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Autore: Cheche    19/12/2011    9 recensioni
In un anno cambiano molte cose, soprattutto a Parigi, in un'epoca come il tardo settecento. Naruto, costretto a marcire per tale lasso di tempo in una umida cella della Bastiglia, viene liberato dai suoi vecchi amici quando l'edificio viene preso con la forza dai rivoltosi. Una volta tornato tutto sarà cambiato, e la cruda realtà cercherà di trascinarlo verso il baratro. Ma... Se tra questi cambiamenti apparentemente negativi comparisse una piccola e calda luce, pronta a mostrargli la via per riemergere dalle tenebre?
[NaruHina. Accenni di ShikaIno e KibaHina.]
[Quarta classificata al NaruHina Contest - III° Edizione: 'saltando nel tempo' indetto da Mokochan e Yume_no_Namida sul forum di EFP, Premio Miglior Trama e Premio Miglior AU]
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 1 - 14 luglio 1789
 

Parigi. La folla inferocita si riversò nelle strade e nelle piazze, accalcandosi e spintonando gli sfortunati civili ignari della sommossa, che passavano da quelle parti per puro caso. Una volta passati oltre, indenni per miracolo, si sistemavano il cappello e i capelli e si guardavano, borbottando cosa mai stesse succedendo.
Gli insorti erano tutti armati: c’era chi aveva fucili, chi aveva giurato di aver visto passare sul lastricato qualche cannone. La vista di tali armi da fuoco suscitava sicuramente timore, eppure erano inoffensive, perché, nell’assalto dell’Hôtel des Invalides avvenuto poco prima,non avevano trovato la polvere da sparo. E allora la folla, bloccandosi, aveva mormorato su dove mai potesse trovarsi qualcosa di così fondamentale. E tutti furono d’accordo infine sulla fortezza della Bastiglia, dove avrebbero potuto trovare quello che serviva loro per insorgere.
Rapidamente, furono sotto la Bastiglia. Shikamaru era nervoso, senza darlo a vedere, e come lui lo erano anche Kiba, Choji e Rock Lee, che erano poco lontani. Sasuke invece era tranquillo, e così lo erano anche Neji e Shino. Nulla poteva turbare la loro calma, neanche trovarsi nella calca e rischiare di finire uccisi senza accorgersene.
Era stata un’idea di Kiba Inuzuka quella di diffondere la voce. Non aveva la più pallida idea, in realtà, se davvero nella Bastiglia fosse celata la polvere da sparo di cui avevano tutti bisogno. Sapeva solo che lui e i suoi amici avevano un altro scopo, e l’insurrezione di quella giornata era una buona occasione per adempiere a quello, e a null’altro. E così, scosso da quel pensiero, aveva chiesto a Neji Hyuuga di provare a diffondere la voce. La cosa era riuscita, la nuova meta era stata gridata a gran voce dal capo degli insorti, poiché il giovane Hyuuga era considerato da tutti ‘il più raffinato intellettuale del popolo di Parigi’. La gente pendeva dalle sue labbra, quel che lui diceva col suo tono solenne era legge. Ma a Neji non importava nulla della fama, e neppure lui aveva idea se all’interno di quell’enorme fortezza si trovasse o no la polvere da sparo.
L’ora era quasi giunta. Ognuno imbracciò il proprio fucile, pronto ad usarlo come randello. Si aspettavano un corpo a corpo, ma furono sorpresi dalle palle di cannone che caddero dall’alto, simili a bombe. Alcuni uomini finirono uccisi da quelle pesanti sfere che si abbattevano implacabili su di loro, potenziate dalla gravità, tanto da generare crepe e danni vari alle lastre di pietra sul pavimento. E questo non tardò a macchiarsi di sangue.
“Conigli.” Mormorò Kiba tra i denti. “Scendete giù! Avete paura di essere fatti a pezzi?”
Shikamaru era accanto a lui. Non appena aveva visto le palle di cannone cadere come dal cielo, sparate dalle torri dell’enorme fortezza che si ergeva coprendo il sole, aveva meditato più volte la fuga. Ma ora le frasi di Kiba suonarono per lui come un richiamo all’ordine. Facendosi strada tra la folla giunse alla destra del portone principale, pronto a combattere brandendo il suo fucile, seguito a ruota dai suoi compagni. Dovevano essere tra i primi ad entrare, era fondamentale.
Finalmente le palle di cannone smisero di cadere, e il gruppo dei giovani non aveva subito perdite. Avevano già perso troppo nei giorni precedenti. Il portone finalmente si dischiuse e ne uscirono alcune guardie in divisa, con l’intento di portare l’ordine. Ma erano troppo poche per placare un popolo tanto inferocito. Riuscirono a non farsi massacrare immediatamente ma, distratti dalla folla, non si accorsero che i primi ad entrare, ancor prima che il governatore dichiarasse la resa, furono Neji e il suo gruppo. Si infilarono uno dopo l’altro nello spiraglio del portone e cominciarono ad esplorare i corridoi oscuri.
La loro ricerca si protrasse a lungo, mentre fuori infuriava la battaglia. E le voci degli insorti giungevano, lontane, fino alle loro orecchie. E così anche gli spari, che facevano venir loro voglia di tapparsele.
Finalmente giunsero ad un lungo corridoio, illuminato solo da deboli fiaccole attaccate alle pareti. Si intravedevano molte celle, per la stragrande maggioranza vuote. Sentendo i passi del gruppo riecheggiare, i pochissimi detenuti si affacciarono. Tra loro c’era lui.
Si avvicinarono ad una cella. Sasuke puntò gli occhi scuri sulla prigione che lo interessava, trovandovi accanto un mazzetto di chiavi, appeso penzolante al muro. Lo raccolse e infilò la prima che gli capitò tra le dita nella serratura. Era quella giusta, e la porta si aprì con un lacerante suono di meccanismi metallici non oliati. Dentro alla cella un detenuto dai capelli biondi arruffati alzò il volto emaciato, su cui erano visibili tracce di una barba rada, trascurata da chissà quanto tempo. Due occhi azzurri e sorpresi ripresero la loro vivacità nel riconoscere chi aveva aperto la porta. Quel giorno non fu solo la data della Presa della Bastiglia. Quel dì, la libertà apparve allo sguardo sospettoso di Naruto Uzumaki.
 
“Che storia è questa?!” Sbottò Naruto, fissando nervoso le pareti coperte di muffa, annusando l’aria umida di quella stanza in cui si trovava. “Cos’è questo schifo?”
“E’ la nostra nuova base, Naruto. Neppure a me piace, ma dovremmo farcela bastare. La vecchia è stata demolita.” Disse Shikamaru, incrociando le braccia. “E’ una seccatura, ma potrei farti fare un giro. Molte cose sono cambiate, da quando tu sei stato imprigionato.”
“Scommetto che è stata colpa del re! Quel maledetto…” Ringhiava Naruto. “E cos’altro sarebbe cambiato?” Disse, mentre seguiva gli altri in quella grossa cantina.
C’erano botti di vino dappertutto, ma mancavano i bicchieri per servirlo. Nei corridoi si intravedevano appena i luridi rubinetti metallici, talvolta gocciolanti. A Naruto parve addirittura di sentir squittire un topo nel buio. Quel posto gli piaceva sempre di meno, ma non era tanto peggio della cella a cui era abituato. Solo che, dopo un anno di prigionia, gli pareva lecito aspettarsi una situazione un po’ migliore.
Sbuffando, entrò nella stanza centrale, seguendo il gruppo che lo scortava. Era uguale ai corridoi, se non fosse stato per il soffitto un po’ più alto, le piccole finestre quadrate in alto, simili a feritoie, e la larghezza della sala.
Al centro vi era un grande tavolaccio di legno scadente, con intorno una decina di sedie piene di schegge. Su di queste erano sedute due giovani donne che giocavano con le carte francesi.
Una delle due era castana. Aveva un’aria sana, se non fosse stato per il leggero pallore. I suoi capelli erano scompigliati e un poco grassi, caratteristica nascosta dalla pettinatura, acconciata in due piccoli chignon. Era figlia di un commerciante d’armi, che si rifiutava di vendere la sua merce al re che gliela richiedeva. La sua attività stava fallendo perché, nonostante il bisogno di attrezzature belliche fosse molto sentito dal popolo, questo non aveva le risorse economiche per acquistarle. L’uomo stava meditando il suicidio, ma ci pensò il re a giustiziarlo, reputando il suo rifiuto di servire il suo sovrano un’offesa d’alto tradimento. E la figlia Tenten si era ritrovata lì, in quel covo, a giocare a carte con Ino Yamanaka.
Questa era una ragazza bionda che, come vide Naruto, alzò debolmente il volto smunto, fissandolo senza espressione e con occhi gonfi, quasi non riconoscendolo. Un tempo questa era una gran bella ragazza, vivace ed allegra. Adorava il mestiere di fioraio che svolgeva suo padre, sebbene non fosse redditizio. Ma suo padre Inoichi era morto poco tempo prima, ucciso anche lui dal re, lasciando Ino e sua madre da sole. Quest’ultima si era ammalata per il dolore, avendo assistito al processo di suo marito. La crisi non permetteva ad Ino di vendere più i suoi fiori, che più nessuno voleva, e così cominciò a recarsi sulla strada ad offrire qualcosa di più allettante: il suo corpo. Lo faceva solo per sua madre, ma questo lavoro la consumava ogni giorno di più.
Tenten si alzò per salutarlo, mentre Ino rimaneva seduta al suo posto, continuando a fissare le carte che teneva in mano, assolutamente inutili per concludere la partita con una vittoria.
Naruto non sapeva cosa fosse successo alle due ragazze. Tenten, comunque, gli sembrava come al solito, mentre il mutamento di Ino era radicale.
“Cos’è cambiato, dici?” Disse Shikamaru, decidendosi finalmente a rispondere alla domanda. L’ex prigioniero si voltò a guardarlo, sgranando gli occhi. Lo sguardo del suo interlocutore era fisso su Ino, e gli parve di cogliere una nota di apprensione, appena accennata, perché quel ragazzo era sempre stato bravo a nascondere i suoi sentimenti. “Tutto è cambiato.” Non aggiunse altro.
Kiba si affiancò a Naruto, posando una mano sulla sua spalla. “Te lo dirò io. Ma forse non è il momento giusto, adesso.”
“Voglio sapere tutto, ora! Ti prego, Kiba!” Rispose il giovane, voltandosi e afferrando le spalle di chi gli aveva appena parlato, puntando i suoi occhi cerulei dentro quelli scuri e vagamente ferini dell’altro. “Perché non vedo ancora Sakura? Dov’è la mia piccola Sakura?” Ripeté quel nome tante volte, lo urlò in faccia a Kiba; e questo, a ogni parola di Naruto, diventava sempre più cupo.
“Se ti stai zitto te lo dico.” Sbottò il giovane dallo sguardo di fiera, ottenendo finalmente il silenzio. “E’ successo circa due settimane fa. Un soldato reale la stava insidiando, voleva violentarla, e lei si è opposta. Non abbiamo fatto in tempo ad intervenire che quel bastardo l’ha uccisa davanti a noi, impotenti.”
Gli occhi di Naruto si allargarono, mentre la presa ferrea delle mani sulle spalle dell’altro ragazzo si allentò, bruscamente. Sentendosi in colpa, Kiba aggiunse due parole, che però non potevano servire certo a guarire il cuore ferito di Naruto, in quel momento. “Mi dispiace.” Fu un soffio, e l’ex prigioniero non lo udì.
“Non ci sono solo cattive notizie!” Disse subito dopo, volendo riparare anche al costo di sembrare inopportuno. “Si è aggiunta al nostro gruppo una nuova ragazza, la cugina di Neji: Hinata!” Quasi urlò quest’ultima parola, improvvisamente festante.
In quel momento, da una porta che Naruto non aveva notato, fece il suo frettoloso ingresso una graziosa ragazza. Era piccola, minuta, dai lunghi capelli corvini e un paio occhi chiarissimi, quasi bianchi, identici a quelli del cugino.
“Kiba… Mi hai chiamato?” Disse lei, lievemente ansante. Era lei Hinata, senza ombra di dubbio. Voltò la testa con lentezza verso il nuovo arrivato. Immediatamente e inspiegabilmente si sentì in penoso imbarazzo. Giunse entrambe le mani al petto e arrossì. “Oh. Tu devi essere… Naruto, giusto? Pia… Piacere…” Disse incerta, non osando avvicinarsi di un altro passo.
Naruto non si chiese come quella ragazza potesse conoscere il suo nome. In quel momento non gli interessava minimamente. Si sentiva sconvolto, emotivamente spossato. La presenza di quella Hinata non lo sollevava neppure un po’.
“Io me ne vado in camera. Shikamaru, dov’è il mio giaciglio?” Disse lui, richiamando l’attenzione del giovane più svogliato del gruppo. Questi si alzò dalla sedia su cui si era seduto per badare ad Ino, lentamente, sbuffando. Non aveva voglia in quel momento di stare appresso a Naruto, soprattutto nel momento in cui Ino si era messa a piangere convulsamente non appena aveva sentito il nome della sua amica Sakura, sparpagliando le carte e cercando di sfogare il suo dolore colpendo Tenten, che tentava pazientemente di rimetterle a posto.
Hinata si rese conto della situazione e, coraggiosamente, si fece di nuovo avanti.
“Se… Se vuoi posso scortarti io…” La sua voce era debole, ma Naruto la udì ugualmente.
Una vena pulsò nel collo dell’ex prigioniero, e la sua rabbia repressa si mostrò davanti alla povera ragazza, che non c’entrava assolutamente nulla.
“Cosa stai dicendo?! Io non ti voglio nella mia stanza!” Sbraitò, bollente di rabbia. “Voglio solo starmene da solo, in pace, e la tua vocina sommessa non farebbe che irritarmi!”
Si voltò verso Shikamaru, scoccandogli un’occhiata. Quando questo fu al suo fianco, i due si allontanarono attraverso un piccolo corridoio secondario, anche quello pieno di botti di vino.
Ormai gli unici suoni della stanza erano soltanto i singhiozzi incontrollabili di Ino. Kiba si avvicinò ad Hinata, sorridendole gentilmente.
“Scusalo, sai… E’ stato davvero un brutto colpo per lui. Voleva davvero molto bene a Sakura.”
“Lo so. Lo so. Va bene così…” Si affrettò a rispondere la ragazza. “…va bene così.” Ripeté.
Sul suo volto passò un’ombra di tristezza. Non per com’era stata trattata, ma unicamente per Naruto e per quello che stava soffrendo.
Da anni ormai, Hinata non pensava che a lui, anteponendolo a sé stessa. E il ragazzo aveva saputo dell’esistenza di lei nel momento peggiore. 






Note dell'autrice: Il giudizio della gara lo allegherò all'ultimo capitolo, perchè contiene spoiler, e così anche il banner che non è ancora pronto. :3 Che dire, Naruto e Hinata non sono esattamente la mia materia, ma... Nel complesso è andata piuttosto bene. Amo questa storia (curiosamente, ci sono parti che mi hanno davvero emozionato e che ho davvero adorato scrivere). Questo capitolo ha subito qualche lieve modifica, soprattutto per la punteggiatura, ma anche un po' per il lessico, le cui pecche mi sono state segnalate dalle due giudici.
Spero questa storia vi piaccia, in generale. Mi ci sono impegnata davvero tanto, e spero troverete motivi per leggerla e, magari, anche recensirla. <3
Pubblicherò i capitoli con una certa costanza (uno al giorno, credo, dipende anche un po' dalle recensioni. Quindi, se volete leggere un nuovo capitolo al più presto, vi consiglio di recensire per benino. X°°D Sono malefica a pensarlo, eh? *il vento sferza Cheche, che viene ignorata). Beh, a presto col prossimo capitolo. <3


  
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