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Autore: Noth    10/12/2011    13 recensioni
« Ce la faccio da solo, davvero. » le dissi, muovendomi con le braccia avanti verso dove avevo sentito aprirsi la porta. Trovai a tentoni una mano che mi si poggiò sul petto. Di colpo le mani divennero due e mi tastarono il viso con velocità, soffermandosi tra i miei indomabili capelli ricci e le ciglia lunghe. Mi passò due dita sulle labbra e lungo il collo, per poggiarsi infine sulle mie spalle.
« Piacere: Kurt. Anche se lo sai già amo fare le presentazioni per bene. » dalla persona dinanzi a me provenne una voce acuta, strana, con un timbro talmente particolare da essere immediatamente riconoscibile e allo stesso tempo difficile da identificare.
« Credevo che fossi un ragazzo. » esclamai, senza pensare a quanto potesse suonare offensivo ciò che avevo appena detto.
Sentii una sorta di risatina scuotere il corpo di fronte a me.
« Io sono un ragazzo, infatti. » rispose.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I wish you could see.
-Capitolo 28-








Avevo chiesto tante cose per Natale, in passato. Ero partito con degli stupidi pupazzi fino a desiderare, come sempre, oggetti più costosi, ma non avrei mai immaginato che quel Natale avrei ricevuto la felicità impacchettata in un corpo longilineo, decorata con due occhi azzurri terribilmente amabili e un sorriso che toglieva il fiato.

Il mio cuore impazziva, le lacrime mi bagnavano il viso e il corpo caldo di Kurt mi stringeva forte come non mai. Mi avvolgeva con le sue braccia e la sua stretta quasi mi levava il respiro ma non lo avrei mai allontanato da me. Tremava e continuava a ridere e piangere, ringraziava il cielo e si aggrappava a me come se fosse potuto cadere a terra se solo mi avesse mollato.

I nostri corpi erano così vicini che sentivo il frenetico pulsare del suo cuore contro le mie costole. Combaciavano perfettamente, come due pezzi di puzzle inizialmente troppo diversi per incastrarsi, eppure creati per formare un’immagine che, solo con i nostri due tasselli uniti, acquisiva senso.

Ora capivo perché mi ero sempre sentito perso, un viaggiatore del mondo senza alcuno scopo, alla ricerca di un obbiettivo che, nella mia mediocrità, non riuscivo a trovare. Poi era arrivato Kurt ed era come se, improvvisamente, avessi avuto tutto chiaro davanti agli occhi. Ero stato letteralmente un cieco che aveva visto la luce.

Ci allontanammo ma Kurt non smetteva di fissarmi.

I suoi capelli erano disordinati a causa delle condizioni in cui aveva dormito. Erano di un colore simile al miele bruciato, un castano dorato. Le sopracciglia erano arcuate e regolari, sovrastanti due occhi cerulei e rossi, di un azzurro grigiastro tendente al verde difficilmente identificabile. Il viso ovale era rigato di lacrime e le sue labbra erano curvate in un sorriso di disperata felicità.

« Dio, quanto sei bello. » mormorai, passandomi una mano sotto gli occhi. « Kurt io… io ci vedo…sai? » sussurrai, guardandomi attorno.

Nulla attirava la mia attenzione come lui.
I mie occhi erano tutti per lui.

« Sì, ed è un miracolo visto quello che è successo in sala operatoria. » borbottò, inarcando un sopracciglio. « Non vedevo nulla, ma i suoni erano fin troppo chiari. Non ho… non ho mai avuto così tanta paura in vita mia perché non potevo vedere. » spiegò, la voce lievemente distorta dal pianto.

« Io, invece, è come… come se avessi visto tutto dall’esterno. » sussurrai, cancellando coi pollici le lacrime dal suo volto e baciandogli uno zigomo.

« Non parliamo di questo, ti prego. Sono troppo felice che tu sia vivo e…che tu sia sveglio. » singhiozzò. « Sento il cuore che mi esplode. » sorrise.

Era mio, era solo mio.

« Vorrei solo sapere che è successo durante l’intervento… » commentai, cercando di mettermi a sedere ma era come se il mio corpo pesasse quintali.
« Stai immobile. Ti uccido se ti muovi, giuro. » mi minacciò Kurt, asciugandosi le lacrime.
« Okay, okay, starò fermo. »
Mi lanciò uno sguardo ammonitore.

« Comunque non ho capito molto, ma sembra che avessero toccato un nervo collegato al cervello durante l’operazione ed è tutto andato a rotoli. Eri vivo per miracolo, sei stato in coma cinque giorni contando quello dell’intervento. È stato un incubo, già mi vedevo a visitarti ogni domenica come mio padre… » disse, ed una lacrima sfuggì al suo controllo.

Mi si contrasse il cuore.

« Non lo avrei permesso. » sussurrai.
« Lo so. » singhiozzò.

Mi baciò e sapeva di sale, di sale e di zucchero che era la combinazione assurda del suo sapore. Era come tornare finalmente completo. Gli misi le mani fredde attorno al collo fino a sfiorargli la nuca. Rabbrividì e schiuse le labbra.

Una lacrima mi cadde dagli occhi serrati.

Ce la avevo fatta.

Ci allontanammo e fui costretto a notare la fissità del suo sguardo ed il modo in cui la luce non sembrava riflettersi sulla sua pupilla.

Deglutii a fatica, avrei tanto voluto che lui fosse stato altrettanto fortunato.

« Bene, vedo che qualcuno ha deciso di svegliarsi. » riconobbi la voce ancor prima di vederlo dalla porta: il primario che mi aveva visitato la prima volta.
« Così sembra. » risposi tossendo. Non sapevo se sorridergli ed essergli grato o odiarlo per avermi portato ad un passo dalla morte.
« Beh, buon per te. L’operazione è andata a buon fine, quindi. Questo è l’importante. Come ti senti? » domandò, avanzando verso di me con una cartellina in mano.

Feci spallucce.

« Come se fossi tornato dal mondo dei morti. Però ci vedo. » risposi, sprofondando indietro nel cuscino ed afferrando la mano di Kurt che accolse il contatto con un espressione di sorpresa. Il dottore ci guardò ma rimase impassibile.

« Potresti avere mal di testa nelle prossime ore. Se diventa troppo forte fammi sapere, c’è un pulsante che puoi premere per chiamare un’infermiera. »
Assentii, mentre lui se ne andava prendendo appunti sulla sua cartellina.

Tornai a Kurt.
« Quindi non sei mai tornato all’Istituto? » domandai.
Lui scosse la testa.
« Mai. » rise. « Come potevo? »
« Bè, in macchina. » suggerii, poggiandogli una mano sulla guancia, lui chiuse gli occhi.
« Idiota. » commentò.

Non avevo mai avuto bisogno di vederlo, ma era tutta un’altra cosa poter notare le sfumature delle sue espressioni facciali, le varietà dei suoi sorrisi, le pieghe che assumeva la sua bocca ad ogni smorfia.

Il colore della sua pelle era una cosa che adoravo.

« Ti ho già detto Buon Natale, Kurt? » chiesi, tornando a guardarlo negli occhi mentre con il pollice disegnavo cerchi sul dorso della sua mano.
Lui si insinuò sul mio petto, appoggiandosi sulla mia clavicola ad ascoltare il battito del mio cuore.
« Mhhm. » mugolò. « E’ veramente un buon Natale, Blaine. » sussurrò appena, tanto che pensai quasi di essermelo immaginato.


 
***



Fuori dalla finestra della mia stanza la neve cadeva fitta, non era più Natale eppure l’atmosfera ancora aleggiava nell’aria, zuccherosa e calda. Stavo sotto le coperte, a “riposare” come dicevano tutti. In realtà mi annoiavo a morte, però almeno mi avevano lasciato la chitarra e stavo componendo una canzone.

Le parole inizialmente non riuscivano ad uscirmi, era come se un sasso gli ostruisse la via, ma poi avevo chiuso gli occhi, avevo respirato ed avevo pensato al momento in cui mi ero svegliato ed avevo visto Kurt praticamente per la prima volta e tutto si era riversato come un fiume in piena nella mia mente tanto che, se non lo avessi scritto da qualche parte, probabilmente sarei esploso.
 

I met a boy, once upon a time
The kind of boy you met only once in your life
He was so perfect, you know?
I couldn’t help loving him from the start.
 
He was my savior,
I fell in love with the way he made me feel.
I was a complete mess
But he patiently fixed me, he was so kind.
 
I let the snow fall,
I let everything fail.
I waste my life,
But he was still there,
Always there.
 
He met me in my darkest time,
I was so upset, I didn’t want to know I was alive.
He was a mess too, you know?
I just hadn’t figured it out yet how similar we were.
 
I saved him unconsciously,
It has been the best thing I’ve ever done in my life
I’ll never thank him enough,
He’s forever my angel on the blind side.
 
I let the snow fall,
I let everything fail.
I waste my life,
But he was still there,
Always there.
 

 
La melodia era perfetta. Non avevo mai scritto una canzone che mi portasse sull’orlo delle lacrime prima d’ora. Mi passai una mano tra i capelli e guardai la neve fuori dalla finestra, non potendo fare a meno di pensare a chi mai avrei dovuto ringraziare per tutta la fortuna che avevo avuto.

Qualcuno bussò alla porta.

« Avanti. » risposi, e Kurt entrò. Aveva gli occhi lucidi. « Kurt! Cosa succede? » esclamai, cercando quasi di alzarmi dal letto, sentendo le gambe indolenzite.

Kurt mi fece cenno con la mano di stare fermo.

« Niente. Ho solo accidentalmente sentito la canzone che suonavi. » disse, sorridendo.

« Oh. » mormorai, imbarazzato. « Non è niente è da… è da finire. È un abbozzo. » mi affrettai a dire.

Kurt si avvicinò al mio letto, ridendo e, a tentoni, trovò la mia bocca con la mano così da zittirmi.

« E’ perfetta. Non ti rendi conto di quanto ti amo. » sussurrò.

Gli presi il viso tra le mani.

« E’ perfetta perché parla di te. Ti amo anch’io, cazzo. » risposi.

Lui rise.

« Hai rovinato un bel momento con una parolaccia. » borbottò.

Feci un verso esasperato e lo baciai, sentendolo sorridere sotto le mie labbra.

Chi avrebbe mai pensato, all’inizio della mia storia all’Istituto, sarei mai stato così felice alla fine?


























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Spazio Autrice:
Grazie per avere letto questa storia. Ognuno di voi è stato un compagno incredibile, un lettore amabile, vi ringrazio.
LA STORIA NON E' FINITA, MANCA L'EPILOGO!
Purtroppo però poi, dopo quello, sarà definitivamente la fine.
Non potete capire quanto mi dispiaccia dover abbandonare i miei personaggi, mi ero cozì affezionata a questi due mascalzoni che, alla fine, sono riusciti a far finire tutto troppo bene.
Spero che vi sia piaciuta, spero di avervi fatto ridere e piangere, e spero che continuerete a seguire le mie storie perchè sì, ho cominciato un'altra long chiamata "Don't you remember?"

Grazie, dal profondo del cuore per essere stati i lettori migliori che si possano mai desiderare.
Vi voglio bene.

Vostra,
{noth

CI SI VEDE ALL'EPILOGO, MASCALZONI!
   
 
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