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I swore I’d never fall again
but this don’t even feel  like falling
gravity can’t forget
to pull me back to the ground again
 
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Ho giurato di non cadere più
non ho la sensazione di cadere
la gravità non può dimenticarsi
di rimettermi sulla terra
 
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I miei passi riecheggiano fra le fredde pareti del castello provocando un suono inquietante che mi fa nascere un brivido lungo la schiena.

Le fiaccole tremolanti illuminano stanche il mio cammino lungo il corridoio per le cucine.

L’accesso è severamente proibito agli studenti poiché si può considerare il regno degli elfi domestici, ma penso che allo charme di Blaise Zabini persino loro possano chiudere un occhio e poi, dopotutto, è il suo compleanno.

Mi avvolgo più stretta nel mio mantello e svolto spedita in un corridoio secondario, se i professori mi sorprendessero a quest’ora fuori dal letto non la passerei liscia; non faccio in tempo a pensarlo che mi trovo davanti ad un allegro professor Lumacorno appena uscito dalle cucine:

“Oh, buonasera signorina Greengrass”

“Buonasera professore” rispondo con un sorriso, sono del tutto tranquilla, non oserebbe negare nulla alla sua pupilla.

“Dovrei sanzionarla per essere fuori dal suo dormitorio a questo’ora lo sa ?” mi dice rivolgendomi un sorriso furbo.

“Lo so professore, ma vede è il compleanno di un mio amico …”

“Oh il signor Zabini suppongo, abbiamo appena brindato in cucina, un bravo ragazzo … sua madre è molto famosa oltretutto …” si perde nella sua stessa frase.

“Volevo fargli gli auguri, oggi si è allenato sempre.”

Lumacorno si ridesta alla mia voce:

“Ma certo, ma certo signorina Greengrass, faccia in fretta però ! Buonanotte !”

“Buonanotte professore” e se ne va sorridente, quasi rimbalzando.

Spingo lentamente la porta, la stanza è piccola ma accogliente; il camino è stato acceso  da poco e sul rispettivo ripiano spiccano i colori degli pseudo-berretti/calzini/sciarpe della Mezzosangue-Zannuta.

Blaise è di spalle, seduto alla sedia di un tavolino minuscolo, capace di ospitare solo qualche elfo.

Al suono della porta che si chiude cigolando si volta e mi rivolge un sorriso, non uno di quelli che rivolge alle ragazze per farle dannare, uno di quelli che rivolge solo a me: semplici, spontanei e sublimi.

“Ehi festeggiato! Sono le undici, siamo ancora in tempo per brindare ?” mi avvicino al tavolo dove trovo una bottiglia di burrobirra già stappata, che gentiluomo.

“Sì, direi di sì, gli allenamenti mi hanno distrutto” dice massaggiandosi una gamba.

“Se me lo avessi detto sarei venuta prima”

“No, io ero… avevo un impegno prima” abbassa lo sguardo.

Non voglio neanche saperlo come si chiama il suo impegno.

“Allora a cosa avete brindato tu e Lumacorno ?” svio l’argomento, la giornata del suo compleanno sta per finire e di certo non gliela rovinerò.

“Oh, a un sacco di cose” dice stirandosi e buttando indietro la testa “ al mio compleanno, alle donne, al mie eccezionale in Pozioni, alla bellezza stravolgente di mia madre…”

“Insomma se la tua burrobirra fosse stata alcolica saresti ubriaco marcio !” lo accuso ridendo e dando un sorso alla mia.

“Senza dubbio, ma il suo sospetto fosse Idromele” mi strizza l’occhiolino.

“Si spiegherebbe tutta quell’allegria quando l’ho incontrato qua fuori”

“Probabilmente era brillo Daph, io l’ho capito all’ultimo brindisi, insomma… brindare alla bellezza di mia madre !” scoppiamo a ridere e chiacchieriamo del più e del meno senza preoccupazioni.

Ridendo e scherzando mi accorgo che sta già arrivando la mezzanotte e il compleanno di Blaise sta scivolando via.

Slego il mantello e frugo della tasca interna mentre Blaise mi studia divorato dalla curiosità.

Ne estraggo fuori un pasticcino alla zucca (il suo preferito) sul quale infilzo una candelina verde-argento che accendo con un colpo di bacchetta.

Alla vista di ciò che avevo ideato, Blaise si libera in una risata piena di divertimento e tenerezza e per un attimo mi sembra di sentire un bambino e non un diciassettenne desiderato da tutta la scuola.

Piazzo il pasticcino davanti a lui che prende fiato per soffiare sulla candelina:

“Ti sei ricordato di esprimere il desiderio ?” gli domando.

“Non ho bisogno di esprimerne, in questo momento non mi manca nulla.” nel sentire queste parole il cuore avvampa e mi ritrovo imbarazzata.

“Ti è piaciuto il regalo ?” chiedo cercando di spezzare l’imbarazzo.

Sorride, avvicina la sedia alla mia e mi fa cenno di sedermi sulle sue gambe. E’ successo un sacco di altre volte, ma stavolta sento i battiti accelerare e le gambe tremarmi: davanti all’amore tutti diventiamo umani.

Mi ritrovo cavalcioni sulle sue gambe, le braci nel camino sfrigolano consumandosi.

“Il più bel regalo che potessi farmi è essere qui adesso.”

Il tono serio della sua voce mi fa quasi trasalire, potrei stare qui tutta la notte a inabissarmi nei suoi occhi.

Sento che ora non mi manca niente, che ora tutto sia al suo posto come un puzzle il quale ha impiegato troppo tempo a comporsi, nulla può rovinare questo momento e così mi sporgo assaporando le sue labbra scure che sanno ancora di burrobirra.

“Buon compleanno Blaise.”