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Autore: Amy_    18/12/2011    1 recensioni
Un ragazzo sensibile e determinato, un albero di amamelide e una radura che compare solamente nelle notti di luna piena.
Siamo nel XVII secolo, in un piccolo paese sperduto nel verde che nasconde nella sua foresta la presenza di una misteriosa fanciulla.
Riuscirà Alessandro a scoprire cosa si nasconde dietro la luce della luna?
Dal 3° capitolo:
Alessandro sbuffò e si stese sull’erba.
“Suona il flauto. Sei davvero brava. Lo puoi fare, almeno questo, per me?”
La faccia della fanciulla fu immediatamente a un centimetro dalla sua.
“Solo se mi dai un bacio”.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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UNA DOMANDA INASPETTATA.

 
Il mattino dopo Alessandro si risvegliò nella radura.
Il suo primo pensiero andò alla fanciulla e alla magica serata che aveva trascorso con lei. Si perse nel ricordo del suo profumo, delle magiche sensazioni provate nel baciarla, del suo sorriso e (le sue guance diventarono rosse) del suo corpo sfiorato dall’acqua. Si scoprì a pensare di desiderarla completamente per sé, di volerla accanto a lui adesso, di passare la mano tra i suoi morbidi capelli per poi perdersi in un lungo bacio con le sue morbide labbra, ma soprattutto si scoprì a pensare di volerla amare con tutto l’amore che la sua anima poteva dare.
Si beava in questi dolci pensieri con il cuore che aggiungeva ogni secondo un battito, quando un pensiero dimenticato gli balenò alla mente.
Fu solo un attimo.
Quell’attimo, però,  bastò per fargli aprire immediatamente gli occhi.
Si mise a sedere velocemente con il respiro corto e le mani sudate.

Che cosa provava la fanciulla nei suoi confronti?
Cercò di riorganizzare i pensieri.
Certo era stata lei a baciarlo, ma se il significato che dava lui a quel gesto era diverso da quello della fanciulla? E se non provava gli stessi sentimenti? No, non riusciva neanche a prendere in considerazione quest’ipotesi, non voleva, non poteva. Il suo cuore si rifiutava, mentre la mente, imperterrita, non perdeva occasione per puntualizzarglielo.
Aveva bisogno di sapere cosa passava per la mente della fanciulla e quella sera, glielo avrebbe chiesto. Giusto, glielo avrebbe chiesto. Peccato che non sapesse neanche se quella sera l’avrebbe trovata alla radura. Maledetta stanchezza, non gli aveva permesso di chiedere alla fanciulla se si sarebbero incontrati.
Frustrato dalle incertezze Alessandro si mise in piedi e andò a lavorare. Almeno, sperava, avrebbe tenuto la mente occupata. Naturalmente si sbagliava in pieno. Sì, si teneva occupato, ma solo il corpo era impegnato a lavorare. La mente, invece, non faceva altro che tormentarlo con quei tanti dubbi che lentamente insinuavano frammenti di tristezza nel suo animo.

 
Arrivò la sera e ciò che regnava nell’animo di Alessandro era l’inquietudine.
Incamminatosi verso la radura, aveva in mente solo un obiettivo: avrebbe chiesto alla fanciulla di chiarire i suoi sentimenti. Camminò veloce, con lo sguardo che si spostava deciso dalla fiammella della candela alla strada davanti a lui, contando i suoi passi per impedire alla mente di divagare. Superò deciso gli ultimi alberi e si guardò intorno.
Un sospiro di delusione fuoriuscì dalla sua bocca.
Non c’era nessuno.
Poi, percepì un leggero tocco dietro la sua spalla. Si voltò spaventato e… il tumulto interiore del suo animo si placò velocemente, per poi disperdersi. La fanciulla lo guardava sorridendo e lui si perse nei suoi occhi profondi come il cielo. Rimase lì, immobile, con un sorriso ebete sulla faccia, fino a quando il suo cervello non gli ricordò che doveva ricominciare a respirare perché aveva bisogno d’aria.
La fanciulla lo stava guardando con un espressione un po’ preoccupata.
“E’ successo qualcosa?” le chiese “Ti senti poco bene?”
“Io? Più che altro dovrei chiederti se tu stai bene! Hai smesso di respirare per circa un minuto!”.
“Cavolo!” sbottò nella sua mente “non è mica colpa mia se lei mi guarda in quel modo! Il cervello mi va in panne!”
“No, sto bene! Sto bene.” borbottò.
“Meglio così, allora”.
La fanciulla lo guardò annuire e desiderò con tutto il suo cuore che fosse proprio quel dolce, timido e gentile ragazzo a scoprire il suo segreto: solo in quel modo si sarebbero potuti appartenere davvero.
Lei lo sapeva, sapeva che Alessandro si era innamorato di lei. Conosceva tutto di lui e poi, bastava guardarlo: era un libro aperto quel ragazzo ed il suo cuore era così puro.
Infatti, la fanciulla si accorse subito che c’era qualcosa che lo turbava. Si avvicinò ad Alessandro, che nel frattempo si era steso a pancia in giù sull’erba e aveva nascosto la testa tra le braccia, e gli si sedette accanto. Gli passò una mano tra i capelli corvini e sentì che lui rabbrividì al suo tocco.
“Cosa c’è che non va?” gli chiese dolcemente.
“Non ho niente.” La sua risposta arrivò attutita dalla presenza delle braccia intorno al suo viso.
“Non ti ho chiesto se hai qualcosa che non va, ti ho chiesto di dirmi cosa hai che non va.” puntualizzò lei.
Improvvisamente Alessandro si alzò su un gomito e stese l’altro braccio prendendo la mano della fanciulla tra la sua. La guardò negli occhi e stupendo sia se stesso, che non avrebbe mai creduto che dentro di lui ci fosse il coraggio per fare questo, sia la fanciulla, che non si aspettava questa domanda così presto, Alessandro chiese:
“Cosa provi per me?”
Alessandro sentì la fanciulla irrigidirsi. Cavolo (pensava un po’ troppe volte cavolo), forse aveva esagerato, ma lui aveva bisogno di quella risposta. Ci teneva davvero alla fanciulla e quello gli aveva fatto superare, almeno in parte, la sua timidezza. E poi, da che mondo e mondo, era sempre stata lei quella sicura di sé.
La fanciulla non sapeva che fare.
Lo sguardo del ragazzo era deciso, voleva una risposta e lei non poteva dargliela. Non poteva dirgli che si perdeva nei suoi occhi ogni volta che lo guardava, che adorava quel suo fare così gentile e che voleva le loro labbra a contatto in quel preciso istante. Le era proibito. Doveva essere lui a dirle, per primo, cosa provava. E giusto per rendere le cose più facili, le era anche proibito fargli la fatidica domanda “Cosa provi per me?”.
Non sapeva cosa fare e intanto lui la guardava con quei suoi occhi azzurri che risplendevano di speranza.
Alessandro notò il tormento negli occhi della fanciulla. Fece un profondo respiro, sperando che gli fosse rimasto un po’ di coraggio, si sedette a gambe incrociate di fronte alla fanciulla e decise che avrebbe parlato lui per primo.
“Senti, io non so cosa mi sia preso, non so neanche il tuo nome, ma non riesco più a dimenticarti. I tuoi occhi che risplendono come la luce della luna, i tuoi lunghi capelli, la tua pelle morbida e candida e la tua personalità così forte e decisa. Poi quando ti vedo sorridere è come se tutto il resto non esistesse.” Alessandro si mise una mano sul cuore “Tu mi fai sentire un forte calore proprio qua e forse ti sembrerà tutto troppo veloce, ma io voglio stare al tuo fianco e penso proprio di essermi innamorato di te.”
A quel punto lui abbassò lo sguardo, la sua parte più timida stava fuoriuscendo di nuovo, ma lui era deciso a voler finire quel discorso. Quindi, anche se biascicando un po’ le parole, continuò.
“Lo so…lo so che sei stata tu a baciarmi, ed è stato fan-fantastico, ma io volevo sentirtelo dire.”
Rialzò titubante lo sguardo.
“Cosa provi tu per me?”
La fanciulla prese il viso di Alessandro tra le sue mani e con il più bel sorriso rispose:
“Io sono completamente innamorata di te e tu non hai la benché minima idea da quanto tempo lo sia!”
Alessandro prese le mani della fanciulla tra le sue, fece leva sulle ginocchia e avvicinò il suo viso a quello di lei. Poteva sentire il respiro della fanciulla sulla sua pelle, poi il suo profumo, sapeva di buono, poi avvicinò le sue labbra a quelle di lei e la baciò dolcemente. Le sue labbra erano così morbide, morbide come nuvole. Sentì la fanciulla rispondere al suo bacio. Poi anche lei fece leva sulle ginocchia, mise le mani sulle sue spalle e si ritrovarono, così, stesi sull’erba. Poteva sentire il calore del corpo della fanciulla a contatto con il suo. In tutto questo non avevano mai interrotto il contatto delle loro labbra. Alessandro era completamente in estasi.
Aveva perso il conto dei minuti quando la fanciulla mise la mano sul suo cuore, lo guardò negli occhi e disse:
“Lo sai, non me lo sarei mai proprio aspettata da te, questa romantica dichiarazione!”
“Neanche io, per niente!”
Iniziarono a ridere, come bambini innocenti che avevano tutto quello che desideravano accanto a loro. Poi si distesero sul prato e mano nella mano scrutarono il cielo, quel cielo pieno di stelle e senza luna.
“Posso farti una domanda?” disse Alessandro dopo un po’.
“Si”.
“Quando sei circondata di luce, hai detto che non ti può vedere nessuno. No?”.
“Si”.
Si girò sullo stomaco e la guardò negli occhi.
“Non hai mai desiderato avere qualcuno accanto con cui tu non ti debba nascondere?”.
Lo sguardo della fanciulla si perse nel cielo.
“A volte ci ho pensato, sarebbe bello. Però, veramente, ci sarebbe una persona che potrebbe vedermi.”
“E chi sarebbe?” chiese accigliandosi.
“Colui che scoprirà il mio segreto.”
“Quale segreto?”
Lo guardò sorridendo.
“Ho capito. Non posso saperlo.” Sbuffò e poi le rubò un bacio.
Stettero un po’ in silenzio, beandosi solo l’uno della presenza dell’altro. 
A un certo punto la fanciulla si mise a sedere. Voleva fare una domanda ad Alessandro, anche se lei conosceva già la risposta. Voleva vedere ciò che avrebbe detto lui. Si girò, con una finta espressione innocente, verso il ragazzo, che intanto si era seduto e la guardava dubbioso.
“Senti.”
“Mmh.”
“L’altra sera mi hai chiesto di suonare il flauto.”
“Sì.”
“Mi stavo chiedendo…”
“Sì.”
“Come mai sapevi che suono il flauto?”
Gli occhi del ragazzo si spalancarono per la sorpresa, era stato colto alla sprovvista da quella domanda. Diventò completamente rosso in volto e abbassò lo sguardo. Intanto la fanciulla guardava con tenerezza Alessandro evidentemente imbarazzato. Non si aspettava una risposta, quindi rimase sorpresa quando lui disse:
“Lo scorso mese ho visto una figura che si addentrava nel bosco. Ho deciso di seguirla perché aveva la stessa voce della figura di luce che avevo visto due lune piene fa.”
 Fece una pausa.
“Così sono giunto alla radura e ti ho visto mentre suonavi il flauto seduta su quel masso.” terminò indicando la roccia.
La fanciulla si avvicinò al ragazzo.
“Lo sai, non pensavo mi avresti risposto. A dirla tutta pensavo avresti sorvolato sull’argomento, invece mi hai detto la verità. Mi sorprendi sempre di più e mi piaci sempre di più.”
Sorrise.
“Adesso te la dico io una cosa. La figura di luce di due lune piene fa ero sempre io. Sai, ho cercato di attirare la tua attenzione perché voleva che tu mi seguissi.”
Sorrise ancora. Questa volta, notò Alessandro, era un po’ imbarazzata.
Poi, improvvisamente, la sua bocca si ritrovò impegnata. E fu un po’ per questo, un po’ per la confessione che la fanciulla gli aveva fatto che archiviò un particolare che la sua mente aveva colto: la fanciulla sapeva che la sua risposta era vera, quindi lei conosceva già la risposta alla sua domanda. Ci avrebbe, poi, riflettuto il giorno dopo.
Quella splendida serata terminò come la precedente. La fanciulla suonò il flauto, mentre Alessandro l’ascoltava rapito. Prima si addormentarsi di nuovo, però, chiese alla fanciulla:
“Domani ci incontreremo di nuovo vero?”
“Certo.” rispose la fanciulla. Poi gli diede un bacio e Alessandro si addormentò felice.

 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ed ecco il quarto capitolo! Ringrazio tutti coloro che si sono fermati un attimo a leggere questa storia.
Il quinto capitolo è già scritto. Ecco un estratto:

“Mancava poco alla radura, solo pochi passi. Uno, due, tre. Arrivò, vide la fanciulla seduta sul masso che rideva mentre le lucciole le volavano intorno e poi sentì il vuoto sotto di lui e svenne.”

 

  
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