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Autore: Endo    14/12/2011    6 recensioni
Si sentiva un idiota.
Perché? Se glielo aveste chiesto, probabilmente non avrebbe saputo rispondere.
Era perché gli dispiaceva aver mentito al suo migliore amico? O perché stava realizzando che non era affatto contento del fatto che lui se la fosse bevuta così facilmente?
Come si fa ad essere così ingenui?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mark/Mamoru, Nathan/Ichirouta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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One person can make you smile.

Last half of the smile.


Non avendo voglia di ascoltare il professore, per Kazemaru le ore non erano esattamente volate.
Una lezione dopo l’ altra il tempo passava, ma lo faceva in modo così lento da risultare snervante. Per fare un paragone stupido, il tempo, invece che sembrare un fiume che scorre, pareva più un carcerato che si trascina alla sedia elettrica.
In più, quando non hai niente da fare il cervello si mette a farsi film mentali.
Che tu lo voglia o no.
 
Ed era questo che stava succedendo a Kazemaru. Per quanto tentasse di non pensare alla situazione in cui si era cacciato, quel biglietto bello in vista sul suo banco glielo ricordava ogni volta che voltava la faccia.
Smettendo di guardare fuori dalla finestra per un minuto se lo rigirò tra le mani un’ ennesima volta.
Sospirò frustrato e lo accartocciò ficcandoselo in tasca.
Era il massimo che potesse fare, non essendo riuscito a convincere se stesso a buttarlo.
 
Una parte di lui gridava di lasciar perdere tutto quel subbuglio che aveva nello stomaco e inventarsi una bella bugia da dire a Endo.
Un’ altra parte di lui, invece, gli diceva che se avesse detto la verità sarebbe andato tutto apposto.
E Kazemaru non era abituato ad avere due voci completamente contrastanti nella testa che gli suggerivano che fare.
 
E poi, vi era anche la fatidica domanda, quella che lo tormentava da ore e ore.
Che voleva Endo?
Di che voleva parlare?
Che voleva chiedergli?
Che cosa voleva sapere da lui?
Scegliete quella che più vi piace, il significato è lo stesso.
Endo voleva sapere che passava nella testa di Kazemaru. Ed era già troppo invadente come richiesta.
Andò del tutto nel pallone.
Non era abituato a situazioni complicate come quella e sentiva che da un momento all’ altro sarebbe esploso.
 
Improvvisamente un rumore lo ridestò dai sui pensieri. Alzò velocemente gli occhi verso la finestra proprio nel momento in cui un fulmine squarciava il cielo.
Pioveva.
A dirotto.
 
Sembrava fatto apposta. Le emozioni di Kazemaru erano in tempesta e il cielo lo imitava, quasi a prenderlo in giro.
Scosse la testa velocemente, quasi a scrollarsi quei pensieri via di dosso e sospirò di nuovo.
Lui non era un tipo che sospira parecchio ma in quel periodo lo aveva fatto abbastanza spesso da capire che non gli piaceva per niente.
 
Si strinse nelle spalle e si decise ad aspettare con pazienza la fine delle lezioni, attendendo con rinomato coraggio quello che lo aspettava.
La campanella suonò relativamente più presto del previsto.
E’ strano come il tempo passi più in fretta quando sei concentrato, no?
Ma infondo il tempo è relativo. Una concezione umana.
Kazemaru sospirò un ultima volta e si guardò intorno.
 
Si sorprese vedendo che di Endo non c’ era traccia.
 
Non riuscì a fermare del tutto una smorfia che si formò arrogantemente tra i suoi lineamenti creando un espressione di preoccupazione, rimorso e rabbia sul suo viso delicato.
Corrugò le sopracciglia mentre prendeva un bel respiro e si morse il labbro inferiore. Così forte da sentire il sapore acre del sangue in bocca.
Poi corse fuori dall’ aula.
Scansando le persone senza alcun riguardo, andando più veloce che poteva, senza nemmeno tentare di scusarsi, con l’ animo in subbuglio e la mente anche messa peggio, stringendo i denti e facendo il possibile per non cadere, inciampare o ruzzolare giù dalle scale, Kazemaru arrivò al campo di calcio.
 
Tutti erano già usciti, non era rimasto più nessuno in tutta la scuola.
Ma davanti a lui c’ era veramente un Endo bagnato fradicio, dalla punta dei capelli a quella delle scarpe.
Lo sguardo del turchino si addolcì un po’ vedendolo.
 
E’ qui per me, perché si preoccupa per me, stupido testone.
 
Per quanto potesse essere un gesto egoistico Kazemaru si avvicinò e lo abbracciò di slancio, poggiando la testa sulla sua spalla. “Dobbiamo spostarci se non vogliamo prenderci un malanno, lo sai?” sussurrò, ben consapevole che l’ altro potesse sentirlo.
 

Ma quello, combattivo com’ era, non avrebbe ceduto...
 
“...Finché non mi dici che ti prende io non mi muovo”
 
...Mai.


Oh, Endo. Sei veramente uno stupido.
Malgrado la sua voce fosse ferma e risoluta il cuore del ragazzo batteva a pieno ritmo, talmente veloce che Kazemaru non poté fare altro che stringerlo a sé più forte.
“Stupido”
Lo disse in un soffio, con la voce tremante, e poi lo lasciò andare, sciogliendo la presa di quell’ abbraccio.
Endo lo guardò con la determinazione riflessa negli occhi, con la sua solita voglia di non arrendersi che quasi si sprigionava nell’ aria umida e intrisa di pioggia.
Kazemaru temette che se non avesse avuto un occhio coperto da quel ciuffo di capelli, gli occhi del castano sarebbero risultati troppo intensi.
Ma non distolse lo sguardo e parlò, come a levarsi un peso dal cuore.
 
“Mi manca la Raimon, il calcio per cui abbiamo tanto lottato, mi mancano i miei amici e tutte quelle emozioni che mi hanno regalato le nostre avventure insieme. La vita normale non fa per me, non più”
Senza rendersene conto sorrise tristemente.
“E mi manchi tu.”
E una lacrima fuori controllo gli solcò la gota, ormai già bagnata dalla pioggia battente. Kazemaru si portò una mano all’ occhio sfregandolo forte, incredulo. “Ah, i-io, mi dispiace-“
Fu Endo ad abbracciarlo stavolta.
 
Gli posò una mano sulla nuca e l’ altra attorno ai fianchi stringendolo a sé così forte da levargli il respiro.
“Ti prego, permettimi di proteggerti. Non voglio che tu soffra così, mai più, finché ci sarò io sarai al sicuro. Te lo giuro, Kazemaru, farò qualsiasi cosa per farti tornare a sorridere.”
Il turchino si aggrappò alla divisa fradicia del suo amico d’ infanzia e fece sprofondare il viso nell’ incavo della sua spalla, lasciando che le lacrime trattenute fin troppo fendessero le sue guancie in silenzio, senza dire una parola.
 
Non so per quanto tempo siamo rimasti lì, sotto la pioggia, semplicemente aggrappati l’ uno all’ altro.
Il tempo non era affatto importante. Non per noi due. E non in quel momento.
Tutto quello che sapevo è che ero felice. Con Endo accanto a me, ero felice. Questo è tutto ...O quasi.
 
Il castano gli prese il viso tra le mani e poggiò la fronte sulla sua, scostandogli dall’ occhio sinistro il ciuffo ceruleo per poi accompagnarlo con la mano fin dietro l’ orecchio poi fece incrociare i loro sguardi con un intensità nuova, surreale.
I loro respiri affannati si mescolavano, fondendosi in una nuvoletta di vapore e i loro nasi si sfioravano, teneramente in attesa.
Piano, in un misto di inesperienza e paura di rovinare il momento, Endo avvicinò le proprie labbra a quelle del turchino facendole combaciare in un armonia perfetta, culmine di un desiderio tenuto dentro al cuore ormai da tempo.
Subito Kazemaru si sentì bruciare da dentro, di un calore mai provato. Chiuse gli occhi e i brividi per il freddo svanirono. Con rinomata sicurezza il ragazzo rispose al tenero bacio che stava ricevendo.
 
Circondò il collo dell’ ormai più che amico con le braccia e assaporò quel contatto così intimo e così speciale più che poteva. Quello più alto dei due, invece, intreccio le dita nei capelli dell’ altro slegandoli e, gentilmente, gli carezzò le labbra con la lingua, chiedendo il permesso ad entrare.
 
Seguendo il suo istinto, Kazemaru dischiuse lentamente le labbra, e i due iniziarono a danzare, dando sfogo alla loro passione, rimasta repressa per così tanto tempo.
Presto si dovettero separare per prendere aria ma entrambi sentirono che quel legame che si era creato tra loro non si sarebbe spezzato così facilmente. Si guardarono complici e intrecciarono le mani.
“Se è un sogno non svegliarmi, per favore” sussurrò il ragazzo dai lunghi capelli azzurri mordendosi un labbro e guardando il suo più di un amico negli occhi.
E l’ altro, con espressione sognante gli rispose dandogli un bacio sulla fronte “Se fosse un sogno sarebbe senz’ altro il più bello che io abbia mai fatto”
Kazemaru, con le guancie arrossate, gli strinse la mano più forte.



Note Autrice:
Ahahahah, oddio, mi sembra di essere alla consegna del Nobel!

Lol, no. Cioè, si.
La fic finisce così *gocciolina dietro la testa* Avete tutto il diritto di criticarmi se non vi piace, tipo "Ah, questa tizia è tutto fumo e niente arrosto, deve morire/suicidarsi/implodere" o cose simili *fa un inchino* Scusate, sono mortificata.
Detto questo, nella microscopia eventualità che sia piaciuta almeno un po' vi ringrazio, davvero davvero tanto.
Normalmente non sono una che si preoccupa di quello che pensa la gente, dico sul serio, ma in questo caso il giudizio del pubblico per me è tutto e vale molto più del mio. E' capace di farmi salire e scendere l' autostima in un battito di ciglia e in effetti è una cosa parecchio patetica da parte mia *risata amara*
Poi, se ci sono incomprensioni o dubbi o qualcosa che non vi quadra (o non vi piace) siete liberissimi di farmelo notare e lo terrò a mente per la prossima volta (e si, signori, ci sarà una prossima volta!).
In secondo luogo vorrei ringraziare chi l' ha messa tra le preferite e ricordate e chi lo farà in futuro (beh, io spero che ci sarà qualcuno che lo farà!) e chi ha recensito.
Mille e mille grazie. E' stato un onore scrivere per voi, heh.
A presto, si spera *inchino*
                                                                                                                                                                                                                                             
E n d o
  
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