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Autore: chaska    11/12/2011    0 recensioni
Le farfalle sono nettamente sopravvalutate dalla gente, la stessa gente che le ha rese simbolo di delicatezza, di pura bellezza.
Alla fin fine possiamo ben dire che la gente è stupida. Stupida perché volontariamente cieca.
Perché c’è qualcosa che rappresenta sicuramente in modo migliore tutte quelle effimere verità. C’è qualcosa di ancora più breve, qualcosa di incantevole seppur fatalmente delicato.
Qualcosa come me.
Qualcosa come un fiocco di neve.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le farfalle sono nettamente sopravvalutate dalle persone.

Ragionateci un attimo, tutti hanno una strana reazione quando le vedono. Sorridono se le sfiorano, e non ritraggono invece inorridite la mano, come con qualunque altro insetto. Ah, fra l’altro, la delegazione degli insetti intera si sente molto offesa e snobbata per questo.

Dicevo- la gente diventa tutto d’un tratto triste quando pensa alle farfalle, perché sono così delicate da vivere qualche giorno, nulla di più. Ovviamente tralasciano il piccolo dettaglio che hanno vissuto precedentemente come bruchi, prima di spiccare il volo.

La gente vede solo le loro variopinte ali, dimenticando la loro vera natura che non è dissimile rispetto a qualsivoglia insetto.

Le farfalle sono nettamente sopravvalutate dalla gente, la stessa gente che le ha rese simbolo di delicatezza, di pura bellezza.

Alla fin fine possiamo ben dire che la gente è stupida. Stupida perché volontariamente cieca.

Perché c’è qualcosa che rappresenta sicuramente in modo migliore tutte quelle effimere verità. C’è qualcosa di ancora più breve, qualcosa di incantevole seppur fatalmente delicato.

Qualcosa come me.

Qualcosa come un fiocco di neve.

Un semplice, unico fiocco di neve candida che volteggia in questa limitata danza fra mille sorelle.

Beh, tutto questo l’ho imparato dalle grida dei fiocchi più anziani, quegli stessi fiocchi che stanno per terminare la loro danza e gridano a noi giovani la loro disperazione. Gridano i loro pensieri di una vita intera, perché noi possiamo pensare quello che loro non hanno nemmeno avuto il privilegio di immaginare.

Non ne hanno avuto semplicemente il tempo.

Lente volteggiamo allora, volteggiamo ridendo sentendoci così lontane da quel nefasto asfalto, ancora nel ventre della nostra nuvola madre.

Ci sentiamo al sicuro dal calore, quel tremendo calore! Sostiamo in quei contati minuti in cui il soffio gelido del vento ci culla e ci accompagna nella nostra danza. E siamo felici.

Sì, siamo felici di esistere! Cosa ci importa delle farfalle o dell’asfalto? Perché vivremo serenamente, vero madre?

Basta una singola sbirciata verso l’alto, e capiamo quanto sbagliavamo. La speranza va perduta, mentre ci rendiamo conto che, oh, nostra madre è sempre più lontana e l’aria sempre più calda.

Perché tanta stupidità? Dovevamo godere di quando il freddo vento ci accompagnava ancora verso l’alto! E non adesso che il vento diviene così violento, quasi fosse uno schiaffo.

E il caldo, oh, il caldo smette di essere esile incubo per farsi sempre più reale.

Reale insieme al mondo degli uomini, quando vediamo qualcosa che si discosta del bianco, qualcosa di scuro.

Grida ignorate in gioventù mi dicono che sono le punte delle case più alte degli uomini, grattacieli li chiamano. Anche se, a dirla tutta, mi sembra un po’ ostentato come nome, quelle punte son ben lontane dal cielo, come potrebbero grattarlo?

Ma non importa, perché il mondo degli uomini si avvicina. La mia fine si avvicina sempre più.

Un fiocco di neve sempre più rassegnato volteggia nell’aria. Si odono tanti rumori dal mondo umano, rumori assordanti.

E le grida dei più anziani, invece di concederci la pace degli ultimi passi di danza rimastici, si fanno sempre più assordanti.

Un fiocco di neve triste danza in mezzo all’aria, fra mille altri tristi sorelle.

Ma la rassegnazione presto si trasforma, quando le finestre si fanno sempre più numerose e si scorgono più vicini i tetti delle case più basse.

La morte, quel calore, sono ormai certi. Morirò dunque. Ma come? Come questo indifeso fiocco si scioglierà?

Mi porrò su un tetto fra le mie sorelle, fissando il cielo e gridando di voler ancora danzare?

O mi scioglierò su quell’asfalto nemico, calpestata da quegli orribili, indifferenti umani?

Quale che sia la mia sorte, dev’essere per forza così terribile?

Sento le mie sorelle disperarsi a gran voce, ma io preferisco tacere. Tacere dunque ed ascoltare il mondo che accoglierà la mia fine.

Sento allora che anch’essi sono in grado di parlare, e parlano di tante, troppe cose. Eppure di tutto ciò mi rimane un sola cosa impressa: dicono che sia Natale. Non capisco il significato di quella parola, ma il suono delle loro parole è così soave e felice! Mi ricorda la mia spensierata e felice gioventù! E questo mi conforta, so di non essere un fiocco di neve qualunque: sono un fiocco di Natale!

Sospiro sollevata e al contempo rassegnata quando mancano ormai pochi istanti al mio contatto col suolo, col calore.

Oh, ma cosa succede?

Il calore! Il calore m’avvolge anzitempo! È stata un’umana a deviare la mia sospirata danza, e mi coglie con la stessa nuda mano che congiunge al volto di un altro umano.

Ne scorgo i sorrisi, ne scorgo gli sguardi. Ne scorgo l’amore.

E così mi sciolgo stretta in quel contatto. Il mondo si chiude attorno a me, e io sorrido.

È la migliore morte di tutte. Un effimero fiocco di neve che si scioglie fra tanto amore.

Mai vita più bella avrebbe potuto accogliermi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oahsfglafhsj. Cos’è questo sclero non lo so. Ehm, ok, non so proprio come commentarlo. Lascio quest’arduo compito a voi 8D

Questa ‘storia’ partecipa al Christmas prompt indetto dal Collection of Starlight con il prompt 19,La danza della neve.

   
 
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