Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: aki_penn    21/12/2011    7 recensioni
Mentre il condominio Chupa Cabras si prepara ad affrontare l'estate più calda degli ultimi quindici anni, i suoi inquilini più giovani dovranno imparare a sopravvivere a loro stessi. Tra portinaie pettegole, padri apprensivi, furti di ventilatori e agognate quanto temute prime volte, l'estate di Soul Eater.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Death the Kid, Liz Thompson, Patty Thompson, Tsubaki | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Trentotto scalini'
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Trentotto scalini

Capitolo Diciottesimo

Il maschio Alpha

 

Black*Star stava sdraiato sugli scogli bianchi, afflosciato come un capodoglio spiaggiato. Sembrava stesse prendendo il sole, ma a un osservatore attento sarebbe stato chiaro che la sua posizione a stella marina era dovuta a un grande impegno nella pesca. Non avendo nulla su cui appoggiare la canna, per pigrizia l’aveva bloccata sotto la pancia e così stava da due ore almeno, sonnecchiando.

Aprì un occhio, quando sentì i passi pesanti di qualcuno avanzare sugli scogli.

“ ‘giorno” salutò Soul strascicato, con gli occhiali da sole e i bermuda. Lasciò cadere il telo da mare sul grande masso bianco per poi sdraiarcisi. Non aveva dormito praticamente nulla quella notte, era stanchissimo.

Rimasero in silenzio mentre Soul si sistemava a pancia in su, con gli occhi chiusi e le ginocchia piegate.

“Ieri sera, Maka mi sembrava davvero incacchiata, ti ha strappato qualche arto?” chiese con voce sonnacchiosa. Non aveva una gran voglia di parlare, ma gli sembrava sbagliato che Soul stesse accanto a lui senza degnarlo di particolare attenzione.

“Abbiamo fatto sesso” disse Soul, piatto, come se stesse parlando di qualcun altro. Black*Star alzò le sopracciglia e si issò sulle braccia, tanto che per poco la sua canna da pesca non precipitò giù dalla scogliera.

“E com’è stato?”

“Uno schifo” ammise Soul scocciato, da dietro le lenti scure.  “Ha fatto male a lei, ha fatto male a me e credo pure di aver fatto una pessima figura!” continuò esasperato.

Black*Star fece una smorfia con la bocca “E quindi non vuoi riprovarci?” domandò un po’ stupito. Sembrava che tutti in quel posto non gli credessero quando diceva che la seconda volta era meglio. Avrebbe dovuto farlo parlare con Tsubaki, era abbastanza sicuro che si fosse ricreduta dopo la performance nella vasca da bagno.

“Lo rifarei anche adesso” esalò con un sospiro, distendendo le gambe sul telo e mettendo le braccia dietro alla testa.

“Oh, ecco!” si compiacque Black*Star. Finalmente qualcuno che gli desse ascolto, cosa buona e giusta, perché lui aveva sempre ragione.

 

§

 

“Ci sarebbe da sistemare il letto svedese, è saltata una vite” disse Medusa, sorniona, mentre Stein era già sulla porta ed Elka e Crona facevano il sudoku al tavolo della cucina.

“Mi hai preso per un tuttofare? Io odio quel letto svedese. Arrangiati.” rispose con un sorriso. Medusa gli dedicò un altro sorrisetto “Attento, magari la prossima volta nel tuo pasticcio di carne potrebbe cadermi inavvertitamente del cianuro”

Stein annuì “Non è un problema, tanto non l’ho mangiato nemmeno sta sera. È lì che concima la tua pianta” disse allegro indicando il vegetale in questione, che verdeggiava vicino alla finestra spalancata.

La donna alzò le spalle “E va bene. Vorrà dire che dovrò chiedere a Free di aiutarmi” fece con voce maliziosa, mentre Crona sosteneva di non sapere come comportarsi con un sudoku che vantasse la dicitura esperto.

“Però credo che per ringraziarlo dovrò invitare lui a cena” aggiunse guardandolo dal basso. Stein alzò le sopracciglia “Oh, non è cosa che mi preoccupi. Qui dentro ci stiamo comodamente anche in due” le disse con una smorfia. La mandibola di Medusa si contrasse un poco mentre Elka balzava in piedi per andare a chiudere le orecchie di Crona con le mani.

“Scusa Elka, ma non capisco. Nella nostra cucina ci sta un bel po’ di gente. A volte vengono a trovarci in contemporanea sia le portinaie che il dottor Stein che Liz del terzo piano” fece notare ingenuamente, senza aver capito di cosa si stessero parlando veramente.

“Va bene che il signor Free è alto, ma non occupa tutta la stanza e…”

Medusa, che non stava ascoltando quel discorso delirante, si morse l’interno delle guance per poi rispondere “Non devi nascondere le tue mancanze dando la colpa agli altri”.

Fece un passo in avanti, uscendo a pestare lo zerbino, mentre lui arretrava sul pianerottolo. Da dentro, Elka e Crona non potevano più vederli.

Si guardarono per qualche secondo, non era la prima volta che si salutavano insultandosi.

Fu lei a prenderlo per i capelli e a tirarlo giù, alla sua altezza, per appoggiare le labbra sulle sue. Stein la spintonò contro al muro, incurante del fatto che ciò le avrebbe procurato una certa dose di dolore, ma quello un po’ glielo doveva, e fece scivolare la lingua nella bocca di lei. Medusa gli morse il labbro e lo portò sempre più giù, tirandogli i capelli, mentre lui era costretto ad appoggiarsi al muro freddo del vano scala per non cascarle addosso. Si separarono con una spinta di lei, entrambi col fiatone, come se avessero corso.

“Baci come un dodicenne” commentò Medusa pulendosi la bocca. Stein sbuffò “E’ stata un’idea tua, io avrei preferito limonare con il cane del signor Free”

E quest’ultima frase fu l’unica che Tsubaki, che stava salendo le scale, origliò per caso. Medusa e Stein si voltarono verso di lei e sorrisero smaliziati “Buona sera, Tsubaki. C’è un bel caldo, eh?” fece la donna con quel suo solito tono di gentilezza un po’ inquietante.

Tsubaki fece una risatina un po’ a disagio per poi annuire e proseguire la tua risalita per le scale. I due la salutarono con la mano e subito dopo ripresero a bisticciare “Sapevo che ti piaceva vivisezionare le rane, non immaginavo che avessi altri interessi verso le bestie. Devo forse chiamare la protezione animali?”

Arrivata davanti all’appartamento di Liz, Kid e Patty, Tsubaki si fermò. Le avevano detto di avere degli zampironi comprati in più per sbaglio, e lei e la sua famiglia, durante la cena in giardino, rischiavano di essere letteralmente mangiati dalle zanzare.

Spinse un poco la porta, che si rivelò aperta. Fece qualche passo nel disimpegno, prima di chiedere a bassa voce “C’è qualcuno?”

Non ricevette nessuna risposta, ma dal salotto provenivano rumori sommessi e una luce colorata vagamente a intermittenza.

Si affacciò alla porta, cercando di fare il meno rumore possibile e rimanendo piuttosto perplessa per via di ciò che aveva davanti.

Liz, coi popcorn a mezz’aria, guardava lo schermo imbambolata, accanto a lei, Kid aveva la stessa identica espressione, ma allo stesso tempo era impegnato a coprire gli occhi a Patty con una mano.

Quest’ultima un po’ cercava di aprirsi un varco tra le dita di Kid per poter vedere cosa stava succedendo, un po’ cercava di coprire a sua volta gli occhi al suo peluche a forma di giraffa, che essendo inanimato non poteva ribellarsi.

Kid e Liz rimasero impalati, senza nemmeno sbattere le ciglia, per qualche secondo, mentre Patty cercava di liberarsi dall’ingombro che non le permetteva di vedere la televisione come facevano invece gli altri due.

Tsubaki dovette schiarirsi la voce perché la combriccola si accorgesse della sua presenza.

Liz sobbalzò, presa alla sprovvista, e la guardò con aria stralunata, prima di dire “Tsubaki, lo sapevi che Ashura Kishin sarebbe apparso nudo in una scena de L’amore del Kishin? Su Death City Gossip non lo dicevano”

“Nudo integrale” ci tenne a precisare Kid tossicchiando incerto.

Patty si affacciò, da dietro ai più grandi, e con un sorriso fece vedere il pollice in segno di vittoria. Tsubaki immaginò che, alla fine, anche lei fosse riuscita a intravedere le vergogne del Kishin Ashura.

Ripresisi tutti dall’iniziale sconvolgimento, Liz guardò Tsubaki con aria critica “Tu come sei entrata?”

La ragazza si grattò la testa un po’ imbarazzata “Oh, scusatemi…la porta era aperta e nessuno rispondeva e allora…” avrebbe continuato a spiegare se Liz non si fosse girata di scatto verso il suo coinquilino “Avevi detto che l’avevi aggiustata!” strillò come un’aquila.

“Sì che l’ho aggiustata, secondo il mio gusto” si affrettò a rispondere Kid imperturbabile.

“E quale sarebbe il tuo gusto? Un open space?” strillò ancora lei, mentre sua sorella, trascinandosi dietro una giraffa, si avvicinava a Tsubaki.

“Di cosa avevi bisogno? Volevi vedere anche tu il Kishin nudo?” domandò la ragazzina, facendo arrossire violentemente Tsubaki, che alzò le mani in segno di resa.

“No, ecco…io e i miei genitori stavamo mangiando in giardino e ci sono un sacco di zanzare e ci chiedevamo se per caso non avreste da prestarci uno zampirone”

Kid distolse la sua attenzione da Liz per darla tutta alla nuova venuta “Certo che ne abbiamo, ma posso prestarteli solo in confezione da otto. Sono impacchettati e non li voglio sfusi per l’armadio, disturbano la mia quiete”

“Quiete un cacchio! Quando ci deruberanno vedrai la quiete!” sbottò Liz indignata, incrociando le braccia, mentre Kid zampettava in camera sua a prendere gli zampironi.

“Scusa Liz. Non volevo disturbare” tubò Tsubaki, avvicinandosi a passi piccoli e incerti all’amica, che stava seduta sul divano con aria furiosa. Liz sbuffò “Figurati, non è colpa tua. Almeno adesso so che siamo alla mercé di qualsiasi ladro, metterò un comò davanti alla porta. Il mio senso estetico, il mio senso estetico un cacchio, dico io!” brontolò ancora all’indirizzo di Kid.

Tsubaki avrebbe voluto dirle che non era una cosa così terribile, che prima o poi le fisse di Kid sarebbero scomparse, che tanto il Chupa Cabras aveva un cane da guardia e poi quale ladro sano di mente avrebbe cercato di derubare un condominio simile?, ma la sua attenzione fu attratta da altro.

Aprì un poco la bocca, stupefatta.

“E …ehm…questi cosa sono?” domandò indicando un treppiedi sul quale stava appeso un foglio con vari schizzi fatti a matita. Poco distante, con gran cura, qualcuno aveva lasciato un goniometro e un compasso. Tsubaki non era tipo che amasse impicciarsi, ma in quel caso aveva parlato prima ancora di pensare. Certe cose non poteva non volerle sapere.

“Oh, mio dio. È vero” esalò Liz ricordatasi di ciò che faceva bella mostra di sé nel loro salotto. Si coprì la faccia con una mano e sospirò rassegnata.

“Lo…lo ha fatto…” cominciò la ragazza imbarazzata, rendendosi conto che forse avrebbe dovuto farsi gli affari propri.

“Li ha fatti Kid. Ovviamente” spiegò Liz seccata, riprendendo la sua naturale intraprendenza, poi con un sospiro spiegò “Ha detto che vuole fare sesso con me”

“Che è un bene, no?” chiese Tsubaki un po’ imbarazzata.

“Però vuole studiare per bene la dinamica. E quale metodo migliore che fare dei disegni idioti da mostrare a chiunque entri in casa nostra!”

“Sta mattina l’ha visto anche il signor amministratore” esclamò Patty allegra, stringendo al petto la sua giraffa. “E gli è anche piaciuto” commentò Liz molto meno entusiasta.

“Beh…in effetti pare piuttosto portato per questo tipo di opere” disse Tsubaki che non vedeva l’ora che Kid tornasse con gli zampironi, non sapeva cosa dire per allietare l’animo di Liz.

La ragazza sbuffò di nuovo “Sì, certo se avessi la spina dorsale fatta di gomma sarebbero anche cose realizzabili”

“Pornogomma!” esclamò Patty allegra.

Liz chiuse gli occhi e allungò le gambe in avanti per stirarle “Credo mi verrà una crisi”

Tsubaki annuì comprensiva.

 

§

 

Maka, seduta sul sellino della vespa di Soul, non era interessata al fatto che il suo gelato alla fragola, non ancora toccato, le si stesse sciogliendo sulle dita, non era interessata al fatto che il pescivendolo annunciasse sconti fantastici sul pesce persico e nemmeno che i vigili del fuoco stessero bestemmiando per tirare giù la finestra di una tizio che si era chiuso fuori di casa, intasando tutta la strada.

La marmitta della vespa era ancora calda e anche standovi non troppo vicina, con le gambe a penzoloni poteva percepirne il calore. Il sole era cocente nelle prime ore del pomeriggio e in pochi minuti aveva squagliato il suo gelato intonso.

Tutto questo non le interessava, l’unica cosa che attirava la sua attenzione era la lingua di Soul nella sua bocca e le sue mani sui fianchi. Era più probabile che si sciogliesse per quel contatto che per il caldo incredibile che faceva sotto il sole.

Erano parcheggiati sotto il sole, seduti entrambi sul sedile della vespa, uno di fronte all’altro. Maka gli circondava il collo con le braccia, mentre il gelato freddo colava dal cono fino sulle sue dita, diventando appiccicoso.

Soul sospirò sulla bocca di lei mentre i suoi codini gli solleticavano il collo, stavano sudando entrambi e forse sarebbe successo anche se non fossero state le tre del pomeriggio di una giornata di pieno agosto.

Maka se lo avvicinò un poco forzandolo col polso dietro il collo e lui non ebbe niente in contrario.

Un paio di vecchietti, seduti all’ombra della tenda del bar, li guardavano con disapprovazione.

“Ai miei tempi non si facevamo certe cose sconce in pubblico” lamentava uno fumando un sigaro, mentre l’altro gli dava manforte.

Soul fece scivolare poco più su la mano, che strisciò sul vestitino a fiori senza che Maka se ne preoccupasse, troppo occupata a pensare a come la lingua di lui stava accarezzando la sua.

Deglutì e sbarrò gli occhi quasi stupita, sempre circondandolo con le braccia, quando lui si allontanò abbastanza da vederla per bene in faccia. Si leccò le labbra umide e fece un lungo respiro prima di chiedere “Ti va di andare a casa?”

Maka lo fissò, sapeva che quel ti va di andare a casa? non significava propriamente quello che avrebbe inteso in qualsiasi altra situazione.

Lo guardò con gli occhi spalancati, mentre lui incrociava mentalmente le dita, per non beccarsi un cazzotto sdegnoso.

Ci pensò un po’, imbarazzata, era perfino più strano di quando era successo nel cortile del Chupa Cabras, ma alla fine annuì con uno sfarfallio di codini.

Soul si morsicò di nuovo le labbra prima di distogliere lo sguardo e voltarsi verso il manubrio “Okay”

Arrivarono in cortile facendo un gran rumore, neanche fossero a cavallo di un’Harley, il cane da guardia abbaiò, Liz sobbalzò e il signor Free per poco non si segò un braccio con la motosega per lo spavento. L’attrezzo glielo aveva prestato Giriko del secondo piano, sembrava proprio ne avesse una discreta collezione, chissà cosa ci faceva. Elka aveva detto che ci faceva a pezzi i cadaveri, ma Free aveva ribattuto che secondo lui il signor Giriko era un animo tranquillo.

Soul voltò, girando attorno alla casa e parcheggiando accanto all’utilitaria dei suoi genitori, per farlo sfregò anche la copertura di gomma del manubrio sulla carrozzeria dell’auto di famiglia. Ci sarebbero state delle ripercussioni, ma in quel momento gli interessava ben poco.

Maka saltò giù dallo scooter e lo aspettò mentre scendeva a sua volta, si sentiva un po’ strana e la situazione non cambiò neanche quando lui la prese per mano, non si erano mai presi per mano. Camminarono a passo svelto fino alla porta principale. Lì accanto, Liz leggeva una rivista, probabilmente alla ricerca di un articolo che parlasse dello scandaloso nudo del Kishin Ashura.

“Liz” chiamò Maka da poco distante, mentre sia lei che Soul si avvicinavano veloci. La ragazza alzò la testa per guardare la sua interlocutrice, che senza tante cerimonie le mise in mano il gelato e sparì oltre la porta del condominio.

“Ma che…” iniziò a dire Liz.

“Non l’ho neanche toccato” disse Maka in un’eco dell’androne delle scale. Liz si affacciò per guardarla, ma i due erano già spariti al piano di sopra.

Mentre saliva le scale, accaldata, si rese conto che Soul stava quasi correndo. Non sapeva bene cosa pensare, forse il caldo aveva rallentato le sue funzioni cerebrali. Corsero fino al quinto piano, facendo un gran rumore, ma non incontrando nessuno, Soul la tirava per la mano, che teneva sempre più stretta.

La lasciò solo quando arrivarono davanti alla porta di casa Evans. Il braccio di Maka ricadde mollemente al suo fianco, senza che lei opponesse resistenza, mentre lui cercava frettolosamente le chiavi nelle tasche.

Maka contrasse i muscoli delle gambe e strinse i pugni, mentre Soul infilava la chiave nella toppa e finalmente apriva la porta. Entrò con un balzo e si voltò a guardarla nel centro del pianerottolo, un po’ imbambolata. Si guardarono negli occhi per un secondo, poi Soul allungò la mano, afferrò quella di lei e la trascinò dentro.

Finì schiacciata contro la porta con Soul addosso che la baciava come se fosse stata l’ultima cosa possibile da fare in quel momento. Sospirò mentre le baciava il collo e le dita sporche di gelato.

Maka appoggiò ansimante la fronte a quella di lui, si guardarono di nuovo.

“E’ un po’ imbarazzante” ammise con un sorrisetto un po’ tirato, mentre gli occhi rossi di Soul erano più vicini che mai.

“Già” fece eco lui, contraccambiando lo sguardo. Si morse l’interno delle guance, distogliendolo da quello verde di Maka, mentre le loro fronti rimanevano a contatto.

“Andiamo di là?” chiese accennando alla sua stanza.

Maka annuì e lo seguì lentamente oltre la porta di legno e vetro, con la mano stretta in quella di lui. passato l’entusiasmo erano di nuovo imbarazzati. Pensandoci, non si erano mai visti nudi davvero. Soul l’aveva vista dalla finestra mentre si faceva la doccia, ma lei non lo sapeva e comunque non contava.

Uno di fronte all’altro ne troppo vicini ne troppo lontani, Soul aveva mollato la mano di Maka e non sapeva più come riprendere il contatto.

“Comincio io?” chiese, ma non diede a Maka il tempo di rispondere perché piegò le ginocchia e si fece avanti di un passo per afferrare i lembi del vestito leggero di lei e alzarli per toglierlo. Maka, inconsciamente, alzò le braccia per farselo levare, rimanendo in intimo spaiato.

Lui le lanciò uno sguardo fugace mentre si toglieva da solo maglia e pantaloncini. Maka, rossa come un pomodoro, fece lo stesso con le scarpe, rimanere mezza nuda davanti a lui senza fare nulla era la cosa più imbarazzante del mondo.

Non fece in tempo a rimettersi dritta che Soul l’aveva già ripresa tra le braccia e la stringeva. Maka sorrise, vergognandosi un po’ nel ritrovarsi a pensare che se erano appiccicati non c’era nulla di sbagliato o imbarazzante.

 

§

 

Soul, sdraiato sul bordo del letto, con la faccia schiacciata sul materasso con aria depressa, seguiva col dito le fughe tra le piastrelle.

Soffocò, tossicchiò e strizzò gli occhi quando Maka gli atterrò di peso sulla schiena, completamente nuda, ma non particolarmente preoccupata della cosa.

“Che cos’hai?” chiese, mentre il suo petto aderiva alla schiena di lui. Soul mugugnò.

“Niente” esalò poi, sofferente.

“Non ti è piaciuto?” chiese Maka, che fino a due ore prima non avrebbe mai creduto che le sarebbe capitato  di domandare a qualcuno una cosa del genere. Soul mugugnò senza guardarla, prima di rispondere col suo solito tono strascicato “No, mi è piaciuto, è a te che non è piaciuto”

Maka ridacchiò, Soul sentì il suo petto muoversi sulla sua schiena mentre sghignazzava alle sue spalle.

“Non mi dire che ti senti inadeguato al tuo ruolo”

“Non prendermi in giro, da maschio Alpha quale sono dovrei…” cominciò serissimo senza riuscire a completare la frase perché Maka si mise a ridere  sguaiatamente.

“Cosa saresti tu?” chiese canzonatoria. Soul sprofondò con la faccia nel cuscino e disse qualche cosa che lei poté faticosamente tradurre con smettila di prendermi in giro.

Sorrise e appoggiò la testa tra le sue scapole fissando con aria serena il muro davanti a sé, finché la sua attenzione non fu attratta da qualche cosa che stava appoggiato sul comodino del ragazzo.

“L’hai finito?” domandò, riferendosi al libro che lei stessa gli aveva prestato.

Soul alzò la testa dal guanciale e fece una smorfia “Mi manca l’epilogo” spiegò strascicando le parole.

“Hai capito chi è l’assassino?” domandò ancora lei. Soul scosse la testa. Lei si morse il labbro “Neanche io. Lo leggiamo insieme?”

 

 

 

 

 

Aki_Penn parla a vanvera:

Avevo detto che ero super carica per questo capitolo, ma tutto il mio entusiasmo si è sgonfiato strada facendo, perché è venuto fuori proprio uno sgorbio. Mi sembra tutto piuttosto frettoloso, ma allo stesso tempo faccio fatica a capire come potrei sistemarlo. Mi spiace tanto avervi fatto aspettare tanto per poi propinarvi questa…cosa, ma non c’era nulla di meglio.

Per quanto riguarda la scena di Liz, Kid e Patty che guardano la televisione diciamo che è stata deliberatamente rubata da una fanart che ho trovato e che mi ha fatto sbellicare dalle risate. So che non ha molto senso fare questa cosa, ma mi piaceva davvero troppo e ne ho approfittato per imbastire un po’ il capitolo, spero che non sia un problema per nessuno. Come al solito non posso fare altro che ringraziarvi tantissimo per tutto il sostegno che mi date. Grazie davvero! Non sapete quanto mi rendete felice! *-*

 

Aki_Penn

 

 

 

 

   
 
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