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Autore: pinzy81    19/12/2011    6 recensioni
Cosa c’è dopo Breaking Dawn?
La vita di Renesmee è difficile, ma per fortuna, sono in molti a darle una mano.
Solo uno però per lei è veramente importante: Jacob.
Nuovi sviluppi per la Saga di Twilight in una fan fiction piena di colpi di scena, speranze, cuori infranti e, ovviamente, un nuovo cattivo.
Leggetela.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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I fiori arrivarono a destinazione senza intoppi.
Quella casa traboccava di uomini… Accidenti!
Decisi che non era il luogo adatto a me, così mi avvicinai all’uscio di casa.
<< Jacob? >> chiesi allo zio Jazz, che sostava vicino alla porta d’ingresso, fissando Charlie: probabilmente il nonno era nervoso e lui cercava di aiutarlo con il suo dono, il controllo emotivo.
<< È uscito a fare due passi, qui si cominciava a fare strani discorsi. >>
<< A proposito? >>
<< Matrimonio, ovviamente. >>
Gli uscì un mezzo sorriso, quello che per zia Alice era così seducente.
<< Ah, capisco… >>
Forse mio padre aveva cominciato a pretendere che il “mio Jacob” si impegnasse?
<< Ma… Comunque io vado zio. >>
Gli schioccai un bacio sulla guancia.
<< Salutamelo tu, ok? Ci vediamo dopo. >>
Uscii e mi stiracchiai.
Non avevo voglia di tornare da tutto quel concentrato di estrogeni che era casa Cullen e poi c’ero rimasta un po’ male nel non vedere il mio amore.
Un profumo mi colpì al ventre, come uno strano appetito: muschio e legno.
Scesi i gradini dell’ingresso come in trance, guidata da quell’odore che mi pungeva un po’ le narici, ma del quale non potevo fare a meno.
Lo seguivo come una nottambula: completamente persa nella fragranza che mi attirava invitante.
Mi inoltrai nella foresta dietro casa del nonno e tentai di trovare con lo sguardo ciò che aveva provocato l’aroma e la mia conseguente ricerca.
Mi guardai attorno tra i grossi tronchi di alberi secolari che mi circondavano stando ben attenta a non scivolare sul muschio umido delle radici.
Lo scorsi: appoggiato pigramente, con la schiena inarcata, ad un acero che giocherellava con le foglie di una felce.
Mi sciolsi i capelli legati in una coda di cavallo per rendere il mio odore più percepibile e invitante.
Pochi secondi e lo sentì.
Si voltò nella mia direzione e mi scorse: avevo la chioma scompigliata e gli occhi profondi che lo richiamavano a loro, forse era un atteggiamento imprudentemente selvaggio.
Lui, impeccabile nel suo completo nero, bello come il sole con i capelli corti appena sistemati, si raddrizzò e mi guardò con il mio stesso sguardo.
Sentivo il suo profumo, quello della sua pelle, fin dentro la testa: mi stava annebbiando i pensieri.
Come un toro, che vedendo il colore rosso parte alla carica, quell’odore mi stava trapanando il cervello e mi metteva in testa una sola cosa.
Lo raggiunsi in neanche un secondo con un salto aggraziato, portandomi di fronte a lui.
Jacob prese una ciocca dei miei capelli ramati e se la passò sotto il naso inspirando a fondo la loro fragranza.
Lo spinsi addosso al fusto dell’albero; la corteccia gli entrò nella schiena che fortunatamente era coperta dalla giacca dello smoking e dalla camicia.
Lo baciai con frenesia, lo volevo e vederlo così elegante lo faceva sembrare meno ragazzo e più uomo: era invitante.
Sentivo che tutta la voglia di lui che avevo accumulato nei giorni passati, nei quali avevamo cercato di limare i nostri reciproci spigoli per la convivenza, straripava e mi colmava fino all’orlo.
Lo volevo.
Potevo essere così egoista e pretendere di averlo lì, in quel momento in cui non c’era un letto comodo, luci soffuse e una vera e propria intimità, ma solo necessità di fisicità reciproca?
Le sue mani trovarono la mia pelle nuda sotto la maglietta, un tocco che mi fece avvampare: sembrava che le sue impronte mi stessero marchiando a fuoco come un vitello.
<< Mi vuoi? >>
Non potei fare a meno di chiederglielo: se avesse ritenuto che non fossero il luogo e il momento adatti, avrei resistito in qualche modo.
Mi morse il collo sotto l’orecchio.
Era un si.
Niente mi avrebbe trattenuta, lui era il solo che poteva mettermi un freno.
Il respiro, affannato dalla tensione sessuale e dalla mancanza di aria per i troppi baci.
Le dita, avare della nostra reciproca pelle.
Le bocche, ormai esperte nel modo in cui baciarsi, prepotenti sull’epidermide accaldata.
Presi i lembi della camicia sul petto, infilando le mani tra i bottoni, e la aprii facendone saltare alcuni, ci avrebbe pensato dopo a quell’inconveniente.
Le mie mani percorsero i suoi pettorali e sentirono il cuore battere come un pazzo: un cavallo al galoppo verso la soddisfazione dei sensi.
Non mi rendevo neanche conto di quello che succedeva, ero tutta piena di brividi di piacere con lui vicino a me.
Lanciai un gridolino quando lo sentii più a fondo, ma subito mi bloccò mettendomi una mano sulle labbra.
Non potevamo permetterci di essere scoperti e contemporaneamente quell’insicurezza del poter essere trovati a fare l’amore nella foresta, rendeva tutto più eccitante.
Rotolammo in terra tra le foglie, non ci facemmo troppi scrupoli.
Ci liberammo del superfluo per sentire l’uno il piacere dell’altra nel momento in cui ci unimmo.
Era quello che volevamo, in assoluto: era una necessità.
Non fummo né delicati, né teneri: io lo volevo e lui voleva me così intensamente che ci faceva quasi male.
I nostri corpi vibrarono quasi all’unisono, ma non ci lasciammo.
Restammo saldi l’uno nell’altra finchè non ci calmammo definitivamente.
Era stato fantastico: intenso ed immediato.
Tornai veloce alla base, ma appena scesi dall’auto Leah mi si avvicinò e mi annusò con fare lupesco.
Mise su un sorrisino ammiccante e mi fece l’occhiolino; non disse una parola, ma quell’atteggiamento bastava e avanzava.
Io, facendo finta di cadere dalle nuvole, non le prestai attenzione e mi avviai in casa.
Mia madre era in cucina, la raggiunsi.
<< Tutto a posto Renesmee? I fiori sono arrivati sani e salvi? >>
Annuii.
Percependo quello strano mutismo, che non era proprio la mia caratteristica principale, nella norma, alzò lo sguardo verso di me.
<< Che c’è? Sei così silenziosa? >>
<< Niente. >>
<< Tutto bene a casa del nonno? >>
Il mio cuore perse un battito e lei se ne accorse.
Non pago il mio corpo traditore decise anche di far avvampare le guance.
Bella strinse gli occhi sospettosa, ma capì che non avrebbe cavato un ragno dal buco chiedendomi altro, perciò fece per uscire dalla stanza incurante; poi si fermò, appena mi ebbe superato le spalle, e tornò sui suoi passi con una foglia prelevata dai miei capelli.
<< Tieni tesoro. >> mi disse ridendo.
Ovviamente non era bastato scrollarmi e passare le mani nei capelli ricomponendoli nella coda di cavallo, per eliminare gli indizi del mio peccaminoso incontro con Jacob.
Mi battè sulla schiena complice e si allontanò senza proferire parola… Meno male!
<< Ah, tesoro… >>
<< Si mamma? >>
<< Fatti una doccia, puzzi di sesso! >>
Come non detto.
I preparativi erano quasi arrivati alla fine.
Sue era perfetta nel suo semplice abito da sposa color avorio, che interpretava la parte della tradizione che vuole che la sposa indossi una cosa nuova.
Le perle della madre al collo, in quanto cosa vecchia.
Il fermacapelli d’argento massiccio di Esme era perfetto come cosa prestata, infine la giarrettiera blu, dell’ultima cerimonia di Rose ed Emmett, chiuse il cerchio.
La ammirammo tutte facendole un applauso quando scese, dopo di noi, nell’atrio della casa.
<< Grazie a tutte per questa splendida giornata! Non lo dimenticherò mai. Siete state meravigliose e mi avete fatta sentire una regina. Veramente… Grazie. >>
Si stava commuovendo, ma Esme le strinse la mano fra le sue.
<< Forza cara! Penso di poter parlare a nome di tutte se ti dico che è stato un piacere per noi e che te lo sei meritato. Sei bellissima, Charlie rimarrà abbagliato. >>
<< Beh, siete bellissime anche voi. >>
Fortunatamente per noi aveva deciso, di comune accordo con la sua wedding planner ufficiale, zia Alice, che potevamo indossare abiti diversi, a patto di mantenere un filo conduttore comune.
Avevamo deciso per il colore: tutte indossavamo un vestito bianco panna con degli inserti color corallo, che riprendevano i pezzetti veri di mollusco che si inserivano nelle nostre acconciature, anche quelle diverse l’una dall’altra.
Una limousine bianca ci accompagnò alla spiaggia che era stata addobbata ad arte.
Alice ci aprì la portiera e ci fece scendere tutte tranne la sposa ovviamente, mettendoci in fila e dandoci gli ultimi accorgimenti in modo veloce.
La musica era già cominciata e gli ospiti avevano preso posto.
Cominciammo la nostra marcia verso il nonno una alla volta: ognuna emozionata, perfino Rosalie.
Mentre percorrevo, a mia volta, il tappeto rosso, sistemato sulla sabbia per condurre il corteo nuziale all’altare, incrociai lo sguardo di Jacob e le mie guance si accesero come una lampadina al neon.
Il ricordo di quanto era successo, solo poche ore prima nella foresta, era impresso indelebilmente nella mia memoria quanto nella sua.
I nostri pensieri erano rivolti entrambi a quello sicuramente.
Ma presto lasciarono il posto alla tenerezza che quel momento infondeva a tutti noi, lì presenti per riconoscere l’unione di due anime sole che fortunatamente si erano trovate, dopo una prima parte di vita travagliata.
La festa fu il seguito perfetto ad una cerimonia non troppo lunga, ma emotivamente molto forte: nonno e Sue si erano scambiati delle promesse scritte di loro pugno, impensabile a dirsi per Charlie, anche se se la cavò benissimo pur essendo… Conciso.
Neanche il tempo di rendercene conto e già stavamo salutando tutti, insieme agli sposi, pronti alla partenza per il sud America dove avremmo iniziato la nostra ricerca del mio pazzoide amico.
Ci accompagnarono all’aeroporto Edward e Bella, come da copione: ormai era assodato che quel compito spettava a loro.
Nonno e Sue utilizzarono la limousine bianca che aveva accompagnato la sposa alla spiaggia.
In macchina regnava il silenzio: eravamo un po’ svuotati da quella giornata frenetica e il ronzio del motore sembrava cullarci e intorpidirci i sensi.
Mio padre era alla guida della sua mitica Volvo grigio metallizzato, dalla quale sembrava non volersi staccare.
Continuava a farsela mettere a posto dal meccanico di casa, la zia Rose, mantenendola sempre in perfette condizioni.
Teneva la mano a mia madre, seduta sul sedile del passeggero, che lo guardava adorante.
Era stupendo perdersi a contemplarli mentre, a loro volta, si fissavano dolcemente: riempiva il cuore di calore e tenerezza.
Io me ne stavo sul sedile posteriore insieme alla mia piccola parte del branco, accoccolata tra le braccia di Jacob che sedeva rilassato con la guancia appoggiata sulla mia testa.
Leah, dal canto suo, per non rischiare di venir presa da un conato di vomito per quanto miele c’era in quella macchina, guardava fuori dal finestrino dandoci praticamente le spalle, persa nei suoi pensieri che solo papà conosceva.
Il viaggio fu breve fino a Seattle dove, dopo un breve saluto e un velocissimo check-in, ci imbarcammo sull’aereo che ci avrebbe portati tutti verso una nuova avventura: gli sposini proseguivano per l’isola di Esme, per piacere e noi tre, pronti all’azione, ci dirigevamo verso l’ignoto della foresta amazzonica.



Ciao a tutti!
Beh, direi che i due piccioncini si sono sbloccati dopo un primomomento di convivenza difficile, eh? Voi che ne pensate?
Sta per cominciare il loro viaggio alla ricerca di Nahuel e la tensione ricomincia a sentirsi. Come starà Nahuel? Riusciranno a trovarlo? E se si, Leah come lo convincerà a tornare indietro con loro? Vi toccherà aspettare un'altra settimana per saperlo.
Nel frattempo ringrazio chi rimane ancora con me e con SAT, chi legge in silenzio (mannaggia!), chi ricorda, chi segue e chi preferisce. Grazie mille perchè mi fa veramente molto piacere vedere che seguite i miei vaneggiamenti riguardo la Saga.
A tal proposito vorrei ricordare, a chi di voi ancora non ci avesse ancora fatto un salto, che sto postando anche una long fiction su Edward dal nome Imperfetto
Spero la seguirete.
Baci

Pinzy

   
 
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