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Autore: ryuzaki eru    13/12/2011    3 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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 Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

 

15. Dalla parte di Elle

 
Varcarono tutti e tre l’ingresso della Todai ed iniziarono a camminare lungo il viale alberato.
Emma con la sua tracolla di stoffa scivolata sul lungo cappotto scuro, la sigaretta tra le labbra ed una semisciolta treccia di capelli scurissimi che le usciva dal morbido cappello di lana. Alta.
Misao con il pranzo tra le mani e due vistosi paraorecchie arancioni. Graziosa.
Ed accanto a loro, solo impercettibilmente distaccato dalle due amiche, camminava Elle, con le mani nelle tasche dei soliti larghi jeans. Elle che camminava al lato di Emma. Silenzioso.
Sembravano un normale gruppo di amici.
Ed Elle era con loro.
Elle che entrava all’università in compagnia…
Watari sorrise impercettibilmente nell’osservargli le spalle curve, da dietro… I suoi occhi si aprirono brevemente in una calda espressione mentre guardava camminare il suo Elle affianco alle due ragazze, circondato da altri giovani studenti che passeggiavano chiacchierando in gruppo…
Poi abbassò il cappello scuro sugli occhi e si diresse con calma sulla strada parallela al viale principale, diretto all’edificio che fronteggiava quello del laboratorio del prof. Usui…
Perché Elle doveva sempre pensare alla sua incolumità.
E perché Watari se ne occupava ogni volta…
Perché ora Elle non era più solo, protetto e rinchiuso in una stanza d’albergo. Ora Elle era in compagnia, nel mondo… E rischiava…
Entrarono in laboratorio, tutti e tre.
Kei alzò gli occhi dalla schermata del pc e subito li portò su Elle… Guardò il grande detective che era in piedi, vicino all’uscio, con quell’aspetto indifferente e singolare. Ed anche Elle guardò Kei, con occhi annoiati. Nessuno dei due disse nulla…
Poi Kei passò a Misao, che lo fulminò con lo sguardo.
Infine si alzò ed esclamò «Finalmente si mangia!» e si diresse verso Elle. Gli strinse la mano salda e si presentarono.
Mentre Misao e Kei sfollavano uno dei tavoli dalle scartoffie del lavoro per avere un po’ di spazio per pranzare, Elle si addentrò nello studio e guardò disinteressato fuori dalla finestra che dava sull’edificio di fronte…
Apparentemente disinteressato… ma lo osservò bene quell’edificio di fronte…
Watari era lì e li guardava, li scrutava, li controllava… E proteggeva il geniale pupillo, sempre, anche quando sembravano non esserci pericoli…
Emma si avvicinò ad Elle e guardò fuori, nella stessa direzione verso cui guardava lui. Assottigliò ed aguzzò gli occhi, scartando lievemente il capo, pensierosa, e poi «… Nel palazzo di fronte non c’è quasi mai nessuno di pomeriggio… Sono uffici…»
«Già.» annuì lui «Credi che la cosa possa interessarmi?»  le chiese poi freddo e distaccato.
«Sì. Credo di sì.» ammise Emma senza paura. «Comunque puoi stare tranquillo con noi…» e si girò, dandogli immediatamente le spalle ed allontanandosi, senza lasciargli il tempo di controbattere.
Non aveva intenzione di intavolare le sue provocazioni davanti a Kei, perlomeno per il momento…
E lui non ribattè, perlomeno per il momento…
Misao e Kei battibbeccavano, come al solito, sulle quantità delle porzioni e sulle continue prese in giro di Kei…
Emma prese una sedia girevole e la fece scivolare affianco alla sua, davanti alla scrivania dove in genere lavorava.
«Prego. Puoi appollaiarti qui.» gli disse indicandogli la postazione appena aggiunta.
E poi si tolse cappotto e cappello e si arrampicò sulla sua sedia a gambe incrociate, come al solito…
Lui la raggiunse, sfilò le scarpe e, per l’appunto, si appollaiò.
Emma cominciò a scartabellare tra i documenti cartacei ed i rotoli di disegni «Ecco quello che mancava…» e mostrò ad Elle tutto.
Lui portò l’indice sulle labbra ed allungò il collo verso i fogli.
Emma fece lo stesso, senza però massacrarsi le dita…
Rimasero in silenzio per un bel po’, concentrati…
Misao e Kei li guardarono… Erano entrambi seduti in modo singolare, in quel momento entrambi fuori dal mondo …
Misao si girò verso Kei con fare minaccioso e sussurrò, senza emettere alcun suono, tanto che lui dovette leggerle il labiale «Se solo ti fai uscire qualche battuta, ti stacco la testa!» e poi Misao si fece rapidamente passare la mano a tagliola sotto la gola, riproducendo il gesto di una sciabolata.
«Aspetta… Ma forse qui…» disse Emma a mezza bocca, illuminata all’improvviso…
«Sì. Devi controllare l’altra pianta.» disse calmo Elle, senza chiederle spiegazioni su quanto avesse intuito.
«Sì, sì, sì!» esclamò Emma.
Continuarono a guardare e fare controlli.
Misao e Kei nel frattempo avevano finito di mangiare ed avevano ripreso a copiare schede, rumorosamente. Una dettava e l’altro scriveva al pc…
Mentre Emma ed Elle “lavoravano” diversamente…
Elle si limitava stranamente solo a confermare le intuizioni di Emma.
E la seguiva nei suoi collegamenti, senza che lei dovesse spiegarli.
Sembrava la stesse solo osservando, in silenzio…
Sembrava stesse osservando la sua testa ragionare…
«…Quindi questo passaggio dovrebbe essere ribaltato… dovremmo vedere qualche confronto con l’edito… e magari…» pensò Emma ad alta voce.
Poi allungò il braccio e si sporse per agguantare un rotolo…
Passò col volto davanti a quello di Elle… Lì per lì quasi non fece caso al fatto di essere così vicina al suo viso…
E poi, inavvertitamente, gli sfiorò la mano, che era placidamente poggiata sulle ginocchia…
E si risvegliò all’istante da quello stato di concentrazione.
L’aveva sfiorato…
Un impercettibile contatto con Elle e la sua pelle bianca e… e fredda…
Un primo contatto inafferrabile…
Le venne istintivo bloccare la mano a quell’altezza, senza lasciarla proseguire oltre verso il rotolo che aveva puntato… La bloccò e la sollevò appena, per evitare un ulteriore sfioramento e rimase così, con le dita sospese a pochi millimetri da quelle di Elle, quasi atterrita… atterrita ed emozionata forse…
Lui non si mosse, né spostò o modificò lo sguardo… Ma le sue dita si irrigidirono impercettibilmente premendo il ginocchio…
Poi Emma finalmente lo guardò «…Scusa…»
«Sì.» annuì Elle «Il passaggio deve essere ribaltato. E dovete controllare i confronti.» rispose così, distaccato e senza guardarla, ma continuando a tenere quella lieve tensione nelle dita affusolate e mantenendo gli occhi grandi, nerissimi e spenti sul foglio che aveva davanti…
Poi tolse la mano dal ginocchio, aggirò la mano di Emma facendogliela scivolare accuratamente sotto e la portò ad indicare il passaggio da ribaltare.
Lei allora serrò le dita a pugno e le poggiò sul tavolo…
«Tu lo sapevi fin dall’inizio… Avevi capito fin dal primo sguardo alla documentazione cartacea che la questione era questa… Perché non me l’hai detto subito? Mi hai lasciata ragionare lungamente a vanvera per un po’, annuendo soltanto… Perché? …Mi stai prendendo in giro?» lo incalzò diretta Emma.
«Non hai ragionato a vanvera.» Commentò calmo e compassato Elle «Questo mi sembra evidente.»
… O forse… Mi sta mettendo alla prova?!!
«Una cavia… Mi stai dicendo con tranquillità che hai osservato i miei ragionamenti come fossi una cavia…» Disse Emma, quasi esplicitando i suoi pensieri a voce alta…
«Con tranquillità. Certamente. Sei tu quella che pensa che io non mi senta “tranquillo” qui, non io.» Ribattè lui lapidario.
E così le rispose a quello cui non aveva risposto prima, senza risponderle a ciò che lei le aveva chiesto ora…
Emma abbassò la guardia, quasi divertita, riconoscendolo per quello che era… «Non lasci cadere nulla… Anzi, non lasci cadere solo quello che ti interessa e che ti colpisce in qualche modo… Vuoi vincere e naturalmente non c’è colpo che tu non renda.» concluse con gli occhi che le ridevano assottigliati e lo scrutavano…
Elle rimase un attimo zitto a fissarla. Poi la puntò più intensamente e le sue occhiaie si fecero più cupe «Sì. Probabilmente è così. Non c’è colpo che io non renda. Io stesso non avrei saputo esprimere meglio il concetto.» Poi, come niente fosse, inclinò un po’ il capo ed iniziò a massaggiarsi i neri capelli sulla nuca…
Emma sospirò e sussurrò «D’accordo, come vuoi tu…» poi alzò il tono della voce e si rivolse agli altri due «Ohi! Credo che ce l’abbiamo quasi fatta!»
«Grandiosi!!!» Esclamò Kei, alzandosi dalla sedia. «Fatemi un po’ vedere…» e si avvicinò alla scrivania di Emma, che iniziò a spiegare, mentre anche Misao li raggiungeva.
«Bisogna festeggiare! Il prof. sarà felicissimo! Misao, te li sei già sbafati tutti quei biscotti che hai portato l’altro ieri?!» esclamò Kei, rivolto alla collega.
«Kei… Io, quei biscotti, li ho visti solo nel momento in cui li ho comprati! Una volta arrivati qui sono stati risucchiati in un buco nero… è stato un attimo e sono spariti nel tuo cassetto!»
Kei si scompigliò divertito la corta e volutamente arruffata crestina di capelli neri e poi infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans, che avevano le pieghe scolorite al punto giusto… Tutto in Kei era “perfettamente disordinato” al punto giusto… Dalla camicia precisamente stirata e portata sbottonata per mostrare una t-shirt alternativa, “casualmente” fuoriuscita dai pantaloni in un certo punto… Come fosse stata una svista… Ma quale svista! Aveva posato davanti allo specchio per ore prima di decidere da quale lato doveva uscirsene la maglietta!
Kei era la precisione dell’imperfezione voluta. Misao era la precisione della perfezione e basta.
«Ok, ok… Sono nel mio cassetto… Li prendo subito!» rise Kei, andando verso la sua scrivania. «In fondo mi era sembrato li avessi portati per me… mi sono sbagliato?» aggiunse alla fine, guardando Misao con fare sicuro e scaltro.
Misao lo fissò perplessa, esasperatamente perplessa.
«Ohi! Tira fuori quei biscotti e falla finita!» intervenne Emma ridendo «Che qui non ti prende sul serio nessuno! Se fossi un manga ora avrei la goccia sulla testa…»
Misao serrò le labbra e poi sbottò a ridere.
Elle si era guardato la scenetta, placidamente appollaiato sulla sua sedia girevole…
«A lui mettetegliene un po’ su un tovagliolo, da parte. E tenetegli la busta lontana.» aggiunse Emma sorridendo, riferendosi ad Elle «se no se li finisce tutti senza farsi troppi problemi.» e soprattutto figurati se infilerebbe la mano nella busta insieme a noi…
«Mi stai dando del maleducato?» le chiese tranquillo Elle.
«No. Semplicemente del goloso-compulsivo-fagocita-zuccheri-ventiquattrore-su-ventiquattro.» rispose Emma, altrettanto tranquilla e senza giudizio.
«Gli zuccheri nutrono il cervello.» commentò semplicemente Elle, portando il pollice sulle labbra ed alzando gli occhi sgranati lievemente verso l’alto.
«Sì, infatti. Credo che allora il mio cervello sia perennemente affamato… Ma lui non lavora quanto il tuo ed ultimamente ha dovuto pure fare a meno della micragnosa bustina di zucchero che gli concedevo nel caffé… Oddio… È probabile che io non abbia un cervello da nutrire allora?! L’ho ammazzato e lasciato morire di stenti!» concluse Emma, fingendo un’espressione allarmata ed aprendo la finestra, con l’intento di accendersi una sigaretta e fumarsela affacciata… Tanto nel pomeriggio non entrava mai nessuno nel laboratorio…
Misao la osservò e poi le disse «Il tuo cervello evidentemente si nutre di nicotina…»
E così, i due golosi si finirono i biscotti.
Misao ne addentò uno solo, perché mangiava come un uccellino sempre e comunque.
Ed Emma si fumò la sua sigaretta.
E nel frattempo Kei tenne banco, raccontando le ultime news dal mondo dell’informazione.
Era il loro bollettino ufficiale. Lavorando con lui si poteva tranquillamente evitare di spulciare internet o leggere qualunque giornale.
Ed Elle rimase in silenzio per tutto il tempo, spulciando attentamente i suoi biscotti, leccando le briciole dalle dita, apparentemente distratto…
«E in ultimo gli aggiornamenti sul caso Kira» continuò Kei, unendo le mani davanti al volto ed incrociando le dita, gongolante e con gli occhi che gli brillavano…
Emma sgranò gli occhi, chiuse rapidamente la finestra e vi si appoggiò, poi guardò Elle… che però non si scompose minimamente e continuò a raccogliere con l’indice le briciole, lasciandole appiccicare al polpastrello…
«Continua a fare piazza pulita! Non avete idea di quanti ne stia facendo fuori! E la polizia brancola nel buio!» proseguì Kei «Ragione o torto, questo Kira è tosto!»
«Sì, ma il punto è sempre lo stesso: io non riesco assolutamente a capire come faccia ad uccidere!» commentò Misao.
Kei le rispose «Non lo devi capire tu infatti. Lo deve capire Elle, che però ha anche detto che lo capirà quando lo avrà catturato. Evidentemente anche lui brancola nel buio da questo punto di vista ed ha capito che l’unico modo per comprendere il modo in cui Kira uccide, sia farselo dire da Kira in persona, una volta ammanettato. Il punto è che stavolta il nostro Elle non ce la fa…» sghignazzò Kei «Mi sono documentato su di lui. Ha risolto brillantemente casi molto complessi in passato. Ma qui si è arenato. Si è arenato in Giappone contro un Giapponese…» continuò Kei orgoglioso.
Oddio… Che razza di situazione…
Emma portò una mano sulla fronte e socchiuse gli occhi, sospirando e scuotendo lievemente il capo… «Non essere così orgoglioso, Kei.» disse lapidaria al collega…
Kei sollevò le sopracciglia «Cosa è mai successo? Tu che commenti questo caso! Non lo avevi mai fatto finora, neanche si fosse trattato di gossip da quattro soldi!»
Emma glissò il commento di Kei, lanciò di sfuggita un’occhiata ad Elle, che, ora, diversamente da prima, la stava scrutando attentamente, e proseguì… «Ribadisco che non devi essere orgoglioso di essere Giapponese per questo. Ed Elle ce la farà. Elle o chi per lui… Magari ci vorrà del tempo… Ma Elle ce la farà…»
Kei la provocò ancora «Finalmente ho scoperto che sei dalla parte di Elle. Il mondo si sta dividendo in due fazioni, lo sai questo no? I “pro-Kira” ed i “pro-Elle”. E pare che questi ultimi stiano diminuendo ultimamente…»
«Se la gente è una banderuola, è debole, ingiusta e “pecora” e sostiene chi per il momento e solo apparentemente sembra essere il vincitore tra i due, non è un mio problema. Io sarò sempre “pro-Elle”. Lo sono stata fin dall’inizio e lo sarò fino alla fine… È l’unica cosa di cui, purtroppo, posso essere certa.» rispose seria e decisa Emma.
Kei non si arrese «Kira apparentemente il vincitore… Già… Elle è il più astuto secondo te? Uhm… Dopo la sfida in diretta ho pensato anch’io che fosse un grande e ce la potesse fare… ma ora…»
«Be’, ma tu, infatti, sei una banderuola senza idee chiare.» lo gelò Emma.
«…Non si tratta di essere una banderuola. Si tratta di ragionare. Adesso secondo te, se Elle è veramente il più forte, perchè non fa alcun progresso, non si fa più sentire e non lo cattura? Perché Kira continua tranquillamente a falciare criminali come spighe di grano?»
La gelida, pacata e sensuale voce di Elle si impose nella stanza… «Perché lo sta aspettando.»
Meno male! Era ora che ti venisse fuori l’innata voglia di “vincere”, accidenti!
Kei si rivolse ad Elle ora… Lo osservò perplesso ma decisamente incuriosito… «…Aspettando…?»
«Sì. Lo sta aspettando.» ripetè Elle.
Emma lo guardava… Era a dir poco emozionante… Ecco l’Elle che fa paura. L’Elle che sta mettendo a repentaglio la sua vita per provare che Light è Kira…
Poi Emma guardò Kei «Sta aspettando. Lo avvicinerà. Lo studierà. E poi…»
E poi morirà… Deglutì, ruotò rapidamente le pupille verso il suo Elle, che la fissava più intensamente di quanto non avesse mai fatto fino a quel momento, e poi guardò in basso…
«E poi?» la sollecitò Kei.
 «E poi… risolverà il caso…» perché comunque vadano le cose, senza di lui, il caso non avrebbe potuto risolverlo nessuno… Near inizierà ad indagare sapendo già dell’esistenza di un quaderno della morte… Quindi con un vantaggio immenso… E questo solo grazie all’intuito e alle capacità di Elle…
«Lo avvicinerà, lo studierà e poi risolverà il caso?» ripetè Kei.
«Sì.» risposero Elle ed Emma all’unisono, lapidari e autorevoli.
Kei arretrò un po’ il capo, confuso «Ma vi siete mesi d’accordo prima voi due?» e poi si mise a ridere «Comunque è una buona teoria… Mi stuzzica di nuovo la curiosità su Elle... Forte!»
Misao sorrise, guardando Emma così seria e decisa…
E Key ricominciò «Ryuga, dovresti sfruttare il tuo nome famoso per attirare le ragazze! Ryuga Hideki… si potrebbe anche darti un look che attiri le aspiranti idol…»
«Eccolo che arriva, il cervello bruciato di Kei! Risparmiaci, ti prego…» gli disse Emma «E lui non me lo toccare, non ci pensare neanche a “dargli un look che attiri le aspiranti idol”! Per carità, non ci sarebbe niente di più “contro natura”!»
Elle guardò Emma dal basso in alto «Mi proteggi? Credi che io possa in qualche modo accettare la proposta di Kei di studiare il mio look? Allora non sei così sicura che sia “contro natura” per me farlo…»
«No, sono sicura!» affermò decisa Emma.
«Ryuga, lasciala perdere. È una donna, e come tutte le donne, è convinta che ad un uomo intelligente non debbano piacere le idol!» si intromise di nuovo Kei.
«Pensi questo? Che l’intelligenza di un uomo sia inversamente proporzionale al suo livello di gradimento per le idol?» chiese ingenuamente Elle.
Emma sbuffò «In linee generali, sì. A te piacciono le idol?»
«C’ è qualcuno a cui non piacciono?» rispose Elle, vago.
«Uhm, appunto. “Qualcuno a cui non piacciono?” Anche a me piace Brad Pitt, ovvio! A chi non piace Brad Pitt? Insomma chi potrebbe dire che non è bello? Però…» però mi piaci da morire tu…che non hai assolutamente nulla a che vedere con lui…
«Però?» si insinuò di nuovo Kei malizioso…
Misao non si tenne e gli diede una gomitata sotto le costole.
«Lasciamo perdere…» rispose Emma sconsolata.
Elle se li guardò tutti e tre, ruotando lentamente il capo… prima Misao, poi Kei ed infine Emma.
«Va be’, Brad Pitt o no, noi dobbiamo festeggiare per bene l’evoluzione nel nostro enigma sulla documentazione di scavo! Propongo di andarci ad alcolizzare stasera stessa in quel locale dove siamo andati l’altra volta! Vieni anche tu Ryuga, vero? Pare tu sia stato determinante per sciogliere questo grattacapo… E poi così magari possiamo parlare delle idol in pace, senza queste due, che quando bevono diventano stranamente meno moleste… invece di essere più free, si mettono a chiacchierare, poi ridono, sono disinvolte ma non filano più nessuno e si fanno gli affari loro come due maschi sobri… Allora, sarai dei nostri?»
Emma strabuzzò gli occhi.
«D’accordo.» acconsentì Elle, con noncuranza.
Emma strabuzzò ancora di più gli occhi.
«Emma, devo andare un attimo in segreteria» la risvegliò Misao.
«Ah…sì. Ti accompagno, devo andare in bagno.» rispose Emma.
«Andate andate, io mi organizzo con Ryuga intanto.» le liquidò Kei.
Appena furono uscite ed ebbero chiuso la porta, Emma e Misao si guardarono… E strozzarono a fatica una grossa risata! Quindi si allontanarono velocemente dallo studio, coprendosi la bocca con le mani e si infilarono al bagno, dove poterono sbottare liberamente.
«Oddio! Questa la dobbiamo raccontare tutta a Viola! Dopo dobbiamo assolutamente contattarla!» disse Emma guardando l’ora e facendo rapidamente il calcolo di quando avrebbe potuto chiamare l’amica.
«Però devi ammettere che Kei è stato grandioso ad invitarlo!» commentò Misao «la sua mente malata a volte gli fa tirare fuori qualcosa di decente!»
Emma continuava a ridere, ormai lo faceva probabilmente solo per scaricare la tensione di quella conversazione assurda e per esternare la sua naturale gioia.
Poi si guardò intorno.
Due ragazze.
Due ragazze che ridevano dentro un bagno.
Due ragazze che ridevano da sole dentro un bagno e parlavano di ragazzi.
«Ma com’è che quando sto con te mi sembra di tornare in dietro a quando avevo sedici anni?!» le chiese Emma ridendo ancora.
«Perché non siamo andate mai avanti, Emma! E poi perché su queste cose credo che le reazioni siano sempre le stesse…»
«Già, forse hai ragione tu…»
«Allora, già che ci siamo, sfruttiamo questo luogo per quello cui è stato deputato: le chiacchiere! Dunque, non si può assolutamente negare che sia un tipo affascinante, a modo suo, ma per quanto mi riguarda prevale l’aspetto inquietante… Io vado più sul tipo “preciso”, ma questo lo sai già… e poi lui è strano, è freddo… ma ha una testa che viaggia kilometri avanti alla nostra… questo lo si capisce bene… e tu sei sulla sua lunghezza! Sei l’unica ad essere sulla sua lunghezza… Io non ho aperto bocca! È riuscito a zittire anche quel polemico di Kei… e tu sei l’unica che lo ha capito, che lo ha seguito, anzi, hai addirittura parlato per lui!!»
«Sì… ma… non è merito mio…» ed Emma si rabbuiò…
Questa era una cosa alla quale Emma aveva sempre pensato di sfuggita. L’aveva scansata, presa da altro, impegnata negli aspetti più seri del suo piano… Ma ora, in quel momento così surreale, così strano eppure così meravigliosamente normale, in cui Elle era di là con Kei e sembrava avrebbe partecipato ad una delle loro serate… Be’ in quel momento di “normalità” ad Emma venne in mente quello su cui aveva spesso rimuginato velatamente…
Se anche fosse riuscita nell’impresa titanica di interessare Elle. Se mai fosse riuscita ad avvicinarlo. Se mai lui fosse stato incuriosito. Se anche tutto questo fosse accaduto, il merito non sarebbe stato di Emma, né della sua personalità, del suo carattere, della sua indole, del suo modo di essere o della persona che era… Perché se anche tutto quello che lei si auspicava fosse accaduto, il merito sarebbe stato solo di quelle pagine a stampa bianca e nera che lei aveva divorato con gli occhi e con la mente. Le pagine di Death Note… Le informazioni che Emma aveva grazie a quelle pagine meravigliose… Solo quelle informazioni avrebbero forse interessato, incuriosito e avvicinato Elle… Solo quelle informazioni avevano permesso ad Emma di accompagnarsi a lui in totale tranquillità, senza considerarlo un singolare e pericoloso alieno…
E il merito di Emma dov’era?
Dov’era la sua gratificazione di essere apprezzata per quello che era realmente?
Dov’era la gioia di essere accettata e stimata per l’essere semplicemente Emma?
Cosa sarebbe stata lei se non avesse letto Death Note?
«Ma smettila! Che vuol dire che non è merito tuo? Ascoltami Emma… Ryuga è strano, ma gli piaci. Perché sarebbe qui altrimenti?»
«Non è così… Fidati Misao…Non è così…» Davvero non è così? È qui perché sta indagando su di me o è qui per altri motivi? Sinceramente non saprei cosa sperare… Magari è qui perché veramente lo interessa il rebus archeologico… Uhm… Magari in questo momento di ferma del caso Kira si annoia… E gli vanno bene pure puzzle meno complessi che non debbano necessariamente avere una trentina di morti ammazzati! «Comunque, anche se non è questo il punto, il fatto che lui sia qui è comunque per me motivo di soddisfazione» Le cose stanno andando come prevedevo… Se non altro l’ho avvicinato…
«Va bene, come vuoi tu! L’importante è che lui stasera ci sarà! E tu vedi di darti da fare» Misao la riportò alla realtà e le fece pensare ancora di più al suo piano.
«Sì, infatti… Tu comunque lascia stare quello che dovrò fare io… La mia situazione è un po’ più complessa, diciamo che il mio fine con lui è principalmente un altro… Tu invece vedi di appiccicare al muro quell’idiota di Kei, possibilmente senza che ci sia nessuno intorno! Se ci sono persone in giro fa lo splendido…»
«Appiccicare al muro?! Bella, questa non me l’avevi mai detta! Lo so, gli staccherei la testa quando fa così! … Ma quando siamo soli invece…»
«Quando siete soli si leva la maschera. Lo so! Torniamo di là adesso, se no ci daranno per disperse!»
«Sì, vai tu, io vado in segreteria, ci devo passare sul serio!» le sorrise Misao.
E uscirono insieme, separandosi sulle scale.
Emma percorse da sola il corridoio.
Si era fatto abbastanza tardi, fuori era già buio ed i piani alti dell’università, dove c’erano soprattutto uffici, laboratori e studi dei professori, erano quasi deserti e poco illuminati, perché le luci a tempo dei corridoi non venivano più costantemente riaccese da chiunque passasse.
E infatti la luce si spense, quando Emma era lontana dall’interruttore.
Avanzò a memoria ed aiutata dai neon del piano sottostante.
Da lontano scorse la porta del loro laboratorio, chiusa.
Davanti, in piedi, c’era Elle. Parlava al cellulare.
Emma non riuscì a sentire la conversazione, percepì solo il tono basso della sua voce lenta, cadenzata ed involontariamente seducente…
Si avvicinò.
Elle la vide, ma proseguì a parlare.
Emma ora lo sentiva.
«…Sì. Ho capito. Questa non è una novità, sono solo le quantità che aumentano ogni giorno.»
Kira continua a mietere vittime. E lui è il primo a saperlo…
Ora gli era affianco.
«Sto uscendo.» e chiuse la conversazione facendo poi sparire il telefono nella tasca.
«Vai?» gli chiese Emma, sorridendo.
Lui la guardò, col volto stranamente stanco «Sì.»
«D’accordo… ehm… a dopo?» chiese Emma.
«Sì. A dopo.» rispose lui.
Emma tirò un sospiro di sollievo… In fondo non ci aveva creduto al suo assenso di poco prima…
«Ciao Emma.»
«Ciao e grazie!» gli rispose lei candidamente.
Elle si voltò e di spalle, già incamminandosi verso le scale in penombra, le disse, con un tono piatto ed indefinibile «Non l’ho fatto per te, l’ho fatto per me.»
Ma cosa significa?
 
Cosa significa?
Ma voi lo sapete che le frasi di Elle hanno sempre una vasta gamma di interpretazioni... Pensateci solo un po' e ve ne verranno in mente almeno due, se non di più... eh eh eh!
E tu invece, mia cara Emma, cosa combini?
Inizi a non capirlo più?
Lui è molto più complesso di quanto ti aspettassi?
Eppure lo sapevi che interagirci veramente sarebbe stato complicato…
Oppure, molto più semplicemente, non riesci ad essere più tanto lucida, perché il tuo coinvolgimento emotivo ora si fa sentire? Finchè si trattava di pianificare, di essere reattiva, di tenere lontano Light, di “interessare” Elle, sei stata  una meticolosa calcolatrice, ma ora che lui è lì con te, che il caso Kira non è costantemente tra i tuoi pensieri, stai perdendo colpi…
Ah ah ah!
La forza di Elle è anche questa. L’assenza, apparente, di emozioni.
E voi, invece, avete capito cosa intende dire Elle?
Sta veramente indagando su di lei? Oppure no?

 
La sera, pochi minuti prima che Kei le venisse a prendere, Emma era ancora davanti all’armadio della sua camera.
E non lo era perché fosse in ansia sull’abbigliamento, ovviamente. I suoi capelli erano sempre tirati su, come al solito, i suoi morbidi jeans scoloriti e le scure scarpe da ginnastica non avevano avuto problemi ad essere indossati ancora una volta. Ed una maglietta nera a maniche lunghe le fasciava il busto sottile.
Ma Emma era ancora davanti all’armadio.
Aprì un cassetto e vi guardò dentro…
È giusto indossarla stasera? È troppo presto? Sto esagerando? È una cosa troppo spudorata? Sì, ma se poi non lo rivedrò? Mi restano sempre gli altri turni dell’esame di ammissione… ma se fallisco ora nel mio intento, lui potrebbe non interessarsi assolutamente più a me, non sospettare più di me… sempre che lo stia facendo in qualche modo… Sì, devo rischiarmela! Devo indossarla stasera! E basta!
E arraffò decisa dal cassetto ciò che le aveva creato tanti problemi.
 
Arrivarono davanti al locale, super affollato, come al solito.
«Vi raggiungo dentro tra cinque minuti» disse Emma «mi fumo una sigaretta prima di entrare…»
Sarebbe venuto veramente? Proprio non ce lo vedeva Elle lì dentro… in quel locale assurdo, un po’ dark, pieno di ragazzi, acchittati e non…
Però, in fondo, Elle era Elle, e non si poteva certo dire che non fosse affidabile… tuttavia era anche un gran bugiardo.
Ed Emma, in questo caso, non sapeva proprio quale “Elle” scegliere. Lo conosceva, sì, ma lui era comunque imprevedibile. Oppure Emma, in quel momento, non era affatto lucida...
La Rolls Royce nera tolse tutti i suoi dubbi.
I ragazzi che stavano fuori si scansarono, guardando l’auto vagamente meravigliati e forse un po’ di invidia li colse.
Elle uscì e naturalmente fu il fulcro degli sguardi di tutte le ragazze-squalo in cerca di fidanzati ricchi, potenti e possibilmente con poco cervello.
Ma Elle non era quello che loro si erano aspettate…
Però lo guardavano ugualmente. Non piaceva loro ma continuavano a guardarlo lo stesso.
Ad Emma venne da ridere, leggendo la delusione negli occhi di quelle giovani donne, ma la loro persistenza. Perché, senza dubbio, nonostante il suo aspetto controverso e le sue stranezze non si poteva certo dire che Elle non fosse un “buon partito”!
Ad Emma venne ancora più da ridere.
Lui si allontanò dall’auto che ripartì e voltò l’angolo. E si avviò placido verso l’ingresso.
Emma lo raggiunse rapidamente e lo salutò con il suo consueto sorriso solare, tranquillo e vero.
Entrarono e raggiunsero Kei e Misao, che erano seduti al bancone sugli alti sgabelli da bar.
Emma si tolse il cappotto, lo poggiò su uno sgabello libero e si voltò, trovandosi di fronte Elle che era poco dietro di lei, sempre con le mani in tasca ed il capo chino.
Lui sollevò appena lo sguardo sull’alta ragazza che aveva davanti…
Sopra la maglietta nera Emma indossava una semplice t-shirt bianca.
Con al centro la stampa di una grossa L nera in stile gotico.
E sul fianco, in basso, verso il bordo della maglietta, c’era stampata una piccola scritta nera…
Io sono la giustizia
 


Noticina: è fondamentale che io vi ricordi che, nel mondo dell’anime, Elle dice “io sono la giustizia” a microfoni spenti….
 
Be’, che questo famoso periodo cieco sarebbe stato soft e forse molto poco alla Death Note me lo aspettavo… L’assurdo è che mi sembra di stare scrivendo un’altra storia! Mi sembra un altro pianeta il capitolo di Naomi Misora, per esempio!!!
Non potete capire quanto mi risulti assurdo immaginare Elle in un posto del genere!!!
E non potete capire quanto mi sembri strano vederlo in compagnia di ragazzi della sua età, a conversare del più e del meno, così come è accaduto nel laboratorio…
Non so se risulti verosimile tutto ciò…
Non so se Elle riesca a convincere in queste situazioni…
Qualunque sia la risposta, io mi sono lanciata in questa follia perché ero curiosissima di vedere Elle in contesti simili, mi divertiva l’idea di immaginarmelo in queste situazioni “normali”…
Non so quale sarà il risultato e tremo al solo pensiero del prossimo capitolo, anche se ce l’ho abbastanza netto nella testa…
Va be’, il dado è tratto… Ora posso solo andare avanti! ;D
Vi lascio, sempre con il solito mucchio di cose in mente…
 
Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!
Grazie a tutti di leggere qualcosa di mio, è un’emozione indescrivibile!!!
E poi grazie ad Amaterasu82, che mi ha aiutata a spiegarvi meglio una questione ;) grazie alle sue parole ho aggiunto qualcosina, ma lei sa a cosa mi riferisco ;) e grazie alla mia Laura-pulcino che mi ha evitato di commettere un piccolo errore ;D

 

Eru

 
 

   
 
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