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Autore: Jaded_Mars    16/12/2011    1 recensioni
"I may have built for you a dreamhouse but never thought you were alone.I filled the party up with company but never made our house a home. All I got is my guitar these chords and the truth. All I got is my guitar ... but all I want is you" Izzy per un attimo trattenne il fiato. Era lì! Era lei, finalmente. La speranza gli scoppiò dentro al cuore assieme alla gioia. Dopo tre anni, lunghi come una vita intera, era tornata, era lì per lui e questa volta no, non avrebbe permesso che andasse via.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eleanor stava guardando fisso il ragazzo davanti a lei, indecisa se urlargli contro oppure ignorarlo del tutto e continuare sulla sua strada per i fatti suoi. Era rimasta profondamente irritata da quel modo di fare strafottente che aveva avuto nei suoi confronti, come se si trattasse di una qualunque di quelle tipe con cui probabilmente aveva a che fare normalmente con le quali si poteva permettere il lusso di prendersi certe libertà. Se c’era una cosa che proprio non riusciva a sopportare era la mancanza di rispetto e lui aveva appena oltrepassato il limite. Ma che diamine pensava di fare, saltare su così all’improvviso con una battuta del genere, come se il mondo ruotasse completamente intorno a lui e lei fosse una pedina che era entrata nel suo raggio d’azione. Quindi che fare? Non aveva granché tempo per decidere, agire? Dare sfogo alla sua indignazione sbottandogli contro? Avrebbe avuto una grandissima soddisfazione a spiattellargli le due o tre cosucce  che pensava di lui, si sarebbe liberata di un grandissimo, enorme peso che le si era accumulato dentro nel tempo. Sì si sentiva già meglio all’idea. Ma poi ci ripensò immediatamente. Oh no, assolutamente no, dare corda a quell’atteggiamento avrebbe solo voluto dire mettersi sul suo stesso piano. Non avrebbe guadagnato molto se non un temporaneo compiacimento. Perciò finì per fulminarlo con lo sguardo, girarsi sui tacchi e tornarsene dietro il bancone a prendere altre ordinazioni con aria fiera, come se non fosse stata minimamente toccata da quel modo di fare. In fin dei conti che gliene fregava? Quel moretto lì era solo un cliente, mica un  suo amico per cui sarebbe valsa la pena farsi il sangue amaro, era solo tempo perso dargli retta.  

Mentre i clienti si susseguivano lentamente alla cassa per pagare il conto, lanciava qualche sguardo furtivo ai due ragazzi che continuavano a ridere tra loro e provò un crescente senso di irritazione. Avrebbe voluto che sparissero. Anzi no, il rosso no, era simpatico lui, gentile e amichevole, pure carino fra l’altro. Era il moro era quello che non avrebbe dovuto essere lì. In quel momento dall’ingresso entrò un ragazzo biondo che si andò a sedere proprio al loro tavolo. ‘Chris?! E che ci fa con quei due lì?’ si chiese Eleanor incredula. Chris Weber era il suo vicino di casa e lo conosceva da una vita, sapeva che amava tantissimo il rock n’ roll e che era costantemente alle prese con band nuove che gioco forza lo portavano a frequentare persone non del tutto normali o raccomandabili. Ma quelli … quelli sì avevano l’aria di essere due musicisti per come si conciavano, e in cuor suo doveva ammettere che le piaceva moltissimo il modo in cui si vestiva il rosso, avrebbe voluto andare in giro anche lei con quegli abiti colorati ed esuberanti, ma poi chi la sentiva sua madre? Figuriamoci era fuori questione. Tutto sommato anche il moretto aveva gusto, una via di mezzo tra il punk di Johnny Thunders e i Rolling Stones, le piaceva. In fondo a ben guardarlo era pure carino…carino?! Ma cosa stava dicendo? Carino quello lì? Stava divagando, colpa dell’ora tarda e del pranzo saltato, sicuramente. Restava comunque che la strana coppia sembrava fosse composta da musicisti, il simpaticone si portava sempre dietro una chitarra, quindi la cosa era abbastanza ovvia. Però Chris come pensava di avere a che fare con due tipi del genere? Va bene rock n’ roll però le persone nella band bisognava anche scegliersele bene, non avrebbe retto con loro. O forse sì, anche se era certa del contrario. Quando il suo amico si avvicinò al banco per ordinare un caffè Eleanor non resisté:

“Hey Chris ma sono amici tuoi quelli con cui stavi parlando?” il suo tono tradì una nota di acidità che fece ridere il ragazzo.

“Sì Ellie sono i miei due nuovi compagni di band, ricordi che te ne ho parlato, gli Hollywood Rose, quello moro suona la chitarra mentre l’altro canta. Sono bravi…e anche simpaticissimi!”

“Mh, sì immagino…” rispose sarcastica la ragazza mentre gli preparava la tazza per il beverone.

“Sai che adesso per un po’ verranno a vivere da me…”

Eleanor alzò il viso dal caffè che stava versando con uno scatto “Cosa?!”

“Li ospito su in soffitta per un po’. Un giorno puoi venirci a vedere provare se ti va!”

“Vuoi dire che me li troverò in giro anche quando esco di casa la mattina per andare a scuola e quando torno la sera?” il volto di Eleanor malcelava la sua preoccupazione e fastidio.

Chris scoppiò a ridere divertito “Dai ora non esagerare, non saranno perennemente a casa, potrà succedere che li incontri però, questo sì.”

“Fantastico davvero!  Non vedevo l’ora di vederli anche fuori l’orario di lavoro!”

***

Era passata qualche settimana da quando Eleanor aveva avuto quella conversazione al bar con Chris. Era venerdì e aveva finito piuttosto tardi il turno perché, come ogni settimana, le toccava restare quasi fino alla chiusura del locale. Si legò il foulard al collo salutando tutti i ragazzi in cucina, prima di uscire. L’aria era pungente, come tutte le sere nell’ultimo periodo anche se oramai era maggio e l’aria avrebbe dovuto iniziare a riscaldarsi. Si strinse un po’ di più nella sua giacca di pelle prima di iniziare a camminare verso la fermata dell’autobus, ma si bloccò di colpo dopo due passi, sul cofano di una macchina rossa era seduto scompostamente quel ragazzo moro, l’amico di Chris, quello che non sopportava. Non era simpatico come quell’altro, il suo amico rosso, che almeno parlava, mica come lui che se la tirava perennemente con quell’aria da ragazzo menefreghista e snob, come se il mondo non fosse alla sua altezza. E la stava guardando. Ricambiò il suo sguardo in modo fiero per qualche secondo, prima di riprendere la sua strada in silenzio.

“Hey!” probabilmente si stava riferendo a lei ma non si voltò non dandoci peso. Sentì i passi del ragazzo che la seguivano.

“Hey, sto parlando con te!” bene era evidente che volesse dirle qualcosa, ma non aveva voglia di stare a parlare con quello, era già tardi e il giorno dopo doveva studiare. Accelerò il passo.

“Ma ti vuoi fermare o no?” la bloccò per la spalla e la fece voltare.

“Ma si può sapere cosa vuoi?!” reagì irritata scrollandosi di dosso la mano del ragazzo. “Per caso vuoi darmi altre lezioni su qual è il modo migliore di servire il cliente? O di come si deve chiudere un locale?” non reggeva l’idea di stare lì con lui, soprattutto se doveva darle altre lezioni di vita di cui non aveva bisogno.

“Beh è proprio a proposito di questo che vorrei dirti due parole …”

‘Oh no, ti prego no… per favore, fa che gli cada una pigna in testa e svenga!’non voleva in alcun modo ascoltarlo “Senti, lascia perdere, non ho intenzione di starti a sentire mentre sfoggi quell’aria da saputo con me, se non ti vado a genio, ignorami ok?”

Izzy scoppiò a ridere e quella reazione indignò profondamente la ragazza, che dopo averlo fulminato con lo sguardo, si girò sui tacchi per andarsene “Oh, al diavolo!”

Izzy si ricompose quando la vide andare via e si mise ad inseguirla, “No, no, no, dove vai, non hai capito!”

“Ah non avrei capito?! Ma se stai ridendo a crepapelle, ora mi prendi anche in giro come se fossi scema?! Ma chi credi di essere?” Eleanor non resisté a dirgli quello che pensava ora che era lì.

“Scusami” Le disse con aria compita e senza traccia di ironia.

La ragazza lo squadrò per bene, “Mh, bene. Scuse accettate.” Si sentì trionfante e in via del tutto eccezionale si sentiva ben disposta anche a sentire cosa lui avesse da dirle, “bene ora sentiamo, cosa volevi dirmi di così importante addirittura da aspettare che finissi il turno?” incrociò le braccia mentre aspettava la risposta.

“Scusa.”

“Questo me l’hai già detto, andiamo oltre.”

“Era questo che ti volevo dire, scusa. Scusa per come mi sono comportato da cafone nei giorni scorsi. Non sono stato un esempio di cavalleria, me ne sono reso conto, perciò se potessimo cancellare quegli episodi...”

Eleanor era diffidente, non sapeva se stava perseverando nel prendersi gioco di lei oppure era serio, avrà pure avuto diciassette anni ma non era stupida, solo che non lo conosceva abbastanza per regolarsi. “Vuol dire che Mr. Vivo una Spanna al di Sopra di Te si sta scusando seriamente?”

“Izzy Stradlin, ad essere precisi. E sì sono sinceramente pentito.”

‘Easy Stradlin? Ma chi è il deficiente che si chiamerebbe Easy?! Ciao sono Facile! Oddio perché solo io conosco persone del genere?’Si chiese sconsolata Eleanor scuotendo la testa.
“Easy?!”

“No… non hai capito, Izzy!” la corresse lui contrariato.

“Eh e io che ho detto? Easy!” Eleanor era indispettita, era lui quello col nome ridicolo mica lei, e aveva pure il coraggio di fare l’offeso. ‘Mah, che tipo…’

“Tesoro mi chiamo Izzy non Easy. I – z – z –y” sillabò lentamente scandendo ogni singola lettera del suo nome come si fa di solito con le persone poco intelligenti.

In quel momento Eleanor capì, “Ah… Izzy! Certo… la tua bella pronuncia mi ha ingannata sai.” rispose lei ironicamente tono. ‘Ma dio mio perché lui e il suo amico parlano come se avessero una patata in bocca?Poi mi tratta come lesa se non capisco, pensa te questo.’

“Sì è colpa dell’accento dell’Indiana.” Gli fece lui con un sorriso imbarazzato. L’aveva colpito in pieno con quell’ironia pungente, sapeva di essere lui quello di provincia venuto a cercare fortuna nella grande città, così con quelle semplici parole, si era sentito improvvisamente fuori luogo, lui che di solito se ne sbatteva altamente di tutti e di tutto quello che dicevano, per di più se quella che parlava era poco più di una ragazzina. Si ricordò di quello che gli dicevano sempre a casa:

Mom and dad says I can't win
Because it gets you in the end
The regale is the gun that shoots the man                                                                                      
Wild, wild, wild, youth*

“Oh sei del Midwest” disse Eleanor. ‘Perfetto un campagnolo rockettaro biascicone e presuntuoso dell’Indiana, non potevo sperare di meglio!’ Era vero era un presuntuoso, però per un attimo le era parso di scorgere imbarazzo nel ragazzo, quasi come se si vergognasse delle sue origini. Certo doveva essere stato difficile per lui sradicarsi completamente dalle sue abitudini per adattarsi a vivere in una città così grande come  Los Angeles. Ma appunto quella sensazione era durata solo una frazione di secondo, perché il bel moretto aveva assunto immediatamente la sua solita espressione da uomo vissuto che non poteva reggere. Lo guardò un secondo e notò che era molto magro, chissà da quanto non mangiava decentemente. Ora che ci pensava in effetti quando lui e il suo amico rosso venivano alla tavola calda ordinavano sempre e solo caffè o cibo estremamente economico, si vedeva che facevano fatica a racimolare gli scarsi centesimi che avevano per sfamarsi. Un gorgoglio sonoro interruppe la sua riflessione. No, non proveniva da una grondaia o un tombino, era lo stomaco di Izzy. Distolse lo sguardo reprimendo una risata, mentre il ragazzo cercava di malamente di mantenere la sua integrità senza scomporsi. Ma Eleanor non resistette alla tentazione, lo guardò in faccia ed esplose in una risata cristallina che ammaliò Izzy. Scoppiò a ridere anche lui divertito:

“Scusa … è da un po’ che non mangio.”

“Me ne sono accorta.” Disse Eleanor accennando con la testa in modo complice al suo stomaco. “Senti, se vuoi ti offro qualcosa io, Joe è ancora in cucina, fa delle pizze squisite!”

“Ma no lascia perdere, avranno già chiuso, non voglio che poi debbano sporcare e pulire tutto di nuovo.” Fece il finto modesto e generoso, per non mostrarsi alla canna del gas con quella ragazza, quando la realtà aveva una fame feroce e sperava con tutte le sue forze di potere addentare del cibo al più presto.

“Beh e che problema c’è? Poi ci aiuti a pulire!” gli disse lei con naturalezza facendogli segno di seguirla verso il locale.

Quando entrarono era quasi tutto in ordine e c’erano solo due persone, uno era un uomo sulla trentina, vestito con un paio di jeans una maglia bianca e un grembiule da cucina, Joe probabilmente, e l’altra era una donna con in mano uno strofinaccio, avrà avuto cinquant’anni. Entrambi si voltarono verso i ragazzi non aspettandosi di trovare Eleanor lì, in compagnia di quel ragazzo che sapevano non esserle simpatico per niente.

“Hey Joe! Senti so che abbiamo già sistemato tutto però… per caso siamo ancora in tempo per chiederti un paio di pizze al volo? Poi sistemiamo tutto noi promesso!” pregò Eleanor con la sua voce più convincente.

“Ma certo piccola, non c’è problema!”

“Grande!” ringraziò la ragazza, “mettici su quello che vuoi… e abbonda pure, sai abbiamo un po’ fame” disse sorridendo furbescamente a Izzy che dal canto suo era stato un po’ infastidito dal modo in cui quel tipo aveva chiamato Ellie, anche se fece di tutto per mascherarlo. Si mise ad aiutarla a preparare sommariamente il tavolo della cucina con dei piatti  di plastica e tovaglioli di carta.

Quando arrivarono le due pizze fumanti e colme di condimento che aveva tutta l’aria di sembrare prelibato, il ragazzo fece fatica a trattenersi dall’avventarsi sul cibo. Era da settimane che non aveva mangiava più così bene e tanto, ma non voleva fare la figura del morto di fame con lei davanti, anche se lo era. E non sfuggì certamente ad Eleanor che mentre mangiucchiava la sua fetta vedeva come lui fosse morigerato. Usava addirittura coltello e forchetta invece che le mani, decisamente stava bloccando la sua voracità.

“Guarda che non mi scandalizzo se divori la tua pizza con le mani come un piccolo porcellino. Ci sono abituata, ho un fratello a casa che lo fa tutti i giorni.”

“Sul serio?” Izzy la guardò come se avesse visto un miracolo e si sentì improvvisamente alleggerito di un fardello inesistente. Dette quelle parole tempo dieci minuti e il piatto era vuoto persino delle briciole. Eleanor gli offrì anche la sua parte, non aveva fame, aveva detto, anche se aveva capito che gli stava facendo un’ulteriore gentilezza.

“Beh, che dire…grazie Ellie!” gli disse bevendo un sorso di birra fresca.

Lei gli sorrise, aveva passato il tempo a tavola ad osservarlo e doveva ammettere che aveva avuto ragione, era proprio carino. Non bello come il suo amico, ma particolare, un tipo ecco.
Con quei capelli neri lunghi, i profondi occhi color cioccolato e i vestiti che indossava era speciale. E poi aveva belle mani.

“Così suoni la chitarra, giusto?” disse dal nulla lei.

“Già…”

“Ah, me l’ha detto Chris. Sai è il mio vicino di casa.”

“Sì lo so.” Disse Izzy poggiando il bicchiere e rivolgendole un sorriso. Era più grande di lei, forse due o tre anni, e aveva l’aria di chi ne aveva passate tante che gli infondevano un tocco di misteriosità che intrigavano non poco Eleanor. Non si era ancora comportato in modo strafottente, sembrava invece molto gentile e riflessivo, forse davvero Chris aveva ragione a dire che non era così male.

Mentre sistemavano la cucina come avevano promesso continuarono a parlare e finì per crearsi una bella sintonia tra di loro. Quando ebbero finito salutarono Joe e Mary e uscirono a buttare la spazzatura.

“Andiamo a casa?” chiese Eleanor allacciandosi la giacca e tirandosi su il bavero per coprire il collo.

Izzy annuì e la ragazza  fece qualche passo e trovandosi sola si voltò verso di lui:

“Beh che c’è, non vieni?” gli chiese stupita. Ma stupito era lui che non era preparato ad affrontare una come lei, caparbia e testarda, ma anche estremamente gentile. Era bella, questo lo sapeva fin dalla prima volta che l’aveva vista, e proprio siccome gli piaceva non riusciva a non comportarsi come uno stronzo, aveva paura che se fosse stato il vero se stesso una come lei nemmeno si sarebbe accorta della sua esistenza. Sicuramente lei veniva da una famiglia borghese, andava a scuola, era intelligente e acuta, si vedeva da come si comportava. Lui invece era diverso, veniva da un altro mondo, bazzicava nei bassifondi con gente borderline e per tirare fine mese si arrabattava con ogni tipo di lavoretto, legale e non, nella speranza di realizzare il sogno di suonare con la sua band per il resto della vita.

I'm walking in the street
With the latest on my feet
And the hair that makes the people stop and stare
I got no money, but that's okay
Because I live from day to day
And I'm free to come and go just as I please                                                                                                   
My records are so loud
I gotta hang out with the crowd
Because the usual crew are sus on what to do*


Le stava dietro da un po’di tempo, tutte le volte che riusciva trascinava lì Axl per poterla vedere, sì perché solo non si sarebbe azzardato ad andarci, non avrebbe saputo cosa dirle, infatti la maggior parte delle volte era il suo amico che parlava, quando voleva era un principe con le ragazze. E siccome lei interessava ad Izzy, voleva essere d’aiuto affinché succedesse qualcosa. Solo quella sera dopo un paio di mesi che frequentava quella tavola calda si accorse che forse era giunto il momento di farsi avanti, almeno per farle capire che non le stava antipatica. Ci aveva cenato assieme, anche se era meglio dire che lei lo aveva sfamato con un’opera di bontà ed ora era lì con lei, in procinto di riaccompagnarla a casa. Si affrettò a raggiungerla e proseguirono insieme, ad un certo punto Eleanor lo prese a braccetto e si strinse a lui continuando a parlare. Aveva freddo si vedeva, quasi tremava, ma c’era una nota di confidenza e dolcezza in quel gesto che andava oltre il semplice bisogno di calore, lasciava trasparire la definitiva rottura delle barriere tra di loro. Izzy non disse niente. Sorrise immensamente con il cuore e leggermente con il viso, per non tradire nessuna emozione e rinsaldò un po’ la presa. Improvvisamente era diventata una notte bellissima.

Wild, wild, wild, youth
Wild, wild, wild, youth
Wild, wild, wild, youth


***

I due ragazzi erano accoccolati fianco a fianco nel grande letto matrimoniale della casa di Eleanor, i suoi genitori erano andati via per le vacanze e loro ne avevano approfittato per passare la notte insieme. I loro corpi nudi erano coperti a tratti dalle lenzuola aggrovigliate. Era presto quella mattina, i primi raggi di sole tardo estivo si insinuavano attraverso le tende leggere allungandosi sul parquet. A un certo punto Eleanor si girò verso il ragazzo, appoggiando il mento sul suo petto per poterlo guardare negli occhi:

“Izzy…”

“Sì?”

“…qual è il tuo vero nome?”Strano che dopo tutto quel tempo che si conoscevano e frequentavano solo ora le era venuto in mente di chiedergli come si chiamasse veramente.

 “Perché vuoi saperlo?” chiese seccamente in rimando Izzy.

“Che c’è è talmente brutto che non vuoi dirmelo? Se non vuoi fa niente.” rispose Eleanor immediatamente sulla difensiva e facendo il broncio.

“No…no” si affrettò lui a rispondere con tono di scuse “è che trovo strano che me lo chiedi solo adesso. C’è un motivo particolare?”

Eleanor roteò gli occhi per poi dirgli ridendo “Come sai essere pesante Izzy! Dimmelo e basta, mi è venuto in mente ora, nessuna ragione precisa, forse…” disse enigmatica, tracciando disegni immaginari sul torso nudo del ragazzo.

“Jeff… Jeffrey Isbell” cedette alla fine. “Comunque ancora non capisco per…” Eleanor lo zittì posandogli l’indice sulle labbra.

“Ti amo Jeffrey Isbell, con tutto il mio cuore.”

Izzy fu colto impreparato da quelle parole. Il cuore quasi gli si fermò in petto dalla gioia. Capiva perché gli aveva chiesto il suo nome, Eleanor amava lui, la sua persona, per come era, in tutta la sua totalità, non solo Izzy il chitarrista, schivo e creativo. Non era mai stato più felice di così, ne era sicuro, era così felice che non esistevano parole adatte per descrivere il suo stato d’animo, si sentiva soltanto infinitamente grato che al mondo esistesse Eleanor e che fosse lì per lui.

“Ti amo Eleanor.” avvicinò il suo viso a quello di lei “Con tutto il mio cuore.” disse prima di baciarla, sapendo che il meglio della loro vita assieme doveva ancora arrivare.


*Wild Youth – Generation X

***
Volevo ringraziare di cuore tutti quelli che stanno leggendo e seguendo questa storia, sia che commentino che non, you make me really happy.  
xxx
Mars


   
 
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