Allora, inizio la mia nota molto contenta perché, dopo tanto tempo, la cara Moon ha deciso di scrivere di nuovo! Continua così!! E poi un bacione a tutte le ragazze che recensiscono e leggono…siete l’unica cosa che mi sprona ad andare avanti, GRAZIE!! Vorrei poi fare una precisazione, la mia storia ha superato abbondantemente la metà e, tra massimo una decina di capitoli, sarà finita (speriamo!^^). Adesso basta, buona lettura!^^Bacini Shi*
Capitolo
26.
Pronti, attenti…via!^^
Orlando, in un primo momento, era rimasto molto contento a quell’idea. Sapeva bene quanto potevano essere pedanti i paparazzi e, partire per l’Italia all’improvviso, era stata una pensata davvero geniale. Vedeva Amina, davanti a sé, che gli sorrideva in modo molto complice e, come se si fossero parlati con il pensiero, si abbracciarono.
“La
tua mente è una betoniera di scemenze ma, quando ti ci metti, sai essere un
mito!” Disse lui, facendola addirittura sollevare da terra.
“L’ho
sempre detto io, che ho la testa grossa perché ho molto cervello!” Lei cominciò
a ridere.
“E
molta materia grigia, non dimentichiamoci!”
Rimasero
avvolti in quell’abbraccio ancora per qualche minuto, ridendo come due
forsennati, sebbene non ce ne fosse il benché minimo motivo. Evadere dalla loro
vita quotidiana era un modo per lasciarsi andare, per ritornare ad essere
liberi, per potersi comportare come se fossero stati dei semplici amici (che,
in fondo, erano). Quando si staccarono, si accorsero di aver fatto una cosa un
po’ avventata e, arrossendo tutti e due, cominciarono a farfugliare qualcosa
come ‘scusa’ e via dicendo.
“Ehm…ma…ci
andiamo soltanto noi due?” Chiese Orlando, balbettando un po’.
“Eh?
Beh…io…non sarebbe meglio avvertire anche…che so…Elijah…Christy…” Amina stava
cercando di sembrare normale e, per uscire da quella imbarazzantissima
situazione, tirò in ballo gli altri due.
“S-sì,
sì, credo che sia una bella trovata. Così non ci annoieremo di certo!” Era un
po’ deluso, voleva che fosse una cosa che riguardava solo loro due. Sperava di
riuscire a capire quali fossero i sentimenti che provava lei verso di lui.
“Senti,
però sarebbe meglio se ci dessimo delle scadenze. Io direi che potremmo partire
anche dopodomani, così potremo stare a Firenze due settimane, senza che nessuno
ci venga a rimproverare o cose del genere. Siamo già a maggio e, in questo
momento, in Italia è piacevolmente caldo.”
“Per
me va bene, non ho impegni urgenti. Cosa farai con il tuo lavoro per Oaudesy?
Voglio dire, magari non è che ti farà delle pressioni?” Orlando sperava vivamente
di no.
“Non
credo. Sono già molto avanti con l’arredamento del locale. Abbiamo trovato del
personale qualificato e valido e Mark mi ha fatto i complimenti; aprire un club
in quattro e quattr’otto non è una cosa molto facile. Siccome pensiamo di aprire
per la fine dell’estate, mi lascerà andare senza problemi.”
“In
questo caso va benissimo. Ascolta, io penso ad avvertire El, tu puoi sentire
Christy?”
“Sì,
non ci sono problemi.” Si mise una mano sul mento, pensando. “Anzi, ci vado
proprio adesso. Potresti accompagnarmi? Lo so che casa sua non è di strada
ma…di andarci a piedi proprio no! A quest’ora non se ne parla neanche!”
“Ok.
Io ti aspetto in macchina, tu vai a cambiarti.”
“Un
momento! Aspetto un attimo!” Lei lo fermò.
“Dimmi,
che c’è?”
“Cos’è
che volevi dirmi prima che squillasse il telefono?”
“E’
meglio rimandare il discorso più in là. Magari te lo dico quando saremo in
Italia!” Mentre parlò, non incrociò il suo sguardo nemmeno una volta.
Detto
questo, fece cenno di uscire dall’altra parte ad Amina e poi chiuse la porta
d’ingresso dietro di sé. Molto raffinatamente, prese la macchina senza essere
riconosciuto e la portò nel retro. Mentre salì in auto cominciò a pensare a
tutto quello che gli era successo. Gli venne in mente subito la prima sera che
la vide, dopo la prima de ‘il ritorno del re’. Se la ricordava benissimo, come
se fosse successo proprio ieri. Poi gli tornò in mente la scommessa che aveva
fatto con Elijah. Lui l’aveva sfidato a portarsi a letto Amina entro un anno,
pena feste a volontà per un mese intero. Cominciò a darsi dello stupido, come
aveva fatto a fare una cosa del genere? Si ripromise di parlarne con El, appena
si fosse ricordato. In quel mentre, proprio quando era immerso nei suoi
pensieri fino alla testa, vide arrivare Amy. Aveva messo una minigonna di
jeans, scarpe da ginnastica, scaldamuscoli, una felpa rosa molto aderente e un
giubbotto di jeans. Aveva acconciato i capelli in due buffe codine e non si era
truccata. Orlando rimase di sasso, nel vederla così innocente e bella, sotto la
luce del primo sole del mattino. Il suo cuore cominciò a battere molto forte e
dovette faticare non poco per tenere a freno le ‘reazioni’ del suo corpo. Per
tutto il tragitto non dissero una parola, ognuno dei due aveva da pensare alle
proprie cose e, quando furono arrivati davanti a casa di Christy, la ragazza
salutò l’amico stampandogli un bacio sulla fronte. Orlando l’aveva vista
allontanarsi, incantato, e, guardando i suoi pantaloni, capì che non era
l’unico ad essere affascinato dalla ragazza.
“Mi
sembrava strano…tu ti svegli sempre nei momenti meno opportuni! Se lei ci
avesse visti mi avrebbe dato tanti di quei schiaffoni da gonfiarmi la faccia!”
E ripartì, cercando di sistemarsi alla meno peggio.
Amina
suonò al campanello, aspettando una risposta da Christy. Dopo qualche secondo
sentì un roco ‘arrivo’ e dei piedi che si trascinavano, letteralmente, alla
porta. Quando l’uscio si aprì, vide l’amica in pigiama, con due occhi talmente
piccoli da sembrare ancora chiusi. Si era appena svegliata.
“Sveeegliaaaa!”
Urlò lei, alla sua maniera. (Come Franco, per intenderci! Vero Kaori?^^
NdShizuru117)
“Ma
tu che ci fai qui a quest’ora?” Fu l’unica cosa che riuscì a dire, con la voce
ancora molto impastata.
“Udite
udite! Grandi notizie vi attendono, signora!” Entrò in un baleno, sedendosi sul
suo tavolo.
“Di
solito sono una persona molto tranquilla e calma ma, se sei venuta qui solo per
prendermi in giro, ti consiglierei caldamente di andartene.”
“Andiamo,
se sei così scontrosa ti fai scappare quel bel ragazzo di David!”
“Amina?!”
Tuonò lei, un po’ alterata.
“Non
ti inalberare, stavo solo scherzando. Dimmi un po’, tu hai da fare questo
mese?”
“Perché
me lo chiedi?”
“Tu
prima rispondi, poi ti spiego.”
“No,
credo di no.”
“Benissimo”
Disse lei cominciando a saltare da una parte all’altra (alla maniera di
Selphie, per chi ha giocato a FF8. NdShizuru117)
“Non
sta bene drogarsi la mattina, fa male alla salute.” Disse Christy, mettendosi a
ridere nel vedere l’amica.
“Senti,
tu ci verresti due settimane in Italia?” Chiese Amy, al colmo della felicità.
“Beh,
non saprei. Oddio, mi farebbe molto piacere, questo è certo. L’ultima volta che
ci sono stata ero andata a Milano, per la settimana della moda. Ti dirò, ho
avuto talmente tanto da fare che non ho avuto il tempo di andare a visitare la
città.”
“Oh,
ma questa volta andremo a Firenze! La città d’arte per eccellenza. Chris ci
presterà la sua casa.”
“Chris?
E chi è?” Chiese Christy, molto curiosa.
“Lo
conosci di sicuro, è Christopher Lee.”
“Vorresti
farmi credere che tu sei amica del mitico Christopher Lee?” Disse Christy,
molto stupita.
“Non
vedo cosa ci sia di male. E’ un vecchietto veramente molto simpatico.” Rispose
lei, sorridendole. Poi, vedendo il suo volto disse “Se vuoi posso farti fare un
autografo!”
“E…io
non so che dire…” Borbottò.
“Basta
che accetti il mio invito e la cosa è fatta!”
“Me
lo chiedi pure? Certo che ci vengo!” Andò ad abbracciarla, contenta.
“Si
parte dopodomani, vedi di prepararti spiritualmente e psicologicamente! Con noi
verranno anche Elijah ed Orlando.”
“Allora
dovrò fare presto!” Si staccò un attimo e poi l’abbracciò di nuovo, imitando la
mossa del koala.
“Cavoli,
questa d’ora in poi sarà chiamata la ‘giornata dei mille e uno abbracci’! Ci
manca un cane e poi sono a posto.” Disse Amina, parlando faticosamente. Era
soddisfatta dell’esito della sua visita. Intanto, in un’altra casa…
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“Ti
prego, non costringermi ad usare le maniere forti!” urlò Orlando, mentre beveva
da una lattina di birra, fresca di frigo.
“Ma
non ti rendi conto che, per me, sarà una gita allucinante?! Passare due
settimane a stretto contatto è una tortura!” Gli rispose di rimando Elijah, un
po’ arrabbiato.
“Chi
era quello che diceva di guardare sempre avanti? Andiamo, di questo passo non
riparlerai con lei nemmeno tra mille anni. Ti conosco troppo bene, non provare
a mentirmi.”
“La
fai facile! Non sei mica tu quello che, appena la vede, comincia ad avere le
vampate come un moccioso di quindici anni!” Dopo che El disse questo, Ob
abbassò lo sguardo. Persino lui si sentiva un ragazzino ad avere quelle
reazioni davanti ad Amina.
“Ora,
se per favore vorresti ascoltarmi, ti dirò cosa penso. Come credi che mi sia
sentito nel lasciare Kate? Lo sai benissimo che le volevo un mondo di bene
eppure, per non soffrire, ho fatto la cosa più giusta. Amy, in questo momento,
cerca soltanto di tirarci fuori da tutto questo casino, offrendoci la
possibilità di fuggire un attimo dalla nostra vita frenetica. Anche lei sta male,
se avesse potuto evitare di farti soffrire, l’avrebbe fatto. Non pensi al
dolore che lei sta provando in questo momento? Non metto in dubbio che tu ci
patisci di più ma…noi siamo amici Cristo! Non possiamo rovinare la nostra
amicizia per una cazzata del genere. Perché, scusami tanto ma, è proprio quella
che è! Vuoi veramente smettere di vederla, di parlarle? Vuoi veramente far
finta che tu non hai più alcun tipo di rapporto con lei? Se lo fai, sei solo un
grandissimo codardo.” Aveva parlato senza pensare, facendosi trascinare dalle
sue emozioni. Non voleva essere così duro ma sapeva bene che Elijah, quando si
mette in testa una cosa, diventava quasi irremovibile. Il ragazzo si ammutolì
per qualche istante.
“Mi
fa male tornare in Italia. Indipendentemente dal fatto che ci sia lei oppure
no. Mi farebbe tornare in mente troppe cose…troppe sensazioni…” Si era calmato
un po’.
“Ma
se non affronterai mai il problema, come farai ad uscirne? Comportati da uomo
fino in fondo.”
“Lei
cosa ti ha detto?” Lo guardò, supplicandolo con gli occhi.
“Le
dispiace molto. Da quella sera, non ti ha più risentito. Si sta facendo tante
di quelle seghe mentali che tu non te ne rendi neanche conto! Vorrebbe
telefonarti e dirti tante cose ma ha paura. Prova a metterti nei suoi panni.”
Orlando si sedette vicino a lui, cercando di fargli capire che doveva tornare
su di morale.
“Beh,
forse…in questo caso…credo che partirò.” Disse piano.
“Bravo,
è questo lo spirito giusto! Devi farle vedere chi sei!” Lo incitò Ob.
“Sì,
le dimostrerò che può fidarsi di me! Riuscirò a far tornare tutto come prima!”
“Vai,
sei sulla via giusta!”
“Solo
una cosa Orlando, mi prometti che sarai sincero con me?”
“Certo,
tra di noi non ci sono mai stati segreti.”
“La
ami?” Disse lui, tremando un po’.
“Non
capisco, cosa vuoi dire?” Il ragazzo era rimasto interdetto. Aveva afferrato
ciò che voleva dirgli e, con abilità, cercò di glissare.
“Tu
ami Amina?” Si zittirono tutti e due, colti da un improvviso mutismo.
“Ma…ma
no! Che ti salta in mente! E’ solo una mia amica!” Soffriva nel dovergli
mentire così ma, se gli avesse detto la verità, sarebbe stato ancora più
doloroso.
“Se
me lo dici tu…ci credo. Quando dobbiamo partire?” Elijah capì subito che non
era il momento per fare dei discorsi del genere. Quando gli aveva telefonato,
era rimasto ferito nell’orgoglio sapendo che era a casa di Amy. A quell’ora del
mattino voleva dire solo una cosa…lui era rimasto a dormire lì.
“Dopodomani.
Ritorneremo tra due settimane.”
“Va
bene, allora comincio a preparare i miei bagagli.”
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I
due giorni passarono molto in fretta e, la mattina della partenza, arrivarono
tutti piuttosto in anticipo all’aeroporto. Nonostante tutti i suoi buoni
propositi, Elijah non riusciva a parlare disinvoltamente con Amina e si
scambiavano solo due parole se era necessario. Christy ed Orlando erano molto
insofferenti ma, rispettando tutti e due, fecero finta di niente. Durante tutto
il viaggio, parlarono un po’ del più e del meno, cercando di non disturbare El
che, come suo solito, stava dormendo. Dopo qualche ora, anche Cry si lasciò
cadere tra le braccia di Morfeo e, ben presto, gli altri due cominciarono a
giocare a carte. Nell’aereo c’erano soltanto le piacentine e, il povero
Orlando, faticava non poco a capire come si giocasse a briscola.
“Ma,
come è possibile che l’asso sia la carta più alta? E’ assurdo!” Disse lui,
perdendo la pazienza per l’ennesima volta.
“Delle
volte mi chiedo se ci sei o ci fai! Sarà la centesima volta che ti rispiego
come funziona! La carta più alta è l’uno, poi viene il tre, il re, il cavallo,
il fante e tutte le altre. Non mi sembra così difficile!”
“Parla
per te! Questo gioco fa schifo!”
“Come
ti permetti? Se ti sei fatto la liposuzione al cervello non è mica colpa mia!”
“Devo
ridere? Oppure puoi risparmiarmi le tue battutine?”
“Se
sei nato per fare il cretino, non è mica colpa mia!”
“Ma
sentitela? Ha parlato Miss - sono - la - più - bella - e - intelligente - del -
mondo!”
“SMETTETE
IMMEDIATAMENTE DI FARE TUTTO QUESTO CASINO! C’è DELLA GENTE CHE VORREBBE
DORMIRE!” Urlò Elijah, senza nemmeno aprire gli occhi.
“Scusa…”
Dissero i due in coro. Poi si guardarono e cominciarono a ridere.
Il
viaggio, complessivamente, fu abbastanza lungo. Tra il check in e tutte le
varie cavolate burocratiche, ci misero ben nove ore per arrivare. Non appena
misero piede a terra, spostarono subito le lancette dell’orologio e, con loro
sorpresa, si accorsero che erano già le 22.00. Chiamato il primo taxi che
videro, si diressero subito verso casa Lee, nella speranza di arrivarci prima
di mezzanotte. Era abbastanza lontana dall’aeroporto e si trovava vicino al
centro. Subito scesi, li colpì la sua maestosità. Si trovava a un’ora da piazza
del Duomo ed era vecchia, probabilmente dell’epoca rinascimentale. Sul tono dell’ocra,
aveva le finestre con le imposte verdi e un piccolo ma grazioso balconcino.
Salirono velocemente e stabilirono così la suddivisione della casa: Christy ed
Amina al piano superiore ed Elijah e Orlando a piano terra.
“Mi
raccomando, voi non dovrete MAI venire su da noi, salvo due eccezioni: o vi ci
invitiamo noi oppure è successo un disastro.” Disse Amy con tono severo.
“Vabbene.
Altro?” Disse Ob, facendo un po’ il deficiente.
“No,
direi che le paternali, almeno per oggi, sono finite. Ci vediamo domani mattina
in cucina.”
Ognuno
di loro si diresse verso la propria camera, sperando di riuscire a dormire
bene. Orlando, tuttavia, aveva un gran voglia di farsi una bella doccia
rinfrescante, per togliere via la fatica del viaggio. Soltanto che, andando in
bagno, notò che non c’era niente con cui lavarsi. Così, noncurante delle
raccomandazioni della ragazza, andò al secondo piano.
“Senti
Amy, non è che avresti una sapo…” Non riuscì a finire la frase.
Non
appena era arrivato sul corridoio, subito dopo le scale, l’aveva incrociata.
Dopo qualche istante realizzò ciò che gli stava davanti: Amina con un paio di
mutande e una canottiera. Era rimasto lì a fissarla, allibito, finché non gli
arrivò un beauty case direttamente in mezzo alla fronte.
“ORLANDO!!!”
Gli urlò lei. Dopo qualche secondo, si disincantò.
“Scusami
io, non volevo…mi serviva solo qualcosa per lavarmi…” Non riusciva più a
connettere il cervello con la bocca.
“VATTENE
IMMEDIATAMENTE DA QUI!!! SE CERCHI UN BAGNOSCHIUMA, GUARDA SEMLICEMENTE SULL’ALTRO
BAGNO, RAZZA DI PERVERTITO!!!”
"Sì,
scusami ancora!" E scese giù, come se lo stesse rincorrendo una mandria di
tori inferociti. Dire che era rimasto sorpreso, piacevolmente sorpreso, era
dire poco. Vederla lì, inerme, con quei pochi vestiti...non ci voleva pensare.
Se si fosse controllato un po' meno, le sarebbe saltato addosso senza farsi
troppi problemi. Tuttavia, non era il momento di pensare a quelle cose, doveva
farsi una doccia e sperare che, una scena come quella, non si sarebbe più
ripetuta...o il suo testosterone sarebbe andato a mille.
CONTINUA...