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Autore: live in love    17/12/2011    8 recensioni
Dal primo capitolo [Elena è scomparsa.
Ero stato io l’ultima a vederla, quindi.
- E se provassi a chiamarla di nuovo? – mi chiede la bionda con un velo di acuta speranza a velarle la voce, puntando i suoi occhi chiari su di me e spostando il peso da un piede all’altro.
- Hai ragione, non ha risposto alle altre seicento chiamate magari alla seicentunesima risponde – affermo acidamente sarcastico, una smorfia a piegarmi le labbra.
........
Il mio cellulare squilla improvvisamente, rompendo il silenzio e i miei pensieri con la sua tipica musichetta allegra.
Elena. È il nome che fa bella mostra di se sullo schermo .]
spero vi piaccia. ff DELENA.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONETRAILER qui trovate i link del video trailer fatto da Missdelena97

DESTINED FOR ETERNITY.

CAPITOLO 1

 

VAMPIRE

 

 

 

- Sono un vampiro –

E' questa l'unica cosa che sono in grado di dire in un sussurro sfinito, quasi inudibile, in risposta al suo sguardo azzurro confuso e pieno di domande a cui c'è una sola risposta. Questa.

La pronuncio senza neanche rendermi conto di cosa sto dicendo.
Tuttavia, anche se non riesco ancora a capacitarmene del tutto, a comprendere cosa io sia diventata davvero, so che è così. Una nuova presenza dentro di me, me lo dice.

Sono parole atone, prive della consueta musicalità e vitalità che mi caratterizzano.

Dolorose, mi raschiano angosciosamente la gola per il loro agghiacciante significato, che mi sembra di comprendere ma al tempo stesso non capire.

È una sensazione strana, ambiguamente senza senso ma contemporaneamente troppo vera per essere negata. Sono divisa in due, strappata a metà da indoli incompatibilmente opposti.

Non ho mai vissuto nulla di simile a questo.

E tutto ciò non fa altro che aumentare la confusione vibrante che vige nella mia testa, fra i miei pensieri ingarbugliati e senza un senso logico apparente.

La mia mente mi dice una cosa, qualcosa di nuovo dentro di me la contrasta, affermando tutto il contrario.

Sbatto le palpebre, cercando con difficoltà di non farmi schiacciare da tutto ciò e non dare ascolto all’invitante vocina nella mia testa che continua a ripetermi che, se mi lasciassi semplicemente andare alla mia natura, tutto si placherebbe.

Non voglio farlo.

La mia ragione, con quel poco di lucidità che le rimane, mi rimanda a ciò che ho appena affermato.


Le loro espressioni attonite, invece, parlano chiaro. Hanno capito.

Un silenzio agghiacciante, freddo e cristallizzato, causato da ciò che ho appena detto, cade pesante come un macigno nella stanza.

Solo il rumore del temporale e della pioggia, che stanno imperversando su Mystic Falls senza pietà, lo interrompono debolmente facendogli da macabro sfondo, senza però scalfirlo.

Caroline, sconvolta, si porta una mano alla bocca a bloccare i singhiozzi imminenti, gli occhi già pieni di lacrime mal trattenute che le offuscano lo sguardo.

Chissà, forse le stesse che dovrei versare io ma che non accennano a presentarsi, totalmente assenti sul mio viso pallido e tirato ancora macchiato di sangue.

Sangue.

È il sibilo immediato ed ammaliante che mi richiama quel dolce gusto sulle labbra, svegliando qualcosa dentro di me di viscerale e incontenibile.

Si muove tirannicamente irruente, ricordandomi la sua pressante presenza.

Lo stesso sapore delizioso che il mio stomaco sembra chiedermi incessantemente, l'unico in grado di placare la fame assordante che mi pervade e che urla per essere saziata.

Stringo automaticamente le labbra, cercando istintivamente di placarla col solo risultato, però, di aumentarla inspiegabilmente.

Più tento di mettere a tacere questo bisogno, più si acutizza, è la constatazione naturale che mi provoca un lancinante senso di ansia.

Il suo sapore dolciastro mi torna in mente così nitido che mi sembra quasi di percepirlo nitidamente, facendomelo desiderare di più di ogni altra cosa al mondo in questo momento.

Non posso fare a meno di desiderarlo fervidamente. Lo voglio e, ora come ora, farei di tutto per averlo, è il pensiero automatico che mi spaventa.
Il mio respiro diventa istintivamente irregolare.

Il ricordo di quel nettare caldo sul palato, che scende morbidamente giù per la gola, diventa insopportabilmente chiaro e reale.

Prendo un respiro breve ma profondo, come a ricercare impulsivamente quell'odore, che però non trovo.

Mi pare quasi di rivivere quel momento di estasi, la stessa inquietante euforia che mi attanaglia la bocca dello stomaco e le membra.

Il prurito ai canini torna vigoroso, quasi doloroso, invitandomi a saziarmi e portandomi a tendere i nervi come pronta ad attaccare la preda.

La preda...che è un uomo, però…
E' questo il pensiero di una piccola parte di me, ormai sempre più oppressa da quella maggiormente irruenta e violenta.

Tenta in questo modo di placare scarsamente la mia sete, quasi incontenibile.

Un uomo innocente ...lo stesso che io ho ucciso...

Mi ripete ancora spietata nel vano tentativo di sopire la fame e far emergere il lato umano, le sue emozioni.

Qualcosa, molto nascosto e sepolto dagli istinti, protesta debolmente. Tenta quasi di ribellarsi e, per un breve attimo, riesce a vincere, emergendo.

Prima che sia risepolta da quell'indole mostruosa che continua a ringhiare dentro di me, una punta di sgomento rimorso mi pervade, sconcertandomi più di quanto io non sia già.
E la sensazione di essere spezzata in due torna nuovamente prepotente a pervadermi.

Sono poi i singhiozzi di Caroline, in qualche modo, a riportarmi del tutto alla realtà, nonostante mi giungano alle orecchie ovattati, sovrastati dal rumore di questa nuova sensazione che si agita in me.

Sembrano quasi sottolineare il latente rimorso che provo, acutizzandolo.

Socchiudo gli occhi, improvvisamente pesanti di colpevolezza e un pensiero mi attraversa celermente la mente : ho ucciso un uomo.


E solo ora capisco davvero cosa significhi. Cosa ho fatto.

La veridicità di questa riflessione mi toglie il respiro per la sua portata, annebbiandomi la mente di un rimorso cupo che riesce a far tacere per un breve attimo il ringhio della mia nuova natura.

La fame, quasi totalmente allontanata dalla sensazione di sconfortante panico che è scattata in me, si zittisce.

È come se fosse scattata una molla. La valvola della fame si chiusa improvvisamente e si è aperta quella angosciosa dei pensieri, da cui non c'è scampo.

Non so se una cosa del genere sia davvero possibile, ma è così.

Con la coda dell'occhio capto l'espressione atterrita e sgomenta di Caroline, poco più lontano da me, che non fa altro che aumentare il bruciante senso di colpa che provo e che mi sommerge, soffocandomi.

Ho ucciso un uomo, mi ricorda di nuovo la mia coscienza....sempre che ne abbia ancora una.

Ho spezzato una vita, ansimo sempre più asfissiata dallo sbigottimento.

La consapevolezza dilaniante di tutto ciò mi lacera, approfondendo quel solco che ormai si è creato nella mia anima.

Sono infatti divisa, spaccata in due parti distinte e non conciliabili.

È come se la vecchia me, quella umana, si fosse rotta e quella nuova, vampirica, ne avesse preso il posto, soppiantandola.


Non mi riconosco in lei, in me, e questo mi spaventa. Non mi identifico in ciò che sono diventata, non capisco ciò che sono e ciò che faccio. L’irrazionalità ed emozioni violente sembrano abitarmi.

È come se non mi sentissi più me stessa. Perfino il mio corpo non è più quello di prima.

La vista è aumentata, tutto è più nitido e definito.

L'udito si è raffinato e i miei muscoli sembrano sempre pronti a scattare, rinvigoriti da una forza nuova, anche se quel fastidioso e indolenzente bruciore continua a persistere.

Mi sento instabile, fragile e pronta a scoppiare da un momento all’altro. Tutte le emozioni che provo si accrescono in una sequenza disastrosa.

Tutto sembra amplificato, in verità: dai gusti agli odori, dalle sensazioni ai suoni. Pure i pensieri.

Mi sembra infatti di pensare a cento cose contemporaneamente, le riflessioni, dettate dalla confusione totale in cui mi trovo, si accavallano l’una sull’altra.

Ho ucciso un uomo, mi ricorda ancora la mia mente affondando spietata la stoccata.

Non so nemmeno io come è accaduto. So solo che è stato qualcosa d'altro, profondamente radicato in me a guidarmi, che mi ha sopraffatto.

Quell’invitante odore disperso nell’aria si era intensificato e tutti i miei sensi sembravano riuscire a captare solo il pompare freneticamente invitante di un cuore.

Qualcosa di spaventosamente innato e bestiale è scattato, sovrastandomi e io non ho potuto fare nulla per oppormi. Era un richiamo troppo forte, ammaliante, per resistergli.

Era così...naturale.

Il mio corpo ha agito per conto suo, seguendo una propria legge. Ho risposto ad un bisogno insaziabile e primordiale che non potevo scacciare.

L'istinto della mia nuova natura mi ha portato ad agire e non c'è più stato scampo.

Non appena quel liquido viscosamente dolce-amaro ha toccato le mie labbra non sono stata più in grado di fermarmi, di ragionare.

Era come se una nuova linfa ne derivasse e mi conferisse una forza a cui non ero disposta a rinunciare, troppo seducente.

Non mi sono resa conto di ciò che stavo facendo neanche quando il suo corpo ha smesso di divincolarsi, cadendo a peso morto fra le mie braccia.

I miei canini hanno continuato ad affondare nella sua carne senza pietà, dilaniandola.

Non ero in grado di arrestarmi. Non lo sarei neanche ora.

Quel sapore è stato così inebriante da annebbiarmi talmente i sensi da non permettermi di capire ciò che era accaduto nemmeno quando il suo corpo, ormai privo di vita, era scivolato inerme al suolo.

Avevo solo chiuso gli occhi, cercando di godere appieno di quella sensazione così eccitante, che mi rendeva su di giri e di gustarmi le ultime deliziose gocce di quel nettare che mi rimanevano sulle labbra.

Ho aperto poi gli occhi, desiderandone altro e alla ricerca di qualcosa che potesse saziarmi.

Era una fame insaziabile quella, come un pozzo senza fondo. Più ne avevo e più ne volevo.

Quando poi era lentamente scemata, dissolvendosi dopo molti minuti, avevo riaperto gli occhi puntandoli su quel corpo straziato ai miei piedi.

Subito non ho capito il senso di quello che vedevo. Non riuscivo ad associare le immagini ai pensieri, alle mie azioni.

Soltanto dopo qualche attimo, passato a fissarlo senza capirne realmente il significato, ho iniziato a comprendere.

Con occhi sbarrati avevo seguito i rivoli di sangue che macchiavano i miei e i suoi abiti.

Lo stesso di cui io mi ero appena nutrita.

E poi ho realizzato del tutto cosa avevo fatto in preda totale al delirio del sangue.

Avevo ucciso un uomo.

Il senso spossante di colpevolezza è stato terrificante. Mi ha schiacciato con tutto il suo peso, sommergendomi.

Non riesco a spiegarmi come questo sia accaduto, neanche ora.

Il primo pensiero è stato che non potevo essere stata io a fare tutto ciò, anche se il sangue sui miei abiti e sulla pelle parlava chiaro.

Sapevo di essere stata io a farlo, ma, d'altro canto, era come se non me ne capacitassi. Come se non riconoscessi di averlo fatto.

Il panico mi ha travolta ulteriormente senza pietà, come uno tsunami.

Lo sbigottimento mi ha pervaso e l'unica cosa che sono riuscita a fare, è stata scappare da quel luogo, da ciò che avevo appena commesso e dal quella nuova natura che ormai mi apparteneva.

Quell'uomo che aveva un nome...un lavoro...amici....moglie...famiglia...magari figli...

E io gli avevo spezzato la vita senza neanche rendermene conto, stravolta da un qualcosa che non sono neanche in grado di capire.

Non so neanche io come ho fatto a raggiungere casa Salvatore.

Semplicemente mi ci sono ritrovata davanti, nel momento esatto in cui era scoppiato il temporale.

Il suono roboante e quasi metallico di un tuono mi richiama al presente, illuminando fiaccamente la stanza e il suo sguardo , che sembra ancora più gelido sotto i riflessi della sua luce azzurrina.

Damon mi fissa senza dire nulla, pietrificato sul posto dalle mie parole. Non respira neanche.

La smorfia sorpresa di poco prima cristallizzata ancora sul volto e gli occhi sbarrati, increduli, che mi fissano senza neanche vedermi in realtà.

Nonostante io mi aspetti, chissà perché poi, di vederlo scoppiare e rompere tutto da un momento all'altro, non lo fa limitandosi solo a guardarmi.

Non sfascia la stanza, rompendo tutto ciò che gli capita sottomano.

Fa unicamente questo.

È uno sguardo cupo il suo, tremendamente simile alla tempesta che imperversa fuori. O forse semplicemente ne è il riflesso.

Mi fissa in silenzio, attonito e paralizzato, cercando di capire il senso di ciò che ho appena detto.

Come se ci fosse una spiegazione logica e coerente a tutto ciò.

Ancora una volta mi ritrovo a chiedermi che senso abbia questo. E' una cosa troppo surreale, inverosimile. Non ha spiegazione.

È come se la mia mente non riuscisse a registrare davvero l'informazione, come se non se ne capacitasse e la rifiutasse. E' un qualcosa di strano, nuovo.

Però so che è così, in qualche modo. Il mio corpo sa cosa è diventato, me lo urla.

E la strana sensazione di divisione torna a farsi sentire fedele, non abbandonandomi mai neanche per un secondo.

Mi sento divisa in due, spezzata da due diversi e opposti istinti che non sono compatibili fra loro.

E questo mi destabilizza, incutendomi un timore quasi reverenziale per queste nuova situazione che non comprendo.

I singhiozzi di Caroline si acutizzano, risvegliandomi dal flusso sconnesso dei miei pensieri e mischiandosi con il rumore della pioggia, che mi sembra quasi assordante.

Lo sguardo di Damon cambia poi improvvisamente, mutando e venendo attraversato da una miriade di emozioni, che si sfaccettano e lo sconvolgono.

Vedo chiaramente sconcerto, stupore, confusione e poi una vibrante rabbia dettata dall’impotenza

È un’emozione cupa che lo rende quasi nero, l’iride confondibile con la pupilla talmente è buio.

E infine diventa poi semplicemente consapevole.

Una consapevolezza struggente che gli vela lo sguardo, rendendolo quasi di ghiaccio.

Schiude la bocca come per parlare, ma nessun suono esce dalle sue labbra che stringe poi in una linea dura.

Tende allora le mani fino a chiudere le dita nella stretta ferrea di un pugno, così strettamente serrato da mettere in risalto le nocche sotto la pelle pallida.

Non dice di nuovo nulla, ma, ancora una volta, il suoi occhi parlano chiaro.

Non capisce come sia possibile, come sia potuto accadere e la rabbia nel suo sguardo aumenta maggiormente, in sincronia al senso di impotenza.

Anche  io mi sento così, impotente e confusa da questa cosa che non riesco neanche ad ammettere.

Faccio fatica a dire e, ancor di più, a pensare alla mia nuova natura. Accettarla.

Ma è qualcosa d'altro a ripetermelo costantemente, incessante.

È la mia terrificante natura a ricordarmelo spietata, in un eco che non mi lascia alcuna via di scampo. Esattamente come la sete, che non si placa.

Deglutisco spaesata mentre la sensazione di panico, che mi ha fedelmente accompagnato fin dal mio risveglio, torna prepotente a pervadermi, togliendomi quasi il respiro.

Sono oppressa. Mi sento schiacciata da tutto questo turbine che sembra assorbirmi sempre di più e a cui io non riesco ad oppormi.

Quel qualcosa si agita ancora dentro di me, sibilando e continuando inarrestabile a ripetermi cosa sono diventata.

È una cantilena terrificante, che mi invita a lasciarmi semplicemente andare al mio istinto e ai miei nuovi bisogni.

Cerca di prevaricare sul quel poco di ragionevolezza e sensatezza che mi è rimasta. Fa leva sulla confusione totale che vige fra i miei pensieri e sul panico, proponendomi come unica soluzione la sola che non sono disposta ad accettare.

La stessa di cui non mi capacito.

Mi chiama quasi insensatamente ad ammetterlo, conferendo un unico spietato senso ai miei pensieri.

Ma tutto ciò non ha senso, è il mio pensiero naturale e istantaneo che sembra però soccombere sempre di più.

Non può esserlo e ancora una volta la risposta è una sola.

Perché è l’unica cosa insensatamente sensata.

Sono un...un...

-...un vampiro - sussurra la sua voce atterrita, completando involontariamente la mia frase.

Alzo lo sguardo su di lui come folgorata, rendendomi conto solo ora di averlo puntato vacuamente al suolo.

Schiudo le labbra, quasi ansimante per questo pensiero, capendo che non è più solo una riflessione.

Iniziando davvero a comprendere solo ora ciò che ha detto. Ciò che sono.

Inspiegabilmente, le sue parole mi sembrano depositarie di una verità prima non comprensibile.

Perché sentirlo dire ad alta voce, lo rende decisamente più realtà di quanto io voglia ammettere.

E tutto mi sembra improvvisamente più chiaro.

Sono un vampiro.

È questo il pensiero senza via di uscita che mi rimbomba in testa ora, forse l'unico.

Riecheggia nell'apparente staticità dettata da questa verità agghiacciante.

Il panico torna ad assalirmi, ma ora è totalmente differente da prima.

Non è, infatti, più dettato da un qualcosa di non definibile e comprensibile appieno, ma dalle consapevolezza disarmante.

Detto da lui è tutta un'altra cosa, acquisisce una valenza diversa.

Diventa vera.

Sono un vampiro.

E mi sembra quasi di sentir sorridere il mostro che è dentro di me, ora soddisfatto, che mi invita ancora a dare libero sfogo alle mie potenzialità.

Non è più solo una riflessione senza senso della mia mente. Non posso fare finta che sia un incubo da cui mi risveglierò nel caldo avvolgente del mio letto.

La sensazione di scombussolamento non se ne andrà magicamente al mio risveglio.

Il gelo mi avvolge, paralizzandomi.

È come se fosse calata la neve dentro di me, un manto nevoso che nasconde tutte le cose. Tutto tranne un pensiero assordante.

Apparentemente è tutto calmo, ma basta un no nulla a causare uno smottamento.

E l'eco di quella verità fa crollare definitivamente tutto, avendo un impatto disastroso sulle mie emozioni instabili.

Sbigottito, lui continua invece a fissarmi cercando di trovare risposte nel mio sguardo che neanche io ho, però.

Resto tuttavia totalmente immobile, così tanto che mi sembra di essere un pezzo di marmo.

Dentro al contrario sto scoppiando.

Un insieme di emozioni opposte cozzano l'una contro l'altra, cercando di emergere e vincere sulle altre.

-Vampiro...- è l'unico pesante sussurro di Damon, troppo atterrito per dire altro oltre questa semplice constatazione.

Gli occhi vacui che fissano un punto indefinito mentre il suo cervello registra questa drammatica realtà.

Un tuono rimbomba nuovamente nell'aria, facendo vibrare i vetri delle finestre, mentre la pioggia continua a scudisciarli senza pietà.

- Chi è stato?- ringhia assottigliando gli occhi un attimo dopo, che rialza su di me.

Vedo chiaramente le emozioni nel suo sguardo cambiare ancora, passando da confuso e sbigottito a furente.

La cupa rabbia dettata dall’impotenza di poco prima sembra nulla a confronto.

Schiudo le labbra pronta a rispondere decisa, ma mi blocco improvvisamente.

Nessun suono esce dalla mia bocca.

Cerco una risposta plausibile fra tutti i pensieri senza senso della mia mente, ma nessuno sembra possedere l’affermazione corretta.

La mia mente non mi dà una sentenza, noto.

È come se non ne fosse in grado.

È come se fosse pervasa dal vuoto in questo momento.

-Io...io -sussurro sconnessamente, non trovando le risposte che cerco.

Un nulla spaventosamente concreto e assordante ne ha preso il posto.

L'ansia mi pervade, dipanandosi velocemente in me con il suo senso di panico.

Chiudo gli occhi, cercando disperatamente di ricordare cosa mi sia accaduto.

Ma niente. Per quanto mi sforzi, non ne sono in grado. Non trovo la risposta corretta.

Ansimo sconvolta, sempre più preda dell'ansia e del panico.

-Non...- mormoro cercando di fare ancora mente locale con lo stesso risultato : il vuoto.

-Non me lo ricordo – ammetto allora con la voce tremante, incontrando nuovamente il suo sguardo confuso e scombussolato.

Solo ora infatti mi accorgo di non aver alcun ricordo al riguardo.

Non ricordo chi mi ha trasformato, cosa è accaduto. Perché.

Lui aggrotta le sopracciglia scure cercando di capire, di decifrare gli spezzoni di frasi che dico.

- Non ho ricordi - boccheggio in un sussurro isterico mentre qualcosa di inarrestabile e ingestibile prende lentamente possesso di me. Ancora

Non ricordo assolutamente nulla.

- Non ricordi chi ti ha trasformato?- mi chiede Damon sorpreso e sconvolto, cercando scarsamente di mantenere la calma, gli occhi cupi dilatati.

- Non ho ricordi – mormoro nuovamente, incapace di dire altro.

Ansimo sconvolta, capendo forse solo ora l'entità di tutto ciò che mi è accaduto, che mi ha travolto.

Sono un vampiro e non so chi mi ha trasformato. Non ho memorie al riguardo.

La sensazione di ingestibiltà aumenta e mi sembra di non essere neanche più padrona di me stessa, delle mie emozioni che mi sovrastano facilmente con il loro peso.

Il mio respiro accelera maggiormente, di pari passo con la mia emotività.

Come diavolo è possibile che non ricordi nulla di cosa mi sia successo? Mi domano disorientata.

Non è normale.

Stefan mi ha sempre detto che dopo la trasformazione riaffiorano tutti i ricordi, anche quelli che sono stati cancellati con l'ammaliamento.

E allora perché per me non è così? Mi chiedo nuovamente, sempre più preda del panico.

Ansimo sconvolta, non riuscendo quasi più a contenermi.

Senza che io me ne accorga minimamente Caroline si avvicina e appoggia una mano sul mio braccio in un segno di calmo conforto, ma io, presa alla sprovvista, mi ritraggo bruscamente in un sobbalzo.

La mia schiena urta però violentemente il mobiletto dei liquori, facendo cadere a terra dei bicchieri in un fragoroso tintinnio.

Sconcertata e confusa mi guardo intorno, rendendomi conto solo ora di aver percorso praticamente tutta la stanza in pochissimi secondi.

Mi sono spostata così velocemente, che non ne ho neanche avuto percezione, penso sbigottita.

Non mi sono neanche accorta di aver pensato di volermi muovere che già lo avevo fatto.

Anche i miei gesti, oltre che le emozioni, sembrano essere ingestibili e imponderabili, deglutisco a vuoto.

E l'ansia torna a pervadermi senza pietà.

- Scusa...- mormora dispiaciuta la bionda, guardandomi sconvolta e preoccupata da sotto le ciglia chiare.

Ansimo, non sentendola neanche, mentre quel senso di soffocamento non mi abbandona.

Mi stringe in una morsa assillante, facendomi sentire come precariamente in equilibrio. Potrei cadere da un momento all'altro.

Cerco di prendere un respiro profondo, nel tentativo di calmarmi ma tutto quello che riesco a fare è emettere un sospiro tremolante e insicuro.

La mia mente invia l'ordine di calmarmi, di rilassare i nervi dolorosamente tesi, ma il mio corpo non riceve l'input. Non ci riesce.

Non sono capace di calmarmi, me lo impongo ma non ne sono in grado.

È come se il mio corpo non rispondesse.

Tutto sembra riportarmi allo stesso pensiero: non ho ricordi.

Il mio sguardo si vela a questa riflessione troppo vera, offuscandomi lievemente lo sguardo.

Damon circospetto muove lentamente qualche passo verso di me, guardandomi guardingo come se potessi scattare da un momento all'altro.

E ora capisco una cosa che mi turba ancora di più: temono la mia reazione.

Mi sento come un animale selvatico in trappola, intrappolato e senza via di uscita.

Lui muove un altro un passo, raggiungendomi di fatto.

Ora c'è poco meno di un metro a separaci.

Basterebbe un solo passo per raggiungermi ma non lo compie, preferendo rimanere dov'è.

- Chiama Alaric, Caroline – afferma serio, neanche un velo della solita ilare ironia ad attraversargli lo sguardo o la voce.

I lineamenti del suo volto sono tesi, induriti i tratti normalmente delicati e decisi.

E capisco che la situazione è seria e drammatica dal modo in cui parla.

Non l'ha chiamata né Barbie né con nessun altro epiteto poco piacevole, segno che la cosa è davvero grave.

Il fatto che siano ancora una volta le sue parole a chiarirmi la situazione e a rimarcarmi cosa io sia è paradossalmente ironico. E’ questo uno dei tanti pensieri che mi attraversa la mente, quasi in sottofondo.

Lei rimane però immobile, come pietrificata sul posto e indecisa.

-Ora -gli intima allora lui, flettendo perentoriamente la voce a spazzare via le sue incertezze.

E per un secondo fulmineo mi ritrovo a sperare che riesca a fare lo stesso con quelle che avvolgono me ora.

Solo allora la bionda si smuove, spostandosi e scomparendo nell'altra stanza dopo avermi lanciato un'ultima occhiata preoccupata.

Il ticchettio dei suoi tacchi rimane però nitido nelle mie orecchie, in un eco rintronante, nonostante ormai sia lontana, e posso distintamente percepire il rumore delle sue dita che pigiano veloci i tasti del cellulare.

- Elena - mi chiama in un sussurro Damon, richiamandomi alla realtà, e io alzo semplicemente gli occhi, puntandoli nei suoi.

Sono preoccupati, anche se fa di tutto per non darlo a vedere, cercando di nascondere le sue reali emozioni dietro il solito velo di imperscrutabilità. 

Dannatamente preoccupati.

Mi allarmo ancora di più se possibile, non riuscendo ad imbrigliare questo ingovernabile senso di panico che sembra pervadere ogni singola cellula del mio corpo.

Mi sento tremendamente fragile in questo momento.

-Non...non ho ricordi- ripeto incapace di dire altro, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di capire il perché.

Ma non ci riesco.

Ho solo questo pensiero in testa, nonostante in sottofondo ce ne siano mille altri disconnessi che gli fanno da eco.

Il suo sospiro pesante è l'unica replica a ciò che ho detto, accompagnato dal suo sguardo tormentato.

E il baratro senza confine si ripresenta di fronte a me per inghiottirmi e mi sembra quasi di cadervi dentro, senza nessuno che mi afferri e mi trattenga.

- Non ho ricordi – mormoro ancora quasi in una cantilena priva di musicalità, la sensazione ingovernabile che non mi abbandona. Anzi si accentua, se possibile, man in mano che si presentano tutti gli scenari e il mio cervello registra l'informazione.

Cosa diavolo mi è accaduto? Ansimo, il respiro che si spezza, a causa del groviglio di emozioni che mi affligge, e mi raschia la gola.

- Tranquilla - cerca di calmarmi con un tono forzatamente pacato, non riuscendoci per nulla.

- Non mi ricordo nulla di quello che è successo- sussurro ancora con gli occhi sbarrati.

I miei ricordi si fermano ad oggi pomeriggio. L'ultima cosa che ricordo è la litigata con Damon, le nostre urla e le cose che gli ho detto.

Oh, come mi sembra lontana ora la rabbia di quel momento!

Mi sono chiusa la porta di casa Salvatore e poi sono salita in auto senza una meta precisa, vagando per qualche chilometro con la mente focalizzata su altri pensieri.

E poi...poi il buio più totale. Nessun particolare o dettaglio che possa aiutarmi, che mi tranquillizzi.

Anche se penso sia impossibile essere calmi nella situazione in cui mi trovo, forse.

Il primo ricordo nitido che ho è il momento del mio risveglio nel bosco e tutto ciò che ha comportato.

Ciò che è accaduto in mezzo non ha invece alcuna traccia nella mia memoria. Non ne ho alcun ricordo, solo un atterrante vuoto. Come se non avessi fatto nulla in quel lasso di tempo.

Scuoto la testa, deglutendo e cercando di calmarmi, ma nuovamente non ci riesco sebbene tutti i miei sforzi siano concentrati su questo.

Come è possibile che non ricordi nulla? Boccheggiò spaventata, non essendo in grado di pensare ad altro.

- Elena – mi chiama ancora una volta, cercando in qualche modo di calmarmi.

Allunga poi una mano, vedendo che col solo suono della voce non ci riesce, porgendomela.

Rimane però sospesa nel vuoto perché io non l'afferro, il palmo rivolto verso l'alto e le dita lievemente piegate.

Sono paralizzata dalla confusione e dal panico, ma contemporaneamente il mio corpo mi invita a compiere un movimento, smanioso di muoversi.

È la stessa paradossale sensazione che ho avuto quando mi sono risvegliata nel bosco.

-Non mi ricordo nulla, Damon – la mia voce si incrina incontrando il suo sguardo, spezzandosi, mentre il vortice cupo di questo pensiero mi trascina sempre più verso il fondo del baratro.

I miei occhi si velano improvvisamente di lacrime, offuscandomi dolorosamente la vista e prova lampante della mia instabilità emotiva.

Non sono in grado di controllarmi, penso mentre il mio respiro aumenta fino a diventare frenetico.

-Ti devi calmare- mi dice, imponendosi quasi con il suo tono deciso, la mano ancora protesa in aria, che non vacilla, in muto invito ad afferrarla.

E in questo momento mi sembra l'unica ancora di razionalità che mi rimane. Quasi una salvezza.

Con mano tremante l'afferro, cercando di trovare rifugio in questo semplice contatto.

Un rifugio e una salvezza che però, nonostante tutto, mi sembrano troppo lontani.

Tuttavia il panico si placa lievemente, silendosi.

Deglutisco, imponendomi con tutta me stessa di tranquillizzarmi e inaspettatamente il mio respiro rallenta il ritmo, tornando quasi normale.

Prendo una profonda boccata d’aria, provando a non pensare a nulla ma quell'unico pensiero continua a provocarmi una morsa angosciosa alla bocca dello stomaco.

È un panico che non lascia scappatoie, è sempre lì in agguato.

Lui me la stringe in un tocco caldo e rassicurante, che purtroppo però non riesce a scaldare il freddo gelante che sembra pervadermi.

Il gelo della mia nuova natura contro il caldo bruciante della fame, un ossimoro distruttivo.

- Ora cerchiamo di capire... - si blocca, sospirando affaticato, come se pronunciare quelle parole gli procurasse un fastidio insopportabile, prima di continuare -

Chi ti ha … trasformata in...- non finisce la frase però, spostando nervoso lo sguardo lontano dal mio, in tutt'altra direzione.

Vampiro....

Non riesce neanche a dirlo, è il mio amaro e rammaricante pensiero.

La sua stretta, a dispetto della sua reazione, aumenta cercando di infondermi un minimo di coraggio.

Ed è proprio quando torna a puntare gli occhi nei miei, pronto forse a parlare, che il rumore di una macchina, che si ferma nel vialetto, irrompe nelle mie orecchie prepotentemente sovrastando lo scrosciare della pioggia.

Poi vi è un vociare intenso, una voce femminile che parla pericolosamente familiare, a distrarmi ulteriormente.

Damon si volta alla sua destra nell'esatto momento in cui la porta viene chiusa violentemente con un tonfo che mi fa sobbalzare.

La nostra presa si scioglie e il mio braccio ricade lungo il fianco.

Un secondo dopo una scura chioma riccioluta seguita da una slanciata figura maschile irrompe nella stanza.

- O mio Dio, Elena! Ero così preoccupata- è l'affermazione istantanea di Bonnie, il sollievo palpabile nella sua voce non appena i suoi occhi si posano su di me.

L'affermazione di Jeremy invece mi arriva lontana, ovattata, rimanendo in secondo piano.

Il mio udito è troppo impegnato ad ascoltare un suono molto più dolce, che mi appare subito delizioso.

Il pompare dei loro cuori mi sembra l'unico rumore nella stanza in questo momento, tanto da provocarmi un ronzio nelle orecchie.

Bonnie con pochi passi arriva al mio fianco, buttandomi subito le braccia al collo e avvolgendomi in un stretto abbraccio.

Il calore quasi anomalo del suo corpo mi balza subito agli occhi.

Si allontana però un attimo dopo, come scottata, non dandomi neanche il tempo di capire cosa sta succedendo.

Con occhi dilatati dallo stupore e un'espressione confusa, mi guarda con le labbra dischiuse.

Percepisco gli occhi attenti di Damon, poco distante, scrutarci vigile.

- Sei ...sei un vampiro?- mi chiede sconcertata, con una punta di orrore nella voce. Sembra più un’affermazione che una domanda.

Vorrei rispondere, dire che non è così, ma non ci riesco. Non dico nulla, perché so che è così ed il mio sguardo le vale più di ogni altra risposta.

- Che cosa? - è invece il sussurro atterrito di Jeremy, che mi guarda non capendo.- Elena?- mi chiama con occhi sbarrati in cerca di un’altra risposta, di una smentita.

Ma io rimango di nuovo in silenzio. Cosa potrei dire infatti se non “è vero”?

-No, non è possibile – scuote il capo orripilata Bonnie, guardandomi shoccata e la sensazione di ansia si intensifica a quello sguardo disgustato.

Mi fissa come se davanti lei avesse un mostro e non l’amica d’infanzia.

- Che cosa stai dicendo, Bonnie?- le chiede, alzando nervosamente la voce mentre il dubbio di quella verità si insinua in lui e trova riscontro nel mio sguardo, ancora una volta.

- E'...è un vampiro- mormora disgustata, trattenendo forzatamente le lacrime.

Muove qualche passo indietro, allontanandosi da me.

A questo gesto uno dolorosa morsa mi avvolge, infondendomi un senso di tristezza e solitudine imparagonabile.

La disgusto e mi teme.

- Che cosa?- ripete Jeremy.- Avanti non diciamo cazzate. Lo scherzo è bello finché dura poco-

- E' vero- lo fredda però la voce gelida di Damon, guardandolo impassibile negli occhi.

Mio fratello ricambia lo sguardo, tenendolo puntato in quello azzurro del vampiro fino a quando non si convince della verità di quelle parole.

Caroline rispunta nella stanza proprio in quel momento, il telefono in una mano e l'espressione stupita stampata in volto.

- Cosa sta succeden...- ma viene interrotta bruscamente.

- No – è il suo urlo strozzato, che precede di un millesimo di secondo il suo gesto iroso.

Il rumore di un pugno scagliato contro qualcosa, accompagnato da altri tonfi, mi distrae, portandomi a puntare automaticamente gli occhi alla mia sinistra.
E,ancora una volta,riesco a compiere il movimento prima ancora di averlo pensato.

Jeremy si stringe la mano, gemendo per il dolore.

Forse per quello del colpo, forse per quello della rivelazione.

Deve aver tirato un pugno contro la libreria di casa Salvatore, come dimostrano alcuni libri sparsi sul tappeto raffinato e costoso.

È qualcosa d'altro a sconvolgermi un secondo dopo, però.

Un frizzante odore dolcemente acre si disperde velocemente nell'aria fino ad arrivare a solleticarmi le narici.

Istintivamente trattengo il respiro, ritrovandomi però a prenderne una lunga boccata ristoratrice un attimo dopo.

Inclino leggermente il volto, nascondendolo fra i capelli e percependo un inaspettato dolore alle gengive.

Un attimo dopo cessa, lasciandomi solo un invitante prurito ai canini.

Ci passo istintivamente la lingua sopra, cercando di lenire quel fastidioso piacere che tuttavia non scema.

Sono così presa da quella gustosa fragranza che non mi accorgo neanche che i canini hanno iniziato ad allungarsi, affilandosi.

Ansimo mentre qualcosa dentro di me si muove ancora, proprio come è accaduto nel bosco, iniziando a diventare prepotente.

Il formicolio sotto gli occhi mi infastidisce lievemente, ma non così tanto dal distogliermi da quell’odore.

È una sensazione nuova e trascinante. È come un vortice, pian piano ti assorbe.

Quel delizioso profumo si intensifica diventando sempre più irresistibile e togliendomi il respiro

Il mio sguardo è attirato automaticamente da una macchia rossa sulla sua mano, che si intensifica sulle nocche.

Sangue.

Il loro vociare è solo un suono indistinto e lontano ormai. Tutto ciò a cui riesco a pensare è un'unica cosa.

Sangue.

E accade tutto in un frazione di secondo.

Il mio respiro aumenta ancora, diventando affannoso.

La brama di assaggiarlo si impossessa velocemente di me, così tanto che fatico a contenerla.

Provo a scacciarla, a pensare che è mio fratello ma quel qualcosa si muove ancora, ringhiando così forte da annullare ogni pensiero.

La mia mente si svuota e i nervi si tendono pronti e in attesa dello scatto.

Con gli occhi seguo quelle deliziose goccioline rosse, desiderandole così ardentemente che mi sembra quasi di riconoscerne il sapore sulle labbra.

Lo voglio, voglio quel nettare delizioso.

Una piccola parte di me tenta di sopprimere la bramosia, con scarsi risultati.

E infatti prima che tutti se ne possano accorgere. Prima che pensi davvero a cosa sto facendo , il vortice mi inghiotte spietatamente, dando libero sfogo a quel qualcosa che ormai mi governa.

La vista quasi mi si annebbia e tutto assume un colore diverso.

Il colore del sangue.

Un ringhio cupo e pericoloso sfugge alle mie labbra, annunciando ciò che sta per succedere.

E accade, i nervi si stendono e il buio della fame cala dentro di me.

Attacco.





****************

Salve a tutti!!!come va? Le vacanze di Natale si avvicinano. Che bello *-*. Passiamo alla solita spiegazione per punti.
1- Ho scelto questo titolo, Vampire, perché era quello che rappresentava meglio la condizione di Elena, ora. Per tutto il capitolo ci sono rimandi alla condizione di vampiro, anche se in pochi punti se ne parla direttamente. Le emozioni che prova ora sono accentuata, non è in grado di controllarle e si sente instabile. So che potrà sembrare ripetitivo in alcuni punti il ripetersi dei pensieri di Elena, ma ne avevo bisogno per descrivere al meglio la sua condizione.

Spero di aver reso bene i suoi pensieri, la sua confusione. So che forse risulta un capitolo un po' contorto, ma è volutamente così. Elena non capisce cosa le è successo, non comprende la sua nuova natura e non si riconosce in essa. Tutto questa confusione è dovuta anche al fatto che non abbia ricordi della sua trasformazione. Ma non dico nulla al riguardo perchè ulteriori spiegazioni avverano nel prossimo capitolo.
Beh, il capitolo finisce un po' bruscamente ma anche questo effetto è voluto.
Chissà cosa succederà.....hihih

inoltre vorrei sottolineare che anche la poca attenzione agli altri personaggi e ai loro gesti, quasi brusco in alcuni punto, è anche esso voluto. Il nostro punto di vista è quello di Elena e noi vediamo le cose tramite i suoi occhi. È x questo che è così confuso e incentrato solo su di lei, sulla sua confusione.

2-Altra cosa: spero che le reazioni degli altri personaggi risultino verosimili e in linea con la caratterizzazione che hanno nel telefilm. Se la reazione di Caroline l’avevo in mente fin da subito, come per Bonnie, così non è stato per Damon. In un primo momento, non so perché, avevo pensato di fargli fare un’azione impulsiva, come rompere qualcosa ma poi ciò pensato e non mi piaceva. E’ vero, spesso lui fa cose impulsive come spezzare colli o distruggere qualcosa però, per me, la reazione più giusta e da lui in questo momento era rimanere fermo è stato come ghiacciato. È rimasto come paralizzato, ma poi lo spiegherò meglio nel proxx capitolo. La reazione più stranamente da lui era questa, ma ciò non vuol dire che dobbiate condividere la mia idea. Spero cmq che non sia risultata troppo fuori dal personaggio. Fatemi sapere se avete dubbi o critiche! J
3- Come avrete notato è un genere totalmente diverso dall’altra ff delena che sto scrivendo. Questa sarà sovrannaturale e quindi in linea con il telefilm. Seguirò però solo alcuni fatti accaduti anche nel telefilm e altri saranno di mia invenzione. Questo capitolo è temporaneamente collocato dopo l’episodio 3x04. Tuttavia qui Stefan e Klaus non sono tornati a Mystic Falls e sono ancora lontani dai nostri protagonisti.


4-Ovviamente è una fan fiction DELENA ma come al solito, saranno presenti tutti gli altri personaggi con le loro story-line.

5-Il prossimo aggiornamento non so quando arriverà ma spero presto. Inoltre la mia designer ufficiale (Missdelena97) ha elaborato il video trailer, a mio avviso davvero bellissimo. Vi invito a guardarlo! Ecco il link->

6- Un pensiero particolare va a Cla, lei sa perché. Un GRAZIEa tutte le persone che mi sostengono sempre. Grazie davvero!
7-Un altro GRAZIEè d’obbligo per le splendide 10persone ( e io che pensavo fosse una storia da non pubblicare, quindi ancora una volta grazie Ali per avermi convinta!XD) che hanno recensito il primo capitolo. Davvero grazie per il vostro supporto che non manca mai.

Ok, direi che non ho altro da dire. Spero di riuscire ad aggiornare ancora una volta questa ff durante le vacanze prima che gli esami e lo studio mi sommergano :(.
Quindi, per quanto riguarda questa ff, vi auguro già un buon Natale! Se volete farmi un piccolo regalino lasciatemi un commento, mi rendereste davvero felice!

ATTENZIONE: la prossima storia che aggiornerò sarà True Love- Vero Amore e vorrei riuscire a postarlo prima del 22 dicembre. Spero di riuscirci , ma non vi assicuro nulla perché sono davvero incasinata.


L’altra ff Delena I WILL ALWAYS CHOOSE YOU verrà aggiornata per prima nella vacanze di Natale!
A presto, kiss kiss.

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