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Autore: AgnesDayle    19/12/2011    3 recensioni
Un leggero brusio proveniente dalla platea mostrò di riconoscere il celebre passo dell'opera Shakespeariana.
Il giovane, il cui volto era in parte celato da una maschera, si inchinò rigidamente per posare un bacio sulla tremula mano della ragazza che gli stava di fronte.
-Buon pellegrino, non disprezzate...-
Un violento fragore, accompagnato da un abbagliante lampo, impedì all'incerta giovane di proseguire la famosa risposta di Giulietta.
Mentre il pubblico confabulava, cercando di capire l'origine di quello strano fenomeno, si udì distintamente un suono di passi. Un uomo irruppe sul palco. Alto forse più di due metri e dalla corporatura possente, si guardava intorno alla ricerca di qualcosa. Posò lo sguardo sugli attori, i cui volti gli erano nascosti dalle maschere.
-Dove sei Biancaurora?-
[Seconda Classificata al Contest "In sei ore" indetto da Vienne]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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luce due









La Luce di Animata




Dopo il colloquio con il padre, Neferius scese alle scuderie e, senza dare nessuna spiegazione ai suoi sottoposti, sellò il suo pregiato purosangue e prese a cavalcare verso una destinazione nota solo a lui.
Il popolo non doveva sapere nulla di quella faccenda. Se si fosse anche solo vociferato di un ritorno della loro Rajilica, i Clari sarebbero insorti e Animata sarebbe piombata in una nuova guerra civile.
Suo padre gli aveva affidato le sorti del regno e Neferius non lo avrebbe deluso. Non avrebbe esitato nemmeno un secondo ad eliminare quella donna. E non solo perché ogni parola di Vicious era per lui legge incontestabile, ma anche per garantire l'ordine e la salvezza del suo popolo.
Mentre cavalcava tra la nebbia e le ombre del suo regno, richiamò alla mente la sanguinosa guerra civile che diciotto anni prima aveva diviso Clari e Invidi. Quei due popoli, da sempre pacifici nonostante le reciproche differenze, avevano ridotto Animata a un cumulo di macerie e sangue. E tutto a causa dell'egoismo di quella donna, la Rajilica dei Clari.
Aveva solo ricordi vaghi della sovrana perché a quel tempo era poco più che un ragazzino. Ma ricordava bene lo sguardo caparbio e arrogante che la donna aveva rivolto a Vicious poco prima che il Rajil degli Invidi la condannasse al sonno perpetuo, liberando Animata dal giogo della guerra e dai capricci di quella sciagurata regina.

***

Non stava sognando. Nonostante una piccola parte di lei le bisbigliasse  parole intrise di scetticismo, Biancaurora voleva credere. Forse era colpa della sua ben nutrita fantasia e una persona dotata di maggiore raziocinio avrebbe riso della sua ingenuità. Ma quella grande sala azzurra e la luce soffusa che filtrava dalle finestre le erano familiari. La loro vista le provocava un sussulto, un'eco le cui onde si infrangevano contro le corde della sua memoria per poi tornare indietro beffarde.
-La vostra memoria tornerà integra, mia signora.-
Biancaurora trasalì, dimentica dell'evanescente figura che stava al suo fianco.
-Più tempo trascorrerete qui, più nitidi diverranno i vostri ricordi.-
Un mormorio impercettibile destò l'attenzione di Biancaurora.
-E' il vostro popolo, Rajilica. O quel che ne resta- aggiunse sconfortata.
-I servitori più fedeli sono stati avvertiti del vostro ritorno. Venite con me.-
L'ombra le voltò le spalle e prese a camminare verso l'uscio illuminato, diventando ad ogni passo sempre meno nitida.
Quando furono fuori, Biancaurora guardò incredula lo stupefacente paesaggio che si stagliava davanti a lei.
Un orizzonte infinito.
Questo fu il primo pensiero che la attraversò.
Una distesa d'acqua circondava la struttura in cui si trovava Biancaurora. La ragazza, però, non era affatto convinta che quella sostanza fosse davvero acqua. Aveva tratti sfumati come la nebbia, eppure dava l'idea di potervi camminare sopra.
In lontananza, un sole appena nato emanava una luce rosea che a stento illuminava il cielo nuvoloso. Era l'alba.
-Com'è possibile che sia l'alba, se sono le tre del pomeriggio?-
-Ad Animata è sempre l'alba, mia signora.-
-Da diciotto anni il nostro sole è lì immobile, in perenne attesa di alzarsi sul cielo.-
Un mormorio concitato destò l'attenzione di Biancaurora. Anche quella volta dovette aguzzare bene la vista per riuscire a distinguere delle ombre ai piedi della scalinata. Dovevano essere almeno una trentina di...
-Cosa sono?- domandò d'impulso.
-I vostri sudditi, i Clari.-
-E cosa si aspettano da me?- chiese incerta.
-Per il momento solo un saluto. Più in generale si aspettano la salvezza.-
Biancaurora deglutì nervosa e sollevò appena un braccio in direzione delle ombre. Mosse un po' la mano e, pensando al saluto regale ed elegante di certe regine, si sentì ancora più imbarazzata.
Da come si mossero festose le ombre, però, dedusse che per loro quel saluto impacciato fosse più che sufficiente.
A Biancaurora scappò un sorrisetto sarcastico.
-E' ironico...-
-Cosa vi fa sorridere, mia signora?-
-Non dovrebbe sorprendermi che il mio popolo sia composto da ombre- rispose con tono amaro mentre pensava a come era solita passare inosservata agli occhi del mondo.
-Ma questo non è il reale aspetto dei Clari- spiegò Ableis indicando il suo corpo. -Questo è il risultato della maledizione scagliata dal vostro peggior nemico, il Rajil degli Invidi-
L'eco di un antico astio risuonò dentro di lei quando la donna pronunciò quelle parole.
-Vicious?- domandò senza sapere da quale meandro della sua mente arrivasse quel nome.
L'ombra ebbe un fremito e all'improvviso si fece ancora più evanescente.
-Cosa ti succede?- chiese preoccupata.
-Rajilica, voi non potete sapere. Nessuno pronuncia i nomi delle famiglie reali di Animata. E' un tabù.-
-Ma a me non è successo nulla- constatò la ragazza.
-Perché voi siete la legittima sovrana ed è giunto il momento che il regno torni nelle vostre mani.-
-Ableis sei troppo vaga. Devi raccontarmi tutta la storia- disse con un tono autoritario che non le era mai appartenuto. O forse sì, pensò stranita.
-Vi racconterò tutto- disse l'ombra mentre con un lieve sorriso chinava il capo. -Seguitemi, per favore-
L'ombra tornò dentro la grande sala e Biancaurora la seguì impaziente di ascoltare la storia di quello strano luogo.
-Un tempo Animata era il regno della felicità e dell'equilibrio. Il popolo dei Clari era composto da esseri superiori dotati di un grande intelletto. Gli Invidi, invece, erano puro istinto, dotati com'erano di una forza immensa. Per secoli vissero in perfetta armonia, ponendo gli uni al servizio degli altri le rispettive abilità. Poi saliste voi al trono e tutto cambiò.-
-E' mia la colpa di tutto questo?- chiese Biancaurora sconcertata.
-No, mia signora- la rassicurò Ableis. -Ma sotto la vostra guida, nonostante all'epoca aveste soltanto diciott'anni, i Clari accrebbero i loro poteri e il Rajil degli Invidi iniziò a pretendere sempre di più. Esigeva che condivideste con lui i segreti del nostro popolo e, davanti al vostro diniego, diede inizio a una sanguinosa guerra. Guerra a cui non era possibile porre fine, perché ciascuno dei due contendenti aveva ciò che mancava all'altro. I Clari, per loro natura pacifici e privi di grande forza fisica, avevano tuttavia ottime capacità strategiche; gli Invidi, invece, compensavano il loro carattere impulsivo e avventato grazie al loro innato spirito guerriero.
La guerra era in una fase di stallo quando il Rajil degli Invidi commise la peggiore infamia. Vi tese un'imboscata e con la sua forza bruta vi tolse la maschera, facendola in mille pezzi.-
L'ombra si zittì mentre i suoi occhi trasmettevano a Biancaurora tutto l'orrore che costei provava al pensiero di quel gesto. Quando Ableis capì che la sua regina non avesse idea di cosa significassero quelle parole, si costrinse a chiarire.
-La maschera è il vincolo, Rajilica. Ci mantiene qui ad Animata.-
-Quindi se ora la togliessi, tornerei nel mio mondo?-
Ableis sorrise dolcemente -No, non è così semplice. La maschera deve essere distrutta e per farlo è necessario un grande e intenso odio, un sentimento tanto forte quanto raro, per fortuna!-
-Ad ogni modo, con quel gesto il Rajil vi condannò all'esilio e i Clari, rimasti privi di una guida, divennero ombre, pallido ricordo dell'antica grandezza.
E come se ciò non bastasse, a causa di quell'empio misfatto ai vostri danni venne meno l'equilibrio su cui si fondava Animata. Il nostro regno fu sommerso da una cortina di nebbia e il sole fermò il suo cammino. Animata piangeva così la perdita della sua Rajilica.-
Ableis concluse il suo racconto lasciando disperdere nell'aria la sua voce carica di nostalgia e rimpianto, qualcosa che toccò profondamente l'animo di Biancaurora.
-Ma adesso sono qui- disse questa con tono sommesso.
L'ombra le sorrise mestamente.
-Animata esige di più.-
-Di più?-
-Esige la pace.-

***

Con un gesto secco Neferius costrinse il cavallo a rallentare il passo. Era trascorsa poco più di mezz'ora da quando si era messo in cammino e ne mancava ancora un'altra per giungere all'Antico Tempio. Ma in quella zona era necessario procedere con cautela.
Si trovava, infatti, al Confine tra le terre dei Clari e quelle degli Invidi. Si trattava di un luogo misterioso, talmente carico di nebbia da non vedere nulla ad un palmo dal naso.
Ad Animata si vociferava che in quel luogo si trovassero le anime di coloro che erano periti nel corso della guerra. Spiriti assetati di vendetta, pronti a fare a pezzi viandanti maldestri e rumorosi.
Neferius non sapeva dire se queste voci fossero fondate o meno. Ma in quei diciotto anni numerosi Invidi erano spariti in mezzo a quella foschia e i pochi che erano tornati avevano parlato di forze oscure, qualcosa di così terribile da non poter essere descritto.
Per fortuna Neferius non era uno sprovveduto. Già altre volte era stato costretto ad attraversare il Confine e la sua innata agilità, così come il suo passo felpato, lo avevano salvato da spiacevoli incontri.
Scese da cavallo e, tenendo il suo purosangue per le briglie, prese a camminare tra la foschia, cercando di attutire quanto più possibile i suoi passi.

***

Dalla finestra dell'Antico Tempio, Biancaurora contemplava il suo regno.
Suo...
Si sentiva infinitamente sciocca a pensare che un regno intero potesse appartenerle. Eppure avvertiva un senso di protezione verso quel luogo e una stretta al cuore quando i suoi occhi si posavano su quelle ombre che un tempo dovevano essere state un popolo nobile.
Da pochi minuti Ableis l'aveva lasciata sola. La Guardia Reale aveva insistito per spostarsi in un luogo dove la Rajilica avrebbe potuto nascondersi agli occhi degli Invidi. Ableis, pur non ritenendo ciò necessario, era andata a incontrarsi con i soldati per organizzare la fuga.
Una leggera brezza le scompigliò i capelli cosicché alcune ciocche le coprirono il viso. Quando stava per spostarle, i suoi occhi notarono qualcosa di insolito. Prese una ciocca tra le dita e la osservò con più attenzione. Quelli non erano i suoi capelli. O forse sì, pensò cauta.
Incuriosita, si avvicinò allo specchio posto ad un angolo della stanza. Quando vi giunse, dovette trattenere il respiro per la sorpresa.
Aveva di fronte la donna che circa un'ora prima aveva visto riflessa allo specchio.
Era ancora lei, con i suoi tratti delicati. I capelli erano ancora lisci e lunghi. Il viso aveva ancora quella forma un po' ovale e la bocca sempre sottile. Eppure c'era qualcosa di profondamente diverso che saltava subito all'occhio: i colori.
I suoi capelli erano di uno stupefacente turchese. Le labbra sembravano tinte di un bel rosa tenue. Gli occhi, pur conservando il loro originario castano, emanavano luci rosee e violette. La maschera si era trasformata in una serie di ghirigori dorati che sembravano dipinti intorno ai suoi occhi.
Tutti i colori dell'aurora, contemplò stupefatta.
-Il sole lì fuori non è che una pallida imitazione della vostra bellezza, amore mio.-
Biancaurora si voltò di scatto.
Stavolta non fece molta fatica ad individuare l'ombra che le stava di fronte.
-Chi sei?-
-Envier, mia signora. Capo della Guardia reale- le rispose mentre con un sorriso gentile si inchinava al suo cospetto.
Quel nome le provocò il familiare sussulto interiore.
-Sono venuto a informarvi che a breve ci sposteremo in un luogo più sicuro. Il tempo necessario per predisporre il tutto.-
Nonostante fosse anche lui un'ombra, i suoi lineamenti erano meno evanescenti rispetto agli altri Clari. Così Biancaurora potè notare l'antica bellezza dell'uomo. Doveva avere capelli scuri, forse neri. I tratti del viso erano ben marcati e mascolini. Gli occhi erano scuri e profondi.
-Perché mi hai chiamata in quel modo?-
-Come?- le domandò con falsa ingenuità.
-Amore mio...- sussurrò paonazza.
L'ombra sembrò rattristarsi.
-Quindi è vero, non avete memoria della vostra vita qui...-
-Eppure mi sei familiare- disse senza saper spiegarsi da dove venisse quella certezza.
-Certo che lo sono!- affermò sicuro. -Vi basta sapere, mia Rajilica, che ho trascorso gli ultimi diciotto anni a fissare il cielo.
Il cielo appena illuminato mi ricordava i vostri capelli; la tenue luce del sole il vostro volto e le sfumature rosee le vostre labbra.
Ma ora che vi ho rivista, capisco che quella perenne alba è nulla se paragonata a voi.-
Lo sguardo di Envier si fece carico di desiderio e questo, unito alle parole che le aveva rivolto, la mise a disagio.
-Mi state dicendo che siamo stati innamorati?- domandò ingenuamente.
L'ombra prese delicatamente la mano di Biancaurora e vi poggiò un bacio. Da quella posizione la guardò dritto negli occhi e annuì sorridendo.
Biancaurora trattenne a stento l'impulso di togliere la sua mano da quella dell'uomo. La presa, seppur gentile, sembrava troppo salda. I suoi occhi troppo smaniosi.
-Amore mio...- ripetè l'uomo senza lasciarle la mano.
Quando gli occhi di Biancaurora incontrarono quelli scuri di Envier, inspiegabilmente la sua mente le suggerì un ricordo che non aveva nulla a che fare con l'uomo che le stava di fronte.
La sua mente era occupata da due occhi grigi pungenti e bellicosi, uno sguardo degno di un guerriero.

***

Gli occhi di Neferius erano fissi sull'Antico Tempio. Non poteva entrarvi direttamente come aveva previsto. Lì intorno, infatti, si aggiravano diversi Clari. E non erano Clari qualsiasi, ma la dannata Guardia Reale della Rajilica.
Avrebbe potuto affrontarli tutti. Lo aveva già fatto in passato ed era uscito sempre vittorioso in un corpo a corpo. Quei maledetti riuscivano a spuntarla solo quando ricorrevano a sotterfugi o tendevano imboscate.
Ma Vicious gli aveva dato un incarico ben preciso. Doveva recuperare la fanciulla e nient'altro.
Si nascose tra le ombre e attese.

***

Biancaurora guardò nervosamente l'orologio. Erano le quattro del pomeriggio e da diversi minuti Envier l'aveva lasciata per organizzare la fuga.
Per tutto il tempo in cui era rimasta sola, uno strano malessere l'aveva colpita. Era come se delle onde si infrangessero dentro di lei, provocandole una sensazione di stordimento. Le onde erano i suoi ricordi. Alcuni andavano e venivano dolcemente, mentre altri si rivelavano più impetuosi.
C'erano volti familiari che le riscaldavano il cuore. Ableis era uno di questi. Un volto dai tratti duri, invece, le gelava l'animo. Doveva trattarsi del suo nemico, Vicious. Envier, invece, le provocava sensazioni ambigue, che dalla fiducia passavano a un senso di oppressione.
Ma la sua memoria era dominata da un volto a cui non sapeva dare un nome. Era incorniciato da capelli biondi quasi albini. La pelle era ancora più chiara, se possibile. Un paio di sopracciglia quasi inesistenti sovrastava due occhi grigi intrisi di astio.
Per l'ennesima volta si chiese a chi appartenesse quel volto.
-Non dovete mettervi fretta, la memoria tornerà.-
Biancaurora si voltò in direzione di Ableis.
-Non è molto educato leggere il pensiero senza chiedere il permesso- le disse con un sorrisetto divertito.
-Ma io ho il vostro permesso. Come potrei consigliarvi la via se non avessi accesso ai vostri pensieri?- rispose l'altra un po' sgomenta.
-Venite fuori con me, mia signora. Forse vedere il vostro regno aiuterà la memoria.-
Insieme uscirono dal Tempio e presero a scendere la lunga scalinata che sprofondava nella coltre di nebbia.
-Quindi sei a conoscenza di ogni mio pensiero...- Constatò pensierosa la ragazza.
-Sì, Rajilica. Per esempio so che l'incontro con Envier vi ha turbata e adesso vi state interrogando sui vostri sentimenti per lui.-
-Mi ha fatto intendere che in passato siamo stati innamorati.-
L'ombra sembrò incupirsi.
-Ma nella vostra mente non vedo simili sentimenti.-
-Infatti- si limitò a dire la ragazza mentre la sua mente tornava a concentrarsi sul volto di Envier.
Un attimo dopo una serie di immagini del passato si susseguirono nella sua mente. Potè vedere delle mani dure sui suoi fianchi, qualcosa di indesiderato e irrispettoso. La bocca di Envier si poggiava con forza sulla sua. Gli occhi scuri del giovane la scrutavano con una scintilla quasi maniacale. Il corpo di lui la cercava con cieca ossessione.
-Non l'ho mai amato- concluse sicura e al tempo stesso nauseata per via dei ricordi che avevano attraversato la sua mente.
Ableis annuì seria e subito dopo tornò a scrutarla con attenzione.
-Qualcos'altro vi turba.-
-Sì, si tratta di un volto. Anzi, più che un volto direi un paio di occhi grigi-
L'ombra fu scossa da un tremito.
-I Clari non hanno occhi grigi. Sono gli occhi dei guerrieri, degli Invidi- le spiegò atterrita.
-Ecco perché quegli occhi sono intrisi di astio.-
-Ma nel vostro animo non leggo un simile sentimento- disse Ableis guardandola confusa -Voi...-
Un violento fragore impedì all'ombra di proseguire.
Quando si voltarono, videro due guardie stramazzare a terra e un uomo intento a superarle rapidamente. Bastò poco a Biancaurora per capire che quel gigante dai capelli albini stava camminando verso lei.
Mentre la ragione le urlava di fuggire, il suo istinto la indusse a scrutare l'uomo con più attenzione. Si sentiva inspiegabilmente ammaliata dalla familiare minaccia che quella figura emanava.
Quando si fece più vicino, potè vedere con chiarezza un sorriso malvagio e uno sguardo da predatore che avrebbero dovuto atterrirla. E forse una parte di lei era davvero spaventata. Ma un'altra parte, altrettanto forte e significativa, vedeva quel pericolo come qualcosa di caro, qualcosa che aveva atteso per lungo tempo.
Quando le fu quasi di fronte, vide che era ancora più alto di quanto le era apparso in un primo momento. Il corpo atletico e muscoloso era protetto da metallo e armi e da vicino appariva più minaccioso che mai.
Quella vista la riscosse dai suoi pensieri e le indusse un terrore più che motivato, tanto da voltargli le spalle e provare a fuggire.
All'uomo, però, bastò allungare un altro po' il passo e le fu subito dietro. La agguantò per la vita e, stringendosela addosso, cominciò a indietreggiare.
Mentre si dimenava inutilmente, i suoi occhi incrociarono l'ombra di Ableis.
-Aiutami. Chiama le altre guardie!- urlò disperata.
Ma l'ombra non si mosse e piegò la testa sconsolata.
-Voi volete andare con lui, mia signora. Io lo vedo.-






Note:
Eccomi con il nuovo capitolo! Oggi ho superato un esame e questo è il mio personale modo di festeggiare! ^__^
Ringrazio chi ha inserito il mio racconto tra le seguite e soprattutto le quattro splendide ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo. Le vostre parole mi hanno riempita di gioia e ottimismo! Davvero grazie!
Per chi fosse interessato qui trovate l'altra storia che sto scrivendo: Down in a Hole
Al prossimo capitolo,
Agnes.








   
 
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