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Autore: bells swan    20/12/2011    20 recensioni
(Seguito di "Un fidanzato in prestito")
Cinque mesi sono passati da quando quella settimana ha cambiato la vita non solo di Bella, ma anche di Edward. Cinque mesi sono passati da quando Bella ha chiesto aiuto a Edward, chiedendogli di fingersi il suo fidanzato. Adesso, è giunto per la nostra beniamina di ricambiare il favore...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amor non si comanda... o sì?'
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È mio zio Caius a salire in camera mia per dirci che la cena è quasi pronta. “Siete presentabili?” esordisce, prima di entrare in camera mia senza bussare.
No, l’importante è averlo chiesto, penso sarcastico.
Mio zio rimane un attimo interdetto quando ci vede a tre metri di distanza: Bella sul letto col mio pc sulle gambe, io seduto alla scrivania con i libri aperti.
“Ragazzi miei, ma... siete giovani! Posate quella tecnologia e quei libri, e cercate bensì di studiare anatomia sotto le lenzuola” mormora allibito.
Lo fisso sconvolto, anche se avrei dovuto aspettarmi che mio zio Caius pensasse solo al sesso.
“Comunque sia, se volete seguire il mio consiglio fatelo fra qualche ora; la cena è quasi pronta” comunica, prima di scoccare un sorriso a Bella facendole l’occhiolino e andandosene.
Sbuffo annoiato prima di lanciare un’occhiata di fuoco a Bella quando pronuncia: “Tuo zio è così affascinante!”
“Oh, certo, se ti piacciono i vecchi...” borbotto.
“A me non piacciono i vecchi, mi piacciono gli uomini maturi” specifica, prima di scoppiare a ridere.
“Sì be’, mio zio può essere tuo padre quindi non hai molte speranze di conquistarlo” continuo, alzandomi dalla sedia.
Aggrotta le sopracciglia. “Ma io non voglio conquistarlo. A me tuo zio Caius piace, ma posso intenderlo sia generalmente che fisicamente. Per esempio, tuo zio Caius mi piace perché è simpatico e divertente. Il fatto che io lo consideri affascinante non significa che ne sia attratta di conseguenza.”
La fisso con la bocca chiusa, senza saper dire nulla. Non so nemmeno che pensare. Mi sembra impossibile che un discorso del genere sia uscito dalle sue labbra. “È meglio andare, va’” mormoro, aprendole la porta per farla uscire.
“Bella, posso parlarti?”
Ci voltiamo entrambi quando sentiamo la voce incerta di Jessica provenire dalla sua camera. Come fa a sapere il suo nome? Ah, certo, la famiglia... Trattengo Bella per il suo maglione quando cammina verso di lei. Non voglio lasciarla da sola con Jessica.
“Ti aspetto dentro” mormora la ragazza in questione, entrando in camera.
Bella si volta verso di me, incuriosita, la mia mano ancora al maglione. “Che c’è?” mormora.
“Non voglio lasciarti sola con Jessica, soprattutto conoscendo la sua cotta per me.”
“Cosa vuoi che succeda, che mi faccia del male?” domanda, divertita.
“Che ne so? Magari ti insulta, ti prende per i capelli, ti sbatte la testa al muro...”
“Sì e poi prende un coltello che teneva nascosto nel reggiseno e mi accoltella facendomi morire definitivamente” mi interrompe. “Edward, vuole solo parlare...” la difende.
Rimango a fissarla per un istante che sembra infinito, indeciso se lasciarla andare o portarla giù con me. “Okay,” sospiro “ma ti concedo solo cinque minuti, dopodiché salgo e ti sequestro.”
“Dieci” obbietta.
“Sette. E al sesto sono già dietro la porta. O questo o niente” mormoro.
Bella sospira. “Va bene” acconsente, prima di voltarsi e entrare in camera di Jessica.
Rimango lì, fermo, aspettando qualche rumore. Niente. Va bene, posso anche scendere e lo faccio.
”Dov’è Bella?” chiede mia madre quando entro in cucina per prendere una bottiglietta d’acqua. Tutte le femmine di famiglia sono qui.
“Da Jessica” rispondo. “A quanto pare voleva parlarle...”
“Tesoro, mi dispiace... Non immaginavo che Jessica ti creasse tutti questi problemi” si scusa mia zia Sulpicia.
Le sorrido calorosamente. “Tranquilla, zia. Bella non è gelosa.” Do un’occhiata all’orologio: sono passati quattro minuti.
Vado in salotto, dove scopro il resto dei miei familiari, tutti i maschi, seduti a discutere su una partita di foot-ball, trasmessa adesso in tv.
Mio zio Caius si siede vicino a me. “Siete rimasti sopra tre minuti in più. Avete...?” Fa dei cenni significativi, molto significativi.
“No, zio” rispondo, bevendo un sorso di birra presa dal tavolino ripieno di schifezze per i ragazzi.
“Ma voi avete...?”
Sospiro. “Sì, zio.”
“E usate i...?”
“Sì, usiamo anche quelli.” E poco importa se avrei dovuto coniugare il verbo al passato. Do un’occhiata all'orologio: okay, è ora di salire. Ma Bella giunge proprio in questo stesso istante. La osservo, non sembra dispiaciuta, arrabbiata, irritata o altro. Sembra tranquilla.
“Vieni, Bella, siediti al mio posto tanto stavo per alzarmi” mormora Caius, facendomi l’occhiolino.
Bella lo ringrazia con un sorriso, sedendosi vicino a me. Poco importa se è l’unica femmina fra tutti i maschi presenti in stanza. La induco ad appoggiare la schiena al mio petto, un po’ per scena con la famiglia e un po’ per piacere mio. Bella non si tira indietro.
“Come è andata?” chiedo, piano.
“Bene. Si è scusata, e mi ha detto che non sarebbe stata più un peso” comunica con leggerezza. “Nessun accoltellamento” aggiunge dopo.
“Mi fa piacere saperlo” mormoro divertito mentre osservo la sua mano prendermi il bicchiere di birra dalla mia.
Bella ne beve un sorso; non sapevo le piacesse la birra. E infatti non le piace.
Fa una smorfia disgustata, ridandomi il bicchiere. “Che schifo” si lamenta.
Rido, mentre suonano al campanello. Devono essere mio padre con il resto dei familiari.
Stavolta, per Bella ricordare il grado di parentela è più facile, visto che sono in pochi, penso divertito. Prima di poter iniziare a conversare civilmente per approfondire la conoscenza, mia madre ci chiama perché la cena è pronta.
Passiamo un’ora tranquillamente; Jessica davvero non è stata di alcun disturbo, ha riso e scherzato con noi tutti, e ha inserito Bella in vari discorsi femminili. È una cosa che non mi sarei mai aspettato, ma mi fa molto piacere. Fin quando non sento qualcuno farmi il piedino.
Aggrotto le sopracciglia, fissando Jessica. Lei sembra tranquilla, il che mi fa pensare che sia una bravissima attrice. Delicatamente, allontano il piede fin quando qualcuno non lo pesta. Alzo il viso, fissando colei che è seduta davanti  a me. Alice?
Lei mi fissa nera in volto, come arrabbiata perché non l’ho fissata prima. Ma che ne sapevo che era lei? Pensavo fosse Jessica, poteva essere perfettamente lei visto che era seduta vicino Alice!
La fisso di rimando con sguardo nero, prima che lei decida di arrendersi e farmi un piccolo cenno verso Bella. La fisso. Parla con mio zio Aro tranquillamente. Fisso interrogativo mia sorella, non capendo a cosa voglia riferirsi.
Alza gli occhi al cielo, con un’espressione che sembra dire ‘ho un fratello scemo’. Mette una mano in bocca per coprire un finto sbadiglio, e poi con nonchalance appoggia il braccio alzato in alto sulla spalliera di Kristen, mia cugina, la quale non nota niente.
Sgrano gli occhi, con un’espressione che sembra dire ‘ma sei scema?’. Noi comunichiamo così.
Sgrana gli occhi più di me, mentre trasforma l’espressione da annoiata ad incazzata nera.
Scuoto impercettibilmente la testa, facendole capire che no, non c’è bisogno. Stiamo passando tutti una piacevole serata, Bella conversa con mio zio serenamente, non c’è bisogno di gesti affettuosi, la mia pseudo-fidanzata crederebbe che lo faccio perché a volerlo sono io e non per il bisogno effettivo della cosa e... I miei pensieri svaniscono immediatamente, mentre fisso Alice allibito.
Lei vuole che Bella pensi questo!
Alice sorride vittoriosa, mentre alza gli occhi al cielo per poi riabbassarli su di me con un’espressione che sembra dire ‘ci sei arrivato finalmente’.
Passo le mani in faccia, cercando di contenere l’impulso di strozzarla. Faccio di nuovo no con la testa.
Da sorridente, Alice diventa scura in volto. Prende un coltello in mano, impugnandolo con naturalezza. ‘Fallo o te ne farò pentire.’ Alice ne sarebbe capace. Mi sono bastate le volte in cui l’ha fatto durante la mia infanzia. Il suo atto peggiore? Mi ha fatto venire l’orticaria facendomi mangiare delle mandorle – alle quali sono allergico; a sua discolpa posso dire che non sapeva l’effetto che può causare mangiare un cibo di cui si è allergici – tritandole e mettendole in una salsa qualunque, e solo perché avevo tinto i capelli della sua Barbie preferita da biondo cenere a blu elettrico. Mamma l’ha messa in punizione per tre mesi, ma secondo me non le è pesato visto poi come ne ho sofferto io. Fortunatamente, è scomparsa dopo pochissimi giorni, ma io non mi sono più avvicinato a una sua bambola.
Ritornando al presente, deglutisco, pronto a fare come dice. Poso con finta tranquillità il braccio sulla sedia di Bella, vedendo l’espressione soddisfatta di mia sorella. Devo ricordarmi di chiedere a mia madre a cosa è allergica mia sorella.
Nessuno ha notato niente, e Bella non ha fatto nessun cenno interrogativo chiedendomi silenziose spiegazioni. Conversa ancora con zio Aro, nonostante il collo sia a contatto col mio braccio.
Sospiro, più sereno, mentre mi beo di quel contatto.
 
È incredibile quanto silenzio può esserci in tutte le altre serate, e quanta confusione da far venire il mal di testa può esserci adesso. Mi sta scoppiando veramente la testa.
È anche incredibile quanto Bella e Jessica abbiano legato, penso fissandole parlare. Se prima mi stava bene, adesso ho qualche dubbio. Bella dovrebbe essere gelosa di lei, perché le parla? E perché parlano di ragazzi, dovrebbe avere solo occhi per me! Tra l’altro, c’è pure Alice che mette la sua, e questo peggiora le cose.
“Strano, vero?” domanda poi mio zio, facendomi risvegliare dai miei pensieri.
“Cosa?” chiedo stralunato. Non ho sentito.
“Dicevo, strano che Bella e Jessica conversino così facilmente. Cioè, è una cosa carina… ma la tua fidanzata dovrebbe odiarla. No?” Prosegue. “Tutte le mie precedenti esperienze portano a una lite tra donne con capelli e vestiti strappati. Che poi è davvero eccitante” spiega divertito.
Scuoto la testa, sorridendogli agitato. “Bella non è come tutte le altre.”
“Oh sì! Si vede da come vi guardate, sai? Quella ragazza è proprio cotta di te, e devo dire che tu non sei da meno…”
Annuisco, facendolo parlare.
“È proprio quello che gli ho detto anche io, sai?” si intromette Alice, lasciando conversare Jessica e Bella da sole. “Io credo proprio che fra qualche annetto sentiremo il suono delle campane” pronuncia entusiasta mia sorella a zio Caius, entrambi entusiasti.
Li fisso sconvolto. “Siete impazziti?”
“Ma perché, scusa? Non vorresti vedere Bella che cammina verso di te con sguardo innamorato in un bellissimo abito da sposa?” pronuncia sognante Alice. “Zio, scommettiamo? Io dico che entro tre anni questi decidono di convolare a nozze.”
Zio Caius sembra sempre più entusiasta, mentre io sempre più scioccato. “Ci sto! Io dico che decideranno di farlo non prima dei cinque anni. Il conto inizia da luglio, vi siete messi insieme a luglio giusto?” domanda poi.
“Sì” risponde per me Alice, non potendo io parlare. Sono davvero sconvolto.
“State scommettendo su me e Bella?” riesco infine a chiedere.
“Non vederla in questo modo, Edward. Lo facciamo per spronarvi!” esclama zio Caius, scoppiando a ridere, seguito da Alice.
Alzo le mani in segno di resa. “Okay” mormoro. Tanto non vincerà nessuno dei due.
 
Sono le undici di sera quando io e Bella saliamo in camera mia. Nostra.
“Bella…” esordisco, sedendomi sul letto.
“Dimmi” risponde tranquilla.
Sospiro, cercando di calmarmi. “Mi spieghi perché hai fatto amicizia con Jessica?” chiedo.
Bella, che seduta sulla sedia si sta togliendo le scarpe, mi fissa sorpresa. “È vietato?”
“No, certo che no! Ma tu dovresti essere gelosa di lei, non esserle amica! Che diamine ti salta in mente?” chiedo, davvero irritato. È qui per aiutarmi, non per fare nuove amicizie.
Bella aggrotta le sopracciglia, incrociando le braccia al petto. “Che io sappia, Jessica non ti ha più disturbato. Era quello che volevi, no?”
Esatto. Era quello che volevo e l’avevo ottenuto. Sbuffo contrariato. “Sta di fatto che tu dovevi essere gelosa!” esclamo.
Bella emette un gemito strozzato. “Vuoi che sia gelosa? Vuoi che mi comporti come quelle donne insicure che quando ti volti ti rimproverano perché secondo loro le tradisci già? Va bene, Edward, mi comporterò così, adesso scusami ma devo andare a pisciare!” esclama, incazzata nera.
“Ma certo, vai, tanto sei tu quella che si allontana, quella che scappa… l’hai sempre fatto” mormoro.
Siamo entrambi incazzati neri, ma non possiamo urlare. Ci sentirebbero.
Bella si volta immediatamente, fissandomi scura in volto. Alza un sopracciglio. “Ti riferisci a cinque mesi fa, Edward? Ti riferisci a quando tu te ne sei andato?”
Allargo le braccia, comportandomi come un bambino. “Perché tu me lo avevi detto.”
“E che dovevo fare, chiederti di restare?” domanda, sconvolta.
“Sì! Avresti dovuto! Magari ora non staremmo fingendo, tu che ne sai?” sbotto, incrociando le braccia al petto.
“No, sarebbe stato inutile perché saresti partito” borbotta, come se sapesse i miei pensieri.
“No, invece, non sarei partito” rispondo, correggendola.
Bella mi fissa improvvisamente sorpresa, nessuna traccia di nervosismo in volto adesso. E pian piano, mi rendo conto che forse ho la sua stessa espressione. Che cazzo mi è presto?
“Davvero non saresti partito?” domanda. E mi sembra tanto fragile in questo momento…
Sarei partito? O sarei rimasto con lei? Lei non me l’ha chiesto… ma se l’avesse fatto? “Sì” rispondo, stupito quanto se non più di lei. “Sarei rimasto se me l’avessi chiesto.”
Bella sembra stupita da quelle parole. E un po’ lo sono anche io. Non mi sono mai posto la domanda. Rinunciare ad aiutare mio zio quando era ciò che aspettavo da una vita? Però sì, sarei rimasto se fossi stato sicuro che Bella mi avesse voluto accanto. Questa estate l’ho passata ad aiutare mio zio, ma con questo piccolo lavoro extra o senza, sarei diventato lo stesso pediatra.
I miei occhi memorizzano il primo, esitante passo di Bella verso di me. Il secondo. Il terzo. E il quarto. Fin quando non si trova davanti a me.
La camera è al buio più totale se non per i raggi lunari che penetrano dalla finestra senza tenda chiusa. La vedo poco, eppure quel poco che vedo mozza il fiato.
È bellissima, molto più di prima. Nella sua semplicità lo è. Bella non ha bisogno di truccarsi o di vestirsi elegantemente per ammaliarmi, lo fa già con un semplice sguardo, anche quello meno malizioso.
Sento la sua mano posarsi timorosa sul mio petto, e stringere forte la mia camicia quando si fa più convinta. Se lei osa tanto, io oso di più. Piano, con molta lentezza, abbasso il volto, fino a sfiorare i nostri nasi. E siamo tuttavia ancora lontani. Ma quando finalmente le nostre labbra entrano in contatto, è come ritornare a respirare dopo una lunga apnea.
Mi sento molto orgoglioso nell’aver reso io donna Bella. Bella è mia, io sono stato il primo. Ricordo ancora l’agitazione in me quella notte; tentavo di rassicurare lei quando agitato ero io stesso. Avevo paura di farle del male.
Dopo il primo, debole contatto, è come se un fuoco divampasse nelle mie vene. E nelle sue: Bella mi circonda il collo con le braccia mentre io la stringo a me, stringendola per i fianchi. Con un salto, la induco a cingermi i fianchi con le gambe, portandola a letto. La mia camicia è già aperta, benché la indossi ancora. Presto sarà solo un vago ricordo, esattamente come i vestiti di Bella.
“Edward… Aspetta un attimo” mormora improvvisamente, cercando di allontanarmi e facendomi preoccupare.
“Che c’è?” chiedo.
“Non possiamo” esordisce, lei ancora sotto di me.
Aggrotto le sopracciglia. “Perché?” domando disperato.
“Perché la scorsa volta abbiamo fatto sesso nel giro di una settimana, e dopo cinque mesi passiamo mezza giornata insieme e siamo subito a letto. Mi sa tanto di ragazza facile, e io non lo sono. È tutto troppo affrettato! Non fraintendermi, lo voglio quanto te… è solo che abbiamo fatto tutto troppo velocemente” spiega.
Credo di capire. Non approvo la sua scelta, ma capisco.
“Oh… Uhm, okay…” mormoro, allontanandomi e sedendomi sul letto, la schiena contro la tastiera. Non sono arrabbiato, è solo che sono stupito del suo repentino cambio di scelta.
Bella è vicino a me, esattamente seduta come me.
Okay… e ora che si fa?
Mi volto verso di lei, e nello stesso momento anche Bella si volta verso di me. Ci fissiamo negli occhi un secondo, soltanto un secondo, prima che Bella possa mormorare con tono sconfitto: “Oh, al diavolo!” prima di saltarmi letteralmente addosso.
Ecco, ora non capisco cosa sia successo ma approvo in pieno.
Mi distendo a fatica, così da poggiare la schiena sul materasso e avere Bella a cavalcioni su di me.
“Edward…” Ha cambiato nuovamente idea?! “Hai i preservativi?” chiede, scostandosi da me.
Cazzo.
La mia espressione deve parlare chiaro. Non si allontana, si siede su di me. “Allora non possiamo…” mormora delusa.
Fanculo non possiamo! “Aspé, alzati un attimo” le ordino, scendendo dal letto. Non aspetto che mi chieda spiegazioni; con la camicia ancora sbottonata esco dalla mia stanza per andare in quella di zio Caius. Lui deve avere i pre… la soluzione.
Busso freneticamente.
Zio Caius mi apre con solo i boxer in mano, l’espressione stralunata e un telefono cellulare in mano. “Dimmi!” esordisce quando mi vede, illuminandosi.
“Mi servono dei preservativi” esordisco invece io, facendogli sgranare gli occhi.
Mi fa entrare velocemente, chiudendo la porta alle sue spalle. “Edward!” mi rimprovera poi. “Va bene scherzare, ma… Insomma, come puoi chiedere a tuo zio i preservativi?” chiede nero in volto. Si addolcisce di botto. “Certe cose un ragazzo deve averle nei pantaloni, nel portafoglio, nel cassetto, fra le mutande, ovunque purché li abbia” comunica dopo, con la leggerezza di una mamma nello spiegare cosa sono quelle macchioline negli slip della bambina. Cosa che non voglio sapere! Zio Caius mi fa cenno di seguirlo fino al comò, un cassetto tre volte quello piccolo. Apre l’ultimo. “Ecco qui.”
Il cassetto è pieno di preservativi.
“Ci sono quelli profumati, quelli classici, quelli colorati, ritardanti, stimolanti… Quali preferisci?” chiede, tutto contento.
Io sono senza parole. “Eh…” sussurro, incapace di intendere e di volere.
“Vuoi gli stimolanti?”
Mi indispettisco. “Non ho bisogno di questo tipo di preservativi!” esclamo, pensando subito a Bella a cavalcioni su di me. O sotto. O di lato. O contro un muro. O nella doccia. Decisamente, non ne ho bisogno.
Si mette una mano sul cuore, guardandomi commosso. “Proprio come tuo zio.”
“Zio, dammi quelli profumati, va’” ordino, allungando una mano.
Annuisce. “Fragola, banana, ciliegia, kiwi…”
“Sì, tutti e poi già che ci siamo facciamo una macedonia” mormoro sarcastico. Sospiro, facendo una smorfia. “Fragola.”
“Sì vede che sei un maschio” mormora, porgendomi la scatola ancora chiusa dei preservativi. “Fossi stato femmina avresti scelto banana!” esclama ridendo.
“Buonanotte zio” mi congedo. È pazzo.
“Sogni d’oro… No, aspetta: ti auguro una scopata d’oro!”
Chiudo la porta alle mie spalle mentre lo sento ridere ancora, piano ovviamente per non svegliare gli altri. Quando ritorno in camera mia, Bella è ancora seduta sul letto ad aspettarmi.
“Si può sapere che hai fatto?” domanda incuriosita.
“Ho cercato la soluzione” spiego, mostrandole la scatola dei preservativi.
Un sorriso stupendo compare sul suo volto. “Chi te li ha dati?”
“Zio Caius. Ha una scorta in camera sua” rispondo, sedendomi sul letto e stendendomi una seconda volta.
Bella mi è subito sopra, le nostre labbra che sorridenti si incontrano in un bacio. Spogliarla non mi costa nulla, lo faccio con piacere. Con molto piacere. Piano, senza fretta. Siamo stati cinque mesi lontani, adesso voglio approfittarne.
Ed è così strano… Non ho mai creduto al colpo di fulmine. L’amore, per me, è sempre stato un sentimento che nasce piano, è davvero simile alla sbocciatura di un fiore, deve maturare sennò che amore è? Eppure, con Bella ho provato dei sentimenti che vanno al di là della semplice attrazione: per nessuna ragazza avrei rinunciato alla mia estate ad aiutare mio zio. Per Bella lo avrei fatto. Una, due, tre… mille volte. E senza mai pentirmene.
Non credo di esserne innamorato, ma mi è chiaro come il sole che ci sono molto vicino… se non ci sono già.
 
 

Spazio autrice

 
1)La scorsa volta mi ero dimenticata di specificare che Bella non era gelosa, se ci pensate lo aveva detto lei stessa ancor prima di incontrare Jessica per i motivi elencati nel capitolo – credo il secondo. Magari, era solo infastidita :)
2)Alice e Bella sono amiche da poco, lei non ha avuto l’occasione di poter incontrare prima Esme per i vari impegni di quest’ultima, così come non ha incontrato Carlisle.
3)Non ho inserito nei dettagli l’incontro di Bella con il resto dei parenti perché in fondo sarebbe stato superfluo.
4)Edward non aveva nulla che non andava, quando si è arrabbiato :) Capirete tutto nel prossimo capitolo, se l’avessi spiegato in questo la lettura si sarebbe… spezzata.
5)Non credo che ci sia qualcosa di affrettato o troppo lento, in amore. Bella e Edward desideravano fare l’amore con la stessa intensità, e io credo in questo momento. Quello che tutt’e due aspettano. Quando, dove… per me non esiste. Se vuoi, lo fai. Non pensi a nulla. Io la penso così, ma altri possono pure pensare che la cosa sia affrettata e mi va bene: son pensieri :) Ma essendo mia la storia ed essendo che in ogni mia “creatura” c’è qualcosa di mio, ho voluto procedere così.
Okay, null’altro da dire se non che mi dispiace per aver ritardato ma purtroppo non usciva completamente! >.<
Se non dovessi pubblicare null’altro, vi faccio i miei miglior auguri per un felice Natale, a voi e alle vostre famiglie :) Buone feste care, dal più profondo del cuore <3
 
   
 
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