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Autore: Sweet Pink    23/12/2011    2 recensioni
Non vi è nulla di male a sognare un uomo che rispecchi virtù e, perchè no, vizi di un ideale letterario. La signorina Callie Honeycombe la pensava così. O almeno finchè sulla sua strada non incontra proprio il tipo di uomo che, al contrario, non potrebbe mai amare.
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Su fronti nettamente opposti.'
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Come un regalo di Natale, ecco il nuovo lungo capitolo dell’odissea di Callie e Alexander…arrivato dopo dei lunghi problemi con internet del mio computer! Ringrazio tanto chi ancora mi segue e che si appassiona a questa storia!!

Siamo quasi alla fine…nemmeno io so come potrebbe andare a finire fra questi due tormentati personaggi!!

Speriamo in un lieto fine, no? :)

 

 

 

 

 

Difficile per Callie Honeycombe dire se i due mesi che precedettero la partenza per il Derbyshire passarono in modo veloce. Dipendeva dai punti di vista: se pensava a quanto quell’uomo le mancava, i giorni si susseguivano immersi in un’apatia e lentezza quasi mortale; ma, come accadeva spesso, se si concentrava sul timore e la vergogna che avrebbe provato nel rivederlo, allora i giorni erano passati con la velocità di un lampo.

Stava di fatto che il giorno della partenza era arrivato. Callie non solo non aveva dormito tutta la notte precedente, ma nel momento in cui era salita sulla carrozza e si era accomodata al fianco di Linda,  era stata sfiorata dal folle pensiero di accusare un malore e far andare Charlotte Hayer al suo posto. Era sicura che ne sarebbe stata più che entusiasta.

Però, per qualche volere del destino, lei non si era mossa e la carrozza era partita a velocità sostenuta, trascinandola lontano dalla sicurezza della sua amata casa. Si strinse nelle spalle: sapeva che presto o tardi avrebbe comunque dovuto affrontarlo e, se questo le poteva dare la possibilità di scusarsi, era meglio che la cosa accadesse e finisse il prima  possibile.

“E dunque ecco qua!” fece la vocina entusiasta di Henrietta “In viaggio per casa Norris!”

A Callie le parole innocenti della sorella minore suonarono in qualche modo minacciose e, spostando lo sguardo sul finestrino, cercò di domare l’agitazione che sentiva dentro di sé.

La carrozza era occupata dalle sole signore, poiché il signor Honeycombe e il signor Clayton viaggiavano nell’altra insieme ad una Nanny sollevata di non dover guardare, almeno per quelle ore di viaggio, la scalmanata Henrietta.

“Non vedi l’ora di arrivare, vero Henrietta?” chiese con voce dolce la signora Clayton, posando una mano sui riccioli biondi della bambina. La piccola si lasciò sfuggire un sorrisetto eccitato e dondolò le gambe. “ Sì, signora! Mi sono tanto mancati Jimmy e Edward in questi mesi!” rispose, schietta.

Ovviamente Henrietta si riferiva ai figli minori di David Norris, diventati suoi compagni di gioco preferiti. Callie sorrise al pensiero degli innumerevoli guai che quei tre avevano combinato insieme e alle crisi di nervi che avevano provocato nella povera Nanny.

“E voi signorina Callie? Ho saputo che a Londra andavate parecchio d’accordo con il signor Alexander Norris!” la signora Clayton era del tutto ignara dell’effetto che quelle parole avrebbero avuto sulla ragazza in questione. D’altronde, non sapeva praticamente nulla di quello che era accaduto e dei veri sentimenti dell’amica di sua figlia.

Linda puntò i suoi occhi azzurri, preoccupati, su Callie. Per un momento questa era rimasta interdetta, ma poi aveva sfoderato uno dei suoi soliti sorrisi di circostanza e aveva risposto “Oh, sì! Sarò entusiasta di rivedere la famiglia Norris! E poi, come dice la signorina Hayer, nel Derbyshire vi sono paesaggi mozzafiato!”

La ragazza bionda osservò l’amica voltare il viso verso il finestrino e perdersi nel paesaggio che passava veloce davanti ai suoi occhi. Sospirò: era sicura che Callie stesse pensando nuovamente a lui. Era del tutto inutile, lo amava e non riusciva in nessun modo a dimenticarlo. Soprattutto dopo che lui l’aveva salvata e che era partito, sicuramente per non rivederla tanto presto. E l’amica aveva finalmente ammesso con sé stessa i suoi sentimenti.

Linda pensava che Alexander stesse solo scappando e, da quello che aveva saputo da Cecil Price, nemmeno lui riusciva a togliersi dalla testa una certa ragazza castana, anzi, la distanza sembrava fare ancora più male.

 La signorina Clayton arrossì leggermente: non sapeva come era arrivata a sviluppare un rapporto così profondo con un signore così eccentrico come Cecil Price. Stava di fatto che avevano cominciato a scriversi qualche sporadica lettera, con la scusa di informarsi reciprocamente sullo stato di Callie e di Alexander, che poi era diventata una corrispondenza frequente. E non parlavano solo dei due amici, anzi spesso e volentieri parlavano di loro, delle loro esperienze, del loro passato.

Linda gli aveva persino raccontato di quel fattaccio accadutole parecchi anni prima e lei sapeva che Cecil aveva visto morire un fratello sotto i suoi occhi senza poter fare nulla; cosa che aveva raccontato solo a pochi intimi. Questo, pensava Linda, lo avvicinava molto ad Alexander.

Linda si chiese se l’amico sapesse della loro corrispondenza fissa, perché lei, a Callie, non aveva detto nulla. Sapeva che era in qualche modo sbagliato ma aveva un poco timore della reazione dell’amica, turbata già da ben altri problemi. Ma, si era promessa, gliel’avrebbe detto presto.

Callie poteva solo ringraziare il cielo che i cavalli, da animali in carne e ossa quali erano,  avessero bisogno di riposo e che il Derbyshire fosse abbastanza distante da necessitare almeno qualche giorno di viaggio. “Non so bene il perché, ma il fatto di poter avere ancora qualche giorno prima di arrivare dai Norris, mi tranquillizza un poco.”

Così, quando la carrozza si fermò davanti alla dimora dei Norris, la ragazza castana non poté fare a meno di chiedersi come quei giorni potessero esser passati così velocemente. Le sembrava di esser partita solamente da poche ore!

Scese dal mezzo e, con il cuore in tumulto, posò lo sguardo sulla residenza che aveva di fronte a sé. Se aveva già avuto modo di notarla da lontano, ora si rendeva pienamente conto di quanto fosse enorme: era una villa austera, dallo stile classico. Callie pensò che si adattava perfettamente al carattere di David Norris e le piacque immensamente. Poi, il fatto che fosse circondata da ampi e ricchi giardini, non faceva che aumentare la sua curiosità e la voglia di esplorarla da cima a fondo.

La voce di Teresa Norris spezzò le sue fantasie e la riportò alla realtà con un sussultò agitato; ma, posando gli occhi sull’ingresso, non notò altri se non David e consorte. I due vennero verso di loro, prodigandosi in saluti e sorrisi luminosi. La riconciliazione fra le famiglie fu piuttosto allegra: erano parecchi mesi che non si vedevano e tutti sembravano aver una grande voglia di parlare. Callie ascoltava e partecipava al chiacchiericcio con un sorriso dolce sulle labbra, ma con la testa evidentemente altrove.

“Magari è già partito…” pensò gettando un fugace sguardo alla casa. Non seppe dirsi se si sentiva più sollevata o delusa dalla cosa.

Fu la domanda della signora Clayton a soddisfare la sua curiosità “E ditemi, signora Norris, suo figlio maggiore è ancora ospite qui?”

A Callie sembrò che gli occhi di Teresa si fossero posati per un secondo su di lei, prima di rispondere alla madre di Linda “ Certamente! Anche se, temo, lo vedremo partire presto. Desidera stabilirsi al più presto nella sua propria dimora. Lo vedo così di rado! Ma mi consola saperlo a poche miglia da qui.”

“ Oh, come vi capisco!” chiocciò l’altra donna con fare teatrale “è stata una sofferenza per me vedere il mio amato Frederick sposarsi ed andare ad abitare in Scozia, così distante de me e suo padre! Ma almeno ho ancora Linda accanto a me!”

Callie lasciò le due alle loro chiacchiere e si concentrò sul battito del suo cuore, che sembrava voler letteralmente esplodere. Sentiva di voler scappare il più lontano possibile da lì e il pensiero di un Alexander James Norris che poteva sbucare in qualsiasi momento da qualsiasi angolo della proprietà, non la metteva a suo agio.

Sono sicura che finirà presto…deve finire presto…

Dopo che i signori finirono di parlare di caccia, tutta la comitiva venne guidata all’interno della casa e dovette seguire attentamente le spiegazioni dei due coniugi sulla storia della proprietà, mentre ogni sala veniva visitata. Se possibile, la dimora era ancora più bella e distinta dentro che fuori: era luminosa e spaziosa, l’arredamento costoso e antico le dava un’aria di solenne severità, l’ordine regnava sovrano. Callie seguiva la voce del signor Norris, mentre con gli occhi nocciola vagava sui quadri appesi in ogni stanza. Ce ne erano innumerevoli e, ogni volta che il suo sguardo si posava su quelli che ritraevano il giovane Alexander, sentiva un tuffo agitato in fondo allo stomaco.

Era stupendo anche da giovanissimo. Callie non poteva non riconoscere quel portamento elegante, quegli occhi neri così profondi e sagaci, senza lasciarsi sfuggire un sorrisetto divertito e arrossire.

“La signorina conosce il signor Darcy?”

Elizabeth arrossendo rispose:

“Un poco…”

“E non trova, signorina, che è un gran bel signore?”

“Bellissimo.”

Ad un certo momento, la compagnia finì per sciogliersi e Callie si trovò a vagare da sola per le stanze e corridoi di casa Norris, immersi nel silenzio più totale. La ragazza si sentiva più tranquilla e, presa da un’ardente curiosità, esplorava ogni angolo minuziosamente. Quando pensava di aver ormai già visto tutto ciò che poteva in quella grande casa; una porta in legno, socchiusa, attirò la sua attenzione. Affacciandosi, notò che dava su un largo e lunghissimo corridoio non arredato.

Entrandovi, si ritrovò immersa nella luce. Callie si accorse che il corridoio era percorso da un’ampia vetrata che dava sul parco della villa, suggerendo una vista stupenda del panorama circostante.

La ragazza, voltandosi, vide qualcosa che attirò la sua attenzione: poiché sulla parete di quel luogo spoglio capeggiava un unico e grande quadro, posto proprio dinnanzi alla grande finestra a vetri.

Il soggetto sembrava fissare con serena allegria il panorama posto davanti a sé. E Callie, avvicinandosi, si trovò faccia a faccia con Laura Norris.

Era stata davvero una bellissima donna: la ragazza castana divorò con gli occhi la sua figura minuta, i suoi capelli biondo chiaro incastonati in un’acconciatura elegante, il suo viso roseo e delicatissimo disteso in un’espressione serena e ridente, gli occhi verde chiaro che brillavano felici. Sentì che il cuore cominciava a batterle velocemente in petto.

Non poteva nemmeno essere paragonata ad una donna del genere.

“Cosa ci fate qui?”

Callie si voltò di botto e sgranò gli occhi nocciola alla vista di Alexander James Norris appoggiato allo stipite della porta, che la fissava attentamente. Non sembrava particolarmente contento di vederla di fronte al quadro della donna amata. Callie si sentì impallidire.

…finirà presto…deve finire presto…

 

Passò un infinito momento di silenzio, prima che la ragazza si fu decisa a voltarsi ed inchinarsi leggermente di fronte al signor Alexander. Questi, in cambio, fece appena un cenno con la testa prima di staccarsi dallo stipite della porta e avviarsi, a passo lento, verso di lei.

“Stavo solo visitando alcune stanze della casa, ma temo di essermi perduta!” rispose Callie sfoderando un sorriso piuttosto incerto e spostando gli occhi nocciola sul panorama fuori dall’enorme finestra a vetri. Ora che era arrivato il momento di affrontarlo, scoprì di non riuscire proprio a guardarlo in faccia senza arrossire. Come d’abitudine ormai.

L’uomo si portò di fronte a lei e sospirò “ Lo immaginavo. Di sotto sono tutti preoccupati per voi, visto che mancate da due ore…e mia madre ha ritenuto opportuno mandarmi alla vostra ricerca. Giocate spesso alla piccola esploratrice?”

Il tono canzonatorio e il sorrisetto che era comparso sulle belle labbra di lui non passarono inosservati a Callie: di certo erano passati mesi, ma quell’uomo era sempre lo stesso! Puntò i piedi per terra e si sporse verso di lui “ Non ero in esplorazione! Mi sono solo persa! Certo che sapete sempre come mettere a vostro agio una signora, voi!”

Alexander non poté trattenersi dal ridere di gusto nel sentire le parole indignate della ragazza, il labbro inferiore sporgere deliziosamente in fuori, dandole un’aria imbronciata che la rendeva adorabile “ E vi capita spesso?”

“Come?”

“Di perdervi, intendo. Vi capita sovente?”

“Non meritate neanche una risposta!”

Callie si voltò verso il quadro di Laura Norris, intenzionata a non degnarlo più nemmeno di uno sguardo. Quell’uomo, come al solito, si stava divertendo alle sue spalle. Le sembrava quasi impossibile che, dopo l’accaduto di parecchie settimane prima, egli la trattasse ancora con le sue maniere artificiose e galanti, la vedesse come una sciocca provinciale. Non aveva nemmeno fatto un accenno all’aggressione, non le aveva chiesto come stava e non si era nemmeno scusato per essere sparito nel nulla senza scriverle due righe. Si chiese se tutto quello che aveva pensato di lui, in quei giorni di lontananza, non fosse solo una sua illusione…perché anche lei aveva sperato, anche lei aveva creduto.

Ma ora Alexander si fa beffe di me, come sempre.

“Era bella, non è vero?”

La voce seria dell’uomo in questione la trascinò via dai suoi pensieri e la portò a ritornare alla realtà. Si accorse di stare fissando il volto sereno di Laura Norris e, con la coda dell’occhio, cercò l’espressione del giovane al suo fianco. Era come aveva temuto: il viso di Alexander era solcato da un sorriso malinconico, mentre gli occhi neri osservavano ogni centimetro di quella tela.

Callie, nascondendo una punta di delusione, riportò lo sguardo sul quadro e rispose “Sì, era davvero una bellissima donna. Mi dispiace…mi dispiace che l’abbiate perduta così presto.”

Stava per dire che li abbiate perduti, ma non le era sembrato il caso. Forse l’uomo non avrebbe gradito sapere che era venuta a conoscenza di fin troppi dettagli sul suo passato.

Lui annuì appena “Già, un anno di matrimonio. Sapete, era incinta di mio figlio.”

La ragazza abbassò la testa, in silenzio. Avrebbe dato oro per trovarsi lontano miglia da quel luogo: sentiva di essere di troppo, lì con quell’uomo e con la presenza di un’altra persona che, sebbene morta, aleggiava fra loro in maniera più che concreta.

Alexander, ignorando il mutismo di Callie, continuò “Sarebbe nato dopo pochi mesi…ma poi, come al solito, sono riuscito a rovinare tutto. Solo che quella volta ho perso tutto ciò per cui valeva la pena vivere e combattere in questa vita. Ed era stata tutta colpa mia…”

“Perché…” cominciò la voce incrinata della ragazza “Perché mi dite tutto questo?”

Dopo un eterno momento di silenzio, l’uomo si voltò verso di lei. Callie notò che il suo volto sembrava essere segnato da una sofferenza infinita. Gli sembrò improvvisamente molto stanco.

“Non posso darti quello che stai cercando, Callie.”

Lei sgranò gli occhi al suono delle sue parole, sentendo chiaramente che qualcosa dentro di lei cominciava a sbriciolarsi in mille pezzi. Pensò, assurdamente, che probabilmente era il muro che sempre gli aveva posto davanti….

Visto che ormai non ce ne sarebbe più stato bisogno.

“Lo so…l’ho sempre saputo, in fondo. Anche se, non eravate l’unico a sperare…e a credere…” sussurrò lei sostenendo lo sguardo dell’uomo. Si sentiva ferita, terribilmente…ma, almeno per quella volta, decise di non voler abbassare gli occhi.

“Io non vi farei mai del male.”

Bugiardo. Ma, in fondo, siamo stati in due, a mentire.

Sussultò sentendo la sua mano appoggiarsi dolcemente sulla testa “ Ho paura di non poter mantenere le mie parole…perché so che vi farei del male, proprio come è successo con…con lei.”

Callie sentì che quello era il momento di scappare via, poiché non sarebbe riuscita a lungo a trattenere le lacrime. Così, riesumando un sorriso da non si sa dove,  disse “ Anche io ho avuto paura. In ogni momento, da quando siete partito, ma …ma riesco perfettamente a comprendere il vostro stato d’animo, signore…”

Così, balbettando qualche altra parola incoerente, si congedò; lasciandolo solo con il suo passato e con le sue paure. Callie capì al volo che lui, al contrario suo, non riusciva in alcun modo a superarle…a fidarsi totalmente di sé stesso. E a darle così una possibilità. Ma forse era molto meglio che le cose fossero andate in quel modo.

…di possibilità, probabilmente, non ce ne erano mai state.

La ragazza non si stupì più di tanto quando vide la sua figura alta e elegante superarla e asserire, senza guardarla, che suo padre e il resto degli ospiti li aspettavano nel salotto. Aveva anche aggiunto, in tono vago, che la cena doveva esser quasi pronta. Callie aveva risposto a tutte le sue frasi con qualche monosillabo.  Poi avevano continuato a camminare, uno davanti all’altra, chiusi in un ostinato mutismo pensieroso.

Erano infine arrivati davanti alle ampia porta in legno che dava sul salotto di casa Norris. Callie poteva sentire l’allegro chiacchiericcio provenire dietro di essa e, cercando di mandar giù il grossissimo groviglio che minacciava di soffocarla; si preparò mentalmente ad apparire una signorina gaia e vivace.

Vide Alexander poggiare una mano sulla maniglia e, pensando che l’avrebbe fatta passare, si avvicinò inconsapevolmente alla sua schiena. Fu quello il momento in cui quell’uomo impossibile decise di stravolgere nuovamente la signorina Callie Honeycombe.

La ragazza castana non si rese nemmeno conto di come la mano di lui fosse andata ad afferrare saldamente la sua, di come esattamente le avesse sollevato il mento con l’altra. Non era riuscita a capire il preciso momento in cui lui si era voltato e l’aveva baciata. Stava di fatto che ora la sua schiena aderiva perfettamente al muro e Alexander James Norris la sovrastava, impedendole di fuggire. Callie si rese conto di quanto dolce e delicato fosse quel suo bacio e arrossì ancora più furiosamente, non se lo sarebbe mai aspettato da una persona passionale come lui.

E quando lo vide staccarsi da lei con un’espressione malinconica e sofferente, capì che le cose non erano affatto cambiate. Ma in quel momento di confusione, non riuscì nemmeno a sentirsi furiosa o indignata.

Perché lui l’aveva baciata.

Alexander tolse la mano da sotto il mento di lei, per portarla contro il muro e imprigionare definitivamente Callie fra lui e la parete. Abbassò la testa lasciando che i capelli corvini e ribelli gli scivolassero sugli occhi, nascondendoli.

Passò un infinito momento, in cui la ragazza non riusciva ad ascoltare altro che il suo cuore e il chiacchiericcio gaio che risuonava smorzato fra loro. Si sentì tremare, aspettando le parole che lui avrebbe pronunciato. Sapeva che ne avrebbe sofferto.

“Vi chiedo scusa. Ogni volta che ci incontriamo faccio ogni sforzo possibile per controllarmi, ma questa volta non ci sono proprio riuscito…” l’uomo s’interruppe sfoderando un sorrisetto quasi impercettibile “…voi mi fate agire come un idiota, signorina Honeycombe.”

Prima che la ragazza potesse anche solo di articolare una risposta coerente, Alexander si staccò dal muro e si portò davanti alla porta del salotto. Callie non poté fare altro che osservare la sua figura solida darle le spalle in silenzio, perché non sapeva proprio cosa dire; visto che quel signore l’aveva ancora una volta posta in una situazione assurda.

Lo sentì entrare nel salotto e chiudersi la porta alle spalle,  informando i presenti che la signorina Honeycombe li avrebbe raggiunti da lì a poco. Poi la sua voce si mescolò alle altre e non riuscì più a distinguerla. Callie si portò una mano tremante alle labbra rosee, ancora umide per il bacio di poco prima.

“Non posso darti quello che stai cercando, Callie.”

Scivolò sul pavimento e vi rimase seduta qualche secondo, come poco sarebbe convenuto ad una brava signorina di buona famiglia come lei. Fu grata ad Alexander per averle lasciato quel momento di solitudine in cui raccogliere i pensieri, che ronzavano furiosamente nella sua testa.

Tutto questo, come dovrei interpretarlo?

 

Callie pensò che la cena era stata squisita, la compagnia non poteva essere migliore, che Linda e il signor Cecil Price non riuscivano proprio a staccarsi l’uno dall’altra e che tutte le signorine a cui Alexander rivolgeva la parola per più di venti minuti erano insopportabili. 

Così, per non assistere a quelle scene, la ragazza portava gli occhi nocciola da qualche altra parte e fu in quel modo che notò quanto la sua amica s’intendesse con quell’eccentrico signor Price. La stessa Callie doveva ammettere, malgrado tutto, che egli fosse davvero un bel uomo e che i suoi modi distinti e posati lo allontanavo anni luce dal signor Alexander.

Era galante e studiato, ma nei suoi modi vi era un certo riserbo, una certa serietà che lo distinguevano dai sorrisi affabili, dall’ironia e dalla sagacia di quell’altro suo amico così affascinante. Callie sapeva che entrambi erano molto popolari nella società londinese e quindi doveva anche mettersi il cuore in pace nel vedere le signorine presenti in quella serata, tutte figlie di amici dei Norris,  accerchiare Alexander come un branco di cani da caccia.

“D’altronde dovrei essere abituata a scene di questo tipo!” sospirò Callie, mentre cercava di convincersi, per l’ennesima volta, di non esser assolutamente gelosa del damerino. Non voleva che Alexander vedesse quanto in realtà si sentisse infastidita e così fece di tutto per evitare di parlargli durante la serata. In più, si disse, lui l’aveva baciata, aveva fatto intendere che lei fosse in qualche modo diversa; ma aveva un bel modo di dimostrarlo: chiacchierando allegramente con tutte le signorine che gli prestavano attenzione!

Sapevo che non poteva essere cambiato per niente!

Infine Callie era furente, anche se non l’avrebbe mai ammesso nemmeno con sé stessa. Andò a sedersi su di un divanetto libero e cominciò a farsi aria seccamente con il ventaglio. Non mostrò di aver veduto la figura che le si era seduta al fianco, tanto era presa a darsi mentalmente della sciocca.

“Signorina?”

Callie sussultò e, voltandosi, riconobbe William Thompson. Era l’unico figlio maschio del signor Thompson e non era ancora sposato, malgrado i suoi modi affabili e l’aspetto alquanto gradevole. Le sue due sorelle asserivano spesso che non si sarebbe mai accasato con nessuna, poiché non era nel suo interesse. Evidentemente era in quello del padre, che desiderava almeno un nipotino che portasse il suo cognome. Callie non aveva visto che poche volte il signor William a Londra e lo considerava un poco sciocco e borioso: non faceva altro che parlare di sé stesso.

Cosa che puntualmente avvenne appena la ragazza ebbe finito di chiedergli “Come state?”

“Oh!” esclamò l’uomo, allargando le braccia con fare melodrammatico “Non potrebbe andare meglio signorina Honeycombe! Dopo anni di ricerca ho trovato la mia casa ideale, proprio qui, nel Derbyshire!”

E qui si portò le mani al petto , sospirando languidamente.

Callie trattenne un risolino: quell’uomo era semplicemente grottesco. Si sforzò di parere seria e interessata così, con aria forzatamente austera disse “ Sono felice per voi! E l’avete acquistata ad un buon prezzo, signore?”

“Stracciato!” si accalorò lui, tagliando l’aria con un gesto secco della mano. Poi, abbassando la voce, aggiunse “In confidenza, ho fatto un ottimo affare: l’ho comprata da un certo Henry William Bell. A quanto pare, sembra navighi in una profonda crisi finanziaria. So che a Londra è stato presente al ricevimento della signorina Duval ma, credetemi, credo che non possa più permettersi di soggiornarvi come faceva un tempo.”

Callie ora era parecchio interessata alla cosa e, ignorando il sottile sentimento che le agitava lo stomaco, chiese “ Debiti?”

“Oh, sapete signorina, teneva un certo stile di vita e spendeva molto più per le cose superflue che per quelle fondamentali. Ora ha gettato in disgrazia sé stesso e la moglie.”

La ragazza sapeva benissimo di cosa si stava parlando, ma tacque. D’altronde veramente pochi erano a conoscenza di ciò accaduto fra lei e il signor Bell. Callie sapeva che avrebbe dovuto dispiacersi un poco per una sorte così disonorevole, ma non vi riuscì in alcun modo, anzi.

Ognuno ha quel che si merita.

“Comunque sia, quel signore mi ha lasciato in eredità una vasta collezione di libri e ciò mi riempie di gioia!”

“Davvero? Io adoro leggere!” esclamò la ragazza piacevolmente sorpresa. A dirla tutta, pensava che una vasta libreria sarebbe stato un tesoro sprecato in casa Thompson: nessuno, compreso William stesso, aveva il tempo di leggere.

“Oh, signorina Honeycombe! In questo caso dovete assolutamente venir….”

“Bene, direi che basta così, William. O la signorina comincerà a lamentarsi se la tenete tutta per voi.” fece un Alexander James Norris dall’intervento più che tempestivo. Ignorò il verso sbalordito del signor Thompson e si voltò verso Callie con un sorrisetto divertito stampato in viso “Avete gradito la cena?”

Callie, sentendosi arrossire, si nascose dietro al ventaglio e cercò di ignorare quell’alta figura davanti a lei. “Deliziosa, signore, deliziosa. Ma vi sbagliate riguardo al povero Thompson: è stato estremamente gentile con me.” disse infine.

“Ah, visto caro mio?!” esultò teatralmente quest’ultimo. “Le vostre maniere affascinanti sembrano non giovarvi affatto agli occhi della signorina Honeycombe!”

Mentre Callie se la rideva internamente per quell’affermazione; Alexander rispondeva in tono seccato “ Mi sembra che le vostre sorelle vi stiano cercando…” e porgendo una mano alla ragazza castana, aggiunse “…e io dovrei condurre un momento questa signorina da mia madre. Di certo un uomo rispettoso come voi, William, vorrà scusarmi.”

Callie ebbe la tentazione di non muoversi da quel divanetto, ma gli occhi seri e infastiditi di Alexander le suggerirono che era meglio seguire il suo consiglio. Così si fece aiutare dal damerino, prendendogli la mano.

“Ah! Siete assolutamente scandaloso!” si lamentò in tono drammatico l’altro, congedando i due con un gesto della mano.

 

“Posso sapere che avete tanto da ridacchiare?”

Il tono seccato del signor Alexander, se possibile, divertì ancora di più Callie che non riusciva proprio a rimanere seria. In più il viso di quell’uomo, contratto in una smorfia infastidita, era estremamente ridicolo.

“No, nulla. Mi chiedevo solo come mai vi siete scaldato tanto all’affermazione di William Thompson!”

Alexander alzò gli occhi neri al cielo: la ragazzina lo stava provocando. Perché Callie sapeva benissimo il motivo, d’altronde, fin dall’inizio proprio lei aveva messo in discussione l’effetto dei suoi modi. E ora, sentirselo venire a dire da uno come William Thompson!

L’uomo non le rispose e, agganciandola bene al suo braccio, accelerò il passo. La signorina Honeycombe dovette trattenere un sorriso poiché, in quel momento, si sentiva assurdamente felice e serena.

E questo non andava affatto bene.

Il sorriso svanì dalle sue labbra quando notò che il giovane signore non la stava conducendo verso il capannello di persone tra cui era presente Teresa Norris, ma anzi si dirigeva dalla parte opposta. Solo dopo aver attraversato un piccolo corridoio oscuro ed essere sbucati in una saletta svuotata di gente, Callie chiese preoccupata “Dove mi state portando?”

La sua ansia crebbe vedendo che lui non sembrava intenzionato a risponderle: guardava dritto di fronte a sé con un’aria imperscrutabile. Lei allora decise di non dire più nulla: tanto di lì a poco l’avrebbe scoperto.

E quando si ritrovarono in una grande terrazza, illuminata a malapena da qualche candela, la ragazza capì che tutti i suoi timori erano ben infondati. Come al solito avrebbe dovuto fidarsi più di quell’uomo, per quanto il suo comportamento fosse stato terribile…perché, in fondo, sapeva che non voleva farle del male.

Non riuscì a reprimere un’esclamazione sorpresa quando di fronte a sé si stagliarono i giardini della dimora in tutta la loro bellezza: anche se immersi nell’oscurità, la ragazza ebbe modo di notare quanto fossero maestosi. In più, il panorama era reso ancora più spettacolare dalle stelle, che brillavano serene in quella notte stranamente limpida.

Callie aggrottò le sopracciglia, ignorando una familiare sensazione alla bocca dello stomaco: le parole che si erano scambiati ore prima le ritornarono alla mente. Come quel bacio. Sapeva che non avrebbero dovuto trovarsi lì, loro due soli.

Perchè fa tutto questo per me?

“Vi piace?”

La voce era giunta da dietro di lei. “è bellissimo! Siete stato fortunato a nascere qui!” rispose lei con una voce un po’ più allegra e serena di quello che avrebbe dovuto essere.

Avrebbe voluto aggiungere altro, ma le braccia dell’uomo che la tiravano indietro smorzarono qualsiasi suono in gola. Alexander l’aveva stretta a sé con forza e ora affondava il viso nella sua spalla. Callie era ancora una volta imprigionata da quel corpo solido e alto, lo sentiva talmente vicino da poter sentire il respiro di lui sulla pelle. Arrossì furiosamente.

“Come fate?” le arrivò la sua voce: era poco più che un lamento. “ Come fate a spezzare tutte le mie certezze in questo modo? Tutte le mie decisioni…tutto…”

Voi l’amate?

“…perché so che vi farei del male, proprio come è successo con…con lei.”

 Callie si appoggiò leggermente alla spalla dell’uomo con la testa: era estremamente comoda. Non sapeva cosa rispondere, perché a malapena poteva credere a ciò che lui le aveva appena detto. “Voi… fate lo stesso con me, sapete?” sussurrò lei timidamente.

Lo vide sciogliere lentamente l’abbraccio, mentre l’ombra di un sorriso gli aleggiava sul viso delicato. Alexander si allontanò in silenzio da Callie ed andò a sedersi scompostamene su una grande poltrona di vimini, lasciando la ragazza al centro del terrazzo. “Ah, allora i miei modi su di voi qualche effetto l’hanno avuto!” la prese in giro alla fine, con un sorriso un poco malinconico.

La ragazza sbuffò. “Siete sempre il solito!” fece per poi abbassare lo sguardo nocciola “A proposito…io...ecco, credo di dovervi ringraziare per l’altra volta…mi avete salvato la vita.”

Se al posto di Callie vi fosse stata una qualsiasi altra donna, l’uomo avrebbe sicuramente sorriso nel suo solito modo galante e avrebbe assicurato che era stato un vero onore servire una così deliziosa signorina. O almeno prima di conoscere la suddetta ragazza.

Ma con Callie non riusciva proprio più a fingere, perché ormai il suo sentimento lo stava letteralmente bruciando. Era certo di esser praticamente morto…era stata lei ad averlo ucciso veramente.

Così, facendo un cenno con il capo, disse solo “Non dovete ringraziarmi. D’altronde è mia la colpa se siete stata aggredita…sono io che dovrei chiedervi perdono.”

Callie sgranò gli occhi.

“…è colpa mia se è morta. Tutta colpa mia.”

Si avvicinò di qualche passo, portandosi a qualche metro da lui. “Vorrei…vorrei che mi diceste come è morta la signora Laura.”

Il tono con cui Alexander le rispose era altrettanto deciso e categorico. “No.”

Callie si sentì un poco vergognare, ma decise di non demordere. Doveva saperlo.”Dovete dirmelo.”

Ebbe il tempo di vedere i suoi occhi neri brillare attenti fra le ciocche di capelli corvini, prima che la mano di lui andasse a nasconderli. L’uomo piegò un poco la testa di lato “Perché volete saperlo?”

La risposta della ragazza lo stupì. “Devo …devo saperlo.”

Alexander trattenne un sorriso scettico: di certo, dopo, l’avrebbe davvero disprezzato.

“E va bene.”

Callie si avvicinò ancora di qualche passo all’uomo: ora poteva vederlo, ad un metro da lei, seduto scomposto come se fosse stato un vestito gettato a caso su una sedia. Era bello, ma ancora le appariva incredibilmente sofferente e stanco. Per un momento si pentì d’aver preteso che lui le raccontasse tutto, ma sentiva che era l’unico modo.

L’unica maniera per comprendersi finalmente del tutto: se era stata pronta ad ammettere per prima i suoi pregiudizi, le sue paure, se si era confidata…ora anche lui avrebbe dovuto fare lo stesso. Perché era l’unico modo per dissipare tutto ciò che fin ora era accaduto fra loro. Era il nodo da sciogliere.

La loro unica possibilità.

 Alexander la prese per il polso e la costrinse, dolcemente, a sedersi sulle sue gambe. Callie, arrossendo, lasciò che nascondesse il capo nell’incavo del suo collo come la notte dell’aggressione. Solo che questa volta, si disse, lui non se ne sarebbe andato. Per un po’vi fu solo il suo respiro a sfiorarle la pelle e il silenzio, ma poi le parole cominciarono a scorrere come un fiume in piena.

“…è accaduto, come sapete, un anno dopo il nostro matrimonio. Aspettava un bambino, eravamo felici, facevamo progetti…volevamo venire a vivere tutti e tre in Inghilterra, vicino ai miei genitori.”

Callie ebbe la consapevolezza dolorosa che la dimora di cui Gordon gli aveva accennato era stata predisposta proprio per questo: accogliere Laura e suo figlio. Sentì che Alexander non era capace di continuare e, dopo un momento di esitazione, portò una mano ad accarezzargli i capelli corvini dolcemente. Avrebbe voluto davvero fargli coraggio.

“ Poi…” ricominciò l’uomo, incerto “ …un giorno…avevo perso una forte somma al gioco. Non dissi nulla a nessuno, poiché sicuramente sarei stato in grado di pagarla prima della partenza per l’Inghilterra. Passarono alcuni giorni e il mio creditore…credo che, insomma tutti hanno creduto che lui pensasse veramente che io di certo l’avrei imbrogliato. Pensava che non avrei ripagato mai il mio debito e così si presentò a casa mia, completamente folle.”

Callie capì immediatamente che il peggio stava per arrivare: lo sentiva nel tono di voce incrinato di Alexander, nel lieve tremore del suo corpo, nel suo viso nascosto con fermezza alla sua vista. Non voleva essere guardato dalla ragazza.

“Mi rivolse parole che….aveva una pistola con sé e finì che ci affrontammo. Laura voleva farmi lasciar perdere, ma io la respinsi e le dissi che lei non centrava nulla in quella situazione. Ero così fuori di me...ed ero spaventato. Era a casa mia, sapevo che poteva succedere qualsiasi cosa da un momento all’altro. Il mio avversario approfittò del momento in cui parlavo con mia moglie per colpirmi praticamente alle spalle, così anch’io sparai…e a cadere fu Laura.”

Le ultime parole gli si smorzarono in gola e caddero nel silenzio più assoluto. Callie socchiuse gli occhi, sopraffatta dal dolore che provava dopo il racconto di quell’uomo. Aveva perso tutto quello che amava, la sua vita a causa del suo stesso orgoglio. Callie pensava che era stata una terribile disgrazia, che l’uomo non avrebbe dovuto darsene così la colpa, torturarsi in quel modo.

“Non credo che avreste mai voluto la sua morte…era vostra moglie e madre di vostro figlio. Voi…voi non siete un assassino…io…io ho piena fiducia in voi.” gli disse lei, timidamente.

Sì, io ormai mi fido di voi ciecamente…sembra assurdo, non è vero?

Alexander sollevò finalmente gli occhi su di lei e la gratificò di un sorriso malinconico che rese il suo volto ancora più bello e fece, al contempo, arrossire come una ciliegia Callie.

“Mi sono guadagnato il vostro disprezzo, vero?”

La ragazza castana scosse risolutamente la testa. “No!” rispose portando una mano sulla guancia scura di lui. “ Io non vi odio affatto.”

Questa volta il bacio non fu improvviso come quello che l’aveva preceduto. Callie ebbe tutto il tempo di prendere atto delle sue braccia che si allacciavano al collo di Alexander, del suo corpo che si portava consciamente verso quello di lui, della sua lingua che accarezzava dolcemente quella dell’uomo. Ebbe tutta la consapevolezza di notare quanto lui fosse molto più sicuro ed esperto di lei, impacciata e agitata ragazza.  Ma non vi badava.

Alexander si staccò dolcemente dalle sue labbra e le accarezzò il collo con la punta delle dita. Un sorrisetto saccente comparve sul suo volto, mentre gli occhi bui si allacciavano a quelli nocciola della ragazza “Siete una donna bellissima, piccola ragazzina.”

Callie rise.

E lei lo amava. In fondo, l’aveva sempre saputo.

  
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