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Autore: _Lightning_    15/12/2011    4 recensioni
L'esistenza di centinaia di persone scorreva sotto di lui.
Migliaia di vite... e una si sarebbe spenta presto.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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They're Hunting You


 
I suoi passi scivolavano silenziosi sui tetti, mentre il suo respiro appena affannato si fondeva con l'aria torrida del primo pomeriggio e si perdeva nel mormorio incessante della città; il sole a picco batteva impietoso sulle sue spalle, scottandole e stringendolo nella morsa di calura che lo soffocava nella pesante veste bianca.
Si posò leggero sul tetto del Bazar, camminando rasente alla cupola del corridoio centrale e inalando un forte odore di spezie e incenso ogni volta che superava una delle bocchette di ventilazione.
Si riposò appena qualche istante all'ombra di una torre di guardia, il corpo madido di sudore appiattito contro la piacevole frescura del muro fatiscente.
Uno scricchiolio improvviso, come di un sandalo di cuoio, lo fece scattare di nuovo; superò d'un balzo il vicolo adiacente, atterrando sul tetto opposto senza sforzo; si acquattò fremente nella penombra del piccolo giardino pensile, con i sensi in massima allerta e un fastidioso ronzio nelle orecchie oppresse dall'intenso silenzio.

Le grida dei mercanti che adescavano i clienti, il chiacchiericcio incessante della folla del tutto ignara della sua presenza, gli schiamazzi dei bambini che scorrazzavano per le strade polverose e i richiami esasperati delle rispettive madri, le risate sguaiate di un paio di operai annebbiati dai fumi del vino... alle sue orecchie quei rumori erano un semplice sottofondo, una base sulla quale attendeva di udire altri suoni.
Per lui il rumore e l'agitazione, che attendeva e cercava tendendo spasmodicamente i sensi, ma che allo stesso tempo temeva, era lo sferragliare delle cotte di maglia, lo stridio acuto di una spada estratta dalla guaina, il calpestare cadenzato di pesanti stivali chiodati e il fatidico grido, che ormai aveva sentito ripetere in una decina di lingue... ma che ancora non era arrivato.

Sembrava tutto troppo calmo: era quella quiete che nascondeva un velo palpabile di tensione e che, come allora, gli arpionava le viscere in una morsa molta simile a quella della paura.
Ma in realtà non era spaventato; provava la stessa sensazione che doveva avvertire un cervo che sa di essere braccato da un branco di lupi e che cerca di muoversi cautamente, diventando tutt'uno col bosco, posando silenzioso i suoi passi come se appartenessero alla terra stessa, respirando solo quando spira un alito di vento, annusando circospetto ogni foglia coi muscoli pronti a scattare, chiedendosi solo quando la prima fiera balzerà fuori dalla boscaglia.

Altaïr sapeva che quel momento era ormai prossimo e sentiva l'eccitazione della caccia farsi strada in lui, acuendo i suoi sensi così abituati al ruolo del cacciatore.
Incapace di star fermo, schizzò via dal suo nascondiglio e riprese agile la via dei tetti, diretto alla Dimora dall'altro capo della città.
L'aria era immota, la città sprofondata nella sua calma sonnacchiosa: niente dava segno di un pericolo imminente.

"Per una volta Malik non avrà da obiettare sulla mia mancanza di discrezione." pensò con malcelata soddisfazione, pur non credendo fino in fondo a quella staticità che sapeva essere fittizia.

Quello era in realtà il momento più pericoloso.
 
Un passo impalpabile, uno piccolo scarto, una breve e rapida scalata, uno scatto silenzioso, una spinta potente verso un tetto lontano...

Trattenne il fiato.

La campana suonò e il rintocco cupo echeggiò nell'afa, cogliendo Altaïr nel mezzo del balzo; ogni singolo abitante alzò la testa di scatto, con gli occhi stralunati in quell'istante sospeso.
L'Assassino atterrò senza scomporsi e il suo passo lieve e impercettibile si tramutò in una corsa fulminea e scattante, così rapida che i piedi sfioravano appena il terreno e superavano senza sforzo ogni ostacolo che gli si parava davanti.

Non si sarebbe mai abituato a quella sensazione così familiare eppure allo stesso tempo così estranea: quel brivido di adrenalina, la fredda consapevolezza di non essere al sicuro in nessun posto e la presa di coscienza che sarebbe bastato un attimo di distrazione per scivolare nelle fauci dell'inseguitore pronte a farlo a pezzi.

Ora il branco di lupi, o meglio, la muta di cani rabbiosi, era sulle sue tracce, così vicina che pensava di sentirne il respiro nauseabondo sulla nuca.

"Il cacciatore diventa preda..." si ritrovò a pensare sprezzante, come sempre.

La campana rombò di nuovo, stonata, ridondante, e stavolta l'incanto si ruppe; un arciere lo vide: una sagoma che sfrecciava acrobaticamente da un tetto all'altro, un demonio volante da abbattere al più presto e da spedire al rogo.


-L'Assassino!-


Eccolo, il grido tanto atteso.

"La caccia è aperta..."

Un pugnale sibilò silenzioso, trapassando la gola dell'arciere.

"...ma la preda non è indifesa..."

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Note Dell'Autrice:

Voilà, dopo circa due secoli di oblio, torno su questa raccolta, che si sta rivelando più ostica del previsto.
Probabilmente quello del "cacciatore-preda" è già un tema trito e ritrito in questo Fandom... ma ero ispirata, l'avevo in mente e quindi... perché non scrivere, soprattutto se può distogliere l'attenzione dall'ora di matematica? u.u
Mi rendo conto che non è nulla di speciale... diciamo che questi sono più "allenamenti" per la mia long, ma mi diverto molto a scrivere questi brevi flash della vita del nostro amato Assassino :)
Che dire... spero che vi piaccia e ringrazio la mia Beta _ Shadow _ (che questa volta non ha avuto la possibilità di correggermi il pezzo a causa di problemi tecnici); micho SkyDragon che hanno recensito lo scorso capitolo e Princess_Slytherin che ha aggiunto questa raccolta alle seguite.
Grazie a tutti! :D

-Light-

P.S. Anticipo che questo può essere considerato uno pseudo-prologo per una FF che pubblicherò (spero) a breve :)
   
 
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