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Autore: berlinene    22/12/2011    5 recensioni
Una raccolta di shot che hanno come protagonisti i Toho Boys e la “mia” Toho Girl Yasu Wakabayashi. Una serie di storielline ad ambientazione scolastica (e dintorni) che non hanno nessunissima pretesa, se non quella di strapparvi qualche sorriso e regalarvi un po’ di sano fluff - che non guasta mai... insomma per far tornare tutti al liceo... suvvia, alzi la mano chi non ha desiderato, almeno una volta, sedersi fra i banchi dell'Istituto Toho...
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ed Warner/Ken Wakashimazu, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I anno. Circa un mese dall'inizio della scuola...

Invito


La merenda lasciata in stanza era un pessimo modo per iniziare la giornata. Soprattutto una giornata che precedeva, di poco, quella cazzata di ballo della scuola, a cui, tanto per cambiare, non l’aveva invitata anima. Insomma, niente di nuovo sotto il sole.
Se solo avessero avuto un buon sapore, si sarebbe rimangiata i suoi stupidi commenti su quel cavolo di ballo di inizio anno.

“Che senso ha una festa dopo nemmeno un mese dall’inizio della scuola?” aveva bofonchiato Ken. “Manco ci conosciamo”.
“È, appunto, un modo per conoscersi, Wakashimazu” aveva sbuffato lei in risposta.
“E su che base invito una ragazza, che non conosco, a uscire con me?” aveva insistito lui, accigliato.
“Immagino perché è carina?” era stato il suo superfluo suggerimento.
“Ecco, appunto. Vedi? Ha ragione mio padre, in questa scuola ci addestrano al culto dell’esteriorità, alla superficialità e io…”
“Fossi in te non mi farei problemi” era intervenuto Sorimachi. “Se tu sei troppo timido per invitare una ragazza, sei anche abbastanza popolare perché qualche squinzietta sufficientemente occidentalizzata abbia la sfrontatezza di invitarti di persona”.
“Troverà pane per i suoi denti” aveva chiosato Ken, alzandosi di scatto per andare a mettere a posto il vassoio della mensa.
“Andiamo, non prendere tutto così di petto, è una cosa divertente, per conoscersi” le aveva gridato dietro lei.

Sì, decisamente “divertente” come iniziativa. Si sarebbe rintanata nel proprio alloggio, sperando che la gente non si accorgesse della sua assenza alla festa, come d’altronde non si era accorta della sua esistenza a scuola.
Sbuffando si avvicinò al distributore di merendine, tirò fuori il portamonete e contò gli spicci. Precisamente quanto le serviva.
La prima cosa che andava nel verso giusto.
Inserì le monetine nella fessura e il meccanismo si mise in funzione.
E poi si inceppò, intrappolando la merendina in un modo assurdo.
Yasu bestemmiò sommessamente in tutte le lingue che conosceva, più qualcun'altra.
Depennò mentalmente la somma di spicci trovata nel portamonete quale “prima cosa che andava nel verso giusto”.
Un’altra monetina, infatti, avrebbe fatto ripartire quell’aggeggio infernale e liberato la sua merenda, ma dal borsellino, al massimo, poteva uscire una tarma, come nei fumetti.
Si guardò con circospezione attorno. Il corridoio era deserto.
Dette un colpetto al distributore. Che sembrò non accorgersene. Come minimo pure quello era costruito con criteri antisismici tali da resistere al Ragnarök.
Provò con una spintarella.
Nulla.
Gli dette uno spintone.
Ancora nulla.
Tentò la mossa dell’abbraccio con scuotimento.
NULLA.
“Ne devo dedurre che nessuno ti ha invitata al ballo?” chiese Ken, divertito, nel vederla attaccata al distributore come un polpo.
Yasu lasciò andare di scatto il malefico apparecchio, il viso di un colore tale da mimetizzarsi con il non distante distributore della coca cola.
“Non… non mi risulta che tu stia messo meglio” rispose lei, ridandosi un contegno. “Hai una monetina?” tentò poi di cambiare argomento.
Ken si avvicinò alla macchinetta e sorrise vedendo la merendina incastrata. Con la mano, dette un colpetto di taglio, ben calibrato, in un punto preciso del distributore, e fece cadere l’agognata barretta. Si chinò con eleganza, la prese dallo sportellino e si mise a giocherellarci.
“Posso risolvere il problema quando voglio” disse con un sorriso borioso, lanciando la merendina verso di lei, che l’afferrò. “Anzi…” aggiunse.
Se Yasu non fosse stata ancora agitata per la brutta figura di poco prima, avrebbe notato che il tono del portiere si era fatto meno spavaldo, anzi, di più, quasi insicuro; che le mani erano corse a giocherellare coi capelli e che il pomo d’Adamo era scattato con particolare rapidità.
“Anzi” ripeté. “Sono piuttosto bravo a risolvere anche i problemi degli altri…”
La ragazza sbatté gli occhi, con sguardo interrogativo mentre Ken completava il discorso:“Sì, insomma anche i tuoi…”
Yasu aveva la faccia di chi sta cercando di riavviare i neuroni, tirando la cordicella a mo’ di motore a scoppio. Ma senza risultato. Poi guardò la merendina che teneva in mano e il motore sembrò prendere giri.
“Ah beh, sì. Bravo, grazie” disse scartandola e dandole, finalmente, un morso.
Ken sbuffò, stremato.
“Kamisama, Yasu, non dicono tutti che sei intelligente? Sto facendo una fatica assurda”.
“Per fare cosa?”
“Per invitarti al ballo, cavolo!”.
La tanto sudata barretta finì miseramente a terra. Il cervello della ragazza, ora, lavorava rapidamente alla ricerca della fregatura che, di sicuro, da qualche parte, c’era.
“Seh…” balbettò. “Con tutte le ragazze…”
“Non le voglio tutte le ragazze…”
Una lampadina si accese nel cervello di Yasu.
“Ahhhhhh!” esclamò con l’aria di chi la sa lunga. “Ora si spiegano molte cose! I prodotti per capelli, lo shopping compulsivo… Certo, vuoi che ti faccia da “copertura” perché sei…”
Ken, interrotto nel pieno di quello slancio romantico che gli era costato tanto sforzo, si bloccò e la guardò inarcando il sopracciglio. “Sono cosa?”
“Sei…” Yasu cercava le parole, arricciando il naso. “…gay?”
Ken Wakashimazu strabuzzò gli occhi e per un attimo sembrò veramente arrabbiato. Poi cominciò a ridere.
“No, piccola, non lo sono affatto” disse. Poi la sua espressione si fece seria, si guardò intorno, quindi le si avvicinò. Allungò una mano per scompigliarle i capelli, quindi scese ad accarezzarle una guancia e sistemarle una ciocca ribelle dietro l’orecchio. Un brivido scosse la ragazza e un’espressione terrorizzata si dipinse sul suo viso.
“Ti sembra tanto impossibile che qualcuno voglia invitarti al ballo?”
“Qualcuno come te?” balbettò Yasu. “Sì” scandì decisa, dopo una breve pausa.
“Nel senso di uno che credi frocio?” chiese lui dubbioso.
“No, beh, ecco, uno così… popolare” rispose lei, cercando le parole. “Così… così… bello” disse infine avvampando ulteriormente.
Ken spalancò gli occhi, che corsero a fissare il pavimento, le sopracciglia presero una piega incredula: la mano che scattò a sfiorare la nuca e una risatina imbarazzata completarono il quadro.
Yasu era stupita: davvero non si rendeva conto di esserlo? Suvvia, uno vanesio come lui?
E invece pareva proprio di no… a sua discolpa andava detto che certo Ken non frequentava i bagni delle ragazze istoriati con scritte inneggianti a lui, con tanto di ombrellini e cuoricini abbinati di dubbio gusto.
“Io…” riprese Wakashimazu, ancora visibilmente imbarazzato, “credo che anche tu sia… carina e, soprattutto, con te ci sto bene, sei la mia migliore amica femmina” precisò.
Ah ecco.
Ora la musica cominciava a essere familiare.
“Quand’è così… grazie sì, volentieri” rispose con un sorriso chiaramente forzato.
 “Preferivi andarci con Hyuga? No perché… io glielo ho domandato e mi ha detto che potevo chiedertelo io e-”
“No aspetta… Tu e Kojiro avete discusso su chi dovesse invitarmi?”
“Non esattamente… gli ho chiesto se non gli dispiaceva…”
Il cuore di Yasu accelerò.
“… ma lui mi ha detto di non preoccuparmi, se ci tenevo…”
Era decisamente confusa. Non sapeva se sentirsi triste per l’ennesima, chiara conferma del disinteresse di Kojiro o gioire per essere stata invitata da Ken, così bello e, beh, dolce. Quando rialzò lo sguardo, vide i suoi occhi, ansiosi e un po’ tristi.
“Ken Wakashimazu” disse allora, sorridendo con fare ostentatamente cerimonioso, “sarò lieta di essere la vostra damigella”.
Gli occhi gli brillarono.
“E io di essere il vostro cavaliere”, rispose lui con un inchino. “Ti confesso”, aggiunse poi, “che non vedo l’ora di vederti vestita elegante… l’effetto “Lady Oscar al ballo”, secondo me, è assicurato…”
“Seh, magari” ridacchiò lei. “Aaaargh! Piuttosto, devo andarmelo a comprare il vestito”.
“Se vuoi” tossicchiò. “Ti accompagno a sceglierlo”.
“Perché no?” rispose lei raggiante.
“Oggi dopo le lezioni?” chiese Ken, tornando a studiare il distributore di merendine.
“Andata… ma che fai?” domando Yasu, vedendolo dare un altro colpo alla macchinetta.
Ken infilò la mano nello sportellino e ne estrasse un’altra barretta, identica a quella di prima.
“Visto che ti era caduta e… in attesa del fiore…” disse porgendogliela.
Yasu la scartò e la mangiò di gusto, mentre si avviavano verso le rispettive classi.
“Wakashimazu” esordì all’improvviso, ingoiando l’ultimo cioccolatoso boccone.
“Dimmi”.
“Pensavo alla tua offerta… di andare per vestiti…”
“E?”
“Sei sicuro, vero, di non essere…?”


...con tanti auguri di Buon Natale....

Grazie ad agatha per il betaggio.

Piccola curiosità: questa è la prima TS che ho scritto!
   
 
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