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Autore: Silene Nocturna    13/12/2011    6 recensioni
"Nonostante ci tenesse al suo aspetto, non era stata in grado di trovare nessun principe che le chiedesse la mano. Le sfere del drago erano l’unico rimedio per trovare il tanto desiderato uomo in grado di donarle la felicità, adorandola più di ogni altra cosa; incrociò le braccia al petto facendo trasportare quei pensieri dal vento che sferzava scompigliandole i capelli. Sorrise sbiecamente, inconsapevole di avere sotto il naso l’oggetto dei suoi desideri..."
Non potevo resistere dato che su italia uno mi stanno plagiando con DB prima serie e DBZ XD Buona lettura! Avverto:*si comincia col rating Verde.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Perdonate per questo ritardo così esagerato, ma ho dei buoni motivi che mi hanno spinta a non scrivere per un po’… So di aver pubblicato la fan fiction sul Natale e vorrei dire un enorme GRAZIE alle persone che l’hanno apprezzata: è stata scritta qualche tempo prima, agli albori del contest a cui partecipa, stavo solo aspettando il momento opportuno per pubblicarla; purtroppo a causa di svariati –e forse stupidi- motivi ho perso la voglia di scrivere, di punto in bianco. Perdonatemi questo sfogo, odio creare una sorta di muro del pianto sul web. Tuttavia certi favoritismi mi rendono… “cupa”, concedetemi il termine. Avevo addirittura pensato di continuare questa storia, dato che ho sempre voluto realizzare qualcosa che mettesse a confronto un Mirai Trunks con il padre ancora avverso ed inesperto al rapporto familiare! Non so se questo accadrà, magari il tempo mi farà sbollire, so solo che tenterò di astenermi dall’iscrivermi a certe cose, d’ora in avanti XD

Dopo questo sproloquio vi lascio al capitolo… Buona lettura.

 

 

 

 

La sfortuna di Bulma

 

Quel giorno, dopo la notte di riposo trascorsa in infermeria, s’era destata talmente presto da udire una sorta di uccello stonato emettere dei gemiti strozzati, forse provenienti dal reparto in cui suo padre aveva ricreato l’habitat del cretaceo; non aveva mai capito l’utilità di tenere dei dinosauri addomesticati nella propria casa, fatto sta che quell’innovazione scientifica aveva gonfiato ulteriormente le tasche di tutti i componenti della famiglia. Sbuffò Bulma, ancora distesa tra quelle coltri con le fasciature opprimenti a cingerle gli arti. La sua moto era stato un vero fallimento, anche se non le era ben chiaro cosa non andasse nell’invenzione ma non vedeva l’ora di tornare nei laboratori, una volta portato a termine il lavoro avrebbe potuto dedicarsi solo ed unicamente a sé stessa. Già, sé stessa che aveva trascurato da quando si era decisa a troncare quel rapporto immaturo con Iamko, una sorta di relazione abitudinaria che col tempo era scemata per lasciare il posto all’ennesima, salda amicizia. Vederlo girovagare per la Capsule Corporation però non la rendeva irritabile, le faceva piacere ricevere visita dato che Goku, alle prese col suo allenamento da eroe, non si sarebbe fatto vivo finché i cyborg non fossero comparsi; poco male, si disse nel tentativo di poggiare un piede sul pavimento, un saiyan ingordo, altezzoso e sanguinario bastava a renderle la vita ancor più complicata.

- Donna!- l’oggetto dei suoi pensieri si manifestò come un fulmine e senza preavviso nel momento esatto in cui era riuscita a stabilire un equilibrio precario, facendola quindi ricadere sul morbido materasso.

L’osservò accigliata e furente per un istante interminabile, indecisa se fosse opportuno rispondergli a tono o soggiacere alla sua pericolosa volontà. Decise infine di limitarsi a sostenere il suo sguardo, ammorbidendo l’espressione del volto per riservargli una sommessa risposta.

- Non mi sembra così difficile varcare la soglia con velocità percettibile ad occhio umano.

Vegeta l’osservò da cima a fondo storcendo la bocca, prima di replicare a sua volta:

- Non mi sono mai piaciuti gli inetti che poltriscono. Eppure su Namecc non mi eri sembrata così incline a gettare la spugna, terrestre!- ultimò riservandole un ghigno derisorio. Bulma digrignò i denti; quell’essere era capace di cancellare ogni suo proposito di pace, tregua o armistizio che potesse stipulare almeno per qualche giorno, godendosi quella vita tanto desiderata da quando si era immischiata nelle faccende di Freezer e dei suoi orridi seguaci.

Ma cosa diavolo ci faceva Vegeta nell’infermeria? Lanciandogli l’ennesima occhiata rispose a quella domanda pensando che fosse un personale fardello giunto dallo spazio per torturarla. Eppure si era perfino prodigata di incoraggiarlo quando l’aveva visto sbucare da quelle macerie, completamente ferito, fin dentro al suo tormentato spirito.

- Poltrire?! Non lo vedi come mi sono ridotta, razza di screanzato? Non sono uno scimmione maniaco della guerra, non puoi pretendere che mi metta a lavoro in queste condizioni. – Bugia, Bulma, la verità è che non vorresti dargliela vinta. – Quindi sei pregato di uscire, non sopporto la tua presenza- La facciamo finita con queste assurdità? – e neanche il tuo orribile odore!- Inutile nascondere quanto invece l’incuriosisse avere un soggetto come il principe dei saiyan da studiare.

Resasi conto troppo tardi di aver esternato il pensiero più contraddittorio di sempre, in quanto lei stessa l’aveva invitato a stabilirsi nella struttura senza limiti di tempo, tentò l’ardua impresa di non incrociare lo sguardo tracimante di sfida che le riservò Vegeta, ancora irto dinanzi al letto con tutta l’intenzione di spuntarla; la giovane ebbe appena il tempo di chiedersi cosa avesse intenzione di fare che si ritrovò intrappolata in un groviglio di lenzuola più simile ad un sacco, in cui il saiyan l’aveva intrappolata per mettere fine alle urla stizzite che aveva sempre odiato ascoltare durante la permanenza sulla Terra, insopportabili quasi quanto la presenza di quel traditore che aveva osato salvarlo. Vegeta trasportò la scienziata fino alla cucina, luogo in cui la portafinestra fungeva da collegamento tra l’ambiente ed il grande giardino in cui spiccava la biancastra navicella utilizzata come mezzo d’allenamento. Si guardò intorno e poi lasciò finalmente andare Bulma che per prima cosa inspirò a pieni polmoni, massaggiandosi le zone maggiormente dolenti finché un biglietto le svolazzò davanti al naso leggermente all’insù, piombandole in grembo.

- “Cara figlia, c’è stato un problema alla sede della Città del Nord e saremo di ritorno tra qualche giorno. P-Prenditi cura di te stessa e soprattutto… di Vegeta. Mamma”- la giovane lesse ad alta voce, conscia che almeno in quel modo potesse dare più senso ad un’azione così avventata; era reduce di un incidente, di un malore dovuto al freddo intenso della stagione e adesso le toccava anche quella piaga. Badare al saiyan senza sua madre che almeno preparava ottimi pasti le avrebbe preso molto tempo.

- La navicella non funziona come dovrebbe- disse Vegeta prima che Bulma si rimettesse in piedi, massaggiandosi il fondoschiena.

- Te l’ho già detto, non ho intenzione di assecondarti come se fossi una schiava.- dette un’occhiata alla pendola posta sulla parete oltre le spalle del guerriero prima di continuare. – E poi è quasi ora di pranzo.

Detto ciò diede inizio ai preparativi per un banchetto reale, in quanto l’ennesima dote che poteva vantare era senz’altro la propria esperienza ai fornelli; attese qualche istante in cui l’uomo la liquidò con l’ennesima frase sprezzante, per raggiungere il giardino e sdraiarsi sull’erba in procinto di iniziare una nuova serie di flessioni. Bulma fece spallucce, convinta che, non avendo replicato, probabilmente quel pazzo non toccasse cibo dalla sera precedente. Procurandosi poi tutti gli ingredienti necessari cominciò ad impastare, friggere, arrostire con mesti pensieri riguardanti anche la scelta dei genitori di lasciarla alla mercé di Vegeta, badando alla casa, alla gravity room e perfino alle ferite che si era procurata il giorno prima; e va bene, non poteva incolpare loro per un’azione decisamente avventata e per il lavoro che così meticolosamente svolgeva suo padre. Lasciò i robot ad occuparsi del resto, smaniosa di dare un’occhiata al garage, dove era sicura di trovare la motocicletta fiammante quasi del tutto distrutta. Fece saettare lo sguardo in ogni dove, col pensiero di tornare a lavorarci su, finché un odore di bruciato giunse, acre ed insopportabile, prepotentemente alle sue narici. – Oh no!- disse cominciando a correre veloce quanto un fulmine per, superando un Vegeta alquanto dubbioso, raggiungere la cucina in balia dei robot che tentavano di spegnere il minuscolo incendio causato da un loro simile. La donna imprecò, proprio quel giorno doveva capitare una cosa simile. Cominciò a sventolare con un panno le fiamme provenienti dal forno, non rendendosi conto di aggravare ancor più la situazione; aprì quindi il rubinetto concludendo il disastro con una cortina di fumo che si propagò velocemente nella stanza. Bulma tossì nel tentativo di uscire dalla portafinestra, attendendo che quell’odore insopportabile sparisse del tutto. Infine osservò l’ennesimo disastro causato dall’inappagabile sfortuna che la perseguitava da anni; percepì indistintamente due occhi squadrarle la schiena, un simulacro dell’ennesimo fallimento. Si voltò, sentendosi per la prima volta nuda di fronte allo sguardo inquisitorio che le riservò Vegeta: con quel suo ghigno pareva mostrarle ogni volta l’inferiorità, unita ad una schiacciante consapevolezza che vi era un abisso a separarli.

Thump Thump

Da quando in qua desiderava non fare la figura della sciocca davanti a lui? Scacciò immediatamente quel pensiero. Dopotutto cosa importava se risultava impossibile oltre ogni dire interloquire con il saiyan? Lui era un nemico, che aveva ospitato nella propria casa; era un assassino, che si era prodigata di aiutare nel momento di difficoltà; e sarebbe sempre stato un guerriero… “Béh, dopotutto anche Chichi ha sposato un maniaco della guerra, peccato che Goku non farebbe del male ad una mosca! Devi smetterla Bulma…”

Assassino

Assassino

Assassino

- Ti decidi o no?!

La giovane sobbalzò intimorita, non lo stava neppure ascoltando presa com’era dai battiti irregolari del proprio cuore; tentò di calmarsi, balbettando qualcosa a proposito del pranzo, sgusciando poi in cucina per salvare il salvabile. Alla fine, a parte il pollo arrosto, tutto era andato secondo i suoi piani ed era riuscita a focalizzare l’attenzione verso qualcos’altro, piuttosto che pensare a due occhi neri come la pece che nascondevano mille e più domande di quante la sua mente potesse immaginare. Gustò solo un terzo del cibo disposto sulla grande tavola e mentre i robot riassettavano l’ambiente si prodigò finalmente di chiedere al saiyan cosa ci fosse nella gravity room che non andasse, concludendo che avrebbe dato un’occhiata al cervello madre il prima possibile; si diresse ciondolante verso il divano e prima di sdraiarsi del tutto scoprì le bende, controllando in che stato fossero gli ematomi, infine si concesse un meritato riposo. Vegeta e i suoi regali capricci potevano attendere ancora un po’.

***

- Ehilà, Bulma!

La donna urtò la fronte contro il freddo metallo che ospitava gran parte del suo busto, colta evidentemente di sorpresa. Presa com’era ad avvitare viti e bulloni al di sotto della postazione di comando aveva perfino perso la cognizione del tempo dato che, al di fuori degli oblò, pareva quasi l’ora del tramonto.

- Ma cosa vi prende oggi?! E’ buona educazione bussare invece di spaventarmi!

Iamko alzò le mani in sua difesa pronto a scusarsi, anche se non le era chiaro perché Bulma avesse parlato al plurale.

- Mi spiace, non credevo di spaventarti- disse tendendole la mano, notando poi le svariate fasciature sul corpo sinuoso della scienziata trovò opportuno chiederle come se le fosse procurate. – Ma… Cosa ti è successo? Non c’entrerà quel saiyan, vero?!

Bulma stropicciò i suoi abiti passandosi poi una mano tra i voluminosi capelli.

- Lui non c’entra nulla,- rispose aprendosi una lattina di birra ed offrendone una anche al nuovo ospite. – Ti ho mai parlato di quel prototipo di motociclo a cui stavo lavorando?

Il giovane si grattò la nuca, probabilmente era capitato in passato ma non vi aveva dato molta importanza. – Lascia perdere. Ho avuto un incidente- ultimò sbrigativa.

- Non dovresti lavorare in queste condizioni, è lui che ti costringe?- Bulma inarcò un sottile sopracciglio, trovandosi per l’ennesima volta a difendere quell’essere che non meritava neanche una simile cortesia da parte sua.

- No, Iamko, non mi ha costretta, vorrei portare a termine le riparazioni prima di sera- sbadigliò stiracchiandosi. – Sono molto stanca e voglio concedermi qualche momento per me stessa.

- Oh… capisco.

Lei gli si avvicinò facendolo sobbalzare.

- Non mi hai ancora detto perché sei venuto qui.- elargì addolcendo il tono di voce, facendolo quasi arrossire.

Era chiaro che la Iena del deserto provasse ancora qualcosa nei suoi confronti, anche se le pareva scorretto fare bella mostra di sé per rimediare a tutte le volte che il saiyan l’aveva palesemente ignorata. Quando si era messa a lavoro non aveva badato al fatto che indossare una succinta gonna potesse destare qualche perplessità riguardante il suo ambiguo comportamento, ma Vegeta non era incline ad assecondare quella sorta di provocazione, e come poteva lei divertirsi altrimenti? Talvolta accantonava il suo lato scientifico per lasciare ampio spazio ad uno estremamente vanesio… e con un uomo così affascinante sotto lo stesso tetto era chiaro che volesse sfoggiare ogni sua dote, adesso che era un partito libero. Ma voleva di più: sentiva che aver lasciato Yamcha, ancora alle prese con quel lato infantile caratteristico di un Don Giovanni, fosse stata la scelta opportuna per lei che nutriva il bisogno di un legame più profondo e… Perché no, l’augurio di Goku poteva essere la svolta della sua vita, ma mancava ancora il tassello più importante.

“Mi raccomando, partorisci un bel bambino!”

Il giovane dinanzi a sé aveva preso in parola l’amico di sempre, ma non Bulma. E per quanto riguardava Vegeta ciò che aveva ottenuto erano scarsi risultati, se si eccettuavano le continue minacce: eppure non poteva essere fatto di pietra, accidenti! Scosse la testa ancora una volta per scacciare gli assurdi pensieri riguardanti il guerriero, concentrandosi il più possibile sul presente.

- Avanti, andiamo dentro. Ti andrebbe di cenare insieme?- propose avviandosi fuori dalla camera gravitazionale che non aveva più bisogno di supporto tecnico, e stavolta non c’era malizia nelle sue parole. La notte le incuteva maggior timore, soprattutto perché nell’ombra percepiva la presenza sempre vigile del saiyan.

- Volentieri.

Qualche istante più tardi la tavola era nuovamente imbandita e all’appello mancava –ovviamente- soltanto quel misantropo di Vegeta. Iamko si era accomodato a capotavola, Bulma al centro; l’ultimo posto d’onore era proprio riservato al principe.

- Perdonami, vado a cercarlo. Altrimenti la cena si fredda e non ho voglia di sentirlo sbraitare.- L’uomo aveva annuito prima di lanciarle un sorriso bonario.

La Capsule Corporation era quasi interamente avvolta da un buio pesto e ad ogni passo la giovane si prodigava di accendere una tenue luce; non aveva idea di dove potesse essere il guerriero, dato che non lo vedeva da quando avevano concluso il pranzo. Per prima cosa pensò a dirigersi verso la zona notte, al piano superiore, con l’intenzione di controllare la sua camera. Bussò piano, non ricevendo alcuna risposta. Deglutì poi facendo scattare la maniglia e riversandosi nell’ambiente saturo di inquietante silenzio con piccoli passi, ma pareva tutto in ordine e unicamente pregno dell’odore di Vegeta. La giovane si avvicinò al letto, sfiorando le lenzuola fresche e concentrandosi sul satellite troneggiante nel cielo scuro: un panorama stupendo che poteva ammirare da quella stanza così spartana. In un angolo vi era l’armatura, quella sfondata, che gli aveva visto indossare su Namecc, forse conservata come unico cimelio della precedente vita da mercenario. Si abbassò per percorrerne i contorni con le dita, scoprendo ancora tracce di sangue rappreso sui bordi di quella spaccatura e come se un fulmine la folgorasse ritirò i polpastrelli colta dalla consapevolezza che fosse incuriosita, irrimediabilmente attratta da un essere pericoloso. Si diede della pazza. Doveva uscire.

Girandosi verso la porta la riscoprì chiusa, e con un sobbalzo studiò la sagoma di Vegeta poggiata di fianco allo stipite con le braccia conserte: ne ebbe paura perché suscitava la onnipresente sensazione che potesse penetrarle la mente con facilità, leggendovi anche quella sorta di ambigui pensieri che le stavano lentamente contaminato il cervello.

Thump Thump

“E non solo, maledizione!”

Tutto ad un tratto il motivo per cui lo stava cercando divenne sfocato e le mani sudate, che stava palesemente torturando, accompagnarono delle frasi quasi prive di senso nel tentativo di spiegare gli atti compiuti poc’anzi; ma Vegeta non era un ingenuo che si potesse abbindolare con l’oratoria, piuttosto la trapassò con una singola occhiata dandole la consapevolezza che in fondo tutto gli fosse chiaro… e ciò non faceva presagire nulla di buono.

- Che diavolo stavi facendo, donna?- sibilò ogni parola accertandosi che ella non mancasse di trovare una scusa plausibile.

- I-Io…- articolò Bulma conscia che, assottigliando lo sguardo, Vegeta volesse lanciarle un avvertimento. – La cena, sì, la cena… E stavo controllando in che stato fosse la tua tuta! Ecco perché qui dentro l’aria è irrespirabile.- E adesso perché avanzava pericolosamente nella sua direzione? Pensò Bulma stringendo le nocche fino a farle sbiancare. –Ehi! Che intenzioni hai?!- urlò infine incapace di trattenere oltre il nervosismo crescente.

Attese che il saiyan sferrasse una sfera d’energia, un colpo letale, qualunque cosa la svincolasse da quell’imbarazzante situazione, ma appena sentì le dita ruvide e stranamente prive dei guanti stringersi intorno alla sua gola, il battito impazzito del cuore divenne un unico e terrificante rumore. L’aria le mancò quasi del tutto e nel momento in cui tentò di arrovellarsi su cosa avesse intenzione di fare Vegeta, percepì distintamente il caldo respiro penetrarle fin dentro la gola occlusa. Non aveva mai avuto un contatto così diretto con lui, e non doveva. Eppure trovò quell’odore inebriante, tanto da farle quasi perdere l’equilibrio, ritrovandosi a toccarlo a sua volta: aveva inavvertitamente poggiato una mano sul suo petto scultoreo e l’altra cingeva il polso con cui la teneva ancorata a sé, in un mero tentativo di svincolarsi. Era caldo, troppo caldo. E la infinitesimale porzione masochista di Bulma la fece fremere a quel tocco prima di mutare la sua espressione, ora intimorita dal tono di poche e semplici parole: - Qualsiasi cosa tu abbia, fattela passare.

Delusione, rabbia, indignazione provate all’unisono dalla donna che fulminea si ritrovò quasi a schiaffeggiargli il volto dai tratti perfetti e marcati, senza successo. Vegeta le bloccò il polso a mezz’aria e strattonandola l’indusse a poggiarsi contro un oggetto d’arredo; dandole le spalle si avviò quindi oltre la porta, deciso a raggiungere la cucina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Impressioni riguardanti questo capitolo: ma povero Iamko lasciato da solo in cucina mentre Bulma è alle prese con le sue palpitazioni! A parte gli scherzi, dal prossimo capitolo in poi non vedremo una Bulma così condiscendente verso il saiyan poiché ha capito che col fuoco non si scherza! E Vegeta? Adesso gli è chiaro che la donna sia attratta da lui (poveri noi) chissà come reagirà in proposito… Io ovviamente lo so XD Béh, dico solo che nella cena che seguirà lascerò uscire un mio lato più comico. Avviso fin da ora che almeno un capitolo avrà dei risvolti hot, quindi è probabile che il rating verrà alzato per questo motivo… Almeno spero, a causa degli ultimi avvenimenti da me citati all’inizio del capitolo che mi inducono ad abbandonare per un po’.

Ancora un enorme grazie a chi segue questa storia!

   
 
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