Angolo autrice
Eccomi qua di ritorno fra voi.
Questo è il seguito della
mia prima ff.
Come
vi avevo
detto alla fine di bianchi bagliori ho voluto rendere la storia una
serie per
esplorare il rapporto Jake/Bella.
Siamo
due
settimane dopo il matrimonio andato a monte e i due ragazzi stanno
ormai
vivendo il loro rapporta come tutte le coppie di ragazzi innamorati.
È
una piccola one-
shot senza pretese, io mi sono divertita molto a scriverla e
immaginarmeli così
teneri e innamorati, nessun colpo di scena, niente soprannaturale solo
Jacob
Black e Bella Swan...spero che anche voi vi divertiate a leggerla.
Enjoy
, aspetto un
vostro parere
L'IMBARAZZO
DI UN ATTIMO
You make me Feel
like
I’m living
a Teenage Dream
The
way you
turn me on
I
can’t sleep
(Teenage
dream
-Katy Perry)
Non
ero certo di che ora fosse ne, tanto meno, di quanto tempo avessi
dormito. La
sera prima ero stato di ronda e letteralmente mi trascinai nel letto a
notte
fonda; anzi mi stupii di esserci arrivato e di non essere crollato
distrutto in
mezzo al salotto o ancora peggio nel portico all'ingresso di casa.
Nonostante
questo seppi, con assoluta certezza, che il profumo che mi
svegliò,
solleticandomi le narici, era pancetta ed aspirai avidamente l'aria,
pane
tostato.
Ero
altrettanto certo che, quel profumo divino, provenisse dalla mia cucina.
Mi
alzai dal letto frastornato, guardandomi intorno per essere davvero
sicuro di
trovarmi in camera mia. I poster alle pareti erano quelli, il paesaggio
fuori
dalla finestra anche e allora, come diamine potevo spiegarmi quel
profumo?
Volendo
essere onesti non è che Billy, da quando Rachel era partita
per il college, mi
abbia mai fatto soffrire la fama, ma se avessi voluto qualcosa di
più dei soliti
cereali e cibi precotti, dovevo recarmi da Emily e sperare anche di
arrivarci
prima di Jared e Paul.
Decisi di porre fine a quel
mistero uscendo da
camera, ma quello che vidi appena dopo aver oltrepassato il salotto, mi
bloccò
lì, nel arco fra lo stesso e la cucina. Il respiro corto e
il battito cardiaco
accelerato.
Cavolo,
amico sei proprio un idiota. Possibile mai che ogni volta, ogni
santissima
volta, debba farti questo effetto?
Bella era lì, nel
mezzo della mia cucina, come
se questa fosse la cosa più naturale del mondo. Una padella
in mano, l'espressione
serena in viso e soprattutto con indosso solo una mia felpa che, per
quanto poetesse
esserli enorme, arrivava a coprirle appena sopra il ginocchio. E
questo, per i
miei poveri ormoni da diciassettenne, fu decisamente troppo.
Rimasi
imbambolato finché lei, probabilmente sentendosi osservata,
si voltò verso di
me con il più bel sorriso di questo mondo.
“'Giorno
Jake.” La sua voce, musica per le mie orecchie.
Deglutii
rumorosamente cercando di non fare la figura del ragazzino idiota. Ma
il mio
coinquilino dei piani bassi non sembrò essere d'accordo con
me ed indossare
solo un paio di boxer non aiutava di certo nel cercare di togliersi dal
impiccio in situazioni del genere.
Con
tutto me stesso iniziai a sperare che Bella non si accorgesse di nulla,
ma
evidentemente oggi doveva essere il giorno del licantropo grande e
grosso che
si rende ridicolo.
Le sue guance si tinsero di
rosso accesso
mentre distoglieva velocemente lo sguardo da me, tornando a puntarlo
sul
fornello e rimestando furiosamente il bacon ormai cotto.
“Mio
padre doveva passare dal tuo per la battuta di pesca, così
ho pensato di farmi
lasciare qua. Piove e ovviamente sono caduta, Billy mi ha detto che
potevo
prendere qualcosa di tuo mentre aspettavo che si asciugassero i miei
vestiti e
in più tu dormivi così ho pensato di prepararti
qualcosa.” parlò tutto d'un
fiato, il mio amore, con i segni del imbarazzo di poco prima ancora
vivi sul
volto che io trovavo sempre così perfetto. La
pesca, che idiota, l'avevo completamente dimenticato. Mi
avvicinai a lei
posando un bacio sulla sua fronte.
“Non
sono abituato a svegliarmi con questo profumo delizioso.”
Lei
rispose al mio bacio con un sorriso, sentendo che finalmente la
tensione e
l'imbarazzo iniziarono a scemare. Che idioti. Continuavamo a
comportarci come
due ragazzini inesperti. Che poi è
quello
che siete, amico.
“È
quasi pronto. Perché non vai a vestirti mentre io metto in
tavola?”
Sfiorò
le sue labbra con le mie mentre con una mano scompigliò i
miei capelli già
arruffati dal risveglio. Le mie mani, invece, come ad ubbidire ad una
volontà
più forte, si posarono suoi suoi fianchi, attirandola
più vicina al mio corpo,
mentre le labbra cercarono di approfondire il bacio appena accennato di
poco prima.
Bells scosse la testa divertita indicando con il dito camera mia.
Sospirai mentre iniziai ad
incamminarmi con dei
borbotti che dovettero apparire incomprensibili anche a me stesso e la
sua
risata cristallina che invece mi arrivò chiara e nitida.
Aprii
l'armadio cercando fra i pochi indumenti, che ancora erano
sopravvissuti alle
mie innumerevoli trasformazioni, qualcosa da indossare. Prima
o poi dovrò decidermi ad andare a comprare qualcosa o
davvero mi
ritroverò a girare per la riserva nudo come un verme.
Infilai un paio di
pantaloni di una vecchia tuta e non potei fare a meno di pensare a come
i miei
vestiti sul corpo di Bella producano in me un effetto totalmente
devastante.
Ok, sono onesto, qualsiasi
cosa addosso alla
mia Bells mi manda praticamente all'altro
mondo ma… i miei vestiti.
Forse perché
la mia mente li ricollegava a quel giorno di due settimane prima in qui
tutto
cambiò finalmente per il meglio.
Eravamo in quella spiaggia
da non so quanto. Il
tempo sembrava essersi fermato o forse, più semplicemente,
per noi non aveva
più nessuna importanza.
Nessuna importanza per noi
che finalmente c’
eravamo trovati e scoperti. Avrei potuto tranquillamente passare tutta
la vita
fermo in quel angolo di mondo perfetto, con Bella fra le miei braccia a
baciarla o anche solo a perdermi nei suoi occhi. Ma quella era pur
sempre una
spiaggia di Forks -la città più piovoso
probabilmente non solo degli Stati
Uniti ma di tutti gli universi conosciuti e non-e i tuoni sempre
più insistenti
e ravvicinati mi destarono, mio malgrado, da quella bolla di
felicità ovattata
nel quale ero precipitato. Entro pochi minuti si sarebbe scatenato un
acquazzone in piena regola. Sorrisi a Bella intrecciando le mie mani
alle sue.
“Credimi
è l'ultima cosa che vorrei fare, ma credo proprio che
dovremmo andare. Sta per
piovere, tuo padre si starà chiedendo dove sei finita e...
– No, quel nome non
volevo proprio pronunciarlo - insomma, dovrai spiegare un bel
po’ di cose.”
Dissi
infine, vedendo passare un velo di tristezza sui suoi occhi
affrettandomi così
ad aggiungere “Non sarai da sola, Bells. Ci sarò
io al tuo fianco, supereremo
anche questo. In fondo cosa vuoi che siano un paio di genitori
incazzati...”
“Non saranno
incazzati, Jake. Solo delusi.”
Sospirasti
nascondendo il viso contro mio petto ed io tornai a far intrecciare i
nostri
sguardi per rassicurarti ancora.
“Capiranno,
capiranno tutti quanti.”
Dissi iniziando a camminare
verso la macchina,
ma il vestito che indossavi, già di suo troppo complicato,
reso pesante dalla
sabbia e l'acqua del mare ti impediva ogni movimento. Mi sorridesti
imbarazzata
guardandoti i piedi mentre le tue guance assumevano quella deliziosa
tonalità
porpora.
“Devi
aiutarmi a toglierlo, Jake.” A quel punto non eri solo tu a
essere imbarazzata.
Ricordai il tremito delle mie mani mentre cercavano di abbassare la zip
sulla
tua schiena. Come assaporai ogni instante, impregnando i miei sensi
della
consistenza della tua pelle delicata, mentre cercavo di non far
esplodere il
mio cuore nel petto aiutandoti a far scivolare via dal tuo corpo quella
stoffa
ormai rovinata.
La
sottoveste di pizzo bianca, unico indumento restatoti addosso. Rimasi a
bocca aperta
nel vederti così piccola, delicata e allo stesso tempo
così donna. Ricordai la
mia camicia sul tuo corpo per ripararti dal freddo. Me la levai rapido
per
farla scivolare sulle tue spalle, ne allaccia qualche battone
fermandomi ogni
tanto a baciare le tue labbra, il cuore che non aveva smesso un attimo
di
battere impazzito.
Tu bellissima con addosso un
pezzo di me. Il
tuo profumo che si confondeva nel mio.
Sorridetti inebetito. In
piedi, nel mezzo di camera
mia, dovetti sembrare un
cretino totale.
Mi riscossi da quel imbambolamento e tornai in cucina dove mi stavi
aspettando.
Mi sedetti sulla sedia facendoti segno di venire a sistemarti in
braccio a me.
“Così
come fai a mangiare?” chiesi stringendoti al mio petto.
“Non
ti preoccupare. Un metodo lo trovo.” Soffiai contro tua
labbra prima di
iniziare a morderle. Tu ti alzasti divertita tornando a sederti di
fronte a me.
“Il
lupo cattivo non dovrebbe mangiare me, ma la colazione che gli ho
preparato.”
C’eri
tu, c’ero io e c’era questa stanza piena delle
nostre risate, dei nostri
sguardi dei nostri baci.
Era iniziata una nuova
giornata a Forks e io
Jacob Black professione licantropo, dalla vita non avrei mai potuto
chiedere di
meglio.