Erano passati due, se non tre giorni.. Da Halloween.
Spesso, passavo il tempo giocherellando sulla poltrona con un coltello affilatissimo, guardando il telefono di casa, e aspettando che squillasse, ma inutilmente.
Nonostante la voglia immensa di rivederla, di abbracciarla e di…
“MA COSA VADO A PENSARE?”
Urlai lanciando il coltello talmente tanto forte che colpì il muro, restando conficcato nel muro. Decisi che non c’era più tempo di aspettare, e che l’avrei chiamata subito, senza nessuna esitazione, tanto non avrebbe avuto senso per una come lei.
Digitò il numero sul telefono di casa, e con il cuore in mano, aspettò.
Dopo due, se non di più, aveva perso il conto, ma rispose un’esile e dolce voce.
“Pronto?” Disse, quasi come se si volesse nascondere da me, dopotutto era capibile, forse le facevo paura, o ancora peggio, l’avevo fatta soffrire.
A quel pensiero mi alzai di scatto dalla poltrona, sbattendo le mani sul tavolino.
“PER CASO TI HO FATTO SOFFRIRE?”
“Biellorussia…-Sama… P-Per favore, non dica così.” Rispose la vocina esile.
“Smettila di essere così tanto formale, per favore, perché ti comporti così?” Avevo la voce spezzata, e a dire il vero, non mi era mai capitato, chissà perché.
“Io… Aspettavo impaziente una tua chiamata, e ho tanta, tantissima voglia di rivederti. Pensavo che mi avevi dimenticato.”
Rimasi zitta, per più di un secondo, tanto che lei mi chiese se non avevo riattaccato.
“Resta lì dove sei, arrivo subito.”
Dissi, riattaccando quasi subito il telefono, ma di sicuro disse una cosa come “Aspetta.. Cosa?”
Non ci pensai due volte a preparare una valigia, giusto per un cambio e partii subito, arrivando in nemmeno un’ora.
 
Bussai a casa sua, appoggiando la valigia a terra.
Non appena aprì, ci furono tre reazioni: la prima, di sorpesa, che si portò le mani alla bocca; la seconda, di emozione e gioia immensa, tanto che stava per mettersi a piangere; mentre la terza, e secondo me la più importante, mi saltò in braccio, e, quasi inconsciamente la presi.
La piccola e dolce Liechtenstein mi schioccò un bacino a stampo sulle labbra.
“No, guarda che non si fa assolutamente così..”
Le presi il volto, molto delicatamente, almeno, cercando di fare molto delicatamente, visto che avevo paura di rovinarlo, e le leccai le labbra, dando poi un bel bacio alla “francese”, tanto da farla diventare immediatamente rossa.
“N-Natalia, mi dispiace sono stata così egois-“
Le misi un dito sulle labbra morbide.
“Come ho detto la prima volta, sono stata io a costringerti e tutto quello che è successo è solo colpa mia. Va bene così davvero.”
Rimanemmo abbracciate ancora un po’, quando Lili non incominciò a sentire freddo.
“P-Per favore, entriamo, così ti offro qualcosa.. Quanto tempo hai intenzione di stare?”
Presi la valigia e la trasportai dentro, e andando in cucina con lei, tenendola per mano.
Mi volevo godere quel viaggio, ma soprattutto quella persona.
 
Il cuore batteva così forte, da non ascoltare nessun pensiero..
Si può chiamare amore.. Questo??