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Autore: Hi Ban    23/12/2011    0 recensioni
«Forse è il caso che tu vada a casa, Shisui» lo informò Itachi, attirando la sua attenzione.
Sorrise. «Oh, San Itachi-san! Che ci fai tu qui? Qual buon vento? Mangiato bene stasera? Senti la mia mancanza? Vuoi unirti al giro di domande su–»
Itachi accennò a quello che sembrava un mezzo sorriso, ma Sasuke davvero non riusciva più a mettere in relazione azioni e possibili spiegazioni, né sue né altrui, perciò non ne comprese il motivo.
«Dovresti davvero andare a casa, Shisui» e i suoi occhi erano saettati su Sakura.
Per inciso, la ragazza si teneva al tavolo con entrambe le mani, la bocca semi aperta e uno sguardo totalmente sconvolto. No, meglio dire arrabbiato. Oh, beh, ovvio, stava guardando Sasuke.
«Oh, certo, chiaro, chiarissimo… mi porti tu in braccio? Non credo di ricordare chiaramente come si usano le gambe…»
Itachi alzò gli occhi al cielo.
«È solo una richiesta d’aiuto, ma se preferisci puoi prenderle come esplicite avances» celiò sornione, per poi alzarsi e appoggiarsi completamente addosso all’Uchiha.
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Special! – Quando fu davvero un Natale… tintinnante




«Senti, Sas’ke, in sostanza le cose stanno così: o ti dai una svegliata o ti sveglio io contro un muro» la voce angelica di Shisui continuava ad assillarlo da almeno mezz’ora, quando sua madre lo aveva gentilmente svegliato per dirgli che aveva visite.
E lui aveva pregato che fosse chiunque – perfino Naruto, il che diceva tutto –, tutti, ma non lui, non Shisui. Eppure ora il suddetto era letteralmente stravaccato sul suo letto che giocava col piumone, mentre lui tentava di continuare a dormire, tirando con decisione le coperte che il cugino tirava via.
Okaasan, sono le sette e mezza!, avrebbe voluto dire alla madre quando Shisui era entrato, ma ancora nel mondo dei sogni era solo riuscito a borbottarlo con ira nella sua mente, ancora totalmente assonnato.
Aveva forse fatto qualcosa di male per meritarsi la presenza bastarda e fastidiosa dell’Uchiha a quell’ora del mattino, reduce da una missione neanche sei ore prima?
Quello doveva essere il suo regalo anticipato di Natale, che era tra pochi giorni. Forse durante quell’anno era stato davvero tanto cattivo e non se ne era nemmeno accorto, ma si sarebbe accontentato: riceverlo in anticipo e in quel modo era sicuramente meno traumatizzante che vederlo saltare fuori da un pacco regalo sotto l’albero il disgraziato mattino di quella festa.
Lui non è che la mal sopportasse per un motivo preciso, quella stramba e noiosa festività. Era solo che peccava di tranquillità e quiete, c’era sempre così tanta – troppa – allegria ed era qualcosa con cui lui si relazionava con poca dimestichezza. Meglio evitarla del tutto, no?
Beh, ora, comunque, era il minore dei problemi. Per quanto lo potesse ignorare, Shisui era ancora sul suo letto, intento a canticchiare qualcosa tra sé e sé, sfilacciando il copriletto – ah, Okaasan non ne sarebbe stata felice. Peccato che la sua ira funesta consisteva in un buffetto scherzoso e non era crudele come quella di Fugaku. Leggende di paese raccontavano che lui i buffetti li dava solo ai cadaveri per vedere se erano vivi, e buffetti non erano, bensì sberle ben piazzate che facevano saltare anche i denti da latte che il malcapitato non aveva più da tempo.
No, non erano leggende di paese, erano leggende di Shisui, stupide come lui.
«Intendo svegliarti dalla tua bolla di stupidità, cugino-chan, non da bei sogni, perché so che fingi di dormire, ma invece sei sveglio!» Lo ignorò con tutte le forze che aveva in corpo.
«Sa-su-ke, Saaaaa-suuuuuu-keeeee!» gli urlò direttamente nelle orecchie e si ritirò solo quando l’Uchiha decise di tirare una mano fuori dalle coperte per tirargli un pugno sul naso.
«Ma brutto bastard– svegliati piccolo idiota! Non abbiamo tempo da perdere con la tua pigrezza!» lo rimbeccò, iniziando a scuoterlo con forza, scrollandogli di dosso tutte le coperte, il lenzuolo, la pazienza e ogni santo buon proposito di non ucciderlo.
Ma probabilmente la goccia che fece traboccare il vaso fu il fatto che gli fece mordere la lingua, mentre tentava di insultarlo brutalmente.
Sasuke Uchiha si era appena morso la lingua e sentiva anche un leggero sapore ferroso in bocca. No, così non andava proprio bene.
«Smettila di fare l’idiota» lo freddò con rabbia, prendendo poi quel che restava delle coperte per tirarglielo malamente addosso.
«Oh, buongiorno anche a te!» ululò Shisui, gettando indietro le coperte.
«Levati dai piedi prima che decida che il mio buongiorno dipenda dal tuo essere in vita o meno» disse trucidandolo con lo sguardo.
Doveva essere stata la persona più crudele al mondo, non c’erano altre spiegazioni. Forse doveva darsi alla vita ascetica ed eremitica, in modo da evitare anche la presenza di Shisui in modo permanente. Avrebbe messo su una piantagione abusiva di pomodori succosi e ottimi e sarebbe campato con quei soli ortaggi, magari vendendone un quarto per fare soldi ed usarli per comprare il sapone per lavarsi. In ogni caso, lui alla pulizia ci teneva, perciò avrebbe saputo come regolarsi, anche senza dover sacrificare cibo prezioso.
«Su, non fare quella faccia, hai dormito a sufficienza, dormire troppo danneggerebbe il tuo cervello» improvvisò più felice di quanto avrebbe dovuto essere una persona che si trovava nella camera di Sasuke Uchiha alle otto del mattino.
Che ragazzo spregiudicato, non aveva il minimo sprazzo del pericolo.
«Tu hai dormito per giorni interi allora» sibilo irato, mentre faceva per alzarsi.
«Ah, che simpatico! No, dove credi di andare? Dobbiamo parlare, torna qui!» e con uno strattone lo ricondusse al letto, facendolo finire quasi lungo disteso.
Poi lo arpionò per le spalle e tirò fuori uno di quei suoi sorrisi tutto-tranne-che-rassicuranti e i suoi occhi brillarono di una luce malsana.
«Devo andare in bagno, razza di deficiente» esordì con un ringhio sommesso.
«Ce ne occuperemo dopo di questo» e liquidò il tutto facendo un cenno al vaso di fiori che sua madre si ostinava a mettere sul suo davanzale – «Profuma la stanza, Sasuke-chan!» diceva.
«Puoi, per favore, mettere da parte i tuoi sempiterni problemi di vescica per starmi ad ascoltare? È una cosa seria, tappo» commentò con ostinazione.
Perfetto, un'altra delle cose serie di Shisui, forse il regalo era quello. Shisui in sé era solo il disgraziato portatore de l regalo e non sapeva ancora quale dei due fosse più orripilante e dannoso per la sua psiche.
Gli tornò in mente l’immagine assonnata di uno Shisui che saltava fuori da sotto l’albero al piano di sotto e si sforzo di evitare di drammatizzare quella già di per sé disastrosa situazione.
«Non mi interessa, qualunque sia la stupidaggine che hai in mente esci di qui e tornatene a casa tua.»
Vano tentativo di persuasione. Forse quel che mancava alla sua tecnica era lo spirito compromissorio, era sempre e comunque convinto che tutti stessero ai suoi comandi come se fosse il capo.
Bah, giovani Uchiha dalla mente distorta da pensieri megalomani riguardo la loro influenza sugli altri.
Fece nuovamente per alzarsi, quando Shisui fece quello che faceva ogni volta che il cugino si dimostrava poco collaborativo con i suoi geniali piani.
La parola magica funzionava sempre e Sasuke non imparava mai.
«Sakura Haruno» buttò lì, mostrandosi particolarmente interessato ai ricami della coperta. Sentì Sasuke irrigidirsi e sorrise come un idiota.
Ci voleva davvero poco.
«Cosa?» chiese brusco.
«Sakura-chan» ripeté come a rendergli più chiaro il significato della parola, anche se sapeva che Sasuke aveva sentito e capito benissimo, peccato che fosse totalmente incapace di connettere il cervello al resto del corpo. Ammesso e non concesso che ne avesse uno, di cervello, perché più volte dimostrava di non esserne dotato.
«E allora?» tono indifferente, sguardo vigile e attento.
Sapeva davvero schermare i suoi pensieri il ragazzo, altroché, pensò sarcastico Shisui, allargando il proprio sorriso.
Ah, se non ci fosse lui!
A chi si sarebbe affidato, il marmocchio? A Itachi? Pfffff! Ovvio che no! Era troppo attaccato al rispetto reciproco per fare azioni tanto benevole.
Che poi, il fratello era un imbecille, sorvolare su quelle cose come privacy e tante belle cose era solo un modo per assicurargli un futuro migliore, evitando che si autodistruggesse in una vita eremitica fatta di pomodori e mutismo.
«Come ‘e allora’?» lo scimmiottò. «È chiaro che la cosa ora ti interessa!»
«A me non interessa proprio un bel niente» sbottò esasperato, ma comunque non si mosse da dov’era, ovvero mezzo sul letto, in procinto di alzarsi.
«Quando ti deciderai a darti una svegliata in merito, piccolo babbeo che non sei altro?» chiese teatralmente melodrammatico e con gli occhi pieni di ironia.
«Io non devo fare proprio un bel niente in merito» e calcò per bene le ultime due parole, chiaramente intento a dargli un determinato significato.
Ma si sa che la mente di Shisui è a senso unico, perciò capiva sostanzialmente quello che interessava a lui.
Ergo, per lui la discussione non era terminata come aveva voluto sottintendere Sasuke, ma era destinata a continuare.
«Ah, Sasuke, non so più che pesci prendere con te» commentò sconsolato, lasciandosi andare contro il muro dietro di sé. «E pensare che quello che fa schifo al alla pesca dei matsuri sei pure tu!» aggiunse e l’Uchiha gli scoccò un’occhiata piena di disappunto.
Chiaramente era il retino ad essere troppo cedevole, non era lui che non era capace. Tanto per precisare.
«Prima che te lo faccia ingoiare un pesce, è meglio che te ne vada» gli consigliò, ma Shisui non si lasciava di certo impressionare dalle vane minacce di un bamboccio con crisi esistenziali dovute alla sua scarsa attitudine alla vita sentimentale.
Poi il pesce era utile per il cervello, perciò anche Sasuke avrebbe dovuto farsene una cultura nutrizionale.
«Mettiamola così, è una cosa che anche se non ti interessa è utile… e non puoi tirarti indietro» aggiunse in fretta, mentre lo sguardo del cugino, da semplicemente scocciato e vagamente assonnato, passò a molto molto arrabbiato e favorevole all’omicidio.
Shisui decise che era il caso di sgranchirsi le gambe – più lontano stava dal ragazzo meglio era –, perciò con un balzo si portò in piedi e prese a camminare per la stanza.
«Di che diavolo stai parlando» non era una domanda, era un misto tra una considerazione esasperata e qualcos’altro, sempre esasperato.
Ah, ma un giorno lo avrebbe ringraziato, quello era sicuro.
Pensare in grande non faceva mai male, no?
«Su, smetti di osservarmi come se stessi prendendo le misure per la mia bara! Ho solo fatto… programmato, ecco, qualche piccola cosa divertente per te, oggi pomeriggio. Non sei forse felice che ti penso?» chiese infine angelico e il suo sorriso si inclinò leggermente quando Sasuke non rispose, ma divenne pallido. E non mortalmente pallido, perché non stava assolutamente schiattando, ma pallido di rabbia, tanta rabbia.
Era tanto – troppo, convenne Shisui – simile al padre e quella era una brutta cosa. Forse era stata una cattiva idea andare a quell’ora del mattino per dirgli una cosa del genere, ma doveva addestrarlo per bene per non mandare a monte tutti i suoi sforzi. Certo, lui non sarebbe stato con le mani in mano durante quel bellissimo pomeriggio, ma era meglio dargli qualche piccolo aiutino. In fondo il ragazzo non vantava poi tutta quella materia cerebrale.
«Tu non ce l’hai una vita tua, Shisui?»
«Oh, sì, ma so giostrarmi bene tra la mia e la tua, visto che tu non sai gestirtela!» commentò allegro e vide Sasuke assottigliare lo sguardo.
Ah, quei diciassettenni che si sentivano completamente padroni della loro vita, che pensavano di sapere tutto e se la prendevano come non mai appena qualcuno interferiva con la loro personale gestione delle cose. Certo che però non se la prendeva quando Mikoto-san gli lavava i calzini e quelli non facevano forse parte anche della sua personale vita?
Ecco, Sasuke non conosceva le mezze misure ed era prevenuto nei suoi confronti.
Il suddetto ragazzo, per inciso, stava facendo proprio del suo meglio per non alzarsi e buttare il cugino fuori dalla finestra o fargli fare comunque una brutta fine che prevedesse una morte dolorosa.
Perché aveva motivo di credere che i programmi di Shisui sarebbero stati imbarazzanti o quanto meno pericolosamente fuori luogo. Sarebbe stata una di quelle esperienze che gli facevano costantemente chiedere ‘perché non l’ho ucciso quando ne avevo la possibilità?’.
E poi c’entrava Sakura, lei c’entrava sempre, eppure lui tentava di far finta che non fosse così. Continuava a negare l’evidenza secondo Shisui, ma il reale problema era che lui la fantomatica evidenza probabilmente non l’aveva nemmeno ancora capita.
In più lo scocciava particolarmente che il cugino continuasse a mettere il naso negli affari suoi. I tre quarti delle situazioni imbarazzanti erano opera sua, perciò forse tra qualche anno avrebbe anche avuto il diritto di attentare alla sua vita senza rischiare di finire in prigione per cuginicidio o per ninjadellafogliacidio.
Di quei tempi si appellavano davvero a tutto.
«Dimmi perché diavolo sei venuto qui stamattina e poi vattene. Veloce» aggiunse senza la forza di arrabbiarsi come avrebbe meritato la situazione.
Ma a Shisui faceva tanta paura anche così, perché la somiglianza con Fukagu Uchiha era l’incubo ricorrente delle sue notti.
«Il Natale non ti ammorbidisce nemmeno un po’, a te?» chiese con una smorfia.
La risposta la sapeva, perciò non ne attese una e fece come gli era stato proposto da Sasuke.
«Ok, ma prima facciamo che tutto ciò che è fuori dalla tua stanza per me è zona franca e tu non puoi picchiarmi, uccidermi, nemmeno sfiorarmi, chiaro?» e di volata uscì dalla porta, rimanendo nel corridoio.
«Shisui» ringhiò esasperato.
«Ok, ok, non ti arrabbiare tanto, non è nulla di che in fin dei conti… ho detto a Sakura che oggi saresti passato da lei» disse vago e Sasuke inarcò un sopracciglio, per nulla convinto.
«E le ho detto che saresti felice…» notò lo sguardo di Sasuke e si corresse: «Interessato… a… beh, nulla di male… solo addobbarelalberoecasasuaperNatale.»
E sorrise in maniera ossessiva, mentre Sasuke districava parola per parola da quella frase ingarbugliata e ne comprendeva il senso. Ne prendeva atto. Attivava lo Sharingan.
«Qualunque sia il motivo per cui sei così irrimediabilmente idiota, non mi interessa minimamente, ma preferirei che la smettessi di fare stronzate in cui io sono direttamente implicato» disse con una calma innaturale, considerato il vago tremore che percuoteva metà del suo corpo.
Sembrava davvero davvero arrabbiato, pensò Shisui, mentre deglutiva dinnanzi al rosso sfavillante dello Sharingan – gli ricordava un po’ troppo li sangue per i suoi gusti.
«Oh, suvvia, non è poi nulla di così grave! La aiuti con le decorazioni, vi divertite un po’» fece finta di non sentire il sibilo di Sasuke «parlate, discutete, fatetantecosesimpaticheetenere e poi te ne torni a casa come nulla fosse! Cioè, è una tua amica, la conosci, sei già stato a casa sua, dov’è il sacrosanto problema, Sas’ke?»
Il problema è che tu esisti e fin troppo spesso ce ne dai la dimostrazione, pensò Sasuke. Sì, uno dei motivi era anche quello, ma principalmente c’entrava il fatto che lui odiava essere immischiato in cose decise da altri. E poi lui l’evidenza non l’aveva ancora capita, come faceva a capirci qualcosa? «Non capisco perché continui ad immischiarti. Perché le hai detto una stronzata del genere?» sbottò, conscio che ormai poteva fare poco o niente in merito.
Cioè, sì, poteva dire a Sakura che era caduto vittima della più brutale delle malattie contagiose, ma non ne sarebbe valsa la pena. Era soltanto Sakura, era già stato a casa sua con Naruto un sacco di volte e l’aveva già anche aiutata a decorare l’albero costretto dall’Uzumaki.
…forse il problema era che qualcosa gli diceva che non ci sarebbe stato pure Naruto.
«Ah, queste sono cose che evidentemente non puoi ancora capire! Ma un giorno mi ringrazierai, ovvio che lo farai!»
Sasuke continuò a guardarlo con lo sguardo più truce che riuscì a tirare fuori, cosa che, per altro, non gli riusciva così difficile. Passarono vari secondi, forse minuti, al che Shisui parlò.
«Oh, giusto, ti ho lasciato anche uno scatolone con delle decorazioni da darle» rimanendo fermamente attaccato allo stipite della porta, sporse dentro una gamba e spinse con il piede uno scatolo a cui prima Sasuke non aveva fatto caso. Non sembrava molto leggero; che diavolo c’era dentro?
«Cosa me ne faccio?» si informò.
«Oh, beh, così non andrai con le mani in mano! Un aiutino per non presentarti lì come un deficiente–»
Shisui scattò indietro con un balzò quando Sasuke si mosse in avanti, probabilmente con l’intento di prenderlo per la gola e appenderlo al muro.
«Ehi, ehi! Zona franca, z-zona franca, chiaro?» biascicò e poi riprese a sorridere.
«Beh, allora buona giornata Sasuke-chan, mi ringrazierai un’altra volta!» aggiunse mentre già era giù per le scale.
Sasuke rimase ad osservare immobile e indifferente quello scatolone, chiedendosi se non fosse veramente il caso di far fuori Shisui il prima possibile. Lo faceva sembrare anche generoso: sarebbe stato il suo regalo di Natale per l’umanità; non era la cosa più utile da regalare a chiunque avesse anche la minima possibilità di incrociare per strada quell’idiota?


Shisui doveva morire.
Non era solo la frase tipo di Sasuke in una qualsiasi giornata tipo, era proprio un pronostico che l’Uchiha voleva si avverasse e anche in fretta. Immediatamente. Così tanto velocemente che fosse stato per lui avrebbe mollato seduta stante lo scatolone sulla soglia della porta di Sakura, davanti ad una stranita Sakura, per l’appunto, e sarebbe andato a seccarlo lui stesso, quel demente di suo cugino.
Invece si limitò ad espirare con calma, attendendo che l’Haruno si riprendesse dallo stato catatonico in cui si trovava.
Era tanto strano per lei trovarsi Sasuke Uchiha davanti alla porta, con uno scatolone pieno di decorazioni in mano, in attesa che lo facesse entrare per decorare quello stramaledetto albero di Natale in soggiorno?
Sì, probabilmente lo era per lei, ma il punto era totalmente un altro.
Il dannato punto era che l’Haruno non si aspettava di vedere tale Uchiha a casa sua quel pomeriggio. Il colmo, probabilmente, era stato quando Sasuke se n’era uscito con un «non dobbiamo decorare l’albero?» molto imbarazzato, per altro, e la ragazza per poco non era collassata. Shisui ne aveva combinata un’altra delle sue e probabilmente la trovava anche una cosa assai divertente. Buon per lui, che ridesse nei suoi ultimi istanti di vita, perché dopo non ne avrebbe avuto più il tempo.
Allontanando dalla mente quei pensieri sanguinolente, Sakura si concentrò su Sakura, che chiaramente non era stata informata di nulla da Shisui, con cui molto probabilmente non aveva nemmeno parlato.
Brutto bastardo.
Sasuke non aveva più aperto bocca, totalmente incapace di formulare una frase sensata in un frangente simile.
Erano ancora entrambi sulla porta, chi più dentro chi più fuori, quando finalmente la ragazza parlò.
«Beh, mi farebbe piacere se mi aiutassi con le decorazioni» disse, tentando di apparire tranquilla, mentre le guance le si tingevano di rosso sia per l’assurda situazione sia per la reazione che aveva avuto nel vederlo sulla porta.
Sorrise nervosa – solo Sasuke le faceva quell’effetto, possibile? – e si spostò di lato per farlo passare.
Lui annuì rigidamente e si avviò per i corridoi di quella casa che conosceva piuttosto bene. Il soggiorno era lo stesso di due settimane prima ovviamente, così come era uguale a quello di tre anni prima e via discorrendo. Poggiò lo scatolone sul ripiano di fianco all’albero spoglio – sì, lo stesso di sempre.
«Mmh, beh, grazie Sas’ke-kun» farfugliò Sakura quando furono nel soggiorno e lei si accingeva a tirare su a sua volta uno scatolone dal pavimento.
Nonostante non ne avesse minimamente bisogno – era Sakura, con un solo pugno poteva fare un buco nel muro – in un attimo si fece carico della scatola.
«Figurati» disse soltanto, mostrandosi particolarmente poco loquace.
Sarebbe stato sicuramente un pomeriggio lungo, non c’era dubbio.
L’ultimo per Shisui, non era nemmeno il caso di ribadirlo.
Per un po’ rimasero in silenzio e Sasuke puntò la sua completa attenzione sull’albero. I rami erano vagamente deformi, curvati verso il basso, riprendendo lo stesso modo in cui erano stati piegati per un anno intero. Era di un verde scuro e spoglio e gli venne quasi da chiederle perché non ne avesse ancora comprato uno nuovo. Era lo stesso di tanti anni prima, lo stesso che decoravano insieme loro tre o accanto a cui si sedevano il pomeriggio della vigilia a parlare.
Trasmetteva quasi un senso di nostalgia, per che cosa poi, però, Sasuke non lo sapeva.
«Beh, decoriamolo allora!» disse con un gran sorriso, benché ancora imbarazzata. «Vado a prendere l’altra scatola di là» e scomparve dietro la porta.
Lui annuì e si mosse per aprire la scatola che gli aveva rifilato quel mattino Shisui. Lui non l’aveva ancora aperta; pensandoci alla luce dei nuovi risvolti, però, appariva quanto più sospetta. C’era forse lui dentro? Scosse impercettibilmente la testa al ricordo dell’immagine di Shisui e dell’albero di quella mattina.
Quel ragazzo era un tormento anche quando non era presente e nessuno poteva dire che quella era una buona cosa.
La aprì con cautela, rompendo il nastro adesivo; rimase particolarmente interdetto nello scoprire che dentro vi erano solo palle colorate e stupidi fili luccicanti.
Erano davvero decorazioni.
Forse doveva provare sollievo a quella scoperta…
Ah, no. Aveva cantato vittoria troppo in fretta. Grugnì esasperato e fu tentato di gettare tutto fuori dalla finestra, in uno scatto di totale ed incontrollata frustrazione.
Si può sapere che problemi aveva Shisui? Non ce l’aveva proprio una vita sua, da vivere e da auto rovinarsi? Perché doveva fare idiozie con la sua? Poteva usare Itachi come cavia per i suoi giochetti stupidi. In fondo lui era quello comprensivo e poco incline ad usare la violenza se non strettamente necessario.
Comunque, sul fondo della scatola, nascosto tra fili colorati e altre decorazioni vi era un pacco regalo. Non eccessivamente piccolo, ma neanche enorme, un anonimo pacco colorato con un fiocco giallo canarino che faceva a pugni con la carta viola melanzana.
Lo tirò fuori con circospezione e prese ad agitarlo con fare scocciato. Che diavolo c’era lì dentro? Non si capiva, per sicuro era una scatola, ma gli era proprio oscuro il suo possibile contenuto. Di certo di quel posso in una scatolina ci sarebbe stato il minuscolo cervello di Shisui, che avrebbe inviato ai migliori scienziati, affinché lo studiassero per comprendere che razza di problemi aveva l’idiota.
«Eccomi» esordì la ragazza e Sasuke rimise il pacco in fondo alla scatola, forse con un po’ troppa foga.
Non doveva vederlo nemmeno per sbaglio, qualunque fosse il piano contorto di Shisui quella volta, lui l’avrebbe sventato e poi lo avrebbe ucciso.
Sakura non commentò, ma lo osservò stranita.
Preserò ad addobbare l’albero e parlarono di sciocchezze, nulla di realmente importante. Le missioni, gli allenamenti, Naruto e Hinata che sembravano incollati con il più resistente dei collanti esistenti, la neve e, benché l’argomento lo interessasse discretamente poco, il Natale.
«Come sta tuo cugino?» domandò ad un tratto e Sasuke non seppe trattenere il suo dilagante malumore e la vena assassina rispose per lui.
«Probabilmente entro domani sarà sotterrato sotto tre metri e mezzo di neve a crepare di freddo nel mio giardino» sibilò con calma, mentre appendeva una pallina su un ramo.
«Ah» rispose poco convinta e osservandolo di sottecchi. Non ebbe cuore di aggiungere altro.
Dopo un tempo che Sasuke non seppe se definire interminabile o troppo breve, avevano terminato tutte le decorazioni, anche quelle sulla porta, dove ora troneggiava una grande ghirlanda che avevano pescato dallo scatolone del ragazzo. Ovviamente non aveva saputo dare spiegazioni riguardo la sua provenienza, ma Sakura aveva ben compreso che per quel giorno era inutile fare domande sulla stranezza dell’amico.
Forse la neve lo stordiva leggermente.
«Grazie davvero, Sas’ke-kun!» disse mentre chiudeva il suo scatolone. «Naruto è in missione e visto che tu sei tornato appena ieri sera credevo che quest’anno avrei dovuto farlo da sola l’albero» si discolpò sorridendo leggermente.
Sasuke non sapeva cosa risponderle e probabilmente Sakura non attendeva veramente che dicesse qualcosa: lo conosceva da una vita e sapeva che le manifestazioni emotive, affettive o quant’altro non gli risultavano particolarmente facili.
Nello stesso istante, poi, i due si sporsero verso lo scatolone incriminante di Sasuke, che il suddetto aveva tenuto lontano dalle mani di Sakura per tutto il pomeriggio. La sua mente non si era staccato dal suo contenuto nemmeno per un istante e la ragazza ovviamente si era accorta del suo strano comportamento.
Comunque, i suoi sforzi vennero vanificati in meno di mezzo secondo, quando l’Haruno, più distrattamente che altro, aprì la scatola controllando cosa vi fosse dentro, non aspettandosi, chiaramente, di trovarsi davanti un regalo.
La curiosità è donna. Sakura è una donna. Ergo, Sakura è pure curiosa.
Senza nemmeno pensarci prese il regalo, nonostante il muto tentativo di Sasuke di dissuaderla: una smorfia e un passo avanti.
«Che cos’è?» chiese, rigirandoselo tra le mani.
Si voltò verso Sasuke, quando nemmeno lei riuscì a capirne il contenuto.
L’Uchiha non ne aveva la più pallida idea, come lei del resto, perciò si limitò ad una rigida stretta di spalle. Cosa poteva dirle? Che Shisui l’aveva fregato e che lo aveva scoperto neanche un’ora fa, quel dannato pacchetto regalo che sembrava essere stato incartato da Naruto per il connubio di colori?
«Per… per chi è?»
Ok, qui non si tratta di essere curiosi perché si è donne, qui si trattava di Sakura Haruno che voleva sapere per chi potesse essere un regalo da parte di Sasuke Uchiha. Le carte in tavola cambiavano se si poneva la situazione sotto questo punto di vista.
Fingeva indifferenza, mentre continuava a rigirarsi il regalo, ma lo osservava di sottecchi, in attesa di una risposta.
Che non giunse, perché Sasuke non sapeva proprio che inventarsi.
Perché Shisui lo aveva messo nello scatolone? Perché lo aveva mandato da Sakura? Perché Shisui Uchiha esisteva ed era suo cugino?
Ok, forse l’ultima domanda esistenziale non era particolarmente utile in quel frangente, ma Sasuke non poteva non chiederselo.
«Nh…» asserì con poca convinzione, in attesa di avere una di quelle illuminazioni che di solito salvavano il culo alla gente in situazioni anche meno difficili di quella.
Piccolo dettaglio insignificante, che però faceva la differenza: quella gente aveva una fortuna che lui, chiaramente, non aveva e poi c’entrava qualcosa Shisui. Cosa non lo sapeva, ma era sempre colpa sua, perciò un motivo in più si aggiunse alla sua lista mentale per richiedere la sua esecuzione appena se lo fosse trovato davanti.
«Oh» disse Sakura piegandosi a terra. Era sfuggito qualcosa dall’impacchettatura, un foglietto che era caduto mentre l’Haruno se lo rigirava distrattamente tra le mani.
Sasuke non ebbe nemmeno il tempo di mettere in relazione il tutto che Sakura osservava già il foglio con uno sguardo stranito.
Poi sconvolto.
Poi incredulo.
Poi esitante.
Poi decise di girarsi verso Sasuke per far capire anche a lui che diamine c’era scritto su quel benedetto pezzo di carta.
«È… è per me?» domanda retorica. Sul foglietto c’era scritto proprio per Sakura Haruno e Sasuke ebbe modo di appurarlo quando lo prese tra le mani, rigido come un palo. Che diavolo stava architettando quell’imbecille?
Aveva anche copiato la sua grafia con lo Sharingan!
«Sì» assentì soltanto. Poteva forse negare l’evidenza?
Sentiva che le guance ci erano leggermente arrossate, ma distolse lo sguardo e lo puntò verso la finestra lì di fianco.
Con la cosa dell’occhio vedeva Sakura sorridere.
«Posso…?» e fece un cenno al regalo.
E dire che quello non era nemmeno il primo regalo che le faceva: peccato che di solito c’era anche Naruto, con loro, e lui non glielo dava con tutta quell’alone di mistero attorno al gesto.
A Sakura doveva essere apparso come un ragazzino impacciato che non sa nemmeno dare un regalo ad una ragazza.
Shisui non l’avrebbe nemmeno più vista da lontano, una ragazza.
Annuì e in un attimo sentì la carta che veniva strappata con fare esitante. Chissà cosa c’era…
Un momento. Chissà cosa c’era davvero. Quel regalo non l’aveva fatto lui, non sapeva cosa c’era nascosto nella carta viola.
Era un regalo scelto da Shisui. Shisui Uchiha.
Forse faceva ancora in tempo a strapparglielo di mano e a buttarlo dalla finestra, minacciando la possibile presenza di una carta bomba all’interno del pacco.
Dannato Shisui.
Troppo tardi.
Attese con sguardo allarmato – e ben pronto a scappare fuori dalla porta – che Sakura completasse l’opera di scartamento.
Dietro un doppio strato di carta si nascondeva una scatola.
Che Sakura aprì trepidante, per trovarvi all’interno un’altra scatola, questa volta più piccola.
Sasuke era perplesso, Sakura sorrideva ancora.
Dentro la scatola, vi era un'altra scatola ancora.
Questa volta Sasuke strinse i pugni e si scambiò uno sguardo con una Sakura adesso vagamente stranita.
Shisui, da quale parte a Konoha, stava starnutendo e gli fischiavano le orecchie, doveva essere così per forza: nella sua mente Sasuke lo stava nominando davvero molto e il suo nome non era accompagnato da parole gentili.
Per aprire anche l’ennesima scatola ci volle un po’, viste le minuscole dimensioni.
Sasuke si sentiva un idiota, agli occhi di Sakura probabilmente sembrava un idiota e, in via definitiva, Uchiha Sasuke era davvero un idiota perché si era lasciato immischiare da Shisui in un’altra delle sue idiozie.
«Sas’ke…» borbottò lei, mentre faceva forza con sole due dita per tirare su l’ennesimo piccolo coperchio della scatola.
Non rispose e finalmente Sakura trovò il regalo, che, a quel punto, nessuno dei due credeva esistesse veramente.
La ragazza spalancò gli occhi e fissò il contenuto delle ventordici scatole che aveva in mano. Non disse nulla per un paio di secondi e la cosa impensierì un po’ il ragazzo; quella sua assenza di reazione non gli permetteva di capire se doveva andarsene immediatamente per andare ad uccidere Shisui o se doveva andarsene per fuggire velocemente lontano dalla furia della ragazza.
Sentì solo un leggerò tintinnio quando tirò fuori il tanto misterioso regalo e si chiese davvero cosa si fosse inventato quella volta Shisui.
Evidentemente agognava più di qualsiasi persona normale una morte dolorosa, quello era chiaro.
Un campanello. Attaccato ad un filo rosa. Come quello della prima e della seconda prova di Kakashi-sensei, solo un po’ più piccolo e il suo scopo era abbellire, non tentare di essere preso da tre ninja incapaci.
Ad avere un’espressione stupita nella stanza comunque erano in due, ma se quella di Sakura era giustificabile dal fatto che il regalo l’aveva ricevuto, quella di Sasuke era un tantino fuori luogo, perciò si sforzò di riprendere un contegno.
«Io… grazie» soffiò incredula, tentando poi anche lei di apparire più normale possibile.
«È davvero molto bello, Sas’ke!» aggiunse subito dopo entusiasta, forse comprendendo lei stessa che era un regalo di Sasuke, proprio per lei ed era davvero molto carino.
In pieno stile Uchiha. Non molto appariscente, piccolo, carino e… beh, le piaceva davvero, più lo osservava e più Sakura ne rimaneva affascinata, sia dal semplice tintinnio, sia dallo scintillio che si creava quando la luce del lampadario sopra di loro lo incontrava.
«Sono felice che ti piaccia» disse Sasuke in risposta, che si rese conto che forse era il caso di apparire un po’ più rilassato e meno sconvolto.
Sakura se lo rigirò ancora per qualche attimo tra le mano; poi aprì il piccolo laccetto a cui il campanello era attaccato e se lo chiuse attorno al polso, facendolo tintinnare volutamente e più volte, sorridendo di rimando.
La vide sospirare di botto, come a volersi fare coraggio per qualcosa. Doveva preoccuparsi?
«Come hai fatto a sapere che volevo proprio questo?»
Sì, doveva preoccuparsi.
«Non lo sapevo» rispose tropo in fretta, infatti il sorriso di Sakura vacillò.
Anche lei, che diavolo di domande faceva?
Quel pervertito di Shisui l’aveva spiata!
«Non lo sapevo» ripeté più lentamente «ho pensato che fosse un regalo… carino. Mi ricordava quelli di Kakashi sensei.»
Ok, Sas’ke, finisci di scavarti la fossa da solo, da bravo.
«Tintinnava» borbottò con indifferenza, ma sapeva che Sakura era sull’orlo di una serie di risatine convulse.
Il suo sorriso sereno era tremolante e la vide passarsi una mano sulla guancia, quasi a volersi ridare un contegno.
Tintinnava?
«Uhm, bene. Grazie davvero Sas’ke-kun» disse e l’Uchiha lo intese come un ottimo momento per congedarsi definitivamente.
Fece un cenno col capo, afferrò il suo scatolone e si diresse verso la porta. Sakura lo seguiva in silenzio, probabilmente sorrideva ancora.
Anche lui si sarebbe lasciato sfuggire un sorrisetto compiaciuto, ma il fatto che la gioia di Sakura non fosse minimamente opera sua glielo impediva. E poi in quel momento l’ottantatrè virgola tre percento di Sasuke era fatto di rabbia e violenza repressa verso il cugino. Ogni possibile sorriso si sarebbe immediatamente trasformato in un ghigno malsano. Meglio non tentare nemmeno.
«Buon Natale, Sas’ke» lo salutò gentilmente e poi chiuse la porta dietro di sé.
L’aveva sentita ridacchiare, non se lo era immaginato.
Iniziò a camminare verso casa sua, ma appena fuori dal piccolo cancelletto per entrare nel giardino di Sakura sibilò quattro parole piene di rabbia.
«Esci di lì, Shisui.»
E con qualche foglia tra i capelli scuri, fuori dal cespuglio sotto la finestra del salotto uscì proprio Shisui Uchiha, un sorriso largo e divertito sulle labbra.
Sasuke non smise di camminare e in un attimo fu affiancato dal cugino, che non disse nulla. Ma sorrideva ed era una cosa davvero snervante. L’unica cosa che lo tratteneva dall’uccidere quell’essere era lo scatolone che teneva saldamente tra le mani.
«Allooooora, cugino-chan, com’è andata?»
«Come se non lo sapessi. Che diavolo ci facevi sotto la finestra?» ringhiò apertamente e con o sguardo puntato dritto dinnanzi a sé.
«Vi spiavo, che altro avrei dovuto fare?» ribatté con ovvietà.
«E allora perché me lo hai chiesto?» ora era esasperato.
«Per fare conversazione!»
Sasuke non aveva il coraggio di dire altro, perché la maggior parte delle parole che affollavano la sua mente erano scurrili parolacce e imprecazioni sempre rivolte a quel beota del cugino.
«E dai, Sas’kecchan! Non mettermi il muso, è stato a fin di bene!» gesticolò concitato Shisui, senza perdere il sorriso.
Evidentemente lui la cosa la trovava davvero divertente, peccato che Sasuke non era dello stesso parere.
Ah, quel ragazzo doveva davvero imparare ad essere un po’ più riconoscente verso coloro che si prendevano sua della sua vita, dal momento che lui non ne era in grado.
«È stato divertente decorare l’albero?»
«Nh.»
«Hai usato anche le decorazioni che ti ho dato?»
«Nh.»
Questo era un ringhio, non un semplice assenso. Shisui si allontanò leggermente.
«Dai, almeno non ci sei dovuto salire sopra, all’albero!» scherzò, assestandogli una gomitata giocosa.
Questa volta non si profuse nemmeno in lugubri versi onomatopeici, lo fulminò solo con uno dei suoi gelidi sguardi da assassino seriale in procinto di mettere nello scantinato un altro cadavere.
«Oh, dai Sasuke-chan! Non sei mica morto! Anche se quando la vedevi scartare il regalo credevo saresti morto sul colpo… ahia!» borbottò con enfasi quando Sasuke si fermò apposta per mollargli un calcio ben piazzato.
Poi riprese a camminare, senza la minima intenzione di dire una sola parola.
Non lo capiva, Shisui, che era meglio lasciarlo stare? Evidentemente non conosceva il detto ‘non svegliare l’Uchiha che dorme’.
Camminarono per un po’ in silenzio, ma era chiaro che Shisui non riusciva proprio a trattenersi dal parlare a vanvera, specialmente se serviva a dare sui nervi a Sasuke.
«Dimmi, le è piaciuto il regalo?» chiese con fare serio, ma quel dannato essere stata continuato a sorridere alla faccia sua.
«Lo sai già» ribatté a denti stretti.
«Sì, vero, ma è più divertente– interessante, volevo dire interessante sentirlo dire da te» e attese che cogliesse il messaggio. Ma si sa – Shisui lo sa –, Sasuke è lento di comprendonio.
«Sì? No? Allora? Voglio sapere se ci ho visto giusto!»
«Dacci un taglio.»
«Aspetta, com’era? Ah, sì, lo ha trovato tintinnante
E rise fragorosamente, almeno finché Sasuke non gli lanciò lo scatolone addosso.
«No, dai, Sas’ke! Almeno le è piaciuto! Visto? io ci so fare con le ragazze!»
Lo afferrò per una spalla e Sasuke si scrollò la sua mano di dosso.
Mancava poco a casa sua, poi sarebbe entrato e avrebbe chiuso fuori quell’idiota.
E, diamine, si sarebbe vendicato prima o poi.
«Ti anche salvato le chiappe! Lo so che non le avevi ancora comprato nulla!»
«Non ho comprato nulla nemmeno a Naruto» gli fece presente con stizza.
«Sì, ma con Naruto non ti ci devi sposare, non devi fare prole per il clan, non ci devi–»
«Ti risulta così difficile tenere quella bocca chiusa e lasciarmi in pace?» sbottò, al limite della sopportazione.
«Abbastanza, sì, visto e considerato che mi trovo a parlare con un ingrato cugino che non si sforza nemmeno di ringraziarmi per quel che ho fatto per lui!» disse con fare drammatico «Non vedi il mio volto asperso di molto pianto fraterno anche se sono solo tuo cugino?»
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
«Ringraziarti di cosa, di grazia?» il ‘di grazia’ doveva essere un intercalare che esprimeva gentilezza, ma nella frase di Sasuke sembrava il peggiore degli insulti. Forse era il caso che Shisui iniziasse a preoccuparsi per la sua vita.
«Ringraziarti di avermi fatto sembrare un idiota, di esistere, di aver pedinato Sakura, di avermi svegliato presto senza motivo, di averci spiato per tutto il pomeriggio, di esistere» snocciolò con grande rabbia e probabilmente mentre elencava tutte quelle ragioni si era anche dimenticato di respirare.
«Hai detto due volte di esistere» commentò piano Shisui e Sasuke fu molto prossimo a fare quel che ormai progettava ogni secondo.
«Non me ne frega niente.»
«Su, su, non fare così, che poi ti viene il sangue acido e vostro figlio nascerà schizzato» si allontanò prontamente per schivare un altro calcio.
«Beh, per questa volta sarà magnanimo. Farò finta che tu mi abbia ringraziato e ci metterò una pietra sopra!»
Che animo nobile e gentile, pensò con sarcasmo velenoso Sasuke.
«Oh, ma non avete usato il vischio! Santo cielo, Sasuke! Che cosa ce l’ho messo a fare lì dentro ‘sta benedetta erba da appendere al soffitto se tu non l’hai appesa al soffitto?» era serio sgomento quello che sentì nella voce del cugino e che lo convinse a voltarsi.
Dalla scatola aveva davvero tirato fuori quella diavoleria.
Ok, su quella terra aveva vissuto anche troppo. Le Cinque Terre non avevano bisogno di un ninja così idiota, il clan Uchiha sicuramente non necessitava di un elemento così disonorevole. Ucciderlo sarebbe stato il suo regalo di Natale per i tre quarti della popolazione delle terre ninja.
«Guarda? Io ce lo avevo messo davvero! Forse non lo hai visto perché non tintinnava… ehi! Che diavolo stai facendo? Sas’ke… allontanati. Ora! Chia-chiamo Itachi se non ti allontani! Aiuto! Aiuto! Stanno assassinando il migliore dei ninja del clan Uchihaaaaa!»
«Buon Natale pure a te, cugino
Tornando dalla missione, alle undici di sera e sotto la neve, Itachi trovò Shisui appeso per i piedi ad uno degli alberi del viale del quartiere Uchiha.
Aveva l’aria di uno che non sapeva nemmeno il suo nome e di certo il freddo non era stato d’aiuto a mantenere la lucidità.
Lo tirò giù e ignorò i suoi balbettii senza senso; non ebbe nemmeno cuore di chiedergli perché tra i capelli avesse dei pezzi di vischio brutalmente distrutto.
«Io te lo avevo detto di lasciar in pace Sasuke» commentò solo con il fantasma di un sorriso divertito sulle labbra e lo trascinò verso casa.



Matsuri sono le feste giapponesi, dove appunto si fa la pesca con i retini, e negli anime tutti sono incapaci a farla!XD
Asperso di molto pianto fraterno l’ho fregato a Catullo, pace all’anima sua u___u’

Ed ecco a voi lo special di Natale che, per inciso, con gli alberi e con il Natale non c’entra quasi niente, ma dettagli!XD
C’è l’albero di Natale di Sakura, non conta come albero?*si guarda intorno* conta, vero?*la ignorano* Oh, beh, mal che vada sono andata fuori tema, che sarà mai?u__u’
Cronologicamente parlando, è da intendere in un periodo di poco precedente alla precedente shot; essendo quella ambientata in estate, questa è semplicemente nel periodo natalizio precedente.
Probabilmente vi aspettavate qualcosa di migliore, ma già a partire dal titolo si andava di male in peggio!XD Sappiate che comunque l’intenzione era delle migliori, poi si è sviluppata con uno Shisui di troppo, un regalo inaspettato, un Sasuke particolarmente intontito e una Sakura potenzialmente sconvolta a vita; l’unico sano è il povero Itachi, che è sempre in mezzo!XDXD
Ahm… sembro tanto tanto una merda se mi faccio pubblicità da sola?*ignora volutamente i sìììììì in sottofondo e sorride come una beota* no? Perfeeeetto allora!^^ Ho scritto una stupenderrima (a Natale siamo tutti più buoni e perciò può diventare per tre secondi netti bellissima et magnifica, assolutamente u_u’) storia di tre capitoli che conto di postare in tre giorni, A Christmas Carol – Sasuke Uchiha version che è ambientata nello stesso universo demente che ho messo in piedi io in questa raccolta!:) Perciò ci sono un Sasuke deficiente all’ennesima potenza e il mio adorato Shisui, esatto, ha lo stesso stampo di questa e ci sono vaghi accenni ad episodi della raccolta. Mh, ecco. Fine spazio per la pubblicità occultamente occulta!u__u
Spero non abbia fatto eccessivamente schifo!XD
Buon Natale!


Eikochan: sono felice che la raccolta ti piaccia! Mannoooo! Ma quale incesto!XDXD Solo grande affetto tra cugini, ovviamente!*annuisce convulsamente* Shisui è taaanto espansivo, ecco tutto XD Lo special è una cosa altamente demenziale e scema, perciò non ti biasimerò se poi vorrai tirarmelo dietro!XD Grazie per la recensione!^^
akagami95: il povero Shisui tenta di aiutare quel demente e la ricompensa sono stupide vendette… bah, Sasuke non capisce proprio niente!XDXD Veramente la tua è una bella idea, quella del capitolo su Itachi e Shisui! Mi sono divertita a scrivere lo spezzone al fondo del capitolo con loro, perciò uno intero lo sarebbe di più!XD Vedrò se metterlo nella raccolta o meno, ma credo che qualcosa potrei proprio scrivere… purtroppo quando parto a scrivere non mi fermo e sforno roba vagamente lunga, ma sono felice che tu lo abbia trovato comunque scorrevole! Grazie per la recensione e spero che questo capitolo ti piaccia!(:
kry333: Shisui è semplicemente… non ne ho la più pallida idea, ma lo adoro sopra ogni cosa!XD Poi probabilmente non ci ho minimamente azzeccato con il suo carattere, ma per me è così, un grande giocherellone che scherza sempre!*__* è l’eccezione che rende conforme la regola del clan Uchiha, quella del mutismo e dell’apatia congenita!XD Shisui è un mito, non ci sono altri modi per descriverlo!u____u’ Senza di lui Sasuke sarebbe più scemo di quel che è e sarebbe grave la cosa!XDXD Credevi che l’altra fosse assurda? Bene, questa rasenta la stupidità nel suo grado più elevato… potrebbe addirittura averla scritta Sasuke a questo punto!XDXD Ok, la pianto! Grazie per la recensione e spero che il capitolo ti piaccia!^^
  
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