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Autore: chingycuba    17/12/2011    0 recensioni
Leyse è una giovane mezzelfo, l´unica in tutta la terra del Galen. La sua vita è costantemente minacciata dalla continua avanzata di un essere: Focros. La decennale guerra per il dominio del mondo conosciuto la costringerà a scappare dal suo villaggio, portandola ad affrontare un lungo viaggio attraverso terre di cui non conosceva l´esistenza. Un enorme potere la renderà protagonista di insidiose avventure alla scoperta di se stessa. Per poi arrivare alla consapevolezza di essere l´unica in grado di salvare il mondo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il sole calava su quella fredda giornata autunnale, un venticello gelido accompagnava al suolo le ultime foglie che andavano staccandosi dagli alberi. Per le vie di Fogar, le donne sull´uscio delle proprie case aspettavano figli e mariti, che finendo di lavorare nelle barche o nei campi, si apprestavano a rincasare.                         

 

In un vicolo illuminato da alcuni lampioni a candele, vicino a un piccolo acquedotto: due ragazzine giocavano non curandosi dell´orario.                                                     

 

 La maggiore delle due era castana, dal chiaro volto roseo e dalle fini movenze. La minore invece era ben diversa: un corpo esile, dei morbidi capelli rossi, penetranti occhi verdi e lunghe orecchie a punta.  

 

  Leyse, la più piccola, a differenza di sua sorella, amava brandire piccole armi di legno e non temeva di sporcarsi. Scattava alla destra e alla sinistra di una vecchia quercia, fingendo di pararsi da colpi mortali, innalzando più volte un logoro coperchio, da botte, usato come scudo.               

 

 «Salvatemi mio prode cavaliere» riecheggiò Adua.                                                                                          

 

 «Non preoccupatevi mia regina, vi difenderò a costo della mia vita!», ripeté con passione alla sorella, sprizzante energia e creatività.

 

  Continuarono a giocare beate, inconsapevoli dell´orario ma in lontananza una voce chiamò: «Adua, Leyse é l´ora della cena tornate a casa».                                          

 

 Le due ragazzine ridendo iniziarono a correre lungo un vicolo che portava a un piccolo molo sul mare.

 

 Lì, in lontananza si scorgeva una capanna segnata dal tempo, in mattoni e con il tetto di paglia.

 

Appena arrivate, trovarono la porta della capanna aperta. Da essa, si sprigionava una luce calda ad accogliente.                                                                                 

All`interno della stanza ad aspettarle c´era una donna anziana: lunghi capelli bianchi, un volto segnato da molte rughe, chiari occhi azzurrini e con l´aria imbronciata.

 

  «Quante volte devo ripetervelo?Al tramonto  dovete tornare a casa! »

 

«Si nonna Semar, scusaci » ripeterono con volto contrito le ragazzine.                                                                                                                                                               

«É un brutto periodo per il nostro stato, non vorrete mica essere rapite da qualche barbaro Konradiano?» sentenziò la nonna.                                                                   

La donna si sedette su uno sgabello. Prese del filo di lenza e una vecchia rete da pesca e cominciò a rammentarla mentre con occhio vigile controllava le nipoti mangiare.                                                                                                                           

 

 «Il villaggio é in subbuglio, non si hanno notizie degli uomini già da una settimana. I nostri soldati sono sempre stati pochi e qui ultimamente girano troppi nemici».                                                                                                                      

 

 Con la bocca piena, la minore delle due, Leyse, disse: « Noi nei campi a est, abbiamo visto passare uno squadrone di konradiani che portava delle persone incatenate verso il confine».                                                                                                                             

 

 La donna di soprassalto si alzò. Adirata, guardò le due nipoti, « Siete andate nei campi est? Con il rischio che qualche orribile icá-en vi vedesse? Come ve é venuto in mente?» ,«Ecco brava, non potevi stare zitta?» sussurrò aspramente Adua all´orecchio della sorella.                                                                                           

 

  «No nonna, non preoccuparti… eravamo nascoste nei cespugli, non ci ha visto nessuno!» si giustificò Adua con volto angelico.                                                                                                                

 

 «Voglio dire, dovete per forza andare fin la su rischiando di imbattervi nei  konradiani? Non vi basta forse giocare qui al villaggio?»chiese Semar avvilendosi. Alzandosi di scatto Leyse disse «Be non é che qui al villaggio le altre ragazze vogliano giocare con noi! Dicono che sono strana, diversa da loro. Che i miei capelli, le mie orecchie…», Leyse non proseguì.                                                                                                                              

 

 La donna rimase nel silenzio per qualche minuto, fissandola con aria compassionevole.                                                                                                                 

 

 «Oh… Leyse lasciale perdere» prese tempo, si asciugò gli occhi lucidi e proseguì «Sono ragazzine vili, gelose ed invidiose del tuo talento con la spada. Lasciale stare». Semar era una donna dall´aria severa, ma con le sue nipoti si scioglieva.                                                                   

 

 Leyse riprese, «C´era un intero squadrone d’icá-en attorno ad un ragazzino. Nonna non ti sembra strano?Io credevo che i Konradiani non espatriassero pure loro. » «Non so  Leyse. Speriamo solo che quel ragazzino non faccia una brutta fine. Adesso continuate a mangiare forza!» tagliò corto Semar.

 

Finirono di cenare e le due ragazzine si sedettero vicino al focolare.                                                                                                                           

 

 «Nonna non é che potresti raccontarci la storia del nostro mondo?Per favore per favore»supplicò Leyse.                                                                                           

 

 «E va bene, ma poi tutte e due a nanna!», l´anziana donna si sedette su una vecchia poltrona di pelle.«“Molti anni fa, un popolo primeggiava su tutto il Galen, gli uomini. L´ultimo dei grandi re fu Iolon. Lui unì più regni sotto un´unica bandiera, la sua. La potenza del suo regno, il Feloz, si diceva non avesse fine. I confini del suo impero toccavano il nostro stato, il Lerid ,le acque di Zunon , il potente mar Grant ,ed i misteriosi regni  del Meghool ,la terra dei mezzi braccia, e il Quasar la terra degli immortali elfi. L´unico regno che Iolon non fu in grado di annettere fu il Vulneth, governato da un vecchio re, l´anziano Vetar. Il suo piccolo ma possente stato si espandeva lungo due città: l´attuale capitale dei konradiani, Vetar, che un tempo si chiamava Naar, e Revos, compresa la piana tra le due, dove scorre il lungo e grande fiume Ninel. Per prevenire un´eventuale invasione del suo regno Vetar diede in moglie la sua unica figlia Fidelia. Io ragazze mie, non ho mai visto la bellissima regina Fidelia, ma si dice che la sua bellezza e la perfezione del suo corpo le permettessero di girare nuda per il palazzo senza provare vergogna. Sta di fatto che di molto piú grande era il sovrano Iolon rispetto a lei, e ché purtroppo dovesse andare in moglie per forza a lui, dato che l´unico suo figlio all´epoca era  troppo giovane, essendo ancora in fasce. Sapete il principe Pheld oggi dovrebbe avere su per giù la vostra età. Comunque sia le nozze furono celebrate, ma da subito si notò l´attrazione della giovane regina verso un ufficiale del marito, Focros. Tanté che dopo appena nove mesi la regina partorì un figlio, Tenemos. Ho saputo che una decina di anni fa l´ormai vecchio sovrano Iolon é morto. Lo stesso giorno del suo funerale sono state celebrate le nozze tra Fidelia e Focros. Quest´ultimo, essendo diventato imperatore ha riconosciuto come suo  figlio Tenemos, dichiarando prossimo alla successione del regno“»                                                                                                                         

 

  «Ma nonna e Pheld allora?»                                                                                                   

 

 «Essendo  stato declassato da Tenemos ,Pheld non erediterà come gli spetterebbe di diritto il regno di suo padre. Per questo motivo gli anziani consiglieri hanno deciso di dividere il Feloz in: Cenaz, che significa legittimo, e Konrad gergo volgare per indicare il regno degli usurpatori del trono. Dall´ora il Konrad ha invaso, distrutto e soggiogato tutti i regni nelle vicinanze, compreso il nostro. Focros governa con tirannia. La sua oscura guerra dura da nove anni: e il nostro regno é quello che ha perso più battaglie. Adesso  signorine tutte e due a dormire é tardi!».

 

 Le due bambine augurarono la buona notte alla nonna e corsero al piano superiore. Delle basse porte in legno chiaro si affacciavano su uno stretto corridoio. A grandi passi Leyse si portò alla finestra. Osservando le calme acque del golfo nel buio.                                                                                                        

 

 «Leyse, dai vieni.» «Sì, eccomi!», rispose correndo verso la sorella.                                                                   

 

  La stanza si aprì a loro: piccola e illuminata dalla fredda luce della luna proveniente da una piccola finestra circolare.                                                                                     

 

 Le grandi travi a vista erano colme di giocattoli e disegni, spade e scudi di legno.                                                            

 

 Due piccoli letti erano disposti ai due lati della stanza. Quello di Leyse era scombinato, i cuscini sparsi sul pavimento e con le coperte rivolte verso la ringhiera.                                                                                                                      

 

 Adua si distese sul letto; Leyse vi si getto con forza.                                                                

 

 «Adua, pensi che papà stia bene?», le chiese guardando il soffitto con le braccia incrociate dietro la nuca.                                                                                                  

 

 «Sì, credo di si Leyse.», fece una pausa, la guardò, «Papà é forte».

 

«Non voglio che vada via pure lui»sussurrò Leyse con tristezza.

 

 Il padre di Adua e Leyse, Nigar, era primo cavaliere ed intimo consigliere della giovane sovrana Dahart. Spesso mancava da Fogar per interi mesi. Viveva in prossimità del palazzo reale, nella capitale Namés.                                                                    

 

 Partecipò come da dovere, all´ultima battaglia per il dominio della penisola del Naser, e da buon cavaliere lottò principalmente per la protezione della sovrana. In quel particolare scontro la regina si sentì in dovere di scendere in campo e lottare per la libertà nel suo regno.                                                                                            

 

 Leyse temeva per suo padre, odiava i konradiani e ciò che avevano fatto alla sua famiglia.

 

                                                                                                                                

 

 Fogar era un villaggio di pescatori, costruito dove il fiume Taran sfocia nel mare. Chiunque avesse voluto raggiungere la penisola del Naser sarebbe passato per il villaggio.                                                                                                                           

 

 Gli eserciti Konradiani attraversavano continuamente i monti Dalron, e spesso saccheggiavano Fogar. In uno dei tanti saccheggi, Leyse, perse sua madre, uccisa con brutalità da un icá-en.                                                                                                                   

 

 Gli icá-en erano creature orribili. Simili a esseri umani ma più vicini alle bestie. Denti aguzzi sbucavano dalle loro bocche insanguinate; crudeli, privi di ogni rispetto e umanità. Quest’esseri rispondono solo a un uomo, Focros.

 

Leyse si addormentò al suono delle confortanti parole della sorella. Era certa: suo padre non l´avrebbe lasciata.

 

  
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