Capitolo
IV
Il
professore
La
cantina di Villa Rosa era enorme. Piena di piccole finestre all’altezza del
suolo. Enola le aveva raccontato che un tempo vi erano delle prigioni, ma che
sua madre aveva fatto ristrutturare.
Noelene
si era ritrovata lì sperando di non vedere più quelle strane immagini. Ma si
sbagliava.
Un
uomo alto, dal viso appuntito e dai lunghi capelli scuri stava accovacciato
verso lo scafale dei vini bianchi.
Lo
sguardo distante, e il naso adunco.
Una
mano pallida, uscita dallo scafale, gli accarezzò il viso, e una sussurro
femminile uscì da una bottiglia del 2002.
“Non
importa, professore...l’importante è che il resto dell’Ordine resista
ancora.” Velocemente la mano dell’uomo coprì quella della ragazza.
“Presto
ti porterò fuori da qui...Potter senza di te non...”
“Professore
lei ha un compito più importante che salvare me.”
La
voce era sicura.
L’uomo
si spostò una ciocca di capelli unticci dietro l’orecchio destro.
“Non
c’è molto tempo, non lo deve sprecare con me. L’Ordine ha bisogno anche di
voi.” Il viso della giovane si materializzò vicinissimo a quello
dell’uomo.
Una
ciocca di capelli rossi le copriva gli occhi. “Riporti Silente da Harry...”
sussurrò baciandolo su una guancia, “...E lascia che io segua il mio
destino.”
Noelene
si voltò di scatto per risalire le lunghe scale.
Ma
di nuovo il ragazzo biondo le si materializzò davanti. Stava scendendo le
scale, seguito dall’uomo scuro.
“Dovremo
prendere uno di loro.”Sembrava stanco, con lo sguardo perso nel vuoto, “Chi
credi sia meglio Piton?”
Si
avvicinò allo scafale pieno di torce elettriche, sembrava osservare qualcosa da
una porta socchiusa.
Noelene
salì le scale stanca e spaventata.
Ma
una volta arrivata alla hall la bambina si bloccò di colpo. La donna che aveva
visto nella sua stanza stava seduta sulle scale che portavano al piano
superiore.
Nella
mano teneva un bicchiere di vino rosso e teneva gli occhi fissi sulla porta di
casa.
Noelene
si spostò verso la cucina.
La donna scomparve e al posto suo si materializzò l’uomo di prima, si stava trascinando verso la cantina.
"Cosa
vuoi fare Lucius?"
Un altro uomo, con i capelli quasi argentei si delineo, scendeva lentamente le scale, ma sul suo volto c’era dipinta la follia pura.
“Non
ti perdonerò mai!”
Urlò
prima che dalla sua mano protesa uscisse un raggio verde.
Noelene
urlò coprendosi il viso con le mani e cascando sul pavimento della cucina.
“Ho sbagliato tutto nella vita, Narcissa, ma ora so quello che sono e cosa sto facendo.”
La
voce sussurrata del moro.
“Severus...”
La
voce della donna carica di tristezza.
Poi
le mani gentili di Enola che l’aiutavano ad alzarsi e tutto ritornò normale.
Nessun
sussurro, nessuna immagine.
Solo
lei e la signora anziana.
“Noelene
piccola mia, cosa ci fai qui?” le stava domandando accompagnandola lungo le
scale.
“Non
riesco a dormire.”