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Autore: _Cannella_    21/12/2011    5 recensioni
"Fratello, questo è amore...". Misaki si trova in una situazione difficile, che lo costringerà ad esaudire il desiderio di Usagi-san e mettere finalmente al corrente Takahiro del profondo sentimento che lui nutre per lo scrittore. Ma a cosa porterà questa improvvisa rivelazione? E soprattutto, l'amore di Usagi e Misaki sarà abbastanza forte per superare i nuovi ostacoli che la vita gli porrà davanti?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Misaki Takahashi, Takahiro Takahashi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. La quiete dopo la tempesta

 

Era inspiegabile! Provavo una strana sensazione, era come se mi sentissi in colpa, anche se non riuscivo a capirne il motivo. La terapia per il recupero della memoria venne interrotta dall’ingresso di un’infermiera che portava i vassoi con la cena. Controvoglia, mi costrinsi almeno ad assaggiare il riso scotto che mi era stato servito; io avrei cucinato molto meglio! Quel pensiero, all’improvviso, condusse con sè un’altra preoccupazione insensata: mi sembrava di dover assolutamente accertarmi che qualcuno trovasse il pasto pronto, altrimenti la mia bella cucina sarebbe stata ridotta un cumulo di macerie. Quella supposizione era davvero inquietante, tanto che non riuscii a soffocare un piccolo gridolino: « Ah la mia cucina, no! Tenetelo lontano! »

Mio fratello si voltò a guardarmi, stupito. « Cosa c’è Misaki? », chiese, innarcando un soppraciglio.
« No... niente... non so che mi è preso! », risposi, imbarazzato, prima di tornare a giocherellare con il mio riso.
Il giorno seguente, il solito dottore, che ho poi scoperto essere il capo del reparto, era tornato per controllare le mie condizioni, ma, purtroppo, se il fisico stava reagendo bene, lo stesso non si poteva dire della la mia memoria.
« Penso che dovrai restare qui con noi ancora qualche giorno, ragazzo! », concluse, sorridendo, il medico. Io non ci vedevo proprio nulla da ridere, ma non gli negai un sorrisetto di risposta.
Trascorsi la mattina in uno stato di dormiveglia; quella notte non ero riuscito a dormire e così mio fratello aveva insistito perchè provassi a riposarmi. Mentre sonnecchiavo, notai Takahiro uscire dalla mia stanza per poi sparire lungo il corridoio, popolato da un gran numero di donne e uomini in camice bianco, che andavano incessantemente avanti e indietro. Stanco di fingere di dormire, cercai di mettermi seduto sul letto e, preso uno dei manga che qualcuno aveva lasciato sul mio comodino, sprofondai nella lettura, tanto che non mi accorsi del ritorno di mio fratello.
« Misaki, ma come, ti sei già svegliato? », chiese lui, facendomi sobbalzare per la sorpresa.
Io mi limitai ad annuire; ero arrivato al punto cruciale della storia, mancavano pochissime pagine alla fine, come poteva pretendere che gli prestassi attenzione?! Takahiro comprese immediatamente le mie intenzioni, così si rimise a sedere, aspettando pazientemente che concludessi l’ adorazione di uno dei miei manga preferiti.
« Scusami, ma amo quello che scrive questo autore e così, una volta che ho iniziato a leggere, non riesco più a smettere finchè non ho finito! », mi giustificai, esibendomi in un dolce sorriso, accompagnato da due grandi occhi da cucciolo. Non era da me cercare di impietosire così mio fratello, ma, dopotutto, in quei giorni non ero davvero in me! L’idea di aver perso parte del mio passato mi tormentava e anelavo a qualsiasi ricordo che si fosse ripresentato alla mia mente. In ogni caso, non potevo aspettare ancora nel ringraziare Takahiro per essersi ricordato di comprarmi il manga. Probabilmente, a causa della prigionia in ospedale, non sarei mai riuscito a prendere quel numero!
« Comunque, grazie per il bel pensiero... avevo veramente voglia di leggerlo! Ma... come facevi a sapere che sarebbe uscito proprio in questi giorni? », dissi quindi, senza smettere di sorridere.
Takahiro abbassò lo sguardo, quasi combattuto. « Diciamo che me l’ha detto un coniglietto.... », rispose poi, ridacchiando.
Io lo guardai con aria perplessa, che avesse preso una botta in testa pure lui?!
« Ma si dice: me l’ha detto un ucellino! Da dove hai preso questi conigli?! », protestai, canzonandolo giocosamente.
Takahiro tentò di unirsi alla mia ilarità, prima di tornare a parlare di cose più serie. « Il dottore mi ha ordinato di continuare ad aiutarti a recuperare la memoria, quindi preparati! Forse è meglio tornare più indetro nel tempo... sai che scuola stai frequentando? »
«  La Mitsuhashi!», risposi fiero, sia per il fatto di ricordarmi quel dettaglio, sia per il grande prestigio della mia università.
Mio fratello annuì, soddisfatto, anche se qualcosa sembrava turbarlo.
« Tutto bene? », chiesi allora, preoccupato.
« Oh, certo... pensavo solo che la tua è un’amnesia un po’ strana... sembra che ti sia dimenticato solo determinate cose, tutte accomunateda un particolare... sei stato molto selettivo, in un certo senso... Però, dopo tutto quello che era successo, non mi sarei mai aspettato che perdessi proprio quei ricordi... », confessò lui, cercando comunque di tranquillizzarmi.
« Non riesco a seguirti molto bene... », ammisi, sconsolato. Possibile che, nonostante tutte le domande di Takahiro, non riuscissi a recuperare nessuna delle cose che avevo scordato?
 
Due intere giornate trascorsero così, monotone e, soprattutto, indegne di essere ricordate a causa degli scrasi progressi che avevo fatto in merito alla mia memoria. In compenso, però, il mio fisico si era ripreso piuttosto bene e, finalmente, avevo potuto riprendere a muovermi con più serenità! Il dottore mi aveva dato persino l’autorizzazione di fare brevi passeggiata, ma senza esagerare.
Un pomeriggio, nel bel mezzo della solita “seduta per far tornare la memoria a Misaki”, che Takahiro conduceva in modo davvero egregio, mio fratello mi fece una strana proposta. « Ti andrebbe di fare una breve visita ad un mio amico che, come te, è stato ricoverato da poco? Magari una piccola pausa ti farà bene... »
Io rimasi qualche manciata di secondi a riflettere, stupito per quella sua iniziativa, poi, però, non potei non accettare.
Percorsi in silenzio il lungo corridoio che separava la mia stanza dalla meta, affiancato da Takahiro.
« Ecco, ci siamo... », esordì lui, prima di fermarsi davanti alla porta della camera 69.
Io rimasi qualche istante a fissare quel numero, sovrapensiero, finchè un’altra osservazione di mio fratello non mi riportò alla realtà. « Misaki, ti dispiace aspettare qui fuori giusto un minutino?... non sono sicuro che lui sia dell’umore giusto per ricevere visite... »
A quelle parole rimasi un pochino perplesso; davvero esisteva qualcuno che non amava ricevere visite quando si trovava in ospedale?! Alla fine, però, mi costrinsi a rispondere con un “ma certo!” un pochino scettico. Non avevo per niente voglia di incontrare persone nervose e “strane”; avevo già abbastanza problemi, senza dover ascoltare quelli degli altri. Quel pensiero così egoistico mi stupì; ancora una volta stentavo a riconoscermi!
Nel frattempo, Takahiro era entrato nella suddetta stanza e ora si stava dirigendo nuovamente verso la porta, facendomi segno di raggiungerlo. Io esitai, prima di muovere pochi e lenti passi verso il centro della camera. Era una stanzetta molto piccola, deprimente tanto quanto la mia. Le pareti grigiastre conferivano all’ambiente un’atmosfera piuttosto cupa, nonostante le tapparelle alzate permettessero alla luce del sole di penetrere dalle grandi finestre. Dopo che il mio sguardo ebbe perlustrato tutto il luogo, indugiando sui particolari che accounavano tutti gli ambienti di quell’ospedale, focalizzai la mia attenzione sull’uomo seduto sul letto.
Ancora una volta il mio cuore iniziò a martellare nel petto senza alcun motivo; ma cosa mi stava prendendo?!
La voce allegra di mio fratello mi distolse da quei pensieri così intricati. « Misaki, ti presento un mio vecchio compagno del liceo: Usami Akihiko.... ». L’interessato chinò leggermente il capo, in segno di saluto. « Piacere di conoscerti, Misaki-san... », aggiunse, sorridendomi dolcemente. Al battito cardiaco accellerato, si aggiunse così un’inspiegabile sensazione di nostalgia, che, però, cercai di ingorare. « Piacere mio, Usami-sensei! », mi limitai a rispondere, pacatamente.
Imbarazzato dalla mancanza di argomenti di conversazione, abbassai lo sguardo, notando così, distribuiti ad ordine sparso sul pavimento, una decina di fogli accartocciati. « Non sono passati a pulire la vostra stanza? », chiesi, quasi senza accorgermene.
Dopo qualche secondo, in cui avvertii la perplessità che regnava nell’aria, Usami riprese la parola. « Oh, quelli... in realtà le donne delle pulizie sono appena passate, ma io sono un tipo piuttosto disrodinato... », ammise, senza problemi. Sgranai gli occhi, come si faceva, in così poco tempo, a ridurre una stanza  in quelle condizioni?! Istintivamente mi chinai per raccogliere le palline di carta, ma un improvviso dolore al torace mi fece gemere, lasciandomi così bloccato in ginocchio sul pavimento.
« Misaki! », le voci di mio fratello e di Akihiko si unirono in un misto di preoccupazione e ansia.
« Sto bene... », boffonchiai, il fiato corto per lo sforzo di nascondere le fitte che mi colpivano di tanto in tanto. In ogni caso, sentivo il bisogno di spostare l’attenzione da me a qualcun’altro, così iniziai a cercare un buon argomento di conversazione. Dopo poco, mi tornò alla mente che mio fratello mi aveva chiesto se mi pareva di conoscere un certo Usami Akihiko; forse stavo facendo una grande figuraccia, credendo che quella fosse la prima volta che incontravo quell’uomo, ora impegnato in una fitta discussione con una donna che sentivo urlare al telefono. Non appena la chiamata con quella che Usami mi disse essere la sua editrice finì, mi affrettai a porgergli le mie scuse, nel caso mi fossi accidentalmente dimenticato di lui. « Ecco... Usami-san... volevo scusarmi con voi... probabilmente noi ci conosciamo già, ma io ora  non riesco proprio a ricordare.. a causa di un incidente ho perso la memoria e, purtroppo, non sono ancora riuscito a recuperare molti ricordi... », confessai, amareggiato e imbarazzato.
« Non ti devi preoccupare, Misaki... », lo sentii dire con quel tono comprensivo che mi suonava tremendamente familiare.
« Fratellino, io dovrei andare un momento a casa da mia moglie, ti dipiacerebbe rimanere qui con Usami? Potreste farvi compagnia a vicenda! », esordì Takahiro, evidentemente dispiaciuto e mortificato.
Anche se l’idea di rimanere da solo con quell’uomo non mi piaceva affatto, non potevo certo tenere mio fratello lontano da sua moglie, così, sforzandomi di sorridere, gli risposi che avrei trascorso volentieri un po’ di tempo insieme ad Usami-san.
Takahiro si affrettò, allora, ad uscire dalla stanza, mentre io mi accomodai sulla sedia vicino al letto di Akihiko.
« Siete uno scrittore, vero? », domandai, memore di aver intravisto il suo nome sulla copertina di un libro che stava leggendo un mio vicino di stanza. Usami annuì, continuando a fissarmi con quei suoi meravigliosi occhi che passavano dalle sfumature del blu più intenso a quelle di un viola scuro.
« Che genere di libri scrivete? », continuai, visto che l’altro non sembrava intenzionato ad aggiungere altro.
« Diciamo che sono piuttosto versatile... », boffonchiò, trattenendo a stento una risatina. Quel tipo non era davver molto loquace! Ma cosa era venuto in mente a mio fratello?! Perchè mi aveva costretto a stare qui con lui?!
Nonostante le difficoltà iniziali, alla fine la conversazione decollò. Usami mi raccontò che aveva sempre coltivato la sua passione per la scrittura, anche se la sua famiglia aveva tentato di ostacolarlo; inoltre scoprii che aveva trascorso la sua infanzia in Inghilterra e che ora lavorava per la casa editrice del padre di un suo vecchio amico, che aveva “scoperto” il suo talento. Senza troppi riguardi, iniziò a descrivermi ironicamente la sua nuova editrice, che era una specie di demonio con le fattezze di una donna; mi raccontò di come lei lo torturasse e lo costringesse a trascorrere delle intere notti a scrivere, in  modo da rispettare la data di consegna.
In fondo, dovevo ammettere di essermi divertito a parlare con lui, tanto che tornai a fargli visita anche i giorni seguenti. Da quando mio fratello me lo fece conoscere, gli incontri con Usami-san  divennero sempre più assidui e la mia permanenza in ospedale molto meno pesante! Trascorrevo interi pomeriggi in sua compagnia, dimenticandomi così della terapia per il recupero della memoria che il dottore mi aveva “prescritto”. Di quel passo, probabilmente, non sarei mai riuscito a ricordare il mio passato, ma, stranamente, avevo iniziato a non preoccuparmene più.
Le mie giornate erano state completamente riempite da Usami Akihiko e questo sembrava bastarmi.    


Il mio angoletto

Eccoci al terzo capitolo (sono stata abbastanza veloce questa volta, è come se la storia si stesse scrivendo da sola!). In ogni caso, come avrete notato, in questo nuovo capitolo non succede nulla di eclatante (già il titolo lo suggeriva), in ogni caso, spero di rifarmi, in un certo senso, con il prossimo, che, invece, credo sarà più denso di avvenimenti.
Quindi, niente, non la promessa di aggiornare persto, vi lascio.. 

Alla prossima!

  
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