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Autore: Dadasopher    21/12/2011    2 recensioni
«...lottammo a denti stretti entrambi, lei contro il pavimento e io contro la perdizione, due “p” , principio comune per futuri fallimenti...».
Disclaimer: i personaggi di questa storia non mi appartengono e tutto quello che scrivo è frutto della mia mente.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Reita, Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra Diletti e Inganni congetturati.



                                                                                                                             ***


Nessun anima può realmente tangere la terra fertile, inumidita dalle macchie grossolane sgocciolate dal cielo sgozzato.
Si è tinto tutto di un rosso intenso, come se fosse stata combattuta una battaglia strenua tra le forze antiche.
Una cesoia ha aperto un taglio ben definito nella carne non ancora stellata, un tempo celeste e armoniosa,
vi ha conficcato le sue punte malvagiamente e ha continuato a strappare via i fili tinteggiati di un antico armonioso colore.




Osservazione del cielo in una notte invernale solitaria,
Takanori.



                                                                                                                              ***



Scattata la maggiore età era praticamente scontato che tu fossi: cauto, consapevole, coscienzioso, credente e quante altre belle parole seguivano a questa breve elencazione. Il fatto è che decidono tutto loro per te, fin da l'inizio. Ma chi sono in realtà loro? Eh, bella domanda.
Non hanno né indirizzo, né identità accreditata eppure li cerchi accanitamente per reclamare la tua singolarità. Ah certo, sono i fatti. Eccoli.
Gli stessi che hanno cresciuto fin dalle fasce quelli che consideri genitori e che a loro volta hanno operato nello stesso modo con te. Ad alcuni regalano una vita modesta ad altri donano la stupidità.
Ed è qui che inizia la storia mia.
Inizia dai turbamenti di una donna che si è ritrovata con un figliastro sulle spalle, dopo che l'uomo della sua vita l'aveva miseramente lasciata perché stanco di lei e dei suoi interminabili vizi. Però non "li" aveva abbandonati, arrivava sempre quell'assegno mensile a ricordargli che un tal dei tali, residente in un posto migliore del loro ammetteva di avere un figlio (anche se non era mai più stato a trovarlo da quel giorno) e gli cedeva la sua parte giuridica per vivere.
Imparai a capire il valore del denaro quando l'assegno cessò di arrivare, esattamente il giorno in cui avevo raggiunto la maturità.

Avevamo cambiato paese e casa, rimanendo sempre fedeli alla zona spostandoci solo di qualche chilometro, con la prospettiva che anche il futuro mutasse. Ed era quell'insignificante cambiamento, che credevamo essere una svolta, a darci la forza di vivere ancora e di sorridere alla misera vita.
Eravamo cresciuti entrambi, con la differenza che io avevo una testa sulle spalle e lei no. A dire la verità era invecchiata terribilmente con lo svantaggio di non attrarre più come prima gli uomini e per questo s'era rinchiusa in un silenzio inquietante. Almeno aveva preservato la sua rispettabilità; erano stati gli stessi fatti a farla diventare così.
Sentivo di doverla proteggere per quanto poco la stimassi e fossi ricambiato dallo stesso sentimento. Chissà com'era atroce per una donna ottusa come lei non avere avuto un proprio figlio e non essere riuscita a fare nulla della propria vita, a differenza dell'uomo che le era stato accanto.
Per qualche strano motivo avevo un ritratto ideale di mio padre glorioso, forgiato in tal modo solo da ricordi confusi e da qualche dialogo infantile. Insomma il quadro finale era il seguente: lui era un uomo eccezionale con qualche piccolo difettuccio e quella sbagliata era sempre stata lei.

E adesso com'è che mi ero messo a riflettere tanto tristemente sul trascorso? Non c'era tempo, dovevo uscire tra una ventina di minuti e non perdere tempo a osservarmi a vuoto nello specchio del bagno. Finii di passarmi l'eyeliner sugli occhi stando attento alle rifiniture. Ero d'una calma spaventosa se mi ci mettevo, ma stranamente ora la mano mi tremava e mi era venuto fuori un enorme schifezza.
Afferrai l'asciugamano, mi strofinai via il trucco portando via quel mascherone tremendo che rimase stampato esattamente sul giallo canarino; con quell'atto avrei mostrato la mia vera faccia da schiaffi al mondo.
Tanto non avrei di certo rimorchiato stasera se non c'ero riuscito in mesi e mesi di trucco e tiratura.

Prima di evadere andai a salutare la donna in salotto e la trovai addormentata sulla sedia, come l'avevo lasciata prima. Al mio tocco si ridestò e mi guardò
-Taka che ore sono?-
-Sono le nove e mezza esatte esatte e ti eri addormentata al tavolo- aggiunsi un po' preoccupato. Ultimamente capitava troppo spesso che la trovassi a giro in stati del genere.
-Non fare troppo tardi, d'accordo? Domani devi andare a lavoro...- si mosse dalla sedia dirigendosi al divano.
-Veramente domani è domenica-
-Ah, giusto...- si dimostrò imbarazzata per l'errore grossolano che aveva commesso.
-Non aspettarmi alzata, ho intenzione di fare tardi- pronunciate queste parole feci per andarmene
-Taka- invocò il mio nome
-Uhm?- mi girai di scatto già sulla soglia
-Quando me la presenti la tua ragazza?- in quell'istante le brillavano gli occhi.
-Ciao-e richiusi la porta dietro di me.

Probabilmente ora piangeva, sola su quel divano con la coperta tirata fin sopra le cosce ricordandosi di come si era conosciuta con papà.
Le faceva compagnia il tic tac dell'orologio.


Finii nel ritrovarmi in un pub irlandese con quei vecchiacci dei miei amici, diviso trai fumi delle nostre sigarette intellettuali, birre medie doppio malto e le battute scadenti della Feccia Sedicente.
Lui si spacciava per il duro della situazione. E tutti lo detestavamo. Quando se ne andò, a detta sua per incontrare la sua donna, fummo tutti enormemente sollevati.
Eravamo rimasti in quattro, il vero fulcro vivente e compatto della nostra compagnia sgangherata. Si passavano le serate inneggiando quegli ultimi mesi tra vissuti e scorribande, le cretinate che facevamo sempre dichiarandoci aderenti al culto del bello e immorale, un po' futuristi per l'approccio col mondo circostante. Non mancavano di certo gli sfoggi di poesie lascive antiche che avevamo imparato, sfoggiate sempre con le immancabili labbra cariche di risate e divertimento. Io e l'altro cretino laggiù, il Buddha Illuminato, eravamo i due più esaltati del gruppo per queste cose semiserie, seppure la nostra cultura non terminasse solo in versi licenziosi.
Eravamo ragazzi tranquilli alla fine e le droghe del momento poco ci interessavano, preferivamo di gran lunga “sballarci” rincorrendo con uova marce i punk (o come il Buddha li chiama “pAnchettoni”) oppure andare a prendere una birra al pub, il solito ormai da anni e anni.
A proposito di ragazze.
Chissà perché a me tutte finivano con non darmela mai, mentre gli altri invece riscuotevano enorme successo. La scusa era sempre la solita "Sì, sei carino ma vedi...sono uscita da una storia triste e non me la sento e BLA BLA BLA".
Ci intrippammo troppo nel guardare l'approccio di Pisello con una piuttosto carina, che aveva visto in pista pochi minuti prima. Ed erano partite le scommesse sul tempo che sarebbe trascorso prima che gli avrebbe aperto le gambe.
"Che animali ragazzi, che animali!" commentavano due tipe dietro a noi mentre ci guardavano schifate, o almeno così volevano farci credere. Gli altri due si alzarono e andarono a conversare con le finte pudiche per convincerle del fatto che tutti quei ragazzi là dentro erano animali e da lì uscirono discorsi interessanti, mentre io me rimasi con la birra seduto da solo.
Stufo della mia posizione solitaria presi il bicchiere e me ne andai a giro per il locale, pronto ad attaccare bottone col primo stronzo che mi capitasse sotto mano. Ne avevo bisogno, diavolo se ne necessitavo. E mi sarei scelto qualcuno di interessante, purché vi fosse realmente stato lì dentro.

Casualmente in un angolino scuro del locale c'era un uomo molto familiare a me, seppure non ricordassi a quale situazione avrei dovuto associarlo per farmi venire in mente chi egli fosse. A volte quei casi determinano radicalmente le ore della nostra esistenza in modo irreversibile e così fu per noi due.
-Per caso è occupato qui?- posai la mano sulla sedia proprio di fronte a lui. In un primo momento non si era mica accorto della mia presenza e non a caso avevo approfittato della sua distrazione per agire.
-No, prendila pure- ancora quello sguardo intenso.
"è lui, è lui non c'è dubbio". Riavvolsi il nastro indietro a molti anni prima ed effettivamente i due combaciavano alla perfezione. Pieno di esaltazione immotivata riempii lo spazio con la mia presenza fisica. Attesi qualche secondo di imbarazzo per pronunciare qualcosa. Lui s'era acceso una sigaretta non lasciando trapelare nessuna emozione dal suo viso stanco.
E sì, rispetto a qualche tempo prima il suo volto appariva mutato, ma non per questo meno rispettabile.
-Insomma quale buon vento ti manda qui da me?- teneva la Gitanes tra le dita sottili col solito sguardo intenso appeso
-Eri l'unico in mezzo a tanta gente che mi ispirava fiducia- mi accesi pure io una sigaretta.
-Fiducia eh?-fece un sorrisetto riprendendo a fumare non togliendomi però gli occhi di dosso
-Ho come l'impressione di averti visto altrove, sai? Ma dimmi sei sempre così solitario tu?- bevvi l'ultimo sorso della mia Du demon.
Non fece allusioni alla mia osservazione, si limitò a un monosillabo
-Nah-
Per lui probabilmente il dialogo era finito lì e io ero uno scocciatore dell'ultima ora. Ma data la mia indole dispettosa mi divertii a dialogare con quell'uomo
-Ah beh, sei di poche parole e solitario. Un uomo Byroniano- allusi alla figura del bello e dannato per vedere fin dove arrivasse. Almeno avrei potuto valutare se ne fosse realmente valsa la pena di perderci del tempo oppure se sarebbe stato meglio ricercare i ragazzi.
-Invece a te noto che piace fare domande- rispose con un velo di sarcasmo senza essere maleducato- Mi vedi tanto maledetto solo perché una sera mi becchi appartato in un pub? Sei affrettato tu nelle conclusioni- stava al mio gioco e mi piaceva assurdamente la piega della nostra non-conversazione.
-Non è detto che siano conclusioni, erano supposizioni...ehm....come posso chiamarti? Piacere io sono Takanori- sorrisi molto dolcemente porgendogli la mano.
-Oh Takanori, che bel nome. Bah io sono L'uomo Byroniano, no?- rise ricambiando la stretta. L'avevo colto un po' alla sprovvista
-No seriamente, dai, dammi un nome da associare alla tua figura- lo supplicai
-E va bene va bene...Sono Ryo- aveva spento la Gitanes nel portacenere, rificcandosi il pacchetto in tasca.
-Ryo...Uhm...-finsi di pensare volgendo gli occhi al cielo.
-Mentre tu pensi io vado un attimo in bagno- si alzò poco dopo e scomparve lasciando solo una scia di profumo dietro di sé.
Non è che voleva lasciarmi lì solo perché lo avevo seccato con la mia presenza? Fu la prima cosa che mi balenò nella testa e stavo per convincermene se non fu per il tocco gentile che mi riportò alla realtà. Mi aveva poggiato una mano sulla spalla destra e chiamato, così mi girai.
-Pensato abbastanza?- rise nuovamente.
Sussultai.
-Che c'è?- mi si avvicinò un poco per fare passare una tipa, approfittando dell'occasione per guardarle il fondo schiena disinvolto.
Io allora pensai che non era poi così rispettabile. Beh, era naturale per un ragazzo guardare una ragazza, allora perché sul momento mi aveva tanto lasciato attonito? Quel ragazzo trasformato dal tempo in uomo non doveva essere ora molto più serio di quella volta?
Riflettei, giungendo alla conclusione che se fosse realmente stato tale, non si troverebbe in un pub pullulante di single di notte e per giunta da solo. Probabilmente era successo qualcosa tra di loro.
-Poi dai a me del pensieroso eh-constatò e si riappoggiò sulla sedia
-Scusami stavo solo riflettendo- ero leggermente imbarazzato. Capii che era lui a farmi sentire così.
-E su che cosa?-
-Bah, sull'oziare. A volte vorrei essere un panda-
-Un panda? Scherzi?-
-No, affatto. Loro sì che si godono la vita. Mangiano e dormono, basta. Pensa che gli sta pure fatica riprodursi- giocherellavo nervoso col tappetino del bicchiere.
-Ahaahah- era divertito - Hai ragione, però che buffo pensarci di sera. Solitamente i ragazzi giovani come te sono a rimorchiare...- notò giustamente
-Si vede che stasera non mi sento tanto animale come gli altri. Poi mi passa la voglia, insomma mi sento "passivo"- commentai ironico sulla natura degli uomini
-Così giovane e passivo? Maddai- si allungò per darmi una pacchina fraterna sulla solita spalla.
-E tu com'è che sei qui solo soletto?- ribattei guardandolo. Volevo sapere più cose su di lui.
-Bah sono uscito tardi da lavoro e volevo bere- non aggiunse altro e io non chiesi di più. Compresi immediatamente che quell'uomo era consumato da qualcosa e non glielo volli far pesare ulteriormente. Lui parve ringraziarmi per questo, almeno con lo sguardo. Preso alla sprovvista da questo silenzio imbarazzante non fui in grado di girarmi verso il locale e commentare come avrei fatto al mio solito se mi fossi trovato in una situazione analoga. Fu lui piuttosto a ridare una piega al nostro "conoscerci". Riportò con la destra il bicchiere al centro del tavolo abbastanza vicino a sé cosicché potesse giocherellarci e mentre fissava il vetro scheggiato su un bordo mi chiese, con un tono singolare e curioso
-Com'è che i giovani di oggi amano farsi le body modification?- probabilmente si riferiva al mio dilatatore sul lobo destro
-Ti stai autoescludendo dalla categoria forse?- la buttai sull'ironia
-Beh non mi sembra di essere così giovane, caro Takanori. Ormai faccio parte della frangia di quei trentenni che si distacca dall'uomo casa&chiesa&famiglia- commentò la mia osservazione e chiamò la cameriera. Rimasi senza parole di fronte a tanta amarezza velata in una risposta dettata più dallo sconforto del momento che da un reale convincimento personale.
No, si vedeva dai suoi occhi caparbi e brillanti, lui aveva le carte giuste per essere uno di quelli ai vertici, lui era intelligente abbastanza per ottenere quello che voleva. E tutto ciò mi disarmava e incuteva terrore allo stesso tempo.
Osservai come occupava quello spazio durante la conversazione con la cameriera per informarsi degli ultimi cambiamenti riguardo le bevute: occhi rivolti al bicchiere sul tavolo e orecchie concentrate sulle parole della ragazza ed estrema educazione nel chiederle di specificare i nomi delle birre che servivano. Prese una rossa media e io gli feci compagnia allo stesso modo.
-Ah sei uno della Old School, Red Dragon Ale- la buttò lì per obliare la battuta precedente.
-Seh anche io amo le "bibite forti"-risi un poco- dunque caro Ryo di cosa ti occupi?- mi venne spontaneo chiederglielo
-Lavoro nel campo del Marketing da qualche mesetto e non dirlo a nessuno -si avvicinò a me con aria furtiva-...detesto quelle risciacquature mentali che facciamo alla gente. Sai tutta quella "propaganda" mentale, studiamo la gente e decidiamo cosa fargli comprare in base alle nostre esigenze economiche. Fecce dell'umanità stampate su billboards e mandati in onda in TV. *Woland sarebbe felice del nostro operato-scoppiò in una risata spontanea.
Da tutti quei riferimenti criptati a cui mi sottopose intuii che egli era molto acculturato o quanto meno amava leggere, anche se le sue letture non erano propriamente cosine "leggere". Tutto ciò me lo faceva apparire ancora più intrigante. Quando ci fu portata la birra ebbi modo di constatare che aveva delle movenze alquanto buffe: afferrava il bicchiere tenendo il polso piegato in modo che la mano lo prendesse da sopra e non lo sostenesse dal basso, come un saccente bevitore; poi portava alle labbra l'imboccatura del vetro e tirava due sorsetti ascoltandomi.
-Vuoi?- mi offrì una Gitanes prolungando il braccio
-No, grazie. Ma come sono codeste sigarette?- chiesi curioso
-Hanno un tabacco particolare, nero. Sono molto pesanti ma buone, sì sì. Le marche comuni non mi soddisfano così tanto...- si rigirò il pacchetto tra le dita- e poi le fumavano dei grandi, sai?-
glorificò ancora una volta la marca nominandomi Morrison e altri illustri signori.
-Sei un raffinato fumatore, credi poco nel merchandising, bevi birre forti...poi cos'altro ti distingue dalla massa grigia?-
-Esagerato adulatore- sorrise a mo' di gentiluomo- Non sono molto diverso da questi qui che ci circondano sai? Sono un uomo comune senza particolarità- alzò un sopracciglio fissando il rosso spento della bevanda.
-Gli uomini intelligenti parlano così, mi sembra un punto a tuo vantaggio -contro ribattei- su non fare il modesto...oltre al marketing tendi verso qualche altra professione? Immagino di sì per come mi hai descritto entusiasticamente le prospettive lavorative-
-Takanori sei molto acuto- ricalcò il concetto guardandomi dal basso con occhi vispi- Ho studiato legge e ho provato a lavorare in qualche studio ma non era proprio per me quell'ambiente, anche se si fanno bei soldi. A me manca la voglia di stare dietro all'amministrazione e nemmeno il penale è in grado di darmi grandi emozioni, ma preferisco non dilungarmi sui dettagli. In compenso sono un appassionato dell'elettronica e sto vedendo di prendere dei titoli in ingegneria informatica per trovare un lavoro che faccia al mio caso- straordinario come stesse iniziando ad aprirsi con me. Non lo avrei mai detto da uno come lui.
-Ah e quindi lavori e studi?- piegai leggermente la testa a sinistra dopo aver bevuto
-Esattamente-stavolta mandò giù un bel sorso di birra, come per scrollarsi di dosso una idea che non gli piaceva. Vedevo il suo pomo di Adamo rigonfiarsi per l'azione e tornare al suo posto. Con la testa gettata leggermente all'indietro era esattamente il simbolo della virilità, solo per quello scorcio che offriva sotto una luce diffusa.
Attesi da lui una contro domanda, simile ai miei toni, ma questa non ci fu e lo attribuii alla sua estrema riservatezza.
Finimmo le nostre compagne notturne di bevuta scambiandoci ancora qualche battuta insensata riguardante le persone circostanti e venne poi il momento in cui c'era da congedarsi, perché era tardi. Giusto, la famosa scusa del tempo che ricorre spesso e in questa evenienza, troppo presto. A volte la santifico e prego che mi salvi specialmente nelle situazioni imbarazzanti.
Chissà se quella era una situazione da cui dovevo essere salvato...
-Beh Takanori, ti auguro buon proseguimento e mi raccomando vedi di essere meno passivo!-mollò una pacchina sulla mia spalla, la solita di tutta la serata.
-Ma come, mi abbandoni così su due piedi?- lo fermai prima che si alzasse dal tavolo.
-Come ti abbandono scusami?- chiese interrogativamente sbalordito
-Insomma.... non sappiamo se ci rincontreremo mai più...e pensavo che...beh...- l'estrema sicurezza che sfoderavo dimostrava quanto fossi a mio agio con lui (sono ovviamente ironico)
-Massì Taka, la città è piccola, vedrai. Poi sono all'unico edificio di Marketing qui in zona, quindi...-fece spallucce
-Ma che ne so io che abiti qui, potresti esserci capitato e...-non feci in tempo a concludere
-Scusami devo andare, stammi bene- e con ciò mi lasciò lì.

Io? Per l'eccitazione non dormii quella notte, né quella dopo né tanto meno le seguenti. Continuavo a ripetermi mentalmente quello strampalato dialogo.
Ero dannatamente stupido e convinto che l'avrei rivisto. La malvagia idea che se incontri qualcuno non è certamente per caso me l'aveva inculcata la mia matrigna e io ero stata pure a sentirla mentre me lo diceva. Ma ero troppo piccolo e ingenuo per capire se fosse o no qualcosa di serio; però sono quelle cose che ti rimangono dentro e che ti ripeti per trovare un appiglio, anche se sai essere fallaci.

NdA:


  • Woland: è il nome che si da al diavolo nella tradizione tedesca. Io l'ho ripreso dal “Maestro e Margherita” di Bulgakov.
  • Faccio riferimenti alla cultura occidentale non a caso, per due motivi che vi spiegherò: la mia elementare conoscenza della cultura nipponica e specialmente della letteratura, che non mi permette citazioni dotte da lì. Perciò ho trovato più prolifero usare dei modelli che conosco.
    In secondo luogo i personaggi non si sentono radicati nelle loro tradizioni, non a caso escono nel pub Irlandese e “parlano del mondo che sta di qua e non del mondo che sta di la” da loro. Forse sono delusi o amareggiati dalla rigidità della società giapponese, chissà...
  • Il registro del capitolo è volutamente basso, perché necessitavo di esprimere il mondo di Takanori con i suoi coetanei, mentre invece con Ryo riacquista un tono più elevato.


[ E alla fine arriva...LUI. ]
E così si sono conosciuti ufficialmente i nostri due protagonisti della Romance, anche se per Taka era stato amore a prima vista anni e anni prima, inconsapevole della propria sessualità. Beh se fosse solo così sarebbe un'altra fan fiction di amore&sesso, ma io non voglio che la mia fic "odori di sperma" (citaz. Sanguineti su D'annunzio, il piacere) bensì voglio che presenti un modo di vedere la vita diverso, di intepretare l'amore più complessamente di un rapporto sessuale o di uno scambio di effusioni unito a parole d'amore.
Ad ogni modo vedremo se sono riuscita nel mio intento solo a storia finita.

Grazie per l'attenzione,
Valja.



  
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