Capitolo 1
L’incantesimo era semplice, ma proprio non riusciva a concentrarsi.
Sakura cercò invano di escludere dalla sua mente il brusio di voci in sottofondo
mentre allungava la mano verso il piccolo vaso che aveva davanti a sé,
appoggiato sulla cattedra. Doveva usare solo un’unghia della sua potenza per far
nascere da quel piccolo seme una piantina di Margherita.
Perché
a me? pensò per l’ennesima
volta.
Già la odiavano tutti perché i suoi poteri superavano di gran lunga
quelli di tutta la scuola, e c’era qualche professore anziano che diceva che di
incantesimi così potenti non se ne vedevano da decenni, lì nel Regno della
Terra.
“Non ce la farà!” un altro bisbiglio maligno della perfida Kana fece
ridere più rumorosamente il piccolo corteo di ochette che si portava
dietro.
E mentre ogni sforzo di concentrazione andava in pezzi, Sakura sostituì
la calma con la rabbia facendo esplodere il vaso di fronte a sé. In pochi attimi
un gigantesco albero crebbe
rompendo la cattedra sotto di lui, mentre sui rami, tra le verdissime
foglie sbocciavano mille e più margherite.
“Ops” sussurrò la rosa, osservando l’albero schiacciarsi contro il
soffitto e tentare di sfondarlo.
“La lezione finisce qui! Tornate subito nei vostri dormitori fino alla
prossima lezione!” urlò l’insegnante, aprendo la porta per far uscire tutti.
“Sakura..tu vai in presidenza!”
Hinata sospirò ancora, seduta sul basso muretto che si trovava in cima ad
una torre del castello. Sola,
chiese alle prime stelle quando
avrebbe rivisto la sua famiglia.
Rinchiusa in quel tempio da
quando aveva memoria, i monaci dell’Aria erano diventati la sua nuova
famiglia. Negli ultimi
cinquant’anni non era nato più nessuno che riuscisse a dominare l’Aria; quando
suo padre aveva scoperto che lei riusciva a dominare quell’elemento che sembrava
scomparso, non aveva esitato a spedirla in quel tempio isolato dal mondo,
chiedendo che venisse istruita e pretendendo da lei di essere la
migliore.
O almeno era così che raccontavano i monaci anziani, di quelli che
avevano almeno cent’anni per gamba.
La porta alle sue spalle si aprì cigolando, cogliendola di sorpresa. Un monaco si affacciò preceduto
dall’ingombrante presenza del suo nasone, che Hinata era certa di averglielo
fatto allungare lei stessa, quando da bimba glielo tirava, sorprendentemente
dispettosa.
L’uomo si allisciò la lunga barba bianca “Hinata, c’è qualcuno che vuole
vederti..ti sta aspettando nella tua stanza”
“Perché a me?” sospirò, seguendo docile il suo
maestro.
TenTen atterrò con una capriola dietro una grande quercia, larga
abbastanza da riuscire a coprire bene il suo corpo. Si impose la calma, mentre cercava di
regolarizzare il respiro affannato.
Esitò un attimo, prima di sporgersi un millimetro per controllare la
situazione.
Il sibilo di un piccolo pugnale che trafiggeva l’aria avvisò TenTen del
pericolo, ritirandosi giusto in tempo.
“Vuole la guerra? E guerra sia!” escamò tirando fuori anch’ella un
pugnale. Ne sfiorò la superfice della lama, e questa prese fuoco, per poi
lanciarlo alla cieca.
Sapeva benissimo che a quel punto il suo amico Rock Lee aveva tolto i
pesi, diventando così molto più veloce del normale.
Ma non fece in tempo a prendere un altro pugnale che il suo maestro le
era apparso davanti, accanto Rock Lee.
“Fine dell’allenamento TenTen! Adesso vieni, devo
parlarti”
Perché
a me?
Pensò sospirando, lanciando un’occhiataccia all’amico che le faceva il segno
della vittoria sorridendo.
Ino nuotò velocemente, muovendo elegantemente la lunga coda da sirena.
Seduta sugli scogli insieme alle sue amiche si era accorta di essere davvero in
ritardo per la cena, sua mamma le avrebbe
rifilato una bella strigliata una volta tornata a casa.
Si fermò solo un attimo, a guardare la sua meravigliosa città sommersa,
capitale del Regno dell’Acqua. Luci magiche uscivano dalle case, sirene e
tritoni correvano di qua e di la, sempre in movimento. La sua casa si trovava in
periferia, e non ci mise molto a raggiungerla, ci volle molto di più a capire
quello che stava succedendo.
Perché sua mamma stava piangendo? Perché c’erano quei tritoni in casa
sua?
Perché
a me?
Pensò raggiungendo sua mamma.
Due tritoni con elmi e lunghi tridenti luccicanti stavano accanto a sua
madre, le mani appoggiate sulle esili spalle, come a volerla
consolare.
“Cosa sta succedendo?” ebbe
il coraggio di chiedere.
Un tritone alla sua destra avanzò verso di lei, mentre con tono solenne
annunciava “Ino, siete stata chiamata per una missione e siete attesa a
palazzo”
Sua madre si fece spazio fino a lei,
l’abbracciò.
“Vai” le disse tra le lacrime “E rendici fieri di
te!”
Ino annuì meccanicamente e mentre usciva un sussurrato Addio riempì
anche i suoi occhi di lacrime.
ANGOLINO AUTRICE
Salve gente! Queste sono le nuove Guardiane!
Se questa storia vi sembra un plagio, tranquilli, sono sempre io..
solamente ho voluto dare un nuovo inizio e una storia più emozionante, e
soprattutto scritta decentemente, alle mie
Guardiane!
Cosa succederà mai a queste quattro ragazze?? Da specificare che si
trovano in quattro Regni differenti!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacione,
Lisa