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Autore: Yunalesca Valentine    10/12/2011    3 recensioni
Due sorelle, Due caratteri apparentemente simili ma nel profondo diversi. Due fratelli, Due caratteri apparentemente diversi ma nel profondo simili. Un'Unica Storia.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo XXX

Say Goodbye

 

 

Yunalesca sorrise, da dietro i capelli che le coprivano il volto. «Bene, allora ti dirò quello che in realtà dovrebbe dirti tuo fratello. Spero che Itachi mi perdoni, visto che non rientra nei suoi desideri che tu sappia la verità».

Alis la guardò, così come il resto dei presenti stava facendo, in attesa che continuasse a parlare. Yunalesca inspirò e riprese la parola: «Il vero motivo per cui Itachi ha sterminato l’intero Clan, ovviamente escluso te, è nato da un ordine dei consiglieri di Konoha, dato che il tuo Clan aveva l’intenzione di tentare un colpo di stato. Dunque, Itachi ha eseguito ciò che gli era stato ordinato, seppur non a cuor leggero, anche se ha lasciato in vita te ed ha preferito essere bollato come traditore. E sai qual è il motivo per cui non ti ha ucciso?» fece una pausa, per poi guardare dritto negli occhi Sasuke. «Perché ti voleva bene. Voleva bene – e vuole tutt’ora – al suo amato fratellino, lo stesso che ora vuole ucciderlo!».

«Yuna…» fece per dire Alis, venendo fermata dalla sorella stessa, che scosse la mano.

«E la sai un’altra cosa, Sasuke? In tutti questi anni, Itachi ha cercato di tirare avanti ogni giorno, nonostante la sua malattia, per poter arrivare al giorno dello scontro con te, per morire infine per mano tua! Ed anche se non lo sai, visto che è una cosa che sarebbe successa dopo, tu, dopo averlo sconfitto – anche se sarebbe più corretto dire “vinto per decisione dell’avversario”, in quanto Itachi sarebbe stato cieco del tutto e sull’orlo dela morte per via della malattia –, avresti preso la decisione di distruggere Konoha, ciò che Itachi ha protetto!».

Yunalesca s’interruppe per prendere fiato e, sentendosi tirare da Alis, si voltò verso di lei, notando solo in quel momento che poco distante da loro c’era anche Itachi, affiancato da Kisame.

«L’Anti…?» chiese Alis.

«È stato sistemato» le rispose Kisame. «Era un osso duro, non c’è che dire».

«Del mio discorso…» iniziò Yunalesca, rivolta ad Itachi e con lo sguardo basso. «…quanto hai sentito?».

«Abbastanza» fu la risposta di Itachi.

In quel momento, Yunalesca avrebbe voluto sprofondare e non aver mai proposto di dire la verità a Sasuke. Quanto avrebbe voluto rimangiarsi quanto aveva detto! Per un istante desiderò di non esser mai finita dove si trovava ora, e d’esser a casa sua a vivere la sua normale e monotona vita, senza ninja, verità nascoste, vendette, dolori e demoni. Ma questo, ormai, le era del tutto impossibile.

Itachi fece un singolo passo avanti e subito Alis si parò davanti alla sorella, come mossa dall’istinto. Non poteva sapere quali fossero le intenzioni dell’Uchiha, ma era consapevole del fatto che Yunalesca avrebbe potuto prendere male il suo avvicinamento; l’Anti-Itachi sarà stato anche diverso fisicamente e caratterialmente rispetto ad Itachi, ma non dovevano dimenticare che Yunalesca, nonostante si fosse ripresa dal suo stato catatonico e si fosse mostrata quasi la solita di prima, aveva subito un danno fisico e mentale da cui non poteva guarire seduta stante, soprattutto ora che aveva davanti a sé la persona che era quasi identico a colui che le aveva fatto del male.

«Scusami, Alis» mormorò Yunalesca. «Scusami, se ultimamente hai dovuto occuparti di alcune cose a cui avrei dovuto pensarci io. E ti chiedo scusa anche per quello stupido litigio che ci ha portate alla situazione in cui siamo ora…» affondò la testa tra le spalle di Alis.

Alis sospirò. Era la minore, ma da ultimo doveva comportarsi come se in realtà fosse la maggiore. Non che le dispiacesse, ma si sentiva un po’… stanca. Anche lei, come la sorella, iniziò a pensare che forse non sarebbe stato un male, se fossero rimaste a casa loro, anziché ritrovarsi in quel mondo che non era il loro.

“Ehi, ragazzina, guarda che tu e tua sorella dovete fare qualcosa. Oppure preferite rimanere nella posizione in cui siete ora e fare il gioco del silenzio?” esordì Byakko.

“Va’ a farti fottere, tigre brava solo a parlare” rispose irritata Alis.

“Mi faccio sentire per dirti una notizia di cui, penso, anche tu dovresti essere venuta a conoscenza, e mi tratti così? Allora non dico più nulla e ti lascio ai tuoi problemi. Dopotutto sono tuoi, mica miei!”.

“Aspetta! Cos’è che vuoi dirmi?”.

“Hai già cambiato idea? Rapida, devo dire”.

Non sono in vena di scherzi” replicò Alis seria.

“Non l’avevo notato…!” disse Byakko, tendente all’ironico.

Se avesse potuto, Alis avrebbe sbuffato nella testa. “Forza, dimmi quello che devi. La situazione non mi permette di stare qui con te a fare quattro chiacchiere amichevolmente e con due tazze fumanti di tè e biscotti”.

“Lo so, lo so. Sarò breve: Suzaku è ancora presente ed ha la forza necessaria per potervi rimandare a casa. Ma questo, ascoltami bene, consumerà tutte le energie che ha a disposizione, e sai cosa vuol dire, vero?”.

“Sì, lo so perfettamente”.

“Dunque, sta a te e tua sorella decidere se rimanere o andare via, anche se credo che tua sorella abbia già le idee chiare”.

“Ma perché usare la forza di Suzaku, quando potresti farlo tu?” chiese Alis, giustamente.

“Perché così, a questo modo, avrete la possibilità di tornare qua, se vorrete. Ma ora devi tornare ad occuparti della situazione là fuori, quindi ti saluto. E vedi di non far peggiorare la situazione!”.

Con quanto appena detto da Byakko che le girava nella testa, Alis sbatté un paio di volte le palpebre e dovette concentrarsi per evitare di spiattellare quest’ultima novità; se mai avrebbe dovuto farlo, prima avrebbe dovuto evitare che i due Uchiha arrivassero alle mani, nonostante le probabilità fossero basse, a meno che Sasuke non decidesse di non rispettare la condizione che Yunalesca gli aveva imposto quando gli aveva detto la verità.

«Allora cosa facciamo?» chiese. «Staremo qui tutto il tempo fermi dove siamo e pure in silenzio? Itachi, sbaglio, oppure non dovresti prendere gli occhi dell’Anti?».

«Non ho intenzione di prenderli» rispose Itachi.

«Perché?».

A questa domanda, Itachi rispose col silenzio. Alis corrugò la fronte, non capendo perché Itachi stesse facendo storie riguardo ad un paio d’occhi d’uno morto. Cosa ci voleva a cavarli dal cadavere? Forse era una cosa un po’ macabra e disgustosa da fare, ma a parte quello non c’erano altri problemi.

Alis attese che Itachi dicesse qualcos’altro, o che fosse qualcun altro a prender la parola, ma non accadde nulla di quanto sperava; dovette esser lei, di nuovo, a sprecar fiato: «Allora… vediamo di fare il punto della situazione: l’Anti-Itachi è stato sconfitto definitivamente, e con questo, se non mi sbaglio, tutti gli Anti sono stati eliminati».

«Esatto» pronunciò Itachi.

«Ora cosa dovrebbe esserci? Lo scontro fra voi due?» disse Alis, guardando prima Itachi e poi Sasuke. «Oppure qualche altro grande avvenimento dagli esiti negativi? Sapete, anche se la maggior parte di noi non è reduce da uno scontro – e questa non vuole suonare come una scusa –, non possiamo di certo restare qui in silenzio a fissarci come in un film muto! Anzi, nei film muti almeno si muovevano…».

Yunalesca, da dietro le spalle di Alis, vide che nessuno si muoveva, anche se qualcuno ogni tanto, tipo Suigetsu e Karin, in particolar modo quest’ultima, calciavano l’erba o facevano altro; gli unici a rimanere immobili, escluse le due statue Uchiha, erano Kisame e Juugo. Ma non era una novità.

“Yuna”.

Yunalesca si guardò intorno meglio, alla ricerca di chi l’avesse chiamata, ma un secondo richiamo le fece capire che la voce proveniva da dentro la sua testa.

“Suzaku…?”.

“Finalmente mi fai l’onore di accorgerti della mia presenza! La prossima volta dovrò avvisarti in anticipo?”.

“Hai qualcosa da dirmi, vero?” chiese Yunalesca, ignorando l’ironia del demone.

“Sì, esatto. Ma penso che tu possa riuscire a capire quale sia l’argomento” disse Suzaku con tono serio.

“Ha a che fare con il ritorno a casa, per caso?”.

“Proprio così”.

“Allora vedi di dire quello che devi velocemente: la situazione in cui mi trovo attualmente non mi permette di poter fare due chiacchiere mentali, purtroppo. E non è solo la situazione, ma…”.

“Sì, ho capito perfettamente. Non c’è bisogno che tu dica altro. Allora andrò subito al punto: tu e tua sorella, per poter tornare a casa, potrete usare il mio potere, anche se richiederà un costo elevato”.

“Quanto elevato?” chiese Yunalesca un po’ preoccupata.

“Elevato per me. Non per te e tua sorella”.

Yunalesca rimase in silenzio e si accorse che gli altri erano ancora intenti a mantenere le loro bocche sigillate. Che situazione astrusa.

“Ok, facciamo così: supponendo per un istante che voglia sfruttare quest’occasione, c’è qualcosa che dovrei fare? Tipo schioccare le dita? Non lo so… dimmelo tu”.

“Nessuno schiocco di dita. Dovrai semplicemente trovare qualcosa di solido che possa essere usato come surrogato di portale” rispose Suzaku.

“Tipo un albero?” chiese Yunalesca, a cui si era accesa una piccola lampadina.

“Qualcosa di solido. Quindi, direi proprio di sì”.

“Ok, ho capito”.

“Quando troverai ciò che vorrai usare come portale, fammelo sapere. Non vorrei ritrovarmi ad usare tua sorella, visto che in questo momento hai le mani sulla sua schiena” furono le ultime parole di Suzaku.

Yunalesca riaprì gli occhi, controllando che nessuno avesse notato la sua breve assenza mentale, e constatò che tutti erano fermi nella stessa posizione in cui poco prima li aveva lasciati; se vi fosse stato qualcuno di esterno all’intera faccenda, avrebbe sicuramente pensato che i presenti non erano esseri umani ma statue di cera. E la cosa era un po’ preoccupante.

Yunalesca, a quel punto, prese la sua decisione. Si staccò dalla schiena di Alis, che si voltò verso di lei non appena se ne accorse, e mentre il resto dei presenti seguiva i suoi movimenti, lei si avvicinò all’albero davanti al quale era stata seduta prima, e posò entrambi i palmi delle mani sulla corteccia.

«Yuna…?» la chiamò Alis. Ma lei la ignorò.

Senza dare il via all’ennesima conversazione con Suzaku, fece in modo da usare quell’opportunità che le aveva dato, ed attorno alle sue mani comparve un bagliore rossastro, che si depositò sulla corteccia dell’albero. Dopodiché Yunalesca indietreggiò, e sull’albero si formò una piccola sfera rossa che, nell’esatto momento in cui Alis affiancò la sorella, si espanse, rivelando in seguito la stessa porta, fatta di corallo ed onice nera, che Yunalesca aveva attraversato prima di incontrare Sasuke ed il suo gruppo.

«Cos’è questa?» chiese Alis, indicando la porta.

«È la porta che mi condusse qui tempo fa» le rispose Yunalesca, guardandosi le mani. Quando il bagliore se n’era andato, il tepore che emetteva era svanito nel nulla; e la stessa sensazione l’aveva avvertita in tutto il corpo.

«Non mi dirai che…».

«Proprio così, Alis. Hai capito perfettamente» disse Yunalesca seria.

«Quindi scappi?» s’intromise Sasuke, avanzando di qualche passo.

Yunalesca si voltò verso di lui, inespressiva. «“Scappare” non è il termine giusto. Se per un istante ragionassi, ti renderesti conto che sto semplicemente facendo ritorno a casa mia. Ma tu non puoi capire, in quanto hai abbandonato casa tua di tua spontanea volontà…».

«Tsk».

«Massima espressività come sempre».

Yunalesca si voltò di nuovo, facendo in modo di non incontrare lo sguardo di Itachi, e guardando Alis, che aveva i pugni serrati.

«Dunque finisce così?» disse quest’ultima. «Ce ne andiamo e chi si è visto, si è visto?».

«La risposta la sai già».

«Sei crudele, Yuna!».

«Alis, non costringermi a spingerti con la forza attraverso il portone. Ti prego…» disse Yunalesca, con una punta di supplica e disperazione nella voce.

Alis si mise una mano sulla faccia, esasperata. «Cosa ti aspetti che io faccia, ora? Dimmelo, perché io non so davvero più cosa fare!».

Yunalesca abbassò la testa ed unì le mani, guardando l’erba. «Tornare a casa. Dobbiamo tornare a casa. Ecco cosa dobbiamo fare. Ne avevamo già discusso…».

«Lo so che ne avevamo già parlato, lo so! Però, che tutto finisca così… in questa maniera infima… No, io non ci sto. So che in questo momento dovresti avere il mio supporto morale, ma, mi dispiace dirlo, attraversa da sola il portone. Tornatene a casa da sola».

Yunalesca sollevò di scatto la testa e guardò ferita la sorella; le parole che aveva detto, paragonate a ciò che le aveva fatto l’Anti-Itachi, facevano più male. A quel punto, non le restò altra scelta: a passo lento si avvicinò ad Alis, l’afferrò per le spalle e la spinse verso il portone, nonostante la resistenza che incontrò.

«Ti prego… Alis» sussurrò. «Non rendermi le cose più difficili di quanto già non siano…».

«Cosa…?».

Con un’ultima spinta, Yunalesca riuscì a spingere Alis oltre il portone, che scomparve nel nero che c’era tra le due ante.

«Mi dispiace che tutto non finisca nel migliore dei modi, ma… purtroppo è andata così» furono le ultime parole di Yunalesca, prima di seguire la sorella, anticipando Itachi, che era scattato in avanti per afferrarla, ritrovandosi a sfiorare il tessuto della maglia che indossava.

Il portone di corallo ed onice nera si chiuse, scomparendo nel nulla.

 

 

Il buio avvolgeva le due ragazze, che non riuscivano a capire dove si trovassero. Sotto di loro sentivano freddo, segno che probabilmente le loro schiene si trovavano contro le mattonelle di un pavimento, a meno che non fosse costituito da marmo.

«Alis…?» chiamò Yunalesca a bassa voce.

«Yuna, dove sei?» replicò Alis, tastando con le mani intorno a sé.

«Sono qui».

«Qui dove, scusa?».

«Qui!».

Yunalesca si accovacciò e mise le mani in avanti, riuscendo a trovare la sorella, che sussultò al contatto. Un po’ di polvere si sollevò, quando Alis si tirò su assieme a Yunalesca, facendole tossicchiare.

«A giudicare dalla polvere» disse Alis. «direi che siamo nella soffitta di casa nostra…».

«Già…».

Le due rimasero ferme in piedi dov’erano, silenziose. Poi Yunalesca avanzò lentamente verso la parete vicino a lei, tastandola con le mani alla ricerca dell’interruttore della luce, che trovò poco dopo. Quando accese la luce, Alis, che le dava le spalle, si fiondò verso le scale e scese subito, senza dirle una singola parola.

Yunalesca, anche lei, si trascinò verso le scale ma, a differenza della sorella, non ce la fece a scendere, e rimase lì dov’era; scivolò seduta a terra, e pianse le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento. La stessa scena stava accadendo nella camera in cui Alis si trovava, solo che quest’ultima era riuscita a resistere un po’ di più.

La loro avventura era finita.

 

 

 


 

Bene. Con oggi e questo capitolo, Un'Unica Storia, conosciuta anche come UUS, si conclude. Chiedo scusa se non ho molto da dire e se questi ultimi capitoli non sono stati decenti dal punto di vista della narrazione, ma dovevo finirla e l'ho fatto. Purtroppo questa fic era diventata un peso, quindi l'unica cosa che mi ha spinto a concluderla, è stato il senso del dovere, proprio perché non mi piace lasciare le cose a metà.

Detto questo, ringrazio tutte le persone che l'hanno messa tra le preferite, le ricordate e le seguite, così come coloro che hanno recensito e coloro che hanno letto e basta! Solo un'ultima cosa mi permetto di aggiungere: dopo che avrò finito l'altra mia fic di Naruto, False Fairy Tail, dirò addio al fandom di Naruto fino a data da destinarsi.

Alla prossima!


Yunalesca Valentine.

   
 
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