viso di scatto, gli occhi viola intenso ardenti di rabbia. «Sei proprio vanitoso!»
Lui si era interrotto un istante fissandola con intensità. Poi aveva fatto un passo in avanti torreggiando minacciosamente su di lei. «Non si tratta di vanità.»
All'improvviso le aveva bloccato la nuca con una mano attirandola inesorabilmente a sé.
Pur senza volerlo Jenny aveva dischiuso le labbra e il suo respiro si era fatto ansimante.
Con la mano libera lui le aveva sfiorato una spalla e aveva accarezzato lentamente la morbida pelle lasciata scoperta dall'abito. Lei si era lasciata sfuggire un lieve gemito e in quell'istante le labbra di lui si erano posate sulle sue con dolcezza e violenza al tempo stesso.
Quando aveva sentito le labbra piene di lei tremare in risposta sotto le sue, Blaise aveva dimenticato la propria età e i propri principi. Ricordava perfettamente la sensazione che aveva provato baciandola la prima volta: e come poteva essere altrimenti, se da quel momento non aveva fatto che ripensare a quei brevi istanti? Si era quasi convinto di essere stato vittima di un'illusione, ma adesso che lei era di nuovo tra le sue braccia si rendeva conto che la realtà superava di gran lunga il ricordo.
La mano che le tratteneva la nuca si era chiusa su una ciocca di capelli attirandola con maggior forza contro il proprio corpo virile, mentre l'altra le scivolava tra la pelle e la stoffa sottile del vestito chiudendosi senza esitazioni su un seno.
Lei aveva cercato di protestare, ma la sensazione di quella mano sulla propria pelle l'aveva stordita.
Disorientata, Jenny si era aggrappata alle braccia di lui per non cadere e non si era nemmeno accorta che lui le aveva fatto scivolare giù la spallina del vestito. Poi le labbra di Blaise si erano staccate dalle sue per scivolarle lungo la gola e raggiungere il seno.
Mentre trasaliva, lei aveva emesso un gemito di sor presa affondandogli le unghie negli avambracci.
«Non far rumore» le aveva sussurrato lui senza rialzare il capo. «Trattieniti, o diventeremo l'attrazione principale della serata.» Poi le sue labbra erano tornate sulla tenera pelle, stuzzicandola con baci esperti in una dolcissima tortura.
Jenny si era morsa le labbra per trattenere il singulto di desiderio che le saliva in gola, e le lacrime le avevano colmato gli occhi all'estasi di quella carezza. Quando lui aveva rialzato il capo, si era stretta a lui, tremante, le palpebre abbassate, le labbra dischiuse. Lui era rimasto a guardarla un istante, in silenzio, poi le aveva fatto scivolare via l'altra spallina e l'aveva fatta inarcare all'indietro, lo sguardo fisso sulla stoffa che sfiorava il seno per ricadere intorno alla vita. Aveva esitato solo quanto bastava per riempirsi gli occhi della bellezza di quel corpo docile, prima di abbassare di nuovo il capo. Per qualche breve, appassionato istante, lei si era sentita volare insieme a lui.
Quando infine Blaise era riuscito a fermarsi, Jenny si era stretta a lui, mentre lui le rialzava le spalline. Quando le aveva posato le mani sulle spalle, lei aveva rabbrividito.
«Sono il primo?» le aveva chiesto Blaise con voce roca.
«Sì.» Jenny non avrebbe potuto mentirgli. Si sentiva troppo debole, troppo vulnerabile.
Le mani sulle sue spalle si erano contratte bruscamente. «È sbagliato!» aveva esclamato lui sottovoce, furioso. «Sbagliato! Sei così giovane...»
Lei si era stretta ancora di più contro di lui. «Ti amo» aveva sussurrato, incapace di trattenersi.
«No, basta!» Blaise l'aveva respinta con violenza. I suoi occhi erano così colmi d'ira da spaventarla. Poi lui aveva fatto un passo indietro, i lineamenti induriti dalla rabbia. «Non voglio che tu mi ami!»
Lei gli aveva rivolto un lungo sguardo pieno di tristezza e di sofferenza. «Lo so» aveva detto con rassegnazione, e aveva visto il viso di lui trasformarsi in una maschera inespressiva, i suoi pugni stringersi con forza.
«Stammi lontana, Jenny» le aveva detto. «Non ho nulla da darti. Nulla.»
«So anche questo» aveva risposto lei, la voce calma, anche se sentiva le gambe tremare. Il suo viso le faceva paura. «Forse non mi crederai, ma sono venuta qui stasera solo perché mia madre ha insistito.»
«Non farti illusioni su quello che è appena successo. Era solo sesso» le aveva detto con brutalità. «Non mi sposerò mai, e non so nemmeno che cosa sia l'amore.»
«Solo perché non vuoi lasciarti andare.»
«Lasciami in pace, Jenny. Dimentica quanto è accaduto. Sei solo una bambina... Hai il corpo di un monello e due seni ridicoli. E adesso vattene. Esci dalla mia vita e non farti più vedere.»
Senza aggiungere altro le aveva voltato le spalle e se n'era andato, lasciandola sola e profondamente ferita da quelle ultime, crudeli parole. Invece di rientrare nella sala, lei si era smaterializzata a casa, e quando la madre era venuta a chiederle che cosa avesse, aveva accampato la scusa di un mal di testa. Narcissa l'aveva vista uscire con Blaise e aveva capito dall'espressione del suo viso che doveva essere stata umiliata. Senza chiederle nulla aveva spento la luce lasciandola con i suoi pensieri.

Da quella sera Jenny non era più andata dai Greengrass e non aveva più accettato gli inviti di Draco al maniero. Nelle rare occasioni in cui Blaise veniva al locale, si affrettava ad allontanarsi. Non riusciva nemmeno a guardarlo in viso tanto si vergognava, e tanto ancora bruciava il ricordo delle parole sprezzanti che lui le aveva rivolto.
Dopo qualche tempo era riuscita a farsi una ragione di ciò che era accaduto. Aveva deciso di dimenticare Blaise e la sera del ballo. In quel periodo il suo capo aveva avuto il primo, grave infarto ed era rimasto invalido. Coreen cercava di sostituirlo al locale, ma gli affari non andavano bene. Era stato allora che Robert era entrato nella sua vita. Jenny e il suo capo erano stati costretti a mettere in vendita il locale, e Robert si era offerto di acquistarlo. Jenny gli era piaciuta fin dal primo istante, e da allora si era reso indispensabile a lei.
Era sempre disponibile e gentile, pronto a confortarla. Era stato un periodo terribile per lei: era sconvolta dalla malattia del suo capo e desiderava terribilmente un po' di gentilezza. Le crudeli parole di Blaise avevano distrutto qualcosa in lei, e l'evidente interesse di Robert era un balsamo per le sue ferite.
Blaise aveva sentito dire che suo cugino Robert stava facendo la corte a Jenny. Da allora era passato spesso al locale e aveva cominciato a guardarla in modo nuovo, quasi con disperazione. Quando si rivolgeva a lei era più gentile, quasi esitante.
Ormai, però, Jenny aveva imparato la lezione. Era cortese, ma fredda e si teneva il più possibile alla larga.
Quando si era accorto che lei lo evitava, Blaise aveva cambiato atteggiamento. Aveva cominciato a deriderla riguardo al suo rapporto con Robert, accusandola di cercare di sedurre il suo ricco cugino per i suoi soldi.
Quelle parole crudeli l'avevano ancora una volta umiliata inducendola a evitarlo puntigliosamente. Jenny sapeva bene quanto fosse grave la sua situazione economica, adesso che doveva sobbarcarsi il costo del locale, e non aveva avuto il coraggio di chiedere aiuto a Blaise. L'atteggiamento di quest'ultimo l'aveva spinta ancor più tra le braccia di Robert. Robert sembrava soddisfatto di vederla così vulnerabile, e aveva preso in mano le redini della situazione prestandole il denaro che le era necessario.
La notte in cui il suo capo era morto, Barry si era occupato di tutto, aveva pagato tutte le spese, aveva organizzato il funerale. Lei si sentiva confusa e spaventata e quando Blaise si era presentato a fare le proprie condoglianze, Robert non l'aveva lasciato avvicinare. Blaise se n'era andato, furibondo, e Robert le aveva detto che non voleva più vederlo.
In quei giorni d'angoscia Robert le era stato sempre vicino, tenendola lontana da Blaise. Il giorno del funerale le aveva chiesto di sposarlo e lei, grata e confusa, aveva accettato.
Blaise era partito per la sardegna subito dopo aver rifiutato l'invito di suo cugino a fargli da testimone alle nozze. Jenny ricordava ancora con un brivido l'espressione del suo viso quando Robert gli aveva annunciato il matrimonio. L'aveva fissata in una maniera così terribile, che lei non era riuscita a sostenere il suo sguardo. Poi se n'era andato ed era partito quel giorno stesso. Per Jenny quell'atteggiamento era stato un'ulteriore conferma del fatto che a Blaise non importava affatto di che cosa lei facesse, purché gli stesse lontana. Dato che non poteva avere l'uomo che amava, tanto valeva sposare Robert.
Ma era stata un'ingenua riguardo a suo marito, e pur troppo si era accorta solo troppo tardi della terribile verità. Robert non conosceva alcuna tenerezza e non era capace di ottenere soddisfazione sessuale in modo normale. Si divertiva a farle del male in tutti i modi possibili, e in particolare a demolire la sua stima di sé fino a renderla timida, paurosa e goffa. Blaise non era mai venuto a casa loro e Robert teneva tutti lontano da lei, compreso Draco. Poco dopo il suo matrimonio Blaise e Draco si erano trasferiti a Victoria e facevano ritorno al maniero solo per le vacanze.
Robert aveva scoperto ciò che era accaduto tra Jenny e Blaise, e da allora aveva usato quell'argomento per ferirla, deridendola crudelmente riguardo all'uomo che non l'aveva voluta. Erano sposati da poco più di un anno, quando, in modo inaspettato, Blaise aveva accettato di venirli a trovare.
A quel punto Jenny aveva imparato da un pezzo a temere le ire irragionevoli di Robert più di qualunque cosa al mondo. Suo marito era impotente e si vendicava di questo su di lei, rendendo la loro vita intima squallida e degradante. Quando era ubriaco, cosa che accadeva sempre più spesso, diventava violento. Jenny aveva tentato più volte di lasciarlo, ma lui si serviva del proprio denaro per rintracciarla, e la puniva con tale brutalità che lei alla fine aveva smesso di fuggire per paura di una tragedia.
Durante la sua unica, breve visita, Blaise l'aveva osservata con attenzione. Sembrava nervosa e ogni volta che Robert le chiedeva qualcosa, lei si affrettava a obbedire.
«Vedi?» aveva detto Robert con una risata. «Non è una donnina di casa perfetta?»
Blaise non aveva riso. Si era accorto dell'espressione angosciata di Jenny e della sua magrezza. Aveva anche notato il mobile bar pieno di liquori e aveva espresso la propria sorpresa.
«Oh, be', a Jenny piace bere, di tanto in tanto. Vero, Jenny?» aveva detto Robert.
Lei aveva annuito a occhi bassi. «Sì, certo» aveva mentito.
Sapeva bene che cosa le sarebbe successo se avesse osato contraddirlo. Inoltre, Robert l'aveva avvertita di che cosa le avrebbe fatto se lei avesse lanciato anche una sola occhiata di desiderio a Blaise. Aveva invitato suo cugino per il gusto di tormentarla ed era evidente che si stava divertendo. Sembrava di ottimo umore.
«Preparaci qualcosa da bere, Jenny. Che cosa vuoi, Blaise?»
Blaise aveva rifiutato l'offerta e si era trattenuto il meno possibile. Dopo quel giorno non era più tornato a trovarli. Robert lo vedeva di tanto in tanto a Victoria, e si divertiva a raccontare a Jenny quanto Blaise lo commiserava per averla sposata. Lei sapeva che Robert gli stava raccontando bugie su di lei, ma aveva troppa paura per chiedergli altri dettagli.
La sua vita le sembrava ormai priva di senso. Vivere nel terrore continuo l'aveva resa goffa e nervosa: non faceva che lasciar cadere ciò che aveva in mano o inciampare nei tappeti, e Robert la scherniva per questo, sia in privato che in pubblico. Alla fine Jenny non riusciva nemmeno più a reagire. Aveva perso ogni stima di sé, e a volte desiderava solo farla finita.
Poi era arrivato il biglietto di auguri di Draco per il compleanno di Jenny. Il biglietto portava la firma di Blaise, e quando lo aveva visto Robert si era infuriato. Si era ubriacato e quella sera, oltre alle solite percosse, l'aveva aggredita con un coltello da cucina...
All'improvviso Coreen si accorse che tutti i presenti la stavano guardando e si riscosse dai propri pensieri. Il notaio si stava togliendo gli occhiali.
«Tutto qui» disse. «Ha lasciato tutto alla madre, tranne il puledro per suo cugino Blaise e una somma di centomila dollari alla signora Jenny Graison quando compirà il venticinquesimo anno d'età. Fino ad allora, la somma sarà amministrata da Blaise Zabini. Ci sono domande?»
Blaise aggrottò la fronte guardando Jenny, ma il viso di lei non esprimeva sorpresa. Sembrava solo rassegnata e stranamente calma.
Tina si alzò in piedi rivolgendo un'occhiata gelida a Jenny. «Ti concedo due giorni per uscire da questa casa, ma sia chiaro che non ti sbatto fuori subito solo perché non voglio pettegolezzi. La morte di mio figlio è colpa tua.» Con queste parole dure come pietre, girò sui tacchi e uscì.
Jenny non rispose. Aveva gli occhi fissi sulle proprie mani raccolte in grembo e non aveva il coraggio di guardare Blaise. Adesso non aveva più una casa, e quel poco denaro che possedeva era in mano a Blaise. Avrebbe dovuto supplicarlo in ginocchio persino per acquistare un paio di calze nuove. No, doveva trovare un lavoro il prima possibile.
«Tina avrebbe potuto aspettare domani» sussurrò Draco a Blaise mentre accompagnavano la zia alla porta.
«Perché Robert le ha lasciato così poco?» chiese Blaise, chiaramente perplesso. «Aveva milioni di dollari! Jenny non potrà toccare i soldi che le ha lasciato per un anno ancora, e fino ad allora dovrà chiedere a me anche il denaro per la benzina. Perché mi ha coinvolto in questa storia?»
Draco gli rivolse un'occhiata stupita. Sembrava che il suo migliore amico fosse preoccupato per Jenny. «Se la caverà. Sapeva che Robert non le avrebbe lasciato molto. Ha detto che non le importava.»
«Per la miseria, è assurdo!» scattò lui. «Non è giusto. Quel denaro le spetta. Dovrebbe far causa.»
«Non credo che lo desideri. Non le è mai importato del denaro. O forse non te n'eri accorto?»
Blaise non rispose. Aveva un'espressione pensosa.
«Sono in ansia per lei» aggiunse il suo migliore amico. «Spero che non abbia intenzione di commettere qualche sciocchezza.» Era molto preoccupato, ma non per il testamento, quanto perché sembrava che Jenny fosse diventata molto goffa da quando aveva sposato Robert. Non faceva che farsi del male. Lei sosteneva che le piaceva praticare paracadutismo e deltaplano, specialmente quando era nervosa, perché quegli sport la rilassavano, ma aveva avuto alcuni incidenti molto gravi negli ultimi due anni. Una volta si era rotta un braccio e un'altra aveva urtato il viso, scheggiandosi un dente e restando piena di lividi per settimane. Draco sospettava che in qualche modo quella goffaggine fosse causata da Robert, anche se non sapeva in che modo.
Blaise non sapeva nulla degli incidenti. Non aveva mai permesso a Draco di parlargli di sua sorella, come se quell'argomento lo infastidisse. Aveva uno strano atteggiamento verso di lei, pensò Draco ricordando l'espressione che gli aveva visto sul viso poco prima, quando li aveva trovati abbracciati in salotto. Il suo volto esprimeva una cupa, profonda sofferenza. Forse gli importava di lei, ma non voleva ammetterlo nemmeno a se stesso.

Draco insistette per restare con Jenny, quella notte. La invitò al maniero, ma Jenny rifiutò seccamente: l'idea di dormire sotto lo stesso tetto di Blaise la terrorizzava.
Dopo una lunga notte insonne, in cui fu perseguitata dal ricordo di Blaise e delle sue accuse crudeli del giorno prima, si congedò da Draco subito dopo colazione.
Il fratello insistette ancora perché Jenny accettasse di essere sua ospite al maniero. «Ci siamo appena trasferiti di nuovo a Jacobsville» le disse. «Blaise è sempre via per affari. Saremmo soli, io e te, per la maggior parte del tempo. Potremmo andare a cavallo insieme come ai vecchi tempi. Ti prego, accetta! Convincerò io Blaise.»
«Dovrei lasciare che il tuo migliore amico mi perseguiti fino a farmi saltare i nervi?» ribatté Jenny con una risata priva di allegria. «No, grazie. Mi ha sempre trovata antipatica e adesso mi odia. Ieri mi ha accusata senza mezzi termini di aver causato la morte di Robert.»
Draco la abbracciò affettuosamente. «Blaise è un idiota» disse. «Ma credimi, quando lo si conosce meglio, non è brutale come sembra.»
«Con me è sempre stato crudele» mormorò Jenny ritraendosi dall'abbraccio. «Digli di fare ciò che desidera con il denaro di Robert. Io non lo voglio. Me la caverò. Ti auguro ogni felicità, Draco. Spero che il tuo lavoro al ministero ti dia ogni soddisfazione. Pensa a me, ogni tanto, e ricorda solo i bei tempi.»
Draco si sentì agghiacciare a quelle parole tanto simili a un addio. Ripensò agli incidenti del passato, quando era andato a trovare Jenny in ospedale. In quelle occasioni Robert era sempre presente accanto a lei, come una sentinella, e aveva impedito alla moglie di parlare delle circostanze in cui si era fatta male.
«Per favore, Jenny, fa' attenzione. Hai già avuto due brutti incidenti.»
Jenny rabbrividì. «Non ti preoccupare, non ci saranno più incidenti» rispose enigmaticamente. «Migliorerò, vedrai. Non ho intenzione di suicidarmi solo perché Blaise pensa male di me» aggiunse, e vide che il fratello arrossiva. «Non gli darei certo questa soddisfazione.»
«A Blaise dispiacerebbe che tu ti facessi del male, te lo assicuro.»
«Certo, certo» rispose Jenny senza convinzione. «Va' a casa, adesso. Grazie per essermi stata vicina. Ne avevo proprio bisogno.»
«Non ho chiesto a Blaise di accompagnarmi» disse Draco. «È voluto venire lui.»
Gli occhi azzurri di Jenny si incupirono. «È voluto venire perché desidera farmela pagare per la morte di Robert» disse. «Ha sempre trovato il modo per farmi pagare cari anche i sentimenti che ho nutrito per lui.»
«Ti ho spiegato il motivo per cui Blaise non vuole legami» le ricordò Draco pacatamente. «Sua madre era molto più giovane di suo padre. Scappò con un altro quando lui era piccolissimo. Il padre ne soffrì molto e trasmise a Ted un'enorme diffidenza nei confronti delle donne.»
Draco la guardò attentamente negli occhi. «Quando tu e Robert vi siete sposati, Blaise è cambiato. Subito dopo essere venuto a trovare te e Robert, l'unica volta che accadde, partì per il Canada, vi rimase per un mese e poi decise che ci saremmo trasferiti a Victoria. Non ha mai voluto parlare di te.»
«Non lo capisco. Che cosa gli ho fatto?» domandò Jenny. «Sapeva che Robert mi voleva sposare e pensava che io avessi accettato per i suoi soldi, ma non ha mai cercato di impedire le nozze.»
Draco scosse il capo. Nemmeno lui riusciva a capire l'amico. «Quando avrai deciso dove andare, fammi sapere il tuo indirizzo. Potremmo vederci.»
Jenny guardava nel vuoto, soprappensiero. «Certo. Senti, il biglietto d'auguri che mi ha mandato per il compleanno...»
«Ne sei rimasta stupita, vero?» la interruppe il fratello. «Lo sono stato anch'io. Blaise aveva appena parlato con Robert. Un paio di giorni dopo vide una foto di te e Robert sulla gazzetta e rimase a fissarla a lungo, sovrappensiero. Non sorridevi e sembravi... fragile.»
Jenny ricordava bene quella foto. Lei e Robert erano stati a una serata di beneficenza e lui aveva bevuto più del solito. Lei si era innervosita sempre di più. Aveva paura.
«A quel punto Blaise si ricordò del tuo compleanno» continuò Draco, «e decise di mandarti un biglietto di auguri. Per essere un uomo che dice di odiarti, si comporta in modo molto strano, vero?»
Jenny era perplessa. Perché Blaise si era comportato in quel modo? Sapeva che Barry era geloso e aveva voluto causarle problemi? Si trattava del biglietto che aveva scatenato l'ira di Robert l'ultima notte, quando l'aveva aggredita con il coltello... Le sembrava incredibile che tutto ciò fosse accaduto solo una settimana prima. Abbracciò il fratello e lo guardò allontanarsi. Poi rientrò in casa, sollevò il ricevitore e compose in fretta un numero.
«Pronto, Randy?» disse con voce falsamente allegra. «Quando fate il prossimo lancio? Domani? Posso venire anch'io? No, non credo che ci sarà maltempo, nonostante le previsioni. E poi ho bisogno di distrarmi. Allora ci vediamo domani al campo alle otto.»
Dopo aver riagganciato, andò a verificare che la sua attrezzatura da lancio fosse completa.
Il cielo era nuvoloso, ma non abbastanza da dissuadere il gruppo di entusiasti paracadutisti dal lanciarsi. A Jenny piaceva molto quello sport. Il momento della caduta libera era entusiasmante e la riempiva sempre di un'emozione indescrivibile, simile a quella che aveva provato la prima volta in cui aveva visto Blaise.
Tirò le corde del paracadute concentrandosi sul punto in cui doveva atterrare, ma una folata improvvisa di vento la trascinò di lato. Alzando il capo vide un lampo tra le nuvole. Stava per scatenarsi un temporale. Cercando di controllare il panico, tentò di dirigere il paracadute verso destra, ma non ci riuscì.
All'improvviso si accorse con orrore che il vento la trascinava verso alcuni fili dell'alta tensione. Aveva sentito parlare di ciò che accadeva ai paracadutisti che li urtavano, e i movimenti delle sue mani sulle corde si fecero disperati.
La lotta contro il vento era quasi impossibile e i fili si avvicinavano velocemente. Coreen raccolse le gambe al petto e strinse i denti pregando in cuor suo.
Sfiorò i fili, ma non li toccò, grazie a una provvidenziale folata di vento che la sollevò spingendola più in là. Con un sospiro chiuse gli occhi, mentre sentiva sul viso le prime sferzate di pioggia.
Quando li riaprì, notò ciò che la paura le aveva impedito di vedere fino a poco prima. Stava cadendo in un folto boschetto di abeti! Aguzzò gli occhi contro la pioggia, ma non c'era nemmeno uno spiazzo in cui tentare di atterrare.
Paralizzata dal terrore, si chiese cosa sarebbe successo se fosse caduta sulla cima di uno di quegli alberi. Avrebbe sorretto il suo peso, oppure i rami acuminati l'avrebbero dilaniata?
Non tentò nemmeno di cambiare direzione. Era troppo tardi. Un fulmine si abbatté poco distante con lo schiocco di una frustata. Probabilmente quelli erano gli ultimi istanti della sua vita.
Gli alberi si avvicinavano rapidamente, inesorabilmente. Jenny si rilassò rassegnata. L'ultimo pensiero cosciente che ebbe fu che forse adesso avrebbe trovato la pace, avrebbe dimenticato l'unico uomo che aveva amato. E forse, sapendola morta, Blaise avrebbe potuto perdonarla di tutte le colpe che le attribuiva.
L'impatto fu improvviso, e stranamente lei non provò dolore. Sentì gli aghi acuminati degli alberi che le ferivano il corpo e un colpo alla testa. Poi non avvertì più nulla.





Che dire sono tornata dopo secoli per continuarla. Maledizione a me che perdo gli appunti dei capitoli. Questa storia è già finita, anche se la sto ricorreggendo, posterò un capitolo a settimana, salvo complicazioni esterne. Beh questo è il mio regalo di natale per così dire, questo e il prossimo. Grazie a chi commenta e a chi legge in silenzio, i commenti sono comunque sempre ben graditi.
Al prossimo capitolo.
Vostra
Emily.
   
 
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