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Autore: Miyuki chan    19/12/2011    5 recensioni
Io, giuro, quella ragazza non l'avrei mai capita.
Prima mi ringhiava contro, poi si arrabbiava, poi mi ignorava, poi ancora fuggiva.
E adesso addirittura mi baciava...
*
Io, un giorno o l'altro, a quello stupido pirata avrei staccato la testa dal collo.
Lui e quella sua perenne aria da moccioso compiaciuto, i capelli corvini e ribelli, le lentiggini, gli occhi scuri e ardenti...
Stupido pirata, tanto bello quanto stupido.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Smoker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Fire and the Tiger'
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Oh, would you talk to me?


Appoggiato al parapetto, osservai la nave che ci stavamo lasciando alle spalle: lingue di fuoco squarciavano le vele con l’effige del gabbiano mentre le fiamme ne divoravano il ponte, ruggendo vittoriose.
Ammirato, osservai l’oceano riflettere quello stesso spettacolo e colorarsi di rosso, la superficie agitata dalle onde che iniziavano a diventare più violente con l’avvicinarsi della tempesta.
Sospirai soddisfatto, sistemandomi sul capo il cappello che era scivolato sulla schiena durante la lotta con Smoker.
“Il Cacciatore Bianco della Marina : che nome altisonante.”
Pensai tra me e me, dando le spalle alla nave in fiamme e dirigendomi verso la parte posteriore del ponte.
Non mi illudevo che fosse così facile eliminare Smoker, ma la cosa non mi preoccupava particolarmente: del resto l’unico motivo per cui avevo ordinato di attaccare la sua nave era perché ero sicuro che stesse cercando noi, quindi tra attaccare ed essere attaccato avevo scelto di fare la prima mossa.
Certo pareva che mi fossi sbagliato, il vecchio sosteneva che non ero io quello a cui stava dando la caccia, ma poco male: almeno così ero riuscito a levarmi di dosso la noia che si era impossessata di me nell’ultima mortalmente tranquilla settimana.
E si, una sana lotta era proprio quello che mi ci voleva.
Dovevo ammettere che togliere le tende era stato un po’ più difficile del previsto: mi ero stancato in fretta di azzuffarmi con Smoker (considerando poi che a causa delle nostre abilità i colpi di entrambi continuavano ad andare a vuoto), ma il Marine aveva gradito la mia compagnia a tal punto che quando avevo fatto per tornarmene sulla mia nave mi aveva urlato qualcosa come “Dove diavolo credi di andare Portgas!” ed era passato alle maniere forti cercando di affettarmi con quella sua maledetta spada.
Perciò, non avevo trovato modo migliore per persuaderlo a lasciarmi in pace che dare fuoco alla nave intera.
Convengo che non era stato proprio carino da parte mia e utilizzare simili colpi bassi non era certo la mia strategia preferita, ma cosa ci potevo fare se si era messo in testa che non mi avrebbe lasciato andare?
Immerso in questi piacevoli pensieri giunsi sul ponte, un sorriso sornione che faceva bella mostra di sé sul mio volto.
Inarcai le sopracciglia in un espressione lievemente stupita quando vidi Axel venirmi in contro agitato.
“E’ meglio se vieni subito a vedere”
Disse soltanto il pirata, concitato, facendo immediatamente dietro-front e correndo nella direzione da cui era venuto.
Ancora perplesso, lo seguii: al centro della nave almeno la metà dei miei uomini erano ammassati in un piccolo cerchio, mentre Axel mi faceva rapidi cenni con la mano perché mi avvicinassi.
Al mio arrivo molti di loro puntarono gli occhi su di me, parlottando piano e facendosi da parte per lasciarmi passare.
Quello che vidi mi lasciò ancora più perplesso: una ragazza era rannicchiata sulle assi del ponte, bagnata fradicia, scossa da violenti colpi di tosse.
E vidi anche un'altra cosa, un particolare che non mi piacque molto: indossava la divisa della marina.
“Beh?”
Chiesi guardandomi intorno, leggermente accigliato.
“Stavamo cercando Kobi come ci avevi ordinato, e l’abbiamo ripescata mentre colava a picco come un sasso”
Mi rispose Tai facendosi avanti.
Tornai a guardare il marine che ancora lottava per liberarsi dall’acqua che le era finita nei polmoni, tremante come una foglia, col capo chino.
“Capisco ...Ebbene signori, abbiamo un ospite!”
Decretai infine, mentre un sorriso impertinente tornava ad illuminare il mio viso: non ero certo uno santo ma nemmeno un assassino, non avrei ributtato in acqua, condannandolo a morte certa, proprio nessuno.
Nemmeno se era un inutile marine.
Alcuni degli uomini intorno a me si scambiarono occhiate perplesse, finché Axel decise di esternarmi le loro preoccupazioni parlando a nome di tutti:
“Ecco, Ace, non è che non rispettiamo la tua decisione ma… Ci viene in mente un solo motivo per cui un marine non sia in grado di nuotare”
Ammise alla fine tutto d’un fiato.
 “ Eh già”
Dissi soltanto, mentre un ghigno furbo si faceva strada sul mio volto: un frutto del diavolo.
Il ghigno si ampliò, mentre provavo ad immaginare i risvolti interessanti che avrebbe potuto assumere una tale situazione.
Una cosa era certa: per un po’ proprio non mi sarei più annoiato.
I pirati vedendo la mia sicurezza si tranquillizzarono, riprendendo a parlare tra di loro e commentando la situazione.
Solo Axel mi sembrava ancora timoroso.
“Dai
Axy, non ti preoccupare, qui c’è il tuo comandante che ti proteggerà da questa ragazzina cattiva”
Dissi con un enorme sorriso irriverente, circondando con fare protettivo le spalle dell’uomo di almeno una decina d’anni più vecchio di me.
Questo s’imbronciò, arrossendo, soffiando tra i denti un “Io non ho paura delle ragazzine”, mentre le risate sguainate degli altri uomini riempivano l’aria.
Risi anch’io, mentre il povero Axel iniziava a rilassarsi e a vedere la situazione con un po’ più di ottimismo, contagiato dall’atmosfera allegra che si era venuta a creare.
La mia attenzione fu nuovamente catturata dalla ragazza che, in un goffo tentativo di rimettersi in piedi, aveva finito con l’accasciarsi con un gemito sul pavimento.
Mi avvicinai tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi, mentre lei ancora tremava e tossiva, il respiro affannoso.
Il mio sorriso scomparve per un secondo quando puntò i suoi occhi nei miei come due lance gelide, investendomi con un disprezzo tale che per un momento mi fece desiderare di averla ributtata in acqua.
La studiai: la frangia bagnata le ricadeva davanti agli enormi occhi azzurro-grigi che mi guardavano minacciosi mentre serrava le labbra, innaturalmente tinte di un colore violastro a causa dell’acqua gelida dell’oceano.
Gocce salate continuavano a scivolare dai suoi capelli lunghi e castani al ponte della nave, mentre il corpo snello e sinuoso tremava, avvolto dall’uniforme bianca come da una seconda pelle.
Era pallidissima, il viso morbido e leggermente ovale dai tratti quasi infantili: doveva essere di un paio d’anni più giovane di me.
Ritrassi la mano, riprendendo a sorridere:
“Bè, bel ringraziamento, in perfetto stile della marina!”
Esclamai puntando le mani sui fianchi, un po’ indignato ma non particolarmente sorpreso: che i marines fossero più rudi di molti pirati non era per me un gran novità.
Alle mie spalle alcuni uomini sghignazzarono, lasciandosi andare a commenti spassionati sulla marina e sui suoi membri.
Gli occhi della ragazza si fecero ancora più torvi e aggressivi: se uno sguardo avesse potuto uccidere probabilmente saremmo tutti morti in una frazione di secondo.
Per sua sfortuna però non possedeva questa abilità, e la sua reazione non fece che causare l’aumento delle risate dei pirati.
“Ad ogni modo, benvenuta nella seconda flotta di Barbabianca.”
Esordii cercando di nascondere un sorriso divertito.
“…ma immagino che tu sappia già dove ti trovi.”
Aggiunsi gonfiando il petto d’orgoglio, certo che la nostra fama ci avesse preceduti.
“E tu sei…?”
Domandai cercando di apparire gentile.
“Non ti riguarda”
Mi rispose secca mentre un altro colpo di tosse tornava a scuoterla, cercando di trafiggermi con gli occhi.
Sospirai, lasciando che un sorriso aggressivo comparisse sul mio volto: poteva anche comportarsi da dura, ma nel groviglio di minacce del suo sguardo l’unica cosa che mi trasmetteva con chiarezza era la paura.
“E va bene…”
Sussurrai, senza lasciarmi sfuggire che un brivido più violento degli altri l’aveva scossa davanti al mutamento della mia espressione.
Le diedi le spalle, voltandomi verso i miei uomini che assistevano alla scena divertiti.
“Jugo, ultima cabina a sinistra, sottocoperta.”
Dissi ad un uomo grande e grosso che pacifico stava parlottando con Tai.
“E’ li che rimarrà fino a nuovo ordine.”
Continuai, riferendomi ovviamente alla poco simpatica nuova arrivata.
“Che aspetti? Portacela.”
Conclusi con un sorriso soddisfatto, mentre sistemandomi meglio il cappello davanti agli occhi lasciavo il ponte diretto al mio alloggio, certo che la ragazza fosse troppo debole per causare problemi.
Il mio sorriso divenne due volte più ampio mentre, chiudendomi la porta della cabina alle spalle, mi giungevano alle orecchie le urla furiose della ragazza.
Mi sembrava quasi di vedere la scena: quel colosso di Jugo che con tutta calma se la caricava in spalla mentre lei si dimenava come un anguilla, urlando insulti che avrebbero fatto impallidire anche il più rozzo lupo di mare.
Mi lasciai sfuggire una risata bassa e melodiosa, mentre mi sdraiavo sul letto concedendomi finalmente un po’ di meritato riposo.
 

 
Spazio autrice:
Ed ecco svelata l’identità del misterioso salvatore!
A dire il vero temo che sia una scelta un po’ ovvia la mia, ma non ho potuto resistere XD
E lo so, lo so, anche qui non ho fornito nessuna informazione sul nuovo personaggio, aspetto fisico escluso, ma cosa ci volete fare, mi piace svelare le cose un po’ per volta!
Se avrete la voglia di leggere, arriverà il momento per tutto ;)
Un ringraziamento speciale a  
Lenhara e valepassion che hanno recensito il primo capitolo e a Killy che ha messo la storia nelle seguite! :*
Al prossimo aggiornamento ^^

 
  
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