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Autore: PadreMaronno    16/12/2011    1 recensioni
Il sesto anno è da poco iniziato. La minaccia peggiore però non è quella esterna, per quanto strano possa sembrare, ma quella interna. Interna ad Hogwarts, là dove non te l'aspetti. Soprattutto interna al cuore. Nonostante quanto accaduto nell'anno passato, il legame fra i nostri amici è lentamente scivolato dietro muri di incomprensioni, segreti e paure non confessate. Hermione in special modo sembra nascondere qualcosa di terribile. C'è ancora una speranza?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo 2 - An end has a start

We've all been changed from what we were
Our broken hearts smashed on the floor

Someone turn me around
Can I start this again?
Now someone turn us around
Can we start this again?

Editors - Smokers Outside The Hospital Doors



Welcome the end my friend, all the world's the stage
Welcome to the future, the world is black no turning
[...]
Welcome to the fall

Nevermore - Beyond Within


Speak to me
For I have seen
Your waning smile
Your scars concealed
So far from home, do you know you're not alone
Sleep tonight
Sweet summer light
Scattered yersterays, the past is far awway

How fast time passed by
The transience of life

Wasted moments won't return
And we will never feel again

Anathema - Emotional Winter

Colin stava tremando vistosamente mentre si sorreggeva con una mano allo stipite della porta. Sentendo su di sé gli occhi incerti dei presenti nella sala di Grifondoro proseguì dopo aver preso fiato, inspirando sonoramente. 
«H-Hermione...l'hanno portata in infermeria!» Fece una piccola pausa prima di aggiungere: «È grave.»

Ci fu come un attimo di vuoto al termine di queste parole. Gli studenti che fino a poco fa stavano tranquillamente svolgendo le proprie attività si bloccarono come se fossero stati colpiti da un Petrificus Totalus. Ron fu il primo a riscuotersi, pallido in volto. «Cos'è successo?» la voce gli uscì un po' roca. «COS'È SUCCESSO?» 

Colin guardò Ron con aria incerta e spaventata, quindi Harry, che lo stava fissando in maniera apprensiva. 

«Non lo so! Ce l'hanno appena portata, stavo passando di lì...oh è terribile!» 

Ron pensò di aver sentito abbastanza e si gettò oltre il divano, scavalcandolo. Gli appunti su cui stava cercando di studiare fino a poco fa finirono per terra sparpagliandosi un po' ovunque. Harry fece come per raccogliere quelle pagine, poi si fermò pensando quanto fosse stupido in quel momento occuparsi di quei fogli di carta e si alzò in piedi di scatto per seguire l'amico. 

Intanto Ron aveva già travolto Colin mandandolo a cozzare contro il muro, nella foga di uscire dalla sala. Cominciò a scendere le scale in maniera frenetica, saltandone due alla volta e rischiando di capitombolare in un numero imprecisato di occasioni. Ron le scale le vedeva a malapena in quel momento. Il panico si era impossessato di lui come se una coltre gelida lo avesse avvolto all'improvviso nella sua morsa. Un piano dopo l'altro si stava avvicinando nella sua discesa all'ingresso che lo avrebbe portato all'ala ospedaliera. Non sapeva come aveva fatto ad evitare di cadere in quell'intreccio di scale semoventi che cambiavano il proprio orientamento seguendo logiche tutte loro. Ad un certo momento Ron arrivò addirittura a pensare che cadere di sotto non sarebbe stato poi male. No, anzi, avrebbe impiegato meno tempo ad arrivare a destinazione. 

Doveva avere un aspetto decisamente sconvolto, cosa che non mancò di notare l'essere che meno aveva voglia di incontrare in quel momento: Pix. Gli venne incontro poco prima della porta che conduceva al secondo piano, quello dell'infermeria, e aveva un'aria tanto gioviale quanto odiosa, soprattutto in un momento come quello. 

«Oh, ma guarda che faccia che hai! Si direbbe che tu abbia appena visto un fantasma!» Detto ciò proruppe in una risata sguaiata, divertito dalla battuta che lui stesso aveva fatto. 

Ron si bloccò per un istante prima di apostrofarlo con voce irata: «Vattene, Pix! Non ho tempo per i tuoi stupidi scherzi»

«Oh oh oh! Scusami tanto se mi sono permesso di fare dello spirito! Hai capito? Dello spirito!» Seguì una risata ancora più forte della prima, accompagnata da due ampie capriole all'indietro.

Ron provò un fremito di rabbia e si chiese dove fosse il Barone Sanguinario quando ce n'era bisogno. Decise di non rispondere al Poltergeist e tirò dritto scomparendo oltre il ritratto. Aveva qualcos'altro di cui preoccuparsi. Riemerse pochi istanti dopo all'interno della Torre dell'Orologio, notando immediatamente il gigantesco pendolo che oscillava ritmicamente avanti e indietro muovendo tutti gli ingranaggi che si trovavano ai piani superiori. C'erano pochi studenti in giro, ma sentiva un indistinto vociare provenire dal cortile lì fuori. 

Ron si infilò immediatamente nell'apertura laterale, affrontando le scale in legno che lo avrebbero portato all'imboccatura del lungo corridoio che immetteva nell'ala ospedaliera. Aveva quasi raggiunto il soppalco in legno quando per poco non finì addosso a due figure che stavano procedendo in senso contrario scendendo le scale. Quella sulla sinistra stava procedendo con andatura claudicante mentre si appoggiava su quella di destra. Ron, che stava salendo a gran velocità i gradini, non degnò i due di uno sguardo e li superò spintonandoli un po'. Vide con la coda dell'occho il colore verde-argento delle loro cravatte e capì che si trattava di due studenti di Serpeverde. Niente di importante. 

Arrivò finalmente al lungo corridoio illuminato da una fila di alte e sottili vetrate che filtravano la luce esterna, rendendo l'ambiente denso di colori, quasi sospeso nel tempo. I raggi morenti della sera donavano un sapore malinconico, che Ron colse a malapena mentre correva verso la doppia porta che chiudeva l'accesso all'infermeria vera e propria. Il cuore gli batteva forte, se lo sentiva palpitare in gola mentre i respiri si susseguivano sempre più forti. Non avrebbe saputo dire se fosse per via della corsa piuttosto che per l'ansia.

Intanto Harry si era precipitato all'inseguimento dell'amico giù per la scalinata, ansioso allo stesso modo di arrivare in infermeria per capire cosa fosse successo ad Hermione. Molti pensieri, uno più terribile dell'altro turbinavano dentro di lui man mano che procedeva, e sentiva che l'agitazione cresceva dentro di lui senza che potesse far molto per contenerla. Uscì dal ritratto giungendo alla torre campanaria e si diresse immediatamente alle scale più vicine come aveva già fatto Ron. Si imbattè in due figure che stavano uscendo dall'entrata ad arco che conduceva alla scalinata in legno. Stavano procedendo lentamente e una sembrava sorreggersi all'altra. Riconobbe subito Draco Malfoy - che fortuna - anche se non sembrava che se la stesse passando molto bene. Pareva quanto meno dolorante. L'altra figura che gli stava a fianco e lo stava aiutando non gli era familiare. 

Draco si fermò ostruendo di fatto il passaggio per Harry, che lo fissò con uno sguardo carico di odio e di impazienza. «Spostati, vado di fretta.»

Il Serpeverde aveva la faccia tirata, e anche quando storse la bocca in un ghigno beffardo pareva che fosse pervaso di dolore fisico. «Stai correndo in infermeria, Potter? Meglio che ti sbrighi, se tutto va bene avremo una sporca mezzosangue in meno già da stasera» Provò a sottolineare il suo commento con una risata che però risultò strozzata da un accesso di tosse.

«Bastardo!»

Harry sentì la rabbia crescere dentro di sé senza che potesse far niente per ricacciarla dentro. Sollevò il braccio destro con l'intenzione di colpirlo forte al volto con un pugno. Di solito non si lasciava sfiorare dai commenti e dalle frecciatine del biondo coetaneo che aveva ormai imparato ad ignorare. Si limitava a rispondere per le rime e se ne andava poco più che infastidito. Adesso però l'ansia di conoscere le condizioni della sua amica Hermione aveva preso il sopravvento, e ciò che Draco gli aveva appeno detto non gli era stato per nulla di conforto. Stava per colpirlo direttamente in faccia per cancellargli quel sorrisetto odioso una volta per tutte quando...

«Fermo. Non farlo.»

Harry si bloccò con il pugno a mezz'aria osservando con aria stupita la fonte di quelle parole. Sul momento non aveva dato importanza alla persona che si trovava con Draco, ma ora si era accorto che non si trattava di una delle sue solite compagnie. Non era Tiger o Goyle, né tantomeno Pansy Parkinson. Era una ragazza che non aveva mai notato. Non che fosse poi così strano, le casate di Grifondoro e Serpeverde erano interessate da una sorta di faida che perdurava dai tempi della fondazione di Hogwarts e i contatti fra gli studenti delle due fazioni erano molto spesso limitati alle lezioni, quando l'orario decideva di accoppiarli. Harry abbassò lentamente il braccio e fissò la ragazza, che nel frattempo aveva smesso di sorreggere Malfoy e si era frapposta fra i due ragazzi. Era una ragazza molto diversa dalla solita Pansy che da anni ormai seguiva Draco come fosse la sua ombra. Aveva lunghi capelli biondo cenere, occhi azzurro-verdi penetranti e una pelle candida come la neve. Nel complesso dava l'idea di una bellezza algida, dominata da uno sguardo penetrante e al tempo stesso, così distaccato, quasi un ossimoro. 

«Non dovresti sbrigarti ad andare in infermeria?»

Detto ciò la ragazza di cui Harry ignorava il nome si mosse con Draco al seguito voltando l'angolo e uscendo nel cortile della torre, quello che portava al ponte coperto. Harry osservò per un attimo i due studenti di Serpeverde che si allontanavano, ma effettivamente la ragazza aveva ragione, doveva darsi una mossa e andare a raggiungere Ron. Si fiondò su per le scale salendo i gradini a due a due, le parole di Draco che ancora gli echeggiavano sinistre nella mente.

Nel frattempo Ron era arrivato alla fine del corridoio che terminava in un ambiente di disimpegno a pianta rettangolare che fungeva da anticamera per l'infermeria. Un grosso tavolo era posto al centro su cui vi erano alcuni registri che venivano compilati da una piuma che si muoveva magicamente da sola. Ai lati vi erano alcune cassettiere vecchio stile, con tante targhette ad indicare gli eventuali documenti che dovevano essere conservati al loro interno. La porta che conduceva all'area di degenza era chiusa, ma Ron riuscì a malapena ad accorgersene poiché qualcosa di enorme bloccava la sua visuale: si trattava di Hagrid. Enorme come una montagna, stava piangendo sonoramente stringendo un fazzoletto di stoffa delle dimensioni di una tovaglia. Davanti a lui la Professoressa McGranitt gli stava carezzando una delle possenti braccia cercando di consolarlo, ma aveva lei stessa un'espressione cupa. In un angolo la Professoressa Sprite stava parlando con uno studente di Tassorosso, che Ron riconobbe essere Ernie Macmillan. Gli stava dando una lista con delle erbe da prelevare con la massima celerità dalle sue riserve poste negli armadietti delle serre. Ernie si fermò un attimo a leggere il foglio stringendolo con entrambe le mani, ma la Professoressa lo rimbrottò dicendogli di non perdere altro tempo.

Ron si avvicinò di corsa sentendo alcuni scampoli della discussione tra Hagrid e la McGranitt.

«Oh che cosa orribile, povera Hermione!» Le parole del guardiacaccia erano poco comprensibili, interrotte sovente da dei rumorosi singhiozzi. «Ce l'ho vista lì, così, non sapevo che fare...Io...Io...» Si portò il fazzoletto al naso soffiando forte tanto da emettere un forte rumore di pernacchia.

«Andiamo Rubeus, hai fatto quel che potevi. Sei stato bravissimo a portarla qua così rapidamente, di più non potevi fare. Ora dobbiamo soltanto sperare in meglio, Piton e Lumacorno sono dentro e sapranno sicuramente assistere Madama Chips nel miglior modo possibile.» La McGranitt stava cercando di tirare su il morale di Hagrid come meglio poteva, ma sebbene le parole fossero quelle giuste qualcosa nel tono della voce un po' insicuro tradivano i dubbi che nutriva su una conclusione positiva di quella incresciosa vicenda.

Ron si accostò ai due, ansante, la voce gli tremava.

«Come sta? CHE LE È SUCCESSO?» urlò.

Minerva McGranitt si voltò sussultando sentendo il giovane Weasley, mentre Hagrid abbassò il fazzoletto per fissare il ragazzo, gli occhi lucidi di lacrime.

«Weasley...stavamo per mandare qualcuno a chiamare te e Potter dato che...» Le parole della professoressa furono prontamente interrotte da Hagrid.

«Ron, sei qui! Dov'è Harry? Oh povera ragazza, povera ragazza! S-Stavo tornando verso il castello e ce l'ho vista lì...l'abbiamo trovata tutta così...messa male, ecco, ma male forte! C'era tanto sangue, non sapevo che fare e mi son detto, Rubeus ci vuole che ce la porti dalla signora Chips subito!» Hagrid dovette portare nuovamente al naso il suo enorme fazzoletto e Ron vide che tutto il suo vestito era imbrattato di sangue, cosa che lo fece rabbrividire ancora di più.

«Rubeus, su calmati ora.» Minerva gli posò nuovamente una mano sul braccio, poi si rivolse a Ron. «Proprio con lei volevo parlare, Weasley. Mi sembra di aver lasciato la signorina Granger in sua compagnia quest'oggi. Dovremo andare in un posto un po' più al riparo da orecchie indiscrete per parlarne»

Ron spalancò gli occhi «Ma cosa è successo? Non ci sto capendo niente, fatemi vedere Hermione!»

«Aspetta! L'ingresso è vietato categoricamente in questo momento, ordine preciso di Madama Chips. Ci sono già i professori Silente, Piton e Lumacorno e stanno prendendo tutte le misure necessarie» 

«Vuole spiegarmi cos'è successo a Hermione sì o no? Hagrid, almeno tu, dimmi qualcosa!» Ron stava ormai dando in escandescenza.

«Esatto, cosa diamine le è capitato?» Una voce giunse alle spalle di Ron. Era Harry, anche lui col fiatone per la corsa.

Hagrid si accorse di Harry e gli si rivolse subito senza aspettare una risposta della McGranitt. «Harry! Eccoti qua meno male...Hermione, l'abbiamo trovata al Platano, ce l'aveva ridotta proprio male povera ragazza! Ma perché, perché...»

I due ragazzi strabuzzarono gli occhi e si guardarono increduli. Il Platano Picchiatore? 

«Rubeus...ragazzi, meglio che vi spieghi quel poco che sappiamo. Speravo infatti che poteste darmi maggiori delucidazioni, soprattutto lei, signor Weasley, ma vedo dalla sua faccia che ne sai meno di noi» la Professoressa fece una pausa sospirando profondamente. «La signorina Granger è stata trovata da Hagrid nei pressi del Platano Picchiatore. Era...è ridotta molto male, deve essere stata colpita ripetutamente e con violenza dall'albero.» Si fermò nuovamente, lo sguardo teso che spaziava da Harry a Ron. «È in fin di vita, ha riportato ferite e traumi molto pesanti. Stiamo facendo tutto il possibile ma la situazione è davvero disperata. Se Rubeus non l'avesse trovata, a quest'ora...» A questo punto dovette fermarsi pure lei, gli occhi le si erano inumiditi e la voce le si era spenta in gola. Estrasse da una tasca un fazzolettino ricamato e lo portò agli occhi per asciugarseli. 

Harry e Ron sembravano pietrificati. 

Ci fu un momento di silenzio, nessuno osava parlare né quantomeno respirare.

Il primo a scuotersi fu Ron. «Ma...ma perchè? come c'è finita lì? sapeva benissimo che il Platano era pericoloso e inoltre...»

«Ma infatti.» lo interruppe Hagrid con voce roca. «È quello che ci dicevo a loro. Brava ragazza Hermione, sveglia, intelligente. Un altro studente forse poteva cascarci ma lei no, lei lo conosceva! Non me lo spiego, no, proprio no.»

La professoressa McGranitt ripiegò il fazzolettino e tirando lievemente su con il naso si rivolse a Ron. «È di questo che vorremmo parlarvi...voi non sapete niente? Del perchè abbia commesso questo gesto così folle e insensato?»

Ron e Harry si guardarono nuovamente, i volti che sembravano due punti interrogativi. 

«Un gesto? Ma che sta dicendo, sarà stato un incidente. Voglio dire, Hermione sapeva benissimo come gestire il Platano. Si ricorderà che al terzo anno...» Fu Harry a prendere la parola.

«Mi ricordo benissimo, Harry. Però vede, abbiamo ragione di credere che non sia stato un incidente.» Minerva si guardò intorno abbassando la voce. «Riteniamo che si sia avvicinata all'albero di proposito. So che sembra impossibile ma non riusciamo a trovare altre spiegazioni, anche perché...ma non sapete proprio nulla?» Si bloccò spalancando la bocca. Stentava a crederci.

Harry e Ron nel frattempo erano sempre più sconvolti. Cosa significava quello che la professoressa gli aveva appena detto? Hermione si sarebbe quindi gettata di sua volontà tra le grinfie del terribile Platano? Difficile a credersi. Anzi, impossibile. E inoltre la McGranitt insisteva ad alludere che i due ragazzi dovessero per forza di cose sapere di più sul conto della loro amica, ma la verità era che negli ultimi tempi sapevano ben poco di lei.

Ron si sentiva esplodere. Hermione stava oltre quelle porte, forse in fin di vita - forse, non poteva credere che fosse vero - e loro stavano perdendo tempo a discutere di cose secondo lui prive di senso. Scattò improvvisamente in avanti oltrepassando gli attoniti professori - anche Harry lo stava guardando incredulo - e si gettò contro le doppie porte spalancandole d'impeto per entrare in infermeria. Avrebbe visto Hermione, fosse l'ultima cosa che faceva. Che lo espellessero pure, per quanto glie ne importava.

Accadde tutto molto velocemente. Furono in realtà pochi secondi, ma a Ron parve che fosse passata un'eternità mentre ciò che vedeva di fronte a sé si dipanava con una lentezza tale da rasentare l'immobilità. Vide due lunghe file di letti vuoti, tutti uguali nel loro ordine. Vide la lunga barba di Silente che si chinava ad osservare l'operato di Madama Chips, che appariva impegnata in modo frenetico e parlava con foga al tempo stesso. Vide una lunga tunica nera e i capelli altrettanto neri e untuosi di Piton che gli davano le spalle assieme al Professor Lumacorno. 

Stava ancora correndo. 

Un passo. 

Un altro.

Silente alzò gli occhi cristallini verso di lui, vide che lo fissavano gravi da dietro gli occhiali con la montatura a mezzaluna. Piton si voltò, la bocca ridotta a una fessura. 

Ancora un altro passo.

Il letto su cui tutti erano concentrati era uno degli ultimi della fila di destra. Ron aveva il terrore di posare lo sguardo su quel letto, eppure si trovava costretto a fare una fatica incredibile per impedire ai suoi occhi di finire lì, come pezzi di metallo che cercassero di sfuggire ad una calamita. 

Un passo.

Un altro.

Anche Lumacorno si voltò a guardare Ron, il volto preoccupato segnato da mille rughe sulla fronte. Piton si voltò del tutto e cominciò ad andare incontro a Ron, livido in volto.

Ron abbassò finalmente lo sguardo sul corpo disteso sul letto. 

Fu come passare sotto il getto di una cascata gelida, rabbrividì mentre ancora si stava avvicinando. 

Vide un corpo martoriato, pieno di ferite che emergevano sanguinolente da sotto numerose lacerazioni ai vestiti della divisa scolastica che stava indossando. 

Non ci credo non ci credo non ci credo non ci credo.

Madama Chips stava applicando alcuni unguenti sul corpo di Hermione, essenza di Dittamo, nel tentativo di bloccare le varie emorragie che stavano dissanguando rapidamente la povera studentessa. Ron vide il suo volto, tumefatto e graffiato, di un pallore spaventoso. Piton si avvicinò al ragazzo di Grifondoro sibilandogli qualcosa, ma Ron non udì quelle parole che si persero in un'atmosfera che sembrava ovattata. Hermione sussultò convulsamente. Madama Chips urlò qualcosa e posò la boccetta dell'unguento cercando con frenesia nel carrello che aveva di fianco un altra boccetta, mentre Lumacorno si prodigava per tentare di tenere ferma la ragazza, con troppe penose esitazioni. 

Ron si sorprese sentendo le prime lacrime che gli scendevano lungo le guance, tentò di avanzare, ma le gambe gli si erano fatte incredibilmente pesanti, come se avesse delle scarpe imbottite di piombo. Hermione si contorse ancora in preda a delle convulsioni, poi ricadde di colpo immobile sul letto, il braccio sinistro che scivolava fuori dal letto. 

Ron non sentì il rumore di passi pesanti che facevano vibrare il pavimento dietro di lui. Non si accorse di due possenti braccia che lo afferravano da dietro e lo trascinavano con facilità via da quel luogo, via dall'infermeria, da Hermione. Provò a lottare dopo l'iniziale sorpresa, rosso in volto quasi quanto nei capelli, stava urlando, chiamando il nome di Hermione, mentre Piton gli intimava di andarsene e Silente, il vecchio e saggio preside, teneva fisso lo sguardo grave sulla studentessa.

Si ritrovò in un attimo fuori dall'infermeria. Hagrid lo lasciò andare e chiuse con uno schianto l'anta della porta dietro di sé, anche lui decisamente provato in volto. Era calato un silenzio abissale nell'anticamera adesso.

Hagrid se ne stava immobile con il capo abbassato davanti alle due porte, mentre le due professoresse, di Trasfigurazione e di Erbologia si lanciavano sguardi carichi di apprensione. Harry era là, le braccia rigide lungo il corpo, i pugni serrati. Era accaduto tutto molto in fretta, Ron che entrava e dopo un attimo di stupore Hagrid che si lanciava al suo inseguimento. Harry non aveva visto ciò che era avvenuto dentro, ma aveva ben capito la gravità della situazione, aveva visto Ron, che ora se ne stava fermo al suo fianco, la testa reclinata in avanti, gli occhi lucidi.

Nessuno osava parlare.

Non fu chiaro quanto tempo passò prima che la porta dell'infermeria si aprisse nuovamente, questa volta dall'interno. Ne emerse Piton, il volto tetro era una maschera. Gli occhi dei presenti si alzarono subito verso di lui, ma nessuno osava fare una domanda, come se ciò potesse rendere migliore la realtà. Se non lo vedi non esiste, se non chiedi non avrai la risposta che tanto temi. Il professore che da quest'anno aveva fatta sua la tanto ambita, e tanto pericolosa cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, richiuse la porta dietro di sé senza fare rumore alcuno, fermandosi quindi ad osservare i presenti senza la benché minima traccia di emozione. Osservava soprattutto Ronald Weasley, che si trovava proprio di fronte a lui.

«Severus...» Fu la Professoressa McGranitt la prima a parlare. «Come sta?»

Non lo voglio sapere. Non dirlo, non aprire bocca, voglio sperare che tutto si risolva per il meglio, voglio sperare e tu non mi porterai via quella speranza. Scommetto che sei contento, sono anni che l'hai umiliata a lezione così come hai fatto con ognuno di noi Grifondoro... Ron alzò gli occhi verso Piton, occhi di un azzurro che lacrime incombenti avevano reso opaco e gelido.

«Madama Chips ha fatto del suo meglio...» La voce di Severus era poco più di un sibilo, come suo solito. 

No...no.

«Così come tutti noi. Le sono state somministrate tutte le cure del caso. Verrà tenuta in cura intensiva...la sua vita è appesa a un filo. È già tanto se riuscirà a superare questa notte e a vedere l'alba di domani.»

Nessuno osò fiatare. Soltanto Minerva McGranitt trovò la forza di replicare, seppure con un fil di voce. «E...quante possibilità ha, Severus?»

«Non molte.» La voce del capocasa di Serpeverde era gelida.

«Non è possibile!» Si voltarono tutti a guardare Ron, che era rosso in volto, la voce rotta dall'emozione «Cosa sta facendo lei qua? perché non è dentro ad aiutarla? Faccia qualcosa, prepari qualche pozione...ci sarà una pozione che può aiutarla, miseriaccia, perchè studiamo magia se non possiamo fare niente?» Vomitò queste parole tutte di seguito, mentre Piton rimaneva impassibile come sempre.

«Se avesse un po' di cervello, Weasley, si sarebbe accorto che non sono più io il professore di Pozioni. Ci penserà il professor Lumacorno, io posso rendermi utile in altro modo. La signorina Granger è un'insopportabile saputella, ma ha più intelletto di metà della scuola...sarebbe disdicevole perderla così. Cosa che non direi se al suo posto ci fosse stato uno di voi due.» disse posando lo sguardo alternativamente su Harry e Ron. «Tuttavia...anche le più potenti pozioni conosciute non possono nulla in confronto allo spirito umano. Se dimostrerà attaccamento alla vita e troverà la forza per lottare...allora ce la farà. In caso contrario avremo un altro decesso ad Hogwarts.» Detto ciò si mise in cammino facendosi strada fra di loro e dirigendosi verso il corridoio che nel frattempo era diventato molto più cupo.

Hagrid affondò di nuovo il naso nel suo enorme fazzoletto, mentre la professoressa McGranitt sospirando sommessamente si rivolse ai ragazzi: «Harry, Ronald...Severus ha ragione, stanno facendo tutto il possibile. Ora dobbiamo soltanto aver fiducia in Hermione, e soprattutto dobbiamo sperare. Vorrei vedervi entrambi nel mio ufficio tra poco. Credo che una tazza di thè sia l'ideale e vorrei anche dirvi...» 

Non fece in tempo a finire la frase. Ron stava cercando di controllarsi, ma si sentiva esplodere. Gli sembrava di vivere un brutto incubo, di quelli in cui ti agiti, ti dimeni ma non riesci a svegliarti. Sentiva affiorare di nuovo le lacrime ma non sopportava di stare ancora in quel luogo, di stare insieme alla gente. Davanti a sé aveva ancora l'immagine di Hermione sul letto dell'infermeria, e più tentava di scacciarla più riaffiorava con prepotenza. Si voltò repentinamente e cominciò a correre. Corse via e già dai primi passi iniziò a piangere, ormai era troppo faticoso trattenersi ancora. Finì addosso a qualcuno, non vide chi, non gli importava. Continuò a correre, lontano da quel luogo terribile.

Ginny aveva saputo soltanto allora di quanto era accaduto - la notizia si era sparsa via via tra gli studenti di Grifondoro grazie a Colin che aveva allarmato ormai mezza torre - e si era precipitata di sotto per sincerarsi delle condizioni della sua amica. Non era riucita a trovare né suo fratello né Harry, immaginò che dovessero essere già sul posto. Incontrò il professor Piton che si allontanava dal corridoio dell'infermeria con passo svelto, ma ci fece appena caso. Non appena svoltò anch'ella dietro l'angolo venne travolta da suo fratello Ron e dovette fare qualche passo all'indietro piuttosto rapidamente per riprendere l'equilibrio. Lo vide correre via e capì che non si era affatto reso conto di essere incappato in sua sorella. Stava piangendo? Le era sembrato di sì. Si affrettò a raggiungere Harry e gli altri in infermeria. 

Ron non sapeva per quanto tempo aveva corso prima di essere crollato a sedere contro una delle fredde pareti del castello. Non sapeva nemmeno dove si trovasse di preciso. Aveva vagato come un ubriaco, percorrendo corridoi e sale colpendo i muri come una palla da biliardo. Adesso si trovava seduto per terra, con le braccia appoggiate alle ginocchia e la testa che toccava il muro, il petto che si gonfiava ritmicamente nel tentativo di riprendere fiato. 

Passò un po' di tempo così, senza pensare a niente, tentando di concentrarsi soltanto sulla respirazione. 

Inspirare ed espirare. Inspirare ed espirare. 

Fu una lotta impari con il pensiero fisso di Hermione e ben presto dovette arrendersi. La mano corse verso una tasca della camicia, sotto il maglione che stava portando. Fu quasi un riflesso incondizionato. Ne estrasse una sorta di foglio ripiegato su se stesso e lo aprì con entrambe le mani. 

Era una foto.

In essa vi erano lui ed Hermione. L'aveva scattata Colin l'anno prima, al termine di uno degli incontri dell'ES. Anche crescendo, Colin non aveva perso la sua abitudine di girare con la sua macchina fotografica per imprimere nella pellicola i momenti più significativi (e anche quelli più odiosi, avrebbe detto Harry) della loro vita ad Hogwarts. Hermione aveva un'espressione determinata, ma aveva un sorriso di quelli che scioglierebbero un ghiacciaio. Questo almeno era quello che pensava Ron. Lui era lì, alla sua sinistra con un sorrisetto ironico stampato in volto, i rossi capelli che gli incorniciavano il volto. Era proprio una bella foto. 

Ron la portava sempre con sé. Se qualcuno se ne fosse accorto, gli avrebbe chiesto perché proprio quella di tutte le foto che aveva - e ce n'erano molte grazie a Colin. Oltretutto una foto, che non  si muoveva, come una di quelle babbane. Ron avrebbe alzato le spalle, sarebbe arrossito un po'. Probabilmente avrebbe risposto che non c'era un motivo particolare, gli piaceva la foto, tutto qua. Ah sì, era venuto decisamente bene in quella. Beh, poi è curiosa una foto che non si muove no? Forse avrebbe detto che era finita lì per caso, e l'avrebbe messa a posto quanto prima.

Quello che non avrebbe detto però era che quella foto era l'unica che lo ritraeva con Hermione senza la presenza di Harry. Colin Canon ne aveva scattate un'infinità, quasi tutte con Harry al centro. Harry e i suoi amici del cuore, Harry e i suoi tirapiedi. Harry, Ron ed Hermione. Forse sì, in qualcuna c'erano solo lui ed Harry, ma quella foto che stringeva in quel momento, che aveva quasi consumato, c'erano solo loro due. 

Ron ed Hermione. 

Non sapeva perchè continuava a portarla con sé. Si sentiva in colpa oltretutto. In realtà questa foto non era nemmeno propriamente sua. Tempo addietro Hermione aveva richiesto a Colin di realizzarle un album fotografico. Un giorno, finita la scuola, sarebbero state un ricordo stupendo e struggente, aveva detto. Così avevano selezionato una serie di scatti e le avevano immerse nel liquido speciale per farle muovere. Ron era passato di lì per caso, e aveva trovato la foto che ora stava stringendo tra le mani. Era finita in un angolo, e a nessuno sembrava importare. Certo, non c'è Harry in questa foto. Solo uno stupido gregario. Qualcosa spinse Ron a raccoglierla, conscio di aver a che fare con qualcosa che Hermione aveva rifiutato. Non sapeva cosa l'avesse spinto, ma lo fece lo stesso. La piegò e la mise in tasca senza farsi notare dai presenti.

Adesso, quella foto rischiava di essere l'unico ricordo di lei. Di Hermione, la sua...amica? Sì, cos'altro poteva essere? Sentì le lacrime affiorare di nuovo. Non poteva finire così. Davanti ai suoi occhi turbinavano le visioni di lei nell'infermeria e del loro ultimo incontro, poche ore prima - ore? sembravano mesi - davanti all'aula di trasfigurazione e si trovò a chiedersi inevitabilmente se quella fosse destinata ad essere l'ultima volta che le avrebbe parlato. 

Si sorprese a picchiare il dito contro la fotografia che aveva in mano. Perchè non si muoveva? Hermione gli aveva detto che era una cosa normale nel mondo babbano. Le fotografie non si muovono, sono istantanee. Picchiò ancora una volta con l'indice la fotografia sopra la figura di Hermione. Muoviti. Gli ricordava con orrore la stessa tremenda immobilità della ragazza quando l'aveva lasciata in infermeria. Non ha senso che le fotografie non si muovano. Una fotografia catturava un momento, un attimo? Ma come poteva catturare una persona nella sua vitalità. Vita è movimento. La morte è l'immobilità. 

Continuò a battere il dito sulla fotografia ancora per un po', poi richiuse la fotografia, prese la testa fra le mani e cominciò a piangere a dirotto.


How I needed you
How I grieve now you're gone
In my dreams I see you
I awake so alone

I know you didn't want to leave
Your heart yearned to stay
But the strength I always loved in you
Finally gave way

Somehow I knew you would leave me this way
Somehow I knew you could never.. never stay
And in the early morning light
After a silent peaceful night
You took my heart away
And I grieve

In my dreams I can see you
I can tell you how I feel
In my dreams I can hold you
And it feels so real

I still feel the pain
I still feel your love
I still feel the pain
I still feel your love

And somehow I knew you could never, never stay
And somehow I knew you would leave me
And in the early morning light
After a Silent peaceful night
You took my heart away
I wished, I wished you could have stayed

Anathema - One Last Goodbye


Note di fine capitolo


Volete che Hermione si salvi? Premete il tasto rosso del vostro telecomando entro 5 secondi...

A parte gli scherzi, che ne pensate? La trama sta emergendo piano piano, qua e là ci sono indizi di futuri sviluppi...e molti interrogativi credo.

Ho cercato di rendere la drammaticità del momento...ci sono riuscito? Non so, ma sono piuttosto soddisfatto del risultato finale.

Come al solito leggete, leggete...e recensite!! Qualsiasi cosa vi venga in mente è ben accetta, siete la benzina che mi fa andare avanti!

Grazie a tutti dal vostro PadreMaronno, ultimo baluardo del Ron/Hermione in questo mare di Dramione :P e oltretutto forse unico autore maschio :O

A presto!

PS ascoltatevi le canzoni citate, ne vale la pena ;)


  
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