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DESTINED FOR ETERNITY.
CAPITOLO
1
VAMPIRE
-
Sono un vampiro –
E' questa l'unica
cosa che sono in grado di
dire in un sussurro sfinito, quasi inudibile, in risposta al suo
sguardo
azzurro confuso e pieno di domande a cui c'è una sola
risposta. Questa.
La pronuncio senza neanche rendermi conto di cosa sto
dicendo.
Tuttavia, anche se non riesco
ancora a capacitarmene
del tutto, a comprendere cosa io sia diventata davvero, so che
è così. Una
nuova presenza dentro di me, me lo dice.
Sono parole atone, prive della
consueta musicalità e
vitalità che mi caratterizzano.
Dolorose, mi
raschiano angosciosamente la gola
per il loro agghiacciante significato, che mi sembra di comprendere ma
al tempo
stesso non capire.
È una
sensazione strana, ambiguamente senza
senso ma contemporaneamente troppo vera per essere negata. Sono divisa
in due,
strappata a metà da indoli incompatibilmente opposti.
Non ho mai
vissuto nulla di simile a questo.
E tutto
ciò non fa altro che aumentare la
confusione vibrante che vige nella mia testa, fra i miei pensieri
ingarbugliati
e senza un senso logico apparente.
La mia mente mi
dice una cosa, qualcosa di nuovo
dentro di me la
contrasta, affermando tutto il contrario.
Sbatto le
palpebre, cercando con difficoltà di
non farmi schiacciare da tutto ciò e non dare ascolto
all’invitante vocina
nella mia testa che continua a ripetermi che, se mi lasciassi
semplicemente
andare alla mia natura, tutto si placherebbe.
Non voglio farlo.
La mia ragione,
con quel poco di lucidità che
le rimane, mi rimanda a ciò che ho appena affermato.
Le loro
espressioni attonite, invece, parlano
chiaro. Hanno capito.
Un silenzio
agghiacciante, freddo e
cristallizzato, causato da ciò che ho appena detto, cade
pesante come un
macigno nella stanza.
Solo il rumore
del temporale e della pioggia,
che stanno imperversando su Mystic Falls senza pietà, lo
interrompono
debolmente facendogli da macabro sfondo, senza però
scalfirlo.
Caroline,
sconvolta, si porta una mano alla
bocca a bloccare i singhiozzi imminenti, gli occhi già pieni
di lacrime mal
trattenute che le offuscano lo sguardo.
Chissà,
forse le stesse che dovrei versare io
ma che non accennano a presentarsi, totalmente assenti sul mio viso
pallido e
tirato ancora macchiato di sangue.
Sangue.
È il
sibilo immediato ed ammaliante che mi
richiama quel dolce gusto sulle labbra, svegliando qualcosa
dentro di me di viscerale e incontenibile.
Si muove
tirannicamente irruente, ricordandomi
la sua pressante presenza.
Lo stesso sapore
delizioso che il mio stomaco
sembra chiedermi incessantemente, l'unico in grado di placare la fame
assordante che mi pervade e che urla per essere saziata.
Stringo
automaticamente le labbra, cercando
istintivamente di placarla col solo risultato, però, di
aumentarla
inspiegabilmente.
Più tento di mettere a tacere questo bisogno, più
si acutizza, è la
constatazione naturale che mi provoca un lancinante senso di ansia.
Il suo sapore dolciastro mi
torna in mente così
nitido che mi sembra quasi di percepirlo nitidamente, facendomelo
desiderare di
più di ogni altra cosa al mondo in questo momento.
Non posso fare a
meno di desiderarlo fervidamente.
Lo voglio e, ora come ora, farei di tutto per averlo, è il
pensiero automatico
che mi spaventa.
Il mio respiro
diventa istintivamente
irregolare.
Il ricordo di quel nettare
caldo sul palato, che
scende morbidamente giù per la gola, diventa
insopportabilmente chiaro e reale.
Prendo un respiro
breve ma profondo, come a
ricercare impulsivamente quell'odore, che però non trovo.
Mi pare quasi di rivivere quel
momento di estasi, la
stessa inquietante euforia che mi attanaglia la bocca dello stomaco e
le
membra.
Il prurito ai
canini torna vigoroso, quasi
doloroso, invitandomi a saziarmi e portandomi a tendere i nervi come
pronta ad
attaccare la preda.
La preda...che è un
uomo, però…
E' questo il
pensiero di una piccola parte di
me, ormai sempre più oppressa da quella maggiormente
irruenta e violenta.
Tenta in questo modo di
placare scarsamente la mia
sete, quasi incontenibile.
Un uomo innocente ...lo stesso
che io ho ucciso...
Mi ripete ancora spietata nel
vano tentativo di
sopire la fame e far emergere il lato umano, le sue emozioni.
Qualcosa, molto
nascosto e sepolto dagli
istinti, protesta debolmente. Tenta quasi di ribellarsi e, per un breve
attimo,
riesce a vincere, emergendo.
Prima che sia risepolta da quell'indole mostruosa che continua a
ringhiare
dentro di me, una punta di
sgomento rimorso mi
pervade, sconcertandomi più di quanto io non sia
già.
E la sensazione
di essere spezzata in due
torna nuovamente prepotente a pervadermi.
Sono poi i singhiozzi di
Caroline, in qualche modo, a
riportarmi del tutto alla realtà, nonostante mi
giungano alle orecchie
ovattati, sovrastati dal rumore di questa nuova sensazione che si agita
in me.
Sembrano quasi sottolineare il latente rimorso che provo,
acutizzandolo.
Socchiudo gli occhi, improvvisamente pesanti di
colpevolezza e un
pensiero mi attraversa celermente la mente : ho ucciso un
uomo.
E solo ora capisco davvero cosa significhi. Cosa
ho fatto.
La veridicità di questa riflessione mi toglie il respiro per
la sua portata,
annebbiandomi la mente di un rimorso cupo che riesce a far tacere per
un breve
attimo il ringhio della mia nuova natura.
La fame, quasi totalmente allontanata dalla sensazione di sconfortante
panico
che è scattata in me, si zittisce.
È come se fosse scattata una molla. La valvola
della fame si chiusa
improvvisamente e si è aperta quella angosciosa dei
pensieri, da cui non c'è
scampo.
Non so se una cosa del genere sia davvero possibile, ma è
così.
Con la coda
dell'occhio capto l'espressione
atterrita e sgomenta di Caroline, poco più lontano da me,
che non fa altro che
aumentare il bruciante senso di colpa che provo e che mi sommerge,
soffocandomi.
Ho ucciso un uomo, mi
ricorda di nuovo la mia
coscienza....sempre che ne abbia ancora una.
Ho spezzato una vita, ansimo sempre più asfissiata
dallo sbigottimento.
La consapevolezza
dilaniante di tutto ciò mi
lacera, approfondendo quel solco che ormai si è creato nella
mia anima.
Sono infatti divisa,
spaccata in due parti
distinte e non conciliabili.
È come se
la vecchia me, quella umana, si fosse
rotta e quella nuova, vampirica, ne avesse preso il
posto,
soppiantandola.
Non mi riconosco
in lei, in me, e
questo mi spaventa. Non mi identifico in ciò che sono
diventata, non capisco
ciò che sono e ciò che faccio.
L’irrazionalità ed emozioni violente sembrano
abitarmi.
È come
se non mi sentissi più me stessa.
Perfino il mio corpo non è più quello di prima.
La
vista è aumentata, tutto è più nitido
e definito.
L'udito si è raffinato e i
miei muscoli
sembrano sempre pronti a scattare, rinvigoriti da una forza nuova,
anche se
quel fastidioso e indolenzente bruciore continua a persistere.
Mi
sento instabile, fragile e
pronta a scoppiare da un momento all’altro. Tutte le emozioni
che provo si
accrescono in una sequenza disastrosa.
Tutto
sembra amplificato, in verità: dai gusti agli odori, dalle
sensazioni ai suoni. Pure i pensieri.
Mi
sembra infatti di pensare a cento cose contemporaneamente, le
riflessioni, dettate dalla confusione totale in cui mi trovo, si
accavallano
l’una sull’altra.
Ho
ucciso un uomo, mi ricorda ancora la mia mente affondando spietata la
stoccata.
Non
so nemmeno io come è accaduto. So solo che è
stato qualcosa d'altro,
profondamente radicato in me a guidarmi, che mi ha sopraffatto.
Quell’invitante
odore disperso nell’aria si era intensificato e tutti i
miei sensi sembravano riuscire a captare solo il pompare freneticamente
invitante di un cuore.
Qualcosa
di spaventosamente innato e bestiale è scattato,
sovrastandomi
e io non ho potuto fare nulla per oppormi. Era un richiamo troppo
forte,
ammaliante, per resistergli.
Era
così...naturale.
Il
mio corpo ha agito per conto suo, seguendo una propria legge. Ho
risposto ad un bisogno insaziabile e primordiale che non potevo
scacciare.
L'istinto
della mia nuova natura mi ha portato ad agire e non c'è
più
stato scampo.
Non
appena quel liquido viscosamente dolce-amaro ha toccato le mie
labbra non sono stata più in grado di fermarmi, di ragionare.
Era
come se una nuova linfa ne derivasse e mi conferisse una forza a cui
non ero disposta a rinunciare, troppo seducente.
Non mi sono resa conto di
ciò che stavo
facendo neanche quando il suo corpo ha smesso di divincolarsi, cadendo
a peso
morto fra le mie braccia.
I miei canini hanno continuato ad
affondare
nella sua carne senza pietà, dilaniandola.
Non ero in grado di arrestarmi. Non lo sarei neanche ora.
Quel
sapore è stato così
inebriante da annebbiarmi talmente i sensi da non permettermi di capire
ciò che
era accaduto nemmeno quando il suo corpo, ormai privo di vita, era
scivolato
inerme al suolo.
Avevo
solo chiuso gli occhi, cercando di godere appieno di quella
sensazione così eccitante, che mi rendeva su di giri e di
gustarmi le ultime
deliziose gocce di quel nettare che mi rimanevano sulle labbra.
Ho
aperto poi gli occhi, desiderandone altro e alla ricerca di qualcosa
che potesse saziarmi.
Era
una fame insaziabile quella, come un pozzo senza fondo. Più
ne avevo
e più ne volevo.
Quando poi era lentamente scemata, dissolvendosi dopo molti minuti, avevo riaperto gli occhi puntandoli su quel corpo straziato ai miei piedi.
Subito
non ho capito il senso di quello che vedevo. Non riuscivo
ad associare
le immagini ai pensieri, alle mie azioni.
Soltanto dopo qualche
attimo, passato a fissarlo
senza capirne realmente il significato, ho iniziato a comprendere.
Con occhi
sbarrati avevo seguito i rivoli di
sangue che macchiavano i miei e i suoi abiti.
Lo stesso
di cui io mi ero appena nutrita.
E poi ho realizzato
del tutto cosa avevo fatto in
preda totale al delirio del sangue.
Avevo ucciso un uomo.
Il senso spossante di
colpevolezza è stato
terrificante. Mi ha schiacciato con tutto il suo peso, sommergendomi.
Non riesco a
spiegarmi come questo sia
accaduto, neanche ora.
Il
primo pensiero è stato che non potevo
essere stata io a fare tutto ciò, anche se il sangue sui
miei abiti e sulla
pelle parlava chiaro.
Sapevo di essere
stata io a farlo, ma, d'altro
canto, era come se non me ne capacitassi. Come se non riconoscessi di
averlo
fatto.
Il panico mi ha
travolta ulteriormente senza
pietà, come uno tsunami.
Lo
sbigottimento mi ha pervaso e l'unica cosa
che sono riuscita a fare, è stata scappare da quel luogo, da
ciò che avevo
appena commesso e dal quella nuova natura che ormai mi apparteneva.
Quell'uomo che aveva
un nome...un
lavoro...amici....moglie...famiglia...magari figli...
E io gli avevo
spezzato la vita senza neanche
rendermene conto, stravolta da un qualcosa
che non sono neanche in grado di capire.
Non so neanche io
come ho fatto a raggiungere casa
Salvatore.
Semplicemente mi ci
sono ritrovata davanti,
nel momento esatto in cui era scoppiato il temporale.
Il suono roboante e
quasi metallico di un
tuono mi richiama al presente, illuminando fiaccamente la stanza e il suo
sguardo , che sembra ancora più gelido sotto i riflessi
della sua luce
azzurrina.
Damon mi fissa senza
dire nulla, pietrificato sul
posto dalle mie parole. Non respira neanche.
La smorfia sorpresa
di poco prima
cristallizzata ancora sul volto e gli occhi sbarrati, increduli, che mi
fissano
senza neanche vedermi in realtà.
Nonostante io mi
aspetti, chissà perché poi,
di vederlo scoppiare e rompere tutto da un momento all'altro, non lo fa
limitandosi solo a guardarmi.
Non sfascia la
stanza, rompendo tutto ciò che gli
capita sottomano.
Fa unicamente questo.
È uno sguardo cupo il suo, tremendamente simile
alla tempesta che
imperversa fuori. O forse semplicemente ne è il riflesso.
Mi fissa in silenzio, attonito e paralizzato, cercando di
capire il
senso di ciò che ho appena detto.
Come se ci fosse una spiegazione logica e coerente a tutto
ciò.
Ancora
una volta mi ritrovo a chiedermi che senso abbia questo. E' una
cosa troppo surreale, inverosimile. Non ha spiegazione.
È come se
la mia mente non riuscisse a registrare
davvero l'informazione, come se non se ne capacitasse e la rifiutasse.
E' un
qualcosa di strano, nuovo.
Però so
che è così, in qualche modo. Il mio
corpo sa cosa è diventato, me lo urla.
E la strana
sensazione di divisione torna a
farsi sentire fedele, non abbandonandomi mai neanche per un secondo.
Mi sento divisa in
due, spezzata da due
diversi e opposti istinti che non sono compatibili fra loro.
E questo mi
destabilizza, incutendomi un
timore quasi reverenziale per queste nuova situazione che non comprendo.
I singhiozzi di
Caroline si acutizzano,
risvegliandomi dal flusso sconnesso dei miei pensieri e mischiandosi
con il
rumore della pioggia, che mi sembra quasi assordante.
Lo sguardo di Damon cambia poi improvvisamente,
mutando e venendo
attraversato da una miriade di emozioni, che si sfaccettano e lo
sconvolgono.
Vedo
chiaramente sconcerto, stupore,
confusione e poi una vibrante rabbia dettata dall’impotenza
È
un’emozione cupa che lo rende quasi nero,
l’iride confondibile con la pupilla talmente è
buio.
E infine
diventa poi semplicemente consapevole.
Una
consapevolezza struggente che gli vela
lo sguardo, rendendolo quasi di ghiaccio.
Schiude la bocca come per parlare, ma nessun suono esce dalle sue labbra che stringe poi in una linea dura.
Tende allora le mani fino a chiudere le dita nella stretta ferrea di un pugno, così strettamente serrato da mettere in risalto le nocche sotto la pelle pallida.
Non dice di nuovo
nulla, ma, ancora una volta,
il suoi occhi parlano chiaro.
Non capisce come
sia possibile, come sia
potuto accadere e la rabbia nel suo sguardo aumenta maggiormente, in
sincronia
al senso di impotenza.
Anche io mi sento così,
impotente e confusa da
questa cosa che non riesco neanche ad ammettere.
Faccio fatica a dire
e, ancor di più, a
pensare alla mia nuova natura. Accettarla.
Ma è
qualcosa d'altro a ripetermelo costantemente,
incessante.
È la mia
terrificante natura a
ricordarmelo spietata, in un eco che non mi lascia alcuna via di
scampo.
Esattamente come la sete, che non si placa.
Deglutisco spaesata
mentre la sensazione di
panico, che mi ha fedelmente accompagnato fin dal mio risveglio, torna
prepotente a pervadermi, togliendomi quasi il respiro.
Sono oppressa. Mi
sento schiacciata da tutto
questo turbine che sembra assorbirmi sempre di più e a cui
io non riesco ad
oppormi.
Quel qualcosa si
agita ancora dentro di me,
sibilando e continuando inarrestabile a ripetermi cosa sono diventata.
È una
cantilena terrificante, che mi invita a
lasciarmi semplicemente andare al mio istinto e ai miei nuovi bisogni.
Cerca di prevaricare
sul quel poco di
ragionevolezza e sensatezza che mi è rimasta. Fa leva sulla
confusione totale
che vige fra i miei pensieri e sul panico, proponendomi come unica
soluzione la
sola che non sono disposta ad accettare.
La stessa di cui non
mi capacito.
Mi chiama quasi
insensatamente ad ammetterlo,
conferendo un unico spietato senso ai miei pensieri.
Ma tutto
ciò non ha senso, è il mio pensiero
naturale e istantaneo che sembra però soccombere sempre di
più.
Non può
esserlo e ancora una volta la risposta
è una sola.
Perché
è l’unica cosa insensatamente sensata.
Sono un...un...
-...un vampiro -
sussurra la sua voce
atterrita, completando involontariamente la mia frase.
Alzo lo sguardo su di
lui come folgorata,
rendendomi conto solo ora di averlo puntato vacuamente al suolo.
Schiudo le labbra,
quasi ansimante per questo
pensiero, capendo che non è più solo una
riflessione.
Iniziando davvero a
comprendere solo ora ciò
che ha detto. Ciò che sono.
Inspiegabilmente, le
sue parole mi sembrano
depositarie di una verità prima non comprensibile.
Perché
sentirlo dire ad alta voce, lo rende
decisamente più realtà di quanto io voglia
ammettere.
E tutto mi sembra
improvvisamente più chiaro.
Sono un
vampiro.
È questo
il pensiero senza via di uscita che
mi rimbomba in testa ora, forse l'unico.
Riecheggia
nell'apparente staticità dettata da
questa verità agghiacciante.
Il panico torna ad
assalirmi, ma ora è
totalmente differente da prima.
Non è,
infatti, più dettato da un qualcosa di
non definibile e comprensibile appieno, ma dalle consapevolezza
disarmante.
Detto da lui
è tutta un'altra cosa, acquisisce
una valenza diversa.
Diventa vera.
Sono un
vampiro.
E mi sembra quasi di
sentir sorridere il
mostro che è dentro di me, ora soddisfatto, che mi invita
ancora a dare libero
sfogo alle mie potenzialità.
Non è
più solo una riflessione senza senso
della mia mente. Non posso fare finta che sia un incubo da cui mi
risveglierò
nel caldo avvolgente del mio letto.
La sensazione di
scombussolamento non se ne
andrà magicamente al mio risveglio.
Il gelo mi avvolge,
paralizzandomi.
È come se
fosse calata la neve dentro di me,
un manto nevoso che nasconde tutte le cose. Tutto tranne un pensiero
assordante.
Apparentemente
è tutto calmo, ma basta un no
nulla a causare uno smottamento.
E l'eco di quella
verità fa crollare
definitivamente tutto, avendo un impatto disastroso sulle mie emozioni
instabili.
Sbigottito, lui
continua invece a fissarmi
cercando di trovare risposte nel mio sguardo che neanche io ho,
però.
Resto
tuttavia totalmente
immobile, così tanto che mi sembra di essere un pezzo
di marmo.
Dentro al contrario
sto scoppiando.
Un insieme di
emozioni opposte cozzano l'una
contro l'altra, cercando di emergere e vincere sulle altre.
-Vampiro...-
è l'unico pesante sussurro di
Damon, troppo atterrito per dire altro oltre questa semplice
constatazione.
Gli occhi vacui che
fissano un punto
indefinito mentre il suo cervello registra questa drammatica
realtà.
Un tuono rimbomba
nuovamente nell'aria,
facendo vibrare i vetri delle finestre, mentre la pioggia continua a
scudisciarli senza pietà.
- Chi è
stato?- ringhia assottigliando gli
occhi un attimo dopo, che rialza su di me.
Vedo chiaramente le
emozioni nel suo sguardo
cambiare ancora, passando da confuso e sbigottito a furente.
La cupa rabbia
dettata dall’impotenza di poco
prima sembra nulla a confronto.
Schiudo le labbra
pronta a rispondere decisa,
ma mi blocco improvvisamente.
Nessun suono esce dalla mia bocca.
Cerco una risposta
plausibile fra tutti i
pensieri senza senso della mia mente, ma nessuno sembra possedere
l’affermazione corretta.
La mia mente non mi
dà una sentenza, noto.
È come se
non ne fosse in grado.
È come se
fosse pervasa dal vuoto
in questo momento.
-Io...io -sussurro
sconnessamente, non
trovando le risposte che cerco.
Un nulla
spaventosamente concreto e assordante
ne ha preso il posto.
L'ansia mi pervade,
dipanandosi velocemente in
me con il suo senso di panico.
Chiudo gli occhi,
cercando disperatamente di
ricordare cosa mi sia accaduto.
Ma niente. Per quanto
mi sforzi, non ne sono in
grado. Non trovo la risposta corretta.
Ansimo sconvolta,
sempre più preda dell'ansia
e del panico.
-Non...- mormoro
cercando di fare ancora mente
locale con lo stesso risultato : il vuoto.
-Non me lo ricordo
– ammetto allora con la
voce tremante, incontrando nuovamente il suo sguardo confuso e
scombussolato.
Solo ora infatti mi
accorgo di non aver alcun
ricordo al riguardo.
Non ricordo chi mi ha
trasformato, cosa è
accaduto. Perché.
Lui aggrotta le
sopracciglia scure cercando di
capire, di decifrare gli spezzoni di frasi che dico.
- Non ho ricordi -
boccheggio in un sussurro
isterico mentre qualcosa di inarrestabile e ingestibile prende
lentamente
possesso di me. Ancora
Non ricordo
assolutamente nulla.
- Non ricordi chi ti
ha trasformato?- mi
chiede Damon sorpreso e sconvolto, cercando scarsamente di mantenere la
calma,
gli occhi cupi dilatati.
- Non ho ricordi
– mormoro nuovamente,
incapace di dire altro.
Ansimo sconvolta,
capendo forse solo ora
l'entità di tutto ciò che mi è
accaduto, che mi ha travolto.
Sono un vampiro e non
so chi mi ha
trasformato. Non ho memorie al riguardo.
La sensazione di
ingestibiltà aumenta e mi
sembra di non essere neanche più padrona di me stessa, delle
mie emozioni che
mi sovrastano facilmente con il loro peso.
Il mio respiro
accelera maggiormente, di pari
passo con la mia emotività.
Come
diavolo è possibile che non ricordi
nulla di cosa mi sia successo? Mi domano disorientata.
Non
è normale.
Stefan mi
ha sempre detto che dopo la
trasformazione riaffiorano tutti i ricordi, anche quelli che sono stati
cancellati con l'ammaliamento.
E allora
perché per me non è così? Mi chiedo
nuovamente, sempre più preda del panico.
Ansimo
sconvolta, non riuscendo quasi più a
contenermi.
Senza che
io me ne accorga minimamente Caroline si avvicina e appoggia una
mano sul mio braccio in
un segno di calmo conforto, ma io, presa alla sprovvista, mi ritraggo
bruscamente in un sobbalzo.
La mia schiena urta
però violentemente il
mobiletto dei liquori, facendo cadere a terra dei bicchieri in un
fragoroso
tintinnio.
Sconcertata e confusa
mi guardo intorno,
rendendomi conto solo ora di aver percorso praticamente tutta la stanza
in
pochissimi secondi.
Mi sono spostata
così velocemente, che non ne
ho neanche avuto percezione, penso sbigottita.
Non mi sono neanche
accorta di aver pensato di
volermi muovere che già lo avevo fatto.
Anche i miei gesti,
oltre che le emozioni,
sembrano essere ingestibili e imponderabili, deglutisco a vuoto.
E l'ansia torna a
pervadermi senza pietà.
- Scusa...- mormora
dispiaciuta la bionda,
guardandomi sconvolta e preoccupata da sotto le ciglia chiare.
Ansimo, non
sentendola neanche, mentre quel
senso di soffocamento non mi abbandona.
Mi stringe in una morsa assillante, facendomi sentire come
precariamente
in equilibrio. Potrei cadere da un momento all'altro.
Cerco di prendere un
respiro profondo, nel
tentativo di calmarmi ma tutto quello che riesco a fare è
emettere un sospiro
tremolante e insicuro.
La mia mente invia
l'ordine di calmarmi, di
rilassare i nervi dolorosamente tesi, ma il mio corpo non riceve
l'input. Non
ci riesce.
Non sono capace di
calmarmi, me lo impongo ma
non ne sono in grado.
È come se
il mio corpo non rispondesse.
Tutto sembra
riportarmi allo stesso pensiero:
non ho ricordi.
Il mio
sguardo si vela a questa riflessione
troppo vera, offuscandomi lievemente lo sguardo.
Damon circospetto
muove lentamente qualche
passo verso di me, guardandomi guardingo come se potessi scattare da un
momento
all'altro.
E ora capisco una
cosa che mi turba ancora di
più: temono la mia reazione.
Mi sento come un
animale selvatico in
trappola, intrappolato e senza via di uscita.
Lui muove un altro un
passo, raggiungendomi di
fatto.
Ora c'è
poco meno di un metro a separaci.
Basterebbe un solo
passo per raggiungermi ma
non lo compie, preferendo rimanere dov'è.
- Chiama Alaric,
Caroline – afferma serio,
neanche un velo della solita ilare ironia ad attraversargli lo sguardo
o la
voce.
I lineamenti del suo
volto sono tesi, induriti
i tratti normalmente delicati e decisi.
E capisco che la
situazione è seria e
drammatica dal modo in cui parla.
Non l'ha chiamata
né Barbie né con nessun
altro epiteto poco piacevole, segno che la cosa è davvero
grave.
Il fatto che siano
ancora una volta le sue
parole a chiarirmi la situazione e a rimarcarmi cosa io sia
è paradossalmente
ironico. E’ questo uno dei tanti pensieri che mi attraversa
la mente, quasi in
sottofondo.
Lei rimane
però immobile, come pietrificata
sul posto e indecisa.
-Ora -gli intima
allora lui, flettendo
perentoriamente la voce a spazzare via le sue incertezze.
E per un secondo
fulmineo mi ritrovo a sperare
che riesca a fare lo stesso con quelle che avvolgono me ora.
Solo allora la bionda
si smuove, spostandosi e
scomparendo nell'altra stanza dopo avermi lanciato un'ultima occhiata
preoccupata.
Il ticchettio dei
suoi tacchi rimane però
nitido nelle mie orecchie, in un eco rintronante, nonostante ormai sia
lontana,
e posso distintamente percepire il rumore delle sue dita che pigiano
veloci i
tasti del cellulare.
- Elena - mi chiama
in un sussurro Damon,
richiamandomi alla realtà, e io alzo semplicemente gli
occhi, puntandoli nei
suoi.
Sono preoccupati, anche se fa di tutto per non darlo a vedere, cercando di nascondere le sue reali emozioni dietro il solito velo di imperscrutabilità.
Dannatamente
preoccupati.
Mi allarmo ancora di
più se possibile, non
riuscendo ad imbrigliare questo ingovernabile senso di panico che
sembra
pervadere ogni singola cellula del mio corpo.
Mi sento
tremendamente fragile in questo momento.
-Non...non ho
ricordi- ripeto incapace di dire
altro, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di capire il
perché.
Ma non ci riesco.
Ho solo questo
pensiero in testa, nonostante
in sottofondo ce ne siano mille altri disconnessi che gli fanno da eco.
Il suo sospiro
pesante è l'unica replica a ciò
che ho detto, accompagnato dal suo sguardo tormentato.
E il baratro senza
confine si ripresenta di fronte
a me per inghiottirmi e mi sembra quasi di cadervi dentro, senza
nessuno che mi
afferri e mi trattenga.
- Non ho ricordi
– mormoro ancora quasi in una
cantilena priva di musicalità, la sensazione ingovernabile
che non mi abbandona.
Anzi si accentua, se possibile, man in mano che si presentano tutti gli
scenari
e il mio cervello registra l'informazione.
Cosa diavolo mi
è accaduto? Ansimo, il respiro
che si spezza, a causa del groviglio di emozioni che mi affligge, e mi
raschia
la gola.
- Tranquilla - cerca
di calmarmi con un tono
forzatamente pacato, non riuscendoci per nulla.
- Non mi ricordo
nulla di quello che è
successo- sussurro ancora con gli occhi sbarrati.
I miei ricordi si
fermano ad oggi pomeriggio.
L'ultima cosa che ricordo è la litigata con Damon, le nostre
urla e le cose che
gli ho detto.
Oh, come mi sembra
lontana ora la rabbia di
quel momento!
Mi sono chiusa la
porta di casa Salvatore e
poi sono salita in auto senza una meta precisa, vagando per qualche
chilometro
con la mente focalizzata su altri pensieri.
E poi...poi il buio
più totale. Nessun
particolare o dettaglio che possa aiutarmi, che mi tranquillizzi.
Anche se penso sia
impossibile essere calmi nella
situazione in cui mi trovo, forse.
Il primo ricordo
nitido che ho è il momento
del mio risveglio nel bosco e tutto ciò che ha comportato.
Ciò che
è accaduto in mezzo non ha invece
alcuna traccia nella mia memoria. Non ne ho alcun ricordo, solo un
atterrante
vuoto. Come se non avessi fatto nulla in quel lasso di tempo.
Scuoto la testa,
deglutendo e cercando di
calmarmi, ma nuovamente non ci riesco sebbene tutti i miei sforzi siano
concentrati su questo.
Come è
possibile che non ricordi nulla?
Boccheggiò spaventata, non essendo in grado di pensare ad
altro.
- Elena –
mi chiama ancora una volta, cercando
in qualche modo di calmarmi.
Allunga poi una mano,
vedendo che col solo
suono della voce non ci riesce, porgendomela.
Rimane
però sospesa nel vuoto perché io non
l'afferro, il palmo rivolto verso l'alto e le dita lievemente piegate.
Sono paralizzata
dalla confusione e dal panico, ma
contemporaneamente il mio corpo mi invita a compiere un movimento,
smanioso di
muoversi.
È la
stessa paradossale sensazione che ho
avuto quando mi sono risvegliata nel bosco.
-Non mi ricordo
nulla, Damon – la mia voce si
incrina incontrando il suo sguardo, spezzandosi, mentre il vortice cupo
di
questo pensiero mi trascina sempre più verso il fondo del
baratro.
I miei occhi si
velano improvvisamente di
lacrime, offuscandomi dolorosamente la vista e prova lampante della mia
instabilità emotiva.
Non sono in grado di
controllarmi, penso mentre il
mio respiro aumenta fino a diventare frenetico.
-Ti devi calmare- mi
dice, imponendosi quasi
con il suo tono deciso, la mano ancora protesa in aria, che non
vacilla, in
muto invito ad afferrarla.
E in questo momento
mi sembra l'unica ancora
di razionalità che mi rimane. Quasi una salvezza.
Con mano tremante
l'afferro, cercando di
trovare rifugio in questo semplice contatto.
Un rifugio e una
salvezza che però, nonostante
tutto, mi sembrano troppo lontani.
Tuttavia il panico si
placa lievemente,
silendosi.
Deglutisco,
imponendomi con tutta me stessa di
tranquillizzarmi e inaspettatamente il mio respiro rallenta il ritmo,
tornando
quasi normale.
Prendo una profonda
boccata d’aria, provando a non
pensare a nulla ma quell'unico pensiero continua a
provocarmi una morsa
angosciosa alla bocca dello stomaco.
È un
panico che non lascia scappatoie, è
sempre lì in agguato.
Lui me la stringe in
un tocco caldo e
rassicurante, che purtroppo però non riesce a scaldare il
freddo gelante che
sembra pervadermi.
Il gelo della mia
nuova natura contro il caldo
bruciante della fame, un ossimoro distruttivo.
- Ora cerchiamo di capire... - si blocca, sospirando affaticato, come se pronunciare quelle parole gli procurasse un fastidio insopportabile, prima di continuare -
Chi ti ha
… trasformata in...-
non finisce la frase però, spostando nervoso lo sguardo
lontano dal mio, in
tutt'altra direzione.
Vampiro....
Non riesce neanche a
dirlo, è il mio amaro e
rammaricante pensiero.
La sua stretta, a
dispetto della sua reazione,
aumenta cercando di infondermi un minimo di coraggio.
Ed è
proprio quando torna a puntare gli occhi
nei miei, pronto forse a parlare, che il rumore di una macchina, che si
ferma
nel vialetto, irrompe nelle mie orecchie prepotentemente sovrastando lo
scrosciare della pioggia.
Poi vi è
un vociare intenso, una voce
femminile che parla pericolosamente familiare, a distrarmi
ulteriormente.
Damon si volta alla
sua destra nell'esatto momento
in cui la porta viene chiusa violentemente con un tonfo che mi fa
sobbalzare.
La nostra presa si
scioglie e il mio braccio
ricade lungo il fianco.
Un secondo dopo una
scura chioma riccioluta
seguita da una slanciata figura maschile irrompe nella stanza.
- O mio Dio, Elena!
Ero così preoccupata- è
l'affermazione istantanea di Bonnie, il sollievo palpabile nella sua
voce non
appena i suoi occhi si posano su di me.
L'affermazione di
Jeremy invece mi arriva lontana,
ovattata, rimanendo in secondo piano.
Il mio udito
è troppo impegnato ad ascoltare un
suono molto più dolce, che mi appare subito delizioso.
Il pompare dei loro
cuori mi sembra l'unico rumore
nella stanza in questo momento, tanto da provocarmi un ronzio nelle
orecchie.
Bonnie con pochi
passi arriva al mio fianco,
buttandomi subito le braccia al collo e avvolgendomi in un stretto
abbraccio.
Il calore quasi
anomalo del suo corpo mi balza
subito agli occhi.
Si allontana
però un attimo dopo, come scottata,
non dandomi neanche il tempo di capire cosa sta succedendo.
Con occhi dilatati
dallo stupore e un'espressione
confusa, mi guarda con le labbra dischiuse.
Percepisco gli occhi
attenti di Damon, poco
distante, scrutarci vigile.
- Sei ...sei un
vampiro?- mi chiede sconcertata,
con una punta di orrore nella voce. Sembra più
un’affermazione che una domanda.
Vorrei rispondere,
dire che non è così, ma non ci
riesco. Non dico nulla, perché so
che
è così ed il mio sguardo le vale più
di ogni altra risposta.
- Che cosa? -
è invece il sussurro atterrito di
Jeremy, che mi guarda non capendo.- Elena?- mi chiama con occhi
sbarrati in
cerca di un’altra risposta, di una smentita.
Ma io rimango di
nuovo in silenzio. Cosa potrei
dire infatti se non “è vero”?
-No, non è
possibile – scuote il capo orripilata
Bonnie, guardandomi shoccata e la sensazione di ansia si intensifica a
quello
sguardo disgustato.
Mi fissa come se
davanti lei avesse un mostro e non
l’amica d’infanzia.
- Che cosa stai
dicendo, Bonnie?- le chiede,
alzando nervosamente la voce mentre il dubbio di quella
verità si insinua in
lui e trova riscontro nel mio sguardo, ancora una volta.
- E'...è
un vampiro- mormora disgustata,
trattenendo forzatamente le lacrime.
Muove qualche passo
indietro, allontanandosi da
me.
A questo gesto uno
dolorosa morsa mi avvolge,
infondendomi un senso di tristezza e solitudine imparagonabile.
La disgusto e mi teme.
- Che cosa?- ripete
Jeremy.- Avanti non diciamo
cazzate. Lo scherzo è bello finché dura poco-
- E' vero- lo fredda
però la voce gelida di Damon,
guardandolo impassibile negli occhi.
Mio fratello ricambia
lo sguardo, tenendolo
puntato in quello azzurro del vampiro fino a quando non si convince
della
verità di quelle parole.
Caroline rispunta
nella stanza proprio in quel
momento, il telefono in una mano e l'espressione stupita stampata in
volto.
- Cosa sta
succeden...- ma viene interrotta
bruscamente.
- No –
è il suo urlo strozzato, che precede di un
millesimo di secondo il suo gesto iroso.
Il rumore di un pugno
scagliato contro qualcosa,
accompagnato da altri tonfi, mi distrae, portandomi a puntare
automaticamente
gli occhi alla mia sinistra.
E,ancora una
volta,riesco a compiere il
movimento prima ancora di averlo pensato.
Jeremy si stringe la
mano, gemendo per il dolore.
Forse per quello del
colpo, forse per quello della
rivelazione.
Deve aver tirato un
pugno contro la libreria di
casa Salvatore, come dimostrano alcuni libri sparsi sul tappeto
raffinato e
costoso.
È qualcosa
d'altro a sconvolgermi un secondo dopo,
però.
Un frizzante odore
dolcemente acre si disperde
velocemente nell'aria fino ad arrivare a solleticarmi le narici.
Istintivamente
trattengo il respiro, ritrovandomi
però a prenderne una lunga boccata ristoratrice un attimo
dopo.
Inclino leggermente
il volto, nascondendolo
fra i capelli e percependo un inaspettato dolore alle gengive.
Un attimo dopo cessa,
lasciandomi solo un
invitante prurito ai canini.
Ci passo
istintivamente la lingua sopra,
cercando di lenire quel fastidioso piacere che tuttavia non scema.
Sono così
presa da quella gustosa fragranza
che non mi accorgo neanche che i canini hanno iniziato ad allungarsi,
affilandosi.
Ansimo mentre
qualcosa dentro di me si muove
ancora, proprio come è accaduto nel bosco, iniziando a
diventare prepotente.
Il formicolio sotto
gli occhi mi infastidisce lievemente,
ma non così tanto dal distogliermi da quell’odore.
È una
sensazione nuova e trascinante. È come un vortice,
pian piano ti assorbe.
Quel delizioso
profumo si intensifica
diventando sempre più irresistibile e togliendomi il respiro
Il mio sguardo
è attirato automaticamente da
una macchia rossa sulla sua mano, che si intensifica sulle nocche.
Sangue.
Il loro vociare
è solo un suono indistinto e
lontano ormai. Tutto ciò a cui riesco a pensare è
un'unica cosa.
Sangue.
E accade tutto in un
frazione di secondo.
Il mio respiro
aumenta ancora, diventando
affannoso.
La brama di
assaggiarlo si impossessa
velocemente di me, così tanto che fatico a contenerla.
Provo a scacciarla, a
pensare che è mio
fratello ma quel qualcosa si muove ancora, ringhiando così
forte da annullare
ogni pensiero.
La mia mente si
svuota e i nervi si tendono
pronti e in attesa dello scatto.
Con gli occhi seguo
quelle deliziose
goccioline rosse, desiderandole così ardentemente che mi
sembra quasi di
riconoscerne il sapore sulle labbra.
Lo voglio, voglio
quel nettare delizioso.
Una piccola parte di me tenta di
sopprimere la
bramosia, con scarsi risultati.
E infatti prima che tutti se ne
possano
accorgere. Prima che pensi davvero a cosa sto facendo , il vortice mi
inghiotte
spietatamente, dando libero sfogo a quel qualcosa che ormai mi governa.
La vista quasi mi si annebbia e tutto
assume
un colore diverso.
Il colore del sangue.
Un ringhio cupo e pericoloso sfugge
alle mie
labbra, annunciando ciò che sta per succedere.
E accade, i nervi si stendono e il
buio della fame
cala dentro di me.
Attacco.
****************
Salve
a tutti!!!come va? Le vacanze di Natale
si avvicinano. Che bello *-*. Passiamo alla solita spiegazione per
punti.
1-
Ho scelto questo titolo, Vampire, perché era
quello
che rappresentava meglio la condizione di Elena, ora. Per tutto il
capitolo ci
sono rimandi alla condizione di vampiro, anche se in pochi punti se ne
parla direttamente.
Le emozioni che prova ora sono accentuata, non è in grado di
controllarle e si
sente instabile. So che potrà sembrare ripetitivo in alcuni
punti il ripetersi
dei pensieri di Elena, ma ne avevo bisogno per descrivere al meglio la
sua
condizione.
Spero
di aver reso bene i suoi pensieri, la
sua confusione. So che forse risulta un capitolo un po' contorto, ma
è
volutamente così. Elena non capisce cosa le è
successo, non comprende la sua
nuova natura e non si riconosce in essa. Tutto questa confusione
è dovuta anche
al fatto che non abbia ricordi della sua trasformazione. Ma non dico
nulla al
riguardo perchè ulteriori spiegazioni avverano nel prossimo
capitolo.
Beh,
il capitolo finisce un po'
bruscamente ma anche questo effetto è voluto.
Chissà
cosa succederà.....hihih
inoltre
vorrei sottolineare che anche la poca
attenzione agli altri personaggi e ai loro gesti, quasi brusco in
alcuni punto,
è anche esso voluto. Il nostro punto di vista è
quello di Elena e noi vediamo
le cose tramite i suoi occhi. È x questo che è
così confuso e incentrato solo
su di lei, sulla sua confusione.
2-Altra
cosa: spero che le reazioni degli
altri personaggi risultino verosimili e in linea con la
caratterizzazione che
hanno nel telefilm. Se la reazione di Caroline l’avevo in
mente fin da subito,
come per Bonnie, così non è stato per Damon. In
un primo momento, non so
perché, avevo pensato di fargli fare un’azione
impulsiva, come rompere qualcosa
ma poi ciò pensato e non mi piaceva. E’ vero,
spesso lui fa cose impulsive come
spezzare colli o distruggere qualcosa però, per me, la
reazione più giusta e da
lui in questo momento era rimanere fermo è stato come
ghiacciato. È rimasto
come paralizzato, ma poi lo spiegherò meglio nel proxx
capitolo. La reazione
più stranamente da lui era questa, ma ciò non
vuol dire che dobbiate
condividere la mia idea. Spero cmq che non sia risultata troppo fuori
dal
personaggio. Fatemi sapere se avete dubbi o critiche! J
3-
Come avrete notato è un genere
totalmente diverso dall’altra ff delena che sto scrivendo.
Questa sarà
sovrannaturale e quindi in linea con il telefilm. Seguirò
però solo alcuni
fatti accaduti anche nel telefilm e altri saranno di mia invenzione.
Questo
capitolo è temporaneamente collocato dopo
l’episodio 3x04. Tuttavia qui Stefan
e Klaus non sono
tornati a
Mystic Falls e sono ancora lontani dai nostri
protagonisti.
4-Ovviamente
è una fan fiction DELENA ma come al solito, saranno
presenti tutti gli altri
personaggi con le loro story-line.
5-Il
prossimo aggiornamento non so quando arriverà
ma spero presto. Inoltre la mia designer ufficiale (Missdelena97) ha elaborato
il video trailer, a mio avviso davvero bellissimo. Vi invito a
guardarlo! Ecco
il link->
6- Un
pensiero particolare va a Cla, lei sa
perché. Un GRAZIEa
tutte le persone che mi sostengono sempre. Grazie davvero!
7-Un
altro GRAZIEè d’obbligo per
le splendide 10persone ( e io che pensavo fosse una
storia da non pubblicare, quindi ancora una volta grazie Ali per avermi
convinta!XD) che hanno recensito il primo capitolo. Davvero grazie per
il
vostro supporto che non manca mai.
Ok,
direi che non ho altro da dire. Spero
di riuscire ad aggiornare ancora una volta questa ff durante le vacanze
prima
che gli esami e lo studio mi sommergano :(.
Quindi,
per quanto riguarda questa ff, vi
auguro già un buon Natale! Se volete farmi un piccolo
regalino lasciatemi un
commento, mi rendereste davvero felice!
ATTENZIONE: la prossima storia che
aggiornerò sarà True Love- Vero Amore e
vorrei riuscire a postarlo prima del 22 dicembre. Spero di riuscirci ,
ma non
vi assicuro nulla perché sono davvero incasinata.
L’altra
ff Delena I
WILL ALWAYS CHOOSE YOU verrà
aggiornata per prima nella vacanze di Natale!
A
presto, kiss kiss.