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Autore: Padfoot_07    15/12/2011    5 recensioni
La storia di un nuovo personaggio, oltre a quelli che conosciamo. Post BD. Il suo nome: EJ Cullen.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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EJ POV

“Zia spiegami” mi voltai verso di lei con lo sguardo corrucciato. Non ero decisamente un tipo paziente, e altra sensazione spiacevole: mi ero sentito trattato da oggetto. Era come se la zia volesse marcare il territorio. Ma non ne aveva bisogno, cosa temeva? Era una madre per me, i Cullen non avrebbero minato il nostro rapporto.

Lei non pareva pensarla alla stassa maniera. Mostrava un ghigno di sfida verso i vampiri e mutaforma che ci circondavano.

Un ringhio bestiale mi scosse nuovamente. La vampira bellissima e mora, “Bella” era stata chiamata, sembrava in preda ad una furia smodata. Omicida.

Avrei dovuto esserne spaventato, ma non provavo paura. Mi chiesi il perché, ma la risposta non esisteva.

Ancora una volta, erano le mie sensazioni a guidarmi. La mia parte razionale mi faceva notare, fastidiosamente, che quelle sensazioni un giorno o l’altro, mi avrebbero pure portato in guai seri.

Zia Tanya strinse forte la mia spalla e mi spinse dietro le sue spalle, parandosi tra me e gl’altri.

“Và Eddie. SCAPPA!” mi soffiò a mezza bocca, voltando appena il capo verso di me.

“Zia cosa dici?” sbottai paralizzato. Io. Lasciarla sola, lì. Come poteva pensare che sarei fuggito come un coniglio?

Tanya sapeva quanto fossi cocciuito, non si aspettava certo una mia facile accondiscendenza.

“Eddie, tesoro” il suo tono si fece implorante “fallo per me ok? Ti fidi di me?”

Boccheggiai, certo che mi fidavo, ma quelle non erano richieste sensate.

“Ti prego, so quello che faccio. Devi avere fiducia in me” adesso era quasi del tutto volta a me, con una mano carezzò dolcemente una mia guancia.

Non sapevo che fare. Poi un lampo. Qualcosa di incredibilmente veloce e forte aveva strappato mia zia dal suolo. Un albero era stato abbattuto , mentre Bella, la vapira che tanto mi turbava, la teneva ferma, bloccata per il collo. I canini ad un soffio dalla sua giugulare.

“No” il mio non fu il solo grido che udii. Edward aveva afferrato saldamente la vampira e la trascinava via. Gentilezza e decisione. Sembrava volessere proteggere lei, lei che aveva attaccato, da qualcosa.

Mi scagliai a mia volta da Tanya, sorreggendola. Appurato che stesse bene, i voltai adirato a fronteggiare colei che aveva attaccato.

Cosa diamine avevamo fatto di male, per essere trattati a quel modo?

Non erano forse loro in difetto con me?

“No amore, non così” le sussurrava concitato Edward. “Deve spiegarci, dobbiamo sapere.”

Ma Bella si dimenava, nella chiara dimostrazione di quanto poco le interessasse in quel frangente sentire delle spiegazioni.

“Bella, fallo per lui. Pensa ad EJ. Lui ha il diritto di sapere.” Quelle parole parvero agire dove il resto aveva fallito.

Bella smise di dimenarsi, ma il suo sguardo restava micidiale e puntato su mia zia.

“Cosa volete da noi?” sentii il petto vibrare la mia collera.

“E’ stato un mio errore venire qui. Non sapevo cosa speravo mai di trovare.” Sfuriai “ e adesso attaccate l’unica persona che in sei anni si sia mai curata di me come una madre!”

L a vampira mora, Bella, emise un verso strano, come un singhiozzo.

“EJ” mi parlò Edward, con insopportabile tono pacato e ragionevole “Tanya non è tua madre!” ora era astioso.

“Per quanto possa averti raggirato, non puoi pensare che siamo noi a volerti fare del male”

Guardai quel ragazzo dritto negl’occhi. Sentivo la rabbia invadermi, e il mio viso sicuramente rifletteva quell’astio. Come osava?

“Nessuno mi ha mai raggirato! Se c’è qualcuno che si è preso gioco di me siete stati voi!” era il momento di sputare tutto fuori. Non riuscivo a contenere tutto quello che sentivo, le emozioni mi sopraffacevano. Sarebbero esplose comunque.

“In tutti questi anni, mi sono chiesto perché mi aveste abbandonato. Ho provato persino PENA per voi. Perché qualcosa di tremendo ed irreversibile solamente, avrebbe potuto indurre qualcuno ad abbandonare un figlio!” il mio sguardo bruciava in quello di Edwrad. Mi guardava sofferente. E quell’atteggiamento disarmate mi stizziva ancor di più. Che diritto aveva di mostrarsi vulnerabile quando volevo soltanto colpire con le mie parole, col mio risentimento, col mio dolore?

I miei occhi scivolarono in quelli della donna accanto a lui, mano nella mano. Si davano forza a vicenza.

“E invece siete qui, siete vivi, al sicuro e senza un problema al mondo. Senza un dolore” la mia voce si stava incrinando. Con un movimento secco, voltai il capo fissando un punto del terriccio umino alla mia destra. Dovevo mantenere la voce e i pensieri lucidi.

“Io vi odio” non lo urlai. La mia collera non aveva preso quella via. Era un freddo glaciale e vuoto quello che aveva stretto il mio cuore. La mia era una costatazione, una delusione. Odiavo quelle persone.

Mi voltai svelto. Per fuggire via, lontano da loro, lontano da quella sofferenza. Lontano dalle domande, e lontano da me”

“Eddie…” una voce. Una scossa elettrica dritta al mio cuore. Mi passò da parte a parte. Non avevo mai versato lacrime negl’anni passati. Non mi aprivo facilmente a quel genere di emzioni, ma ora sentivo qualcosa formarsi nel mio petto.

Un groppo, difficile da sciogliere.

“E’ così che ti chiamano, vero?” Mi voltai rigido. Il mio cervello voleva comandarmi di continuare a camminare. Ma in quella voce non c’era malvagità, non c’era aggressività. Non potevo deludere quella voce.

I miei occhi incrociarono i suoi, con timore. Topazio legato allo smeraldo. Strizzai gl’occhi confuso, non volevo sentire le sue parole. Ma non potevo farne a meno.

La donna, si fece avanti, era vicina, molto vicina a me. Sentivo ondate provenire da lei, come percepissi il desiderio che aveva di annullare le distanze e avere un contatto con me.

“Non capisco nemmeno io tutto quello che sta accadendo. Ma una cosa è certa.” Taque.

Alzai lo sguardo, evidentementa aspettava la guardassi negl’occhi, suoi erano grandi e sinceri “Tu sei mio figlio. Il mio EJ. E sono sei anni che non speravo più di poterti riavere”

Arretrai di qualche passo, cercavo la menzogna in quello sguardo limpido. Ma o era un’ottima attrice, oppure… non capivo.

“Sta lontana da lui” zia Tanya si frappose fra me e Bella.

Si voltò a me, prendendomi il viso tra le mani”non credergli tesoro. Ti prego, andiamo” ma non riuscivo a fare un passo. I miei occhi vagavano veloci da Bella a zia Tanya e contrario.

Strizzai gl’occhi.

Non sapevo cosa pensare, volevo capire. Qual’era la verità? Di chi fidarmi?

Il mio cervello lavorava velocissimo. Domande su domande. Il male alla testa cresceva sempre più. Mi portai le mani alle tempie, e poi accadde…

Una fitta tremenda mi attraversò la mente.

-Non può sapere la verità. Devo portarlo via. Non deve sapere-

E poi altri pensieri, confusi. Volti spaventati e pensieri concitati.

Bella, pericolosamente vicino a Tanya, aveva sfiorato un mio braccio. –che ti succede?- chiese, la voce leggermente ovattata.

“Non lo so” risposi con l’affanno. Il capo chino e gli occhi ancora ben serrati.

“Cosa?”

“Non so che succede!” sbottai. “Ma cosa…? Io non ho parlato.”

Sbarrai gli occhi. Edward era ad un passo da noi. Tutti erano in allerta.

Anche i vampiri che non avevano aperto bocca fino a quel momento.

E poi un’altra voce. Quella ragazza. Quella che era stata la prima che avessi incontrato lì. Si fece avanti. La vampira che le aveva fatto scudo fino a quel mentre, aveva la guardia bassa, e lei sgusciò facilmente dalle sue spalle.

Mi guardava con quegl’occhi, grandi e marroni. Marrone chiaro, cioccolato.

Registrai in tutto quel trambusto che non era la prima volra che mi scrutavano preoccupati quella sera. Erano gli stessi di Bella.

Stessa forma, stessa espressione disarmante. Solo il colore li differiva.

Un’altra fitta mi costrinse a serrare gl’occhi. Percepii la sua voce, lontana, ma chiara.

-EJ-

La guardai, le labbra serrate. Nessuno si era voltato verso di lei, dunque non aveva parlato.

Non a voce. Ma cosa stava succedendo?

Come potevo sentirli in quel modo?

POV Renesmee:

-EJ- pensai intensamente il suo nome, come per riempirmi la mente della consapevoleza della sua reale esistenza. I suoi occhi verdissimi scattarono nei miei. Sobbalzai sotto il suo sguardo allibito.

“Come?” chiese. Mi aveva… aveva… aveva sentito i miei pensieri? Senza che nemmeno lo toccassi…

Stare lì alla sua presenza mi dava una sensazione stranissima. Volevo essere felice di averlo lì, lo volevo con tutta me stessa. Ma non ero capace di rendere le cose facili. Sentivo un rifiuto, la consapevolezza della lontananza che era tra me e lui. Perché ero così dannatamente egoista e capricciosa?

La situazione peggiore non era certo la mia. Avrei perso quell’occasione per un’infantilismo del genere? La mia mente ne era cosciente, ma non riuscivo a superarlo.

Non sapevo accettarlo.

Ciao!! Scusate l’attesa. Il Natale alle porte, impegni ed esami, mi assorbono un pochetto ;) Fatemi sapere cosa pensate di questo nuovo cap!! Grazie sempre ai “fedelissimi” che non mi fanno mancare mai il loro sostegno!! Baciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Syria

  
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