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Autore: _Giuls__    13/12/2011    9 recensioni
Mi accarezzò i capelli lentamente ed il mio cuore martellò così forte che pensai: "se mi bacia muoio" .
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II


-Non sappiamo come affronterà la notizia, è una ragazzina, e si sa che i ragazzini sono molto imprevedibili- quella era la voce di un uomo, stavolta sembrava avesse una cinquantina d’anni. Sbuffava e dal suo tono di voce sembrava abbastanza preoccupato.
Avevo ripreso i sensi già da qualche secondo, ma rimasi con gli occhi chiusi: mi sentivo talmente debole da non riuscire neanche ad aprirli.
Sentii dei lunghi sospiri, anzi, c’erano anche dei singhiozzi seguiti da lamenti e sussurri quasi impercettibili. Qualcuno si trovava accanto a me, tremava.
-Piccola mia ti prego svegliati!- sì, quella era proprio la voce di mio padre. Era stato travolto da una delle sue crisi di panico, piangeva, era disperato.

Mia madre dov’era? E John? Ma soprattutto: cosa diamine stava succedendo?
Quarantamila domande, zero risposte.
Il dolore si attenuava lentamente, ma non scompariva. Mio padre mi stringeva la mano e non era intento a mollare la presa, era bollente e sudata, sentii il cuore sprofondare per poi battere sempre più forte: ansia. Cominciai decisamente a preoccuparmi!
Aprii gli occhi lentamente e la prima cosa che riuscii a vedere era il soffitto pitturato completamente di bianco. C’era anche un buon profumo, l’aria era fresca, davvero piacevole.
Mi voltai. Lui scoppiò a piangere, ma pensai che sicuramente lo stesse già facendo da un bel pezzo.
-Grazie a Dio, grazie, grazie, grazie- sussurrava con le mani giunte e stringendo ancora la mia, il dottore (che aveva lunghi baffi grigi ed un aria amichevole) mi guardava sorridendo, ma assumeva sempre quell’espressione preoccupata.
Ed… in un angolo a fissarmi c’era mio fratello, John. Non emanò fiato per tutto il tempo. Aveva un’espressione cupa, sembrava quasi avesse visto un fantasma.
-P…papà- dissi sforzandomi, ma appena lo feci era come se tante persone mi avessero dato pugni sullo stomaco, tutte contemporaneamente. Feci una smorfia orripilante e strizzai gli occhi: il dottore si avvicinò a me con fretta e preoccupazione, e mi fece segno di fare silenzio.
-Shh. India… cerca di non parlare e respira molto lentamente- mi raccomandò con estrema calma ed accarezzandomi i boccoli castani.
-Non è una bambina dottor Smith, glielo dica adesso!- urlò mio fratello d’un tratto con le mani nelle tasche e con gli occhi rossi.
Dirmi cosa?
-Ehm…- deglutì poi continuò- Credo che tu non ricorda niente dell’accaduto, giusto?- feci spallucce, si voltò verso i due presenti e poi mi guardò dritto negli occhi -tu e tua madre siete state vittime di un incidente stradale ieri mattina. Un polmone ti si è perforato. Ma abbiamo risolto, tra un paio di giorni starai benone. Per quanto riguarda la tua spalla, nell’impatto un pezzo di vetro ti si era conficcato all’interno ed anche sul tuo fianco destro. Niente paura, anche questo problemino è stato risolto, abbiamo estratto tutti i pezzi ed abbiamo fasciato tut…-
-Mia madre come sta?- lo interruppi velocemente, sentii un dolore atroce anche questa volta ma non ci badai tanto.
Riflesse per una manciata di secondi, poi mi rispose con gli occhi lucidi: -Mi dispiace- fissò il pavimento, mio padre si coprì il viso con le mani e mio fratello guardava il soffitto sospirando.
Rimasi letteralmente scioccata.
 
Afferrai la saponetta, quella che sapeva di lampone, e la strofinai su tutto il corpo. Fissavo le mie mani tremanti e soffrivo solo ricordando quei momenti.
Poi me ne vennero altri in mente, quelli di qualche giorno dopo…
 
-Allora come sta?- qualcuno spalancò la porta della stanza con decisione e senza preoccuparsi di aver alzato troppo la voce, poi si guardò intorno e, grattandosi la testa, chiese scusa all’infermiera che mi stava aiutando ad alzarmi.
Quel ragazzo… io lo conoscevo già!
-Hey- mi sorrise felice, era lui, sì, quel ragazzo misterioso che mi aveva salvato.
Ricambiai il sorriso e fece un sospiro di sollievo, si avvicinò a me e, vedendomi in piedi, mi abbracciò -Fortuna che stai bene!- disse accarezzandomi la schiena e stringendomi forte.
Ero un po’ in imbarazzo, certo, ma era una bella sensazione. In quel momento avevo proprio bisogno di un caldo abbraccio.
Ci allontanammo ed ebbi finalmente l’occasione di guardarlo meglio: era proprio niente male.
I suoi capelli stavolta erano apposto, i suoi grandi occhi verdi screziati di un tocco di azzurro luccicavano ed erano davvero meravigliosi, i suoi denti erano perfetti e bianchi come la neve. Indossava una camicia beige ed un pantalone nero; notai qualche istante dopo che aveva anche una tracolla marrone vecchio stile.
Si batté una mano in fronte e sorrise nuovamente: -ah, che stupido! Non mi sono presentato: io sono Harry, Harry Styles- me la porse gentile. Aveva un espressione davvero dolce. Intanto l’infermiera ci lasciò soli.
-Oh, piacere, sono… India, India Brooks- gli strinsi la mano e gli sorrisi anch’io. Sembravo un peperone.
-India? Non ho mai sentito il tuo nome in giro-
-Lunga storia- sorrisi con le labbra chiuse.
-Ho… saputo di tua... madre- balbettò, evidentemente non voleva ricordarmelo; scostai lo sguardo fuori dalla finestra: il cielo era sempre uguale, grigio freddo e le nuvole non smettevano di coprire il mio amato Sole. Tutto intorno a me faceva estremamente schifo, mi sentivo chiusa in una cupola di vetro, da sola. Le auto sfrecciavano e di tanto in tanto si intravvedevano persone che camminavano a piedi.
Di addobbi natalizi ce n’erano a bizzeffe, amavo tanto il Natale ma ero terribilmente consapevole del fatto che quell’anno sarebbe stato diverso. Infinitamente e tragicamente diverso.   
-Mh- annuii semplicemente facendo una smorfia disgustata, lui mi guardò mortificato.
-Sappi che per qualsiasi cosa, puoi contare sempre su di me- mi disse mettendomi una mano su una spalla in segno di conforto, sorrisi leggermente ed una lacrima sfuggì contro la mia volontà, poi ce ne fu un’altra ed un’altra ancora.
Lo abbracciai.
-G…grazie mille, davvero. Se non mi avresti tirata fuori da lì adesso giacerei sotto terra-
-Non dire così, sono stati i medici a salvarti…- scossi la testa.
-Sono stata fortunata, certo, ma è anche merito tuo se io adesso sono ancora qui- Harry rimase in silenzio fissandomi con gli occhi pieni di lacrime, ma non pianse.
-Il dottore mi ha detto che domani puoi tornare a casa- cambiò discorso.
-A casa. Bella merda- sussurrai, lui mi sentì.
-Perché dici così?- mi voltai di nuovo lentamente verso la finestra ed un po’ di vento gelido mi scompigliò i capelli, mi fece rabbrividire. Mi appoggiai con i gomiti sul davanzale ed osservai quel cielo triste, lui fece la stessa cosa. Socchiusi gli occhi e sospirai. Decisi di spiegargli tutto, Harry mi ispirava fiducia.
-Mi sono trasferita qui a Londra quasi un mese fa. I miei genitori avevano perso il lavoro e furono costretti a prendere quella dannata decisione. Per due settimane mia nonna ci ha ospitati nella sua- mimai le virgolette -'dimora', mentre attendevamo il restauro della 'nuova casa'-
-Di dov’eri?-
-New York- risposi secca, lui sbarrò gli occhi.
-Wow- rispose solo.
-Già. Mio padre è sempre a lavoro ed in casa c'è raramente, mio fratello si droga e vive con quella troglodita della sua ragazza. Non posso andare a vivere neanche da mia nonna, lei mi detesta e sicuramente non mi accetterà-
-Ma è pur sempre tua nonna India, deve starti vicino anche se non le stai molto, come dire, simpatica- disse lentamente, fissai la scia di un aereo non tanto distante ed ancora non inghiottito completamente dalle grosse nuvole, sbuffai rumorosamente. 
-Non puoi capire Harry, lei è solo una buona a nulla, una vecchia psicopatica, odiava a morte mia madre solo perché era di colore! E visto che io sono sangue del suo sangue, preferirebbe inghiottire un piccione vivo piuttosto che condividere la casa con ‘una come me’- sbattei un pugno sul marmo bianco, stavo per piangere -Sono rimasta sola, ho bisogno di qualcuno che mi stia accanto, ho bisogno di aiuto- mi sfogai lasciandomi cullare dalle sue braccia che mi stringevano forte, lo sentii tirare su con il naso, stava piangendo anche lui?
-Allora vieni via con me- mi accarezzò i capelli.
Ma… cosa intendeva esattamente con quell'affermazione?



_Giuls__:
Ciaaaaaao lettori! (: Cercherò di essere breve perchè tra poco viene a prendermi mia zia a casa e devo organizzare la "festa a sorpresa" per mia cugina (?) Lo so, non ve ne frega na pippa, AHAHHAHAHAH
Comunque, eccovi il secondo capitolo anch'esso depresso all'ennesima potenza (?) Che ve ne pare? (: 
Fatemelo sapere in una piccola recensione e, mi raccomando, siate in tanti! ç__ç
Vi saluto e... seguitemi anche su twitter! :D @_OhZayn
Grazie solo per aver letto <3
#loveyouall *-*

  
 
  
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