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Autore: Hcn    05/08/2006    1 recensioni
Pensieri nati dall'osservare le persone..è una, chiamiamola, avventura che ho deciso di iniziare, e spero che non crolli miseramente ancora prima di essere completa..le storie che racconterò, considerata la mia propensione a tali argomenti, probabilmente saranno incentrate su tematiche omosessuali, ma non escludo che si possano trovare anche storie etero..dipende da cosa produrrà la mia testolina..leggete e, al solito, ditemi che ve ne pare..baci =]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco la seconda parte

Ecco la seconda parte..speriamo sia di vostro gradimento.. ^_^ Grazie a PinFloi..sn così felice per quello che mi hai scritto! =]

 

Seconda nebulosa

 

Che dire, era una gran bella donna: capelli lunghi, chiari, e un buon gusto nel vestire, elegante ma non eccessiva, una canotta bianca e un paio di jeans che arrivavano a coprirle appena le ginocchia. Saliva le scale di corsa e mi sono chiesta dove fosse diretta..

A casa, doveva correre, era in ritardo..ogni volta sempre la stessa storia, usciva con le amiche per un caffè e finiva che girava tutti i negozi della città e faceva tardissimo:per fortuna che figli ancora non ne aveva, altrimenti chissà che shock per il piccolo o la piccola..una mamma sbadata!! Salì le scale e intanto cercò le chiavi di casa, che dalla fretta, le caddero tre gradini più in basso. Sbuffò, tornò indietro, prese il mazzo di chiavi e finalmente giunse davanti alla porta di casa. Entrò, lanciò letteralmente la borsa sul divano e corse in cucina a preparare la cena. Suo marito sarebbe tornato stasera dopo giorni che era all’estero per lavoro..chissà se, poi, sarebbe davvero tornato..l’ultima volta l’aveva aspettato al ristorante per ore e lui non si era nemmeno degnato di avvisarla che sarebbe arrivato solo nel pomeriggio del giorno successivo.

Preparata la cena, andò a prepararsi e quando tornò in sala erano già le nove..del marito neanche l’ombra. Doveva essere a casa per le sette e trenta.

Sfinita, si sedette sul tavolo e giocò con la cera delle candele. Facendo attenzione a non toccare la fiamma, prese un po’ di liquido rosso e lo lasciò colare sulle sue dita: la sensazione fu stupenda..bruciava, sì, ma era così bello..l’aiutava a non pensare al fatto che neanche quella sera lui avrebbe chiamato, neanche quella sera lui sarebbe arrivato. Allora si alzò, spense le luci, percorse il corridoio e, arrivata in camera, si distese sul letto.

Al buio, per tutta la notte, scrutò ogni centimetro del soffitto, imparò le ombre e la loro proiezione, l’oscuro silenzio= e i suoi sussurri. Imparò che esisteva solo lei, a questo mondo, su cui poteva contare, solo se stessa. Chiuse gli occhi, una goccia salata percorse il suo volto lungo la guancia per poi tuffarsi ed essere assorbita dal cotone delle lenzuola..ma forse non era proprio così. Sorrise. Non lo aveva nemmeno sentito entrare.      

  
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