UNA
DOMANDA INASPETTATA.
Il
mattino dopo Alessandro si risvegliò nella radura.
Il
suo primo pensiero andò alla fanciulla e alla magica serata
che aveva trascorso
con lei. Si perse nel ricordo del suo profumo, delle magiche sensazioni
provate
nel baciarla, del suo sorriso e (le sue guance diventarono rosse) del
suo corpo
sfiorato dall’acqua. Si scoprì a pensare di
desiderarla completamente per sé,
di volerla accanto a lui adesso, di passare la mano tra i suoi morbidi
capelli
per poi perdersi in un lungo bacio con le sue morbide labbra, ma
soprattutto si
scoprì a pensare di volerla amare con tutto
l’amore che la sua anima poteva
dare.
Si
beava in questi dolci pensieri con il cuore che aggiungeva ogni secondo
un
battito, quando un pensiero dimenticato gli balenò alla
mente.
Fu
solo un attimo.
Quell’attimo,
però, bastò
per fargli aprire
immediatamente gli occhi.
Si
mise a sedere velocemente con il respiro corto e le mani sudate.
Che cosa
provava la fanciulla nei suoi confronti?
Cercò
di riorganizzare i pensieri.
Certo
era stata lei a baciarlo, ma se il significato che dava lui a quel
gesto era
diverso da quello della fanciulla? E se non provava gli stessi
sentimenti? No,
non riusciva neanche a prendere in considerazione
quest’ipotesi, non voleva,
non poteva. Il suo cuore si rifiutava, mentre la mente, imperterrita,
non
perdeva occasione per puntualizzarglielo.
Aveva
bisogno di sapere cosa passava per la mente della fanciulla e quella
sera,
glielo avrebbe chiesto. Giusto, glielo avrebbe chiesto. Peccato che non
sapesse
neanche se quella sera l’avrebbe trovata alla radura.
Maledetta stanchezza, non
gli aveva permesso di chiedere alla fanciulla se si sarebbero
incontrati.
Frustrato
dalle incertezze Alessandro si mise in piedi e andò a
lavorare. Almeno,
sperava, avrebbe tenuto la mente occupata. Naturalmente si sbagliava in
pieno.
Sì, si teneva occupato, ma solo il corpo era impegnato a
lavorare. La mente,
invece, non faceva altro che tormentarlo con quei tanti dubbi che
lentamente
insinuavano frammenti di tristezza nel suo animo.
Arrivò
la sera e ciò che regnava nell’animo di Alessandro
era l’inquietudine.
Incamminatosi
verso la radura, aveva in mente solo un obiettivo: avrebbe chiesto alla
fanciulla di chiarire i suoi sentimenti. Camminò veloce, con
lo sguardo che si
spostava deciso dalla fiammella della candela alla strada davanti a
lui, contando
i suoi passi per impedire alla mente di divagare. Superò
deciso gli ultimi
alberi e si guardò intorno.
Un
sospiro di delusione fuoriuscì dalla sua bocca.
Non
c’era nessuno.
Poi,
percepì un leggero tocco dietro la sua spalla. Si
voltò spaventato e… il
tumulto interiore del suo animo si placò velocemente, per
poi disperdersi. La
fanciulla lo guardava sorridendo e lui si perse nei suoi occhi profondi
come il
cielo. Rimase lì, immobile, con un sorriso ebete sulla
faccia, fino a quando il
suo cervello non gli ricordò che doveva ricominciare a
respirare perché aveva
bisogno d’aria.
La
fanciulla lo stava guardando con un espressione un po’
preoccupata.
“E’
successo qualcosa?” le chiese “Ti senti poco
bene?”
“Io?
Più che altro dovrei chiederti se tu stai bene! Hai smesso
di respirare per
circa un minuto!”.
“Cavolo!”
sbottò nella sua mente “non è mica
colpa mia se lei mi guarda in quel modo! Il
cervello mi va in panne!”
“No,
sto bene! Sto bene.” borbottò.
“Meglio
così, allora”.
La
fanciulla lo guardò annuire e desiderò con tutto
il suo cuore che fosse proprio
quel dolce, timido e gentile ragazzo a scoprire il suo segreto: solo in
quel
modo si sarebbero potuti appartenere davvero.
Lei
lo sapeva, sapeva che Alessandro si era innamorato di lei. Conosceva
tutto di
lui e poi, bastava guardarlo: era un libro aperto quel ragazzo ed il
suo cuore
era così puro.
Infatti,
la fanciulla si accorse subito che c’era qualcosa che lo
turbava. Si avvicinò
ad Alessandro, che nel frattempo si era steso a pancia in
giù sull’erba e aveva
nascosto la testa tra le braccia, e gli si sedette accanto. Gli
passò una mano
tra i capelli corvini e sentì che lui rabbrividì
al suo tocco.
“Cosa
c’è che non va?” gli chiese dolcemente.
“Non
ho niente.” La sua risposta arrivò attutita dalla
presenza delle braccia
intorno al suo viso.
“Non
ti ho chiesto se hai qualcosa che non va, ti ho chiesto di dirmi cosa
hai che
non va.” puntualizzò lei.
Improvvisamente
Alessandro si alzò su un gomito e stese l’altro
braccio prendendo la mano della
fanciulla tra la sua. La guardò negli occhi e stupendo sia
se stesso, che non
avrebbe mai creduto che dentro di lui ci fosse il coraggio per fare
questo, sia
la fanciulla, che non si aspettava questa domanda così
presto, Alessandro
chiese:
“Cosa
provi per me?”
Alessandro
sentì la fanciulla irrigidirsi. Cavolo (pensava un
po’ troppe volte cavolo),
forse aveva esagerato, ma lui aveva bisogno di quella risposta. Ci
teneva
davvero alla fanciulla e quello gli aveva fatto superare, almeno in
parte, la
sua timidezza. E poi, da che mondo e mondo, era sempre stata lei quella
sicura
di sé.
La
fanciulla non sapeva che fare.
Lo
sguardo del ragazzo era deciso, voleva una risposta e lei non poteva
dargliela.
Non poteva dirgli che si perdeva nei suoi occhi ogni volta che lo
guardava, che
adorava quel suo fare così gentile e che voleva le loro
labbra a contatto in
quel preciso istante. Le era proibito. Doveva essere lui a dirle, per
primo,
cosa provava. E giusto per rendere le cose più facili, le
era anche proibito
fargli la fatidica domanda “Cosa provi per me?”.
Non
sapeva cosa fare e intanto lui la guardava con quei suoi occhi azzurri
che
risplendevano di speranza.
Alessandro
notò il tormento negli occhi della fanciulla. Fece un
profondo respiro,
sperando che gli fosse rimasto un po’ di coraggio, si sedette
a gambe
incrociate di fronte alla fanciulla e decise che avrebbe parlato lui
per primo.
“Senti,
io non so cosa mi sia preso, non so neanche il tuo nome, ma non riesco
più a
dimenticarti. I tuoi occhi che risplendono come la luce della luna, i
tuoi
lunghi capelli, la tua pelle morbida e candida e la tua
personalità così forte
e decisa. Poi quando ti vedo sorridere è come se tutto il
resto non esistesse.”
Alessandro si mise una mano sul cuore “Tu mi fai sentire un
forte calore proprio
qua e forse ti sembrerà tutto troppo veloce, ma io voglio
stare al tuo fianco e
penso proprio di essermi innamorato di te.”
A
quel punto lui abbassò lo sguardo, la sua parte
più timida stava fuoriuscendo
di nuovo, ma lui era deciso a voler finire quel discorso. Quindi, anche
se
biascicando un po’ le parole, continuò.
“Lo
so…lo so che sei stata tu a baciarmi, ed è stato
fan-fantastico, ma io volevo
sentirtelo dire.”
Rialzò
titubante lo sguardo.
“Cosa
provi tu per me?”
La
fanciulla prese il viso di Alessandro tra le sue mani e con il
più bel sorriso
rispose:
“Io
sono completamente innamorata di te e tu non hai la benché
minima idea da
quanto tempo lo sia!”
Alessandro
prese le mani della fanciulla tra le sue, fece leva sulle ginocchia e
avvicinò
il suo viso a quello di lei. Poteva sentire il respiro della fanciulla
sulla
sua pelle, poi il suo profumo, sapeva di buono, poi avvicinò
le sue labbra a
quelle di lei e la baciò dolcemente. Le sue labbra erano
così morbide, morbide
come nuvole. Sentì la fanciulla rispondere al suo bacio. Poi
anche lei fece
leva sulle ginocchia, mise le mani sulle sue spalle e si ritrovarono,
così,
stesi sull’erba. Poteva sentire il calore del corpo della
fanciulla a contatto
con il suo. In tutto questo non avevano mai interrotto il contatto
delle loro
labbra. Alessandro era completamente in estasi.
Aveva
perso il conto dei minuti quando la fanciulla mise la mano sul suo
cuore, lo
guardò negli occhi e disse:
“Lo
sai, non me lo sarei mai proprio aspettata da te, questa romantica
dichiarazione!”
“Neanche
io, per niente!”
Iniziarono
a ridere, come bambini innocenti che avevano tutto quello che
desideravano
accanto a loro. Poi si distesero sul prato e mano nella mano scrutarono
il
cielo, quel cielo pieno di stelle e senza luna.
“Posso
farti una domanda?” disse Alessandro dopo un po’.
“Si”.
“Quando
sei circondata di luce, hai detto che non ti può vedere
nessuno. No?”.
“Si”.
Si
girò sullo stomaco e la guardò negli occhi.
“Non
hai mai desiderato avere qualcuno accanto con cui tu non ti debba
nascondere?”.
Lo
sguardo della fanciulla si perse nel cielo.
“A
volte ci ho pensato, sarebbe bello. Però, veramente, ci
sarebbe una persona che
potrebbe vedermi.”
“E
chi sarebbe?” chiese accigliandosi.
“Colui
che scoprirà il mio segreto.”
“Quale
segreto?”
Lo
guardò sorridendo.
“Ho
capito. Non posso saperlo.” Sbuffò e poi le
rubò un bacio.
Stettero
un po’ in silenzio, beandosi solo l’uno della
presenza dell’altro.
A
un certo punto la fanciulla si mise a sedere. Voleva fare una domanda
ad
Alessandro, anche se lei conosceva già la risposta. Voleva
vedere ciò che
avrebbe detto lui. Si girò, con una finta espressione
innocente, verso il
ragazzo, che intanto si era seduto e la guardava dubbioso.
“Senti.”
“Mmh.”
“L’altra
sera mi hai chiesto di suonare il flauto.”
“Sì.”
“Mi
stavo chiedendo…”
“Sì.”
“Come
mai sapevi che suono il flauto?”
Gli
occhi del ragazzo si spalancarono per la sorpresa, era stato colto alla
sprovvista da quella domanda. Diventò completamente rosso in
volto e abbassò lo
sguardo. Intanto la fanciulla guardava con tenerezza Alessandro
evidentemente
imbarazzato. Non si aspettava una risposta, quindi rimase sorpresa
quando lui
disse:
“Lo
scorso mese ho visto una figura che si addentrava nel bosco. Ho deciso
di
seguirla perché aveva la stessa voce della figura di luce
che avevo visto due
lune piene fa.”
Fece una
pausa.
“Così
sono giunto alla radura e ti ho visto mentre suonavi il flauto seduta
su quel
masso.” terminò indicando la roccia.
La
fanciulla si avvicinò al ragazzo.
“Lo
sai, non pensavo mi avresti risposto. A dirla tutta pensavo avresti
sorvolato
sull’argomento, invece mi hai detto la verità. Mi
sorprendi sempre di più e mi
piaci sempre di più.”
Sorrise.
“Adesso
te la dico io una cosa. La figura di luce di due lune piene fa ero
sempre io.
Sai, ho cercato di attirare la tua attenzione perché voleva
che tu mi
seguissi.”
Sorrise
ancora. Questa volta, notò Alessandro, era un po’
imbarazzata.
Poi,
improvvisamente, la sua bocca si ritrovò impegnata. E fu un
po’ per questo, un
po’ per la confessione che la fanciulla gli aveva fatto che
archiviò un
particolare che la sua mente aveva colto: la fanciulla sapeva che la
sua
risposta era vera, quindi lei conosceva già la risposta alla
sua domanda. Ci
avrebbe, poi, riflettuto il giorno dopo.
Quella
splendida serata terminò come la precedente. La fanciulla
suonò il flauto,
mentre Alessandro l’ascoltava rapito. Prima si addormentarsi
di nuovo, però,
chiese alla fanciulla:
“Domani
ci incontreremo di nuovo vero?”
“Certo.”
rispose la fanciulla. Poi gli diede un bacio e Alessandro si
addormentò felice.
NOTE
DELL’AUTRICE:
Ed
ecco il quarto capitolo! Ringrazio tutti coloro che si sono fermati
un attimo a leggere questa storia.
Il quinto capitolo è già scritto. Ecco un
estratto:
“Mancava
poco alla radura, solo pochi passi. Uno, due, tre. Arrivò,
vide la fanciulla
seduta sul masso che rideva mentre le lucciole le volavano intorno e
poi sentì
il vuoto sotto di lui e svenne.”