Due
giorni prima era
stato un ragazzo felice. Un marito sereno.
Due
giorni prima mai
avrebbe ipotizzato la fitta serie di eventi che l’avevano
condotto in
quell’ospedale, al buio, con le mani sporche di sangue e una
pazza omicida
nascosta in qualche angolo oscuro, pronta a giocare un folle nascondino
di
morte.
Due
giorni prima,
nello specifico, Harry aveva presenziato la conferenza stampa al Myfair
Stadium
delle Fenici d’Argento con l’Amministratore
Delegato della squadra e il coach,
in un turbinio di sorrisi e di false strette di mani, di flash
abbaglianti, di
bugie velate. Un mondo di ipocrisie ricoperto di soldi, ecco che
cos’era. E,
nonostante Harry non avesse mai avuto problemi economici, si era
ritrovato
inghiottito dal loro “potere”.
Con
il primo
stipendio aveva acquistato un’automobile babbana di modeste
dimensioni, con la
quale si era mosso più agevolmente nel mondo babbano. Con il
secondo stipendio
aveva pensato che, tutto sommato, una moto da corsa non sarebbe stata
poi così
male. Con il terzo erano arrivati i vestiti alla moda, gli abiti
griffati dagli
stilisti magici, un set di manici di scopa da corsa Firebolt 5.0 e la
sua Aston
Martin. Dopo un anno, Harry aveva acquistato un loft ristrutturato a
Diagon
Alley a un passo dal Ghirigoro. E aveva chiesto a Hermione di sposarlo.
Era
successo tutto
all’improvviso, e nemmeno se n’era reso conto per
davvero: aveva accompagnato
Hermione per le scale del pianerottolo tenendola per mano, accertandosi
che non
sbirciasse oltre la benda di stoffa che le schermiva gli occhi. Aveva
aperto
piano la porta e l’aveva condotta nel loft spazio e ben
arredato, poi le aveva
sfilato la benda: la sua reazione era stata ben al di fuori di quello
che aveva
previsto. Aveva riso, poi aveva pianto, poi l’aveva
abbracciato. In silenzio.
Senza una sola parola. Come se, da un lato, Hermione adorasse quello
stile di
vita agiato, la possibilità di andare fino in campo al
mondo, solo per sfizio
personale; ma dall’altra, nei suoi occhi castani Harry aveva
letto rimorso,
delusione.
<<
Che ti
prende?>> le aveva domandato, accarezzandole una guancia.
<< Questo
posto è nostro. Solo nostro.>>
<<
Niente.>> aveva risposto lei. <<
E’ bellissimo. Oh, Harry, non
credevo che saresti arrivato a tanto. E’ solo che…
io amo il vecchio
Harry.>>
Il
vecchio Harry.
Ed
in quel momento
aveva capito: i soldi, la fama, il successo, la carriera e tutti i
flash
fotografici di quel mondo maledetto altro non erano che fumo negli
occhi, a
confronto di lei. E Harry, come un idiota, stava per rovinare tutto.
<<
Sposami.>> le aveva detto, d’istinto.
<< Senza di te non ci sarà
nessun vecchio Harry. Perché sono uno
stupido. Senza di te,
Hermione, credo di poter nemmeno respirare.>>
Hermione
aveva
strabuzzato gli occhi gonfi, umidi, e l’aveva guardato in
silenzio a lungo.
<<
Sposami.>> le aveva ripetuto, posandole le mani sulle
spalle. << Ti
prego.>>
<<
Harry, io
non…>>
<<
Basta dire
di sì. E’ semplice, non trovi?>>
Lei
gli aveva
sorriso. Con quel sorriso, che riservava solo a lui.
Poi,
senza aggiungere
nient’altro, gli aveva gettato le braccia al collo e
l’aveva baciato con
trasporto, senza quasi concedergli il tempo per respirare.
Quella
notte, era
pronto a giurarlo sulla sua Firebolt, era stata la notte più
bella (e intensa)
della sua vita.
Harry
aprì gli occhi,
faticando ad abituarsi all’oscurità
dell’ambiente.
Era
sdraiato sulla
schiena sul pavimento freddo. Da qualche parte, qualcosa gocciolava dal
soffitto con un ticchettio ritmico e sordo, unica fonte di rumore nei
dintorni.
<<
Bentornato
nel mondo dei vivi, Potter.>> sibilò una voce
nel buio.
Era
Bellatrix
Lestrange.
Ma
Harry non riuscì a
vederla, né tantomeno capì da dove provenisse la
sua vocina folle. Avvertì,
semplicemente, la sua presenza a pochi passi da lui. Un brivido freddo
gli
percorse la spina dorsale. Cos’era successo?
<<
Potterino,
Potterino… ti domandi perché sei ancora vivo,
forse?>> Bellatrix rise.
Folle, fuori di testa, ma mai tanto reale, palpabile, con un respiro
affannoso
inghiottito nell’oscurità del corridoio.
<< Sei sopravvissuto alla
Guerra, sei riuscito a vincere contro il Signore Oscuro.
L’hai sconfitto,
Potter, di questo devo dartene atto. Hai tirato fuori quel poco di coraggio che t’era rimasto. Ma
non è
abbastanza.>>
<<
Abbastanza?>> ringhiò Harry, che
lottò per rimettersi in piedi. Le gambe
risposero miracolosamente al suo controllo e, lentamente, si
artigliò al
corrimano nella parete e si alzò. Harry si tastò
le tasche del pigiama: la
bacchetta era sparita.
<<
Non
preoccuparti, non ne avrai bisogno.>>
sghignazzò lei, che emerse
dall’ombra. Era sola, avvolta in un abito nero aderente, i
capelli incolti e
indomabili che parevano serpenti. << E’ giunto
il momento di mettere le
cose a posto. Vendicherò il Signore Oscuro.>>
<<
Che
novità.>>
<<
L’ironia non
ti manca nemmeno quando sei prossimo alla morte, vero
Potter?>>
Harry
avanzò di un
passo. Nella sua testa, nient’altro al di fuori di Hermione.
<<
Ti
manca?>> sciamò dolcemente Bellatrix, come se
gli avesse letto nel
pensiero. Rise freddamente, poi schioccò le dita e fece
comparire a mezz’aria
una sfera luminosa, simile a una grossa bolla di sapone. Al suo
interno,
l’immagine di una battaglia.
Harry
avanzò ancora
con passi tremolanti, inforcando gli occhiali fracassati per mettere a
fuoco le
scene di battaglia all’interno del nucleo fluorescente.
Riconobbe le mura di cinta
del San Mungo, il suo monumentale ingresso di pietra. Dappertutto
c’erano
Mangiamorte e Auror intenti a combattere ferocemente a colpi di
bacchetta, scie
verdi e rosse dovunque, poi urla, spari, e scene di grida strazianti e
di
morte. Vide dei corpi. Un giovane Auror, affiancato da mantelli neri
ammonticchiati a terra.
Harry
trattenne il
fiato. << Dov’è lei?>>
ringhiò.
Bellatrix
rise. Si
portò l’indice sul labbro inferiore in un gesto
infantile, fingendo di
lambiccarsi il cervello. << Ti riferisci alla tua
mogliettina? Non lo so.
Credo sia morta.>>
Harry
non vide più
niente. In preda alla rabbia, con le poche forze rimase,
levò una mano in alto
con il palmo spalancato e gridò: << Accio
Bacchetta!>>
Inspiegabilmente,
l’incantesimo funzionò.
Da
una tasca interna
del vestito di Bellatrix ci fu un sibilo, poi la sua bacchetta
saettò nell’aria
e attraversò veloce il corridoio, piombando nelle sue mani.
<<
Stupeficium!>> urlò Harry, e dalla punta della
sua bacchetta scaturì un
fiotto di luce rossastra che si abbatté con violenza
nell’angolo di corridoio
dov’era comparsa Bellatrix. Udì la sua fredda
risata, la vide scomparire nel
nulla con una Smaterializzazione repentina, per poi ricomparire a
qualche metro
di distanza. L’incantesimo di Harry mandò in
frantumi una porzione di parete.
Una tubatura venne tagliata di netto e un generoso fiotto
d’acqua zampillò sul
pavimento.
<<
Sei così insulsamente
prevedibile.>> disse
Bellatrix. << Crucio!>>
Harry
si gettò a
terra. La maledizione lo sorvolò pericolosamente,
sfiorandogli la testa, e
terminò la sua corsa sui portelloni in fondo al corridoio,
che fuoriuscirono
dai cardini e precipitarono a terra con un gran fracasso. Il rumore
parve
attirare dei Mangiamorte. Ci fu un bieco rumore di passi su per una
rampa di scale,
poi due nere figure incappucciate comparvero alle spalle di Harry, che
trasalì.
Tre contro uno. Sarebbe morto di certo.
<<
Stupeficium!>> gridò Harry. Vide uno dei due
Mangiamorte stramazzare al
suolo, mentre l’altro corse a ripararsi dietro un tavolo
rovesciato.
<<
Crucio!>> ululò Bellatrix.
E,
per la seconda
volta, Harry scartò rapido di lato ed evitò
l’incantesimo. Poi un altro. E un
altro ancora. Generò un incantesimo scudo e lo
proiettò nella direzione del
Mangiamorte rimasto, deviando una maledizione verdastra che
frantumò il
soffitto. Dall’alto piovvero calcinacci e frammenti di
tubature.
Harry
ne approfittò
per concentrare le forze e Smaterializzarsi. E in
quell’attimo, nella calca
generale che urlava nel buio del corridoio, una mano fredda gli
artigliò un
braccio.
Bang.
Harry
e Bellatrix si
Materializzarono sul tetto dell’ospedale San Mungo, sotto la
pioggia cocente. Rotolarono
insieme sulle tegole spioventi sferrandosi calci, pugni alla cieca e i
suoi
artigli gli graffiarono la pelle degli avambracci di Harry, il suo
volto
insanguinato, come due bestie feroci perse in una lotta selvaggia;
finché il
tetto ebbe termine, ed entrambi furono costretti ad appigliarsi alla
meglio
alla linea di gronda per non precipitare nel vuoto.
<<
Espandio!>>
urlò Harry, che
utilizzò l’unica mano libera per proiettare la
bacchetta verso il terreno,
venti metri più in basso. Dalla punta fuoriuscì
un turbine argenteo che lo
sollevò nell’aria, proiettandolo in salvo pochi
istanti prima che un’altra
maledizione di Bellatrix gli trafiggesse il cranio. Disperato e
infreddolito,
si artigliò alle tegole e corse quanto più veloce
riuscì. L’aria bruciò
all’interno dei suoi polmoni mentre Harry spiccò
un balzo che lo proiettò nel
vuoto, e un attimo più tardi si appese al cornicione di una
finestra
prospiciente la tettoia. Ruppe il vetro con un colpo di bacchetta, e si
ritrovò
all’interno dell’ospedale.
Perfetto.
Posso Smaterializzarmi.
Ma
non ci riuscì. Il
suo corpo era stanco, arrendevole, scosso da profonde ferite.
Harry
si lasciò
cadere in ginocchio, sollevando il braccio tremante verso
l’alto. <<
Accio manico di scopa!>> urlò disperatamente,
nella vana speranza che
esistesse una Nimbus nei dintorni che potesse proiettarlo fuori da
quell’incubo
il più velocemente possibile.
<<
Potterino crede di essere invincibile.>>
sibilò Bellatrix, che gli si Materializzò davanti
con una risata degna di un
film dell’orrore.
<<
Dov’è…
Hermione.>> biascicò Harry.
<<
Nel posto
che merita. All’inferno.>>
<<
L’hai…
uccisa?>>
Lei
soffocò un
borbottio concitato. << Che t’importa, Potter?
Presto la
raggiungerai.>>
Harry
annuì a stento.
Era finito. Era tutto finito. Lottare era servito a ben poco: prima o
poi la
sua ora sarebbe giunta, e si convinse che quelli erano i suoi ultimi
respiri.
Hermione… morta. La testa era vuota e avvolta in un leggero
ronzio silenzioso.
Non riuscì a percepire dolore, né ansia,
né paura.
Voleva
solo farla
finita, e stare con lei. In qualunque modo.
All’inferno
o nel
Paradiso. Non gli importava un bel niente.
<<
Avada
Kedavra!>> ruggì Bellatrix, ed un lampo di
luce verde abbagliò il
corridoio.
Harry
respirò
profondamente e si preparò a morire.
Poi,
un fragore
lontano. Un rumore di vetri infranti. Harry udì Bellatrix
urlare, sollevò il
viso e la vide: una Firebolt, dal manico intarsiato, saettò
come un proiettile
nella sua direzione e colpì la nuca di Bellatrix con una
tale violenza da
proiettarla violentemente contro la parete. Il manico di scopa
terminò la sua
corsa e inchiodò dinnanzi a Harry, che era inginocchiato a
terra, mentre
Bellatrix era stesa al suolo.
<<
No!>>
strillò una voce lontana.
Harry
raccolse le
forze e si rialzò in piedi, scalciando la bacchetta della
strega a qualche
metro di distanza. Rise. Rise nervosamente mentre le sue dita si
stringevano
attorno al legno levigato della sua arma, e la orientò con
foga verso la donna
che aveva ucciso Hermione.
<<
Crucio!>>
Bellatrix
urlò e si
contorse a terra. Emise rantoli agghiaccianti, poi prese a sussultare e
tremare, bava bianca le schiumò dalla bocca. Urlò
finché la voce non le venne
meno, e si ritrovò a strisciare per terra.
<<
No!>>
urlò ancora la voce lontana.
Pochi
istanti dopo
qualcosa lo afferrò per le spalle, obbligandolo a
interrompere il contatto.
Harry compì un mezzo giro su sé stesso, ormai
ridotto in condizioni precarie di
equilibrio, e si ritrovò dinnanzi al sorriso terrorizzato di
Hermione.
Era
lì, davanti a
lui, con indosso la divisa d’ordinanza, gli occhi color
nocciola illuminati di
un bagliore luccicante, commosso, devastato. Non si dissero nulla. Lei
gli
gettò le braccia al collo e trasse un lungo, profondo
sospiro di sollievo.
<<
Sei vivo.>>
disse, in un sussurro.
<<
Io… credevo
fossi…>>
<<
E’ il suo
gioco.>> sentenziò lei, aspra. E volse lo
sguardo al corpo tramortito di
Bellatrix. << Il suo scopo era quello di dividerci, di
ucciderci nel
peggiore dei modi facendoci soffrire. Ha architettato un piano per
poterti
uccidere da solo, braccandoti dentro il San Mungo mentre i suoi
Mangiamorte
pattugliavano l’esterno. Sono morti quasi tutti, e i
sopravvissuti sono stati
arrestati.>>
<<
Manca solo
lei.>> ruggì Harry.
<<
No.>>
disse Hermione, risoluta. << Merita di pagare per
ciò che ha fatto. La
morte sarebbe solo una piacevole conseguenza delle sue
stragi.>>
<<
Ma
Hermione…>>
Lei
non lo ascoltò.
Agitò la bacchetta e delle funi dorate comparvero dal nulla,
attanagliandosi
attorni al corpo di Bellatrix fino ad impedirle ogni movimento.
<< Verrà
condannata all’ergastolo, e sconterà il resto dei
suoi giorni ad Azkaban. E non
evaderà, questa volta.>>
Harry
annuì. A dire
il vero, non ci stava capendo più nulla.
<<
Ti
amo.>> le disse, senza pensare al resto. E le sorrise.
Hermione
parve
sconvolta da quella frase, forse fuori contesto. Rispose a sua volta
con un
flebile sorriso. << Anch’io, che
domande.>> mormorò. <<
E’ la
seconda volta che ti salvo la vita.>>
<<
La seconda?>>
<<
Chi è stato,
secondo te, a stregare il sistema di sicurezza della tua Aston Martin
per
renderla più sicura agli incidenti
automobilistici?>>
<<
Ti amo il
doppio, allora.>>
*
<<
C’è Moran…
passa la pluffa a Darley, che
evita magistralmente un bolide… ancora Moran, che segna!
DIECI a zero per le
Fenici d’Argento!>>
Il
Cacciatore
irlandese compì due piroette in aria, tracciando un cerchio
nel cielo che
sovrastava l’imponente Myfair Stadium inghiottito nel centro
londinese,
sapientemente nascosto dagli occhi dei Babbani con incantesimi
protettivi di
notevole fattura. La folla accolse il gol con giubili ruggenti.
<<
Merda.>> sbottò Ron, contrariato, che
sprofondò sul seggiolino.
<<
La partita è
appena iniziata.>> obiettò Hermione, con un
sorriso. Gli sferrò un pugno
amichevole sulla spalla. << Non eri tu quello che diceva
che “la partita finisce solo quando
l’arbitro
fischia?”>>
<<
Attenzione, brutto fallo di Stevens su
Debuchy. Il Battitore dei Cannoni di Chudley riceve un cartellino
giallo:
ammonito!>> strillò lo speaker, la
cui voce risuonava dalle centinaia
di altoparlanti collocati nelle tribune. << Il gioco riprende. Pluffa in mano a Moran, che
smista verso Darley.
Ancora Moran. Che sintonia fra i due giocatori! Agguanta la Pluffa
Debuchy… intercetta
Darlynn dei Cannoni, che apre il gioco verso il bulgaro Dorhof.
C’è il lancio
magistrale… DIECI a DIECI!>>
<<
Visto?>> fece Hermione, con un gran sorriso.
<<
Attenzione!>>
urlò ancora il
cronista, che sembrò letteralmente balzare sulla sedia. Il
suo urlo venne
accompagnato dalle sonore ovazioni della folla. E, in alto, stanziato
sotto il
cielo stellato, la figura lontana del Cercatore in tenuta argentea si
era mossa
fulminea verso la tribuna Est, come se avesse trovato il Boccino.
<< Potter si è mosso!>>
Il
Cercatore dei
Cannoni di Chudley non tardò a lanciarsi
all’inseguimento.
<<
Potter sta correndo un enorme rischio, Smith
gli sta alle calcagna e la sua corporatura più minuta e
leggera gli consente
una maggiore rapidità di spostamento! I due ingaggiano una
lotta per inseguire
il Boccino. Che sfida! Si lanciano in picchiata…>>
Hermione
si portò le
mani alla bocca, terrorizzata; mentre Ron, al suo fianco,
scattò in piedi e
afferrò con così tanta enfasi la ringhiera
protettiva da far diventare bianche
le sue nocche.
Il
pubblico trattenne
il fiato. I due Cercatori procedettero in picchiata a
velocità sostenuta,
sferrandosi spallate a vicenda… finché Harry non
deviò all’ultimo e tornò in
quota, mentre Smith andò così in basso da
sfiorare il manto erboso con i piedi.
Harry
approfittò del
vantaggio per librarsi in aria verso la tribuna Ovest. Un istante dopo
le sue
mani stringevano il Boccino d’Oro.
<<
PREEEEEEEEEESO!>> strillò lo speaker. E lo
stadio scoppiò in un caos
sonoro invidiabile, applausi e urla accompagnarono il termine rapido di
una
partita, che era iniziata da appena dieci minuti. << Harry Potter conquista il boccino d’oro.
Centossessanta a Dieci per le
Fenici, che volano in solitudine al comando del campionato!>>
<<
Visto?>>
mugolò Ron, gelido, che gettò a terra la sua
sciarpa dei Cannoni di Chudley.
Hermione
rise.
Bellatrix
era in cella,
insieme al resto dei Mangiamorte sopravvissuti.
Harry
aveva finalmente
smesso i panni dell’eroe per indossare quelli di Cercatore
che, in un certo senso,
parevano calzargli a pennello.
Hermione
rise ancora,
da sola, voltando le spalle a Ron furibondo. Si sfiorò
delicatamente la pancia,
sotto la maglietta.
Tutto,
finalmente, stava
andando nel verso giusto. In tutti
i sensi.
*
THE APPLE'S CORNER
Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito, o che recensiranno.
Mi scuso con i lettori perchè questa storia non è il risultato del massimo delle mie "potenzialità", sono stata costretta ad apporre dei tagli alla trama per rientrare nei tempi di pubblicazione del Contest.
Mi scuso, inoltre, per la presenza di eventuali errori di battituta. Sono arrivata fino all'ultimo con l'acqua alla gola, e so già che questo sarà un grave errore.
In ogni modo, AUROR POWER a tutti
Apple90