Epilogo.
Knowing
endless consequences
I feel so useless in this
Get back, step back, and as for me
I can't believe
“C |
hiudi
tu, Severus, io… non ce la faccio…” mormorò Minerva McGranitt, massaggiandosi
le tempie con la mano ossuta.
Severus
Piton l’osservò allontanarsi, curva su sé stessa, con passo svelto. Fin troppo
svelto. Sospirò e, entrando nell’angusto stanzino, s’apprestò a dare un ultimo
saluto al corredo di cianfrusaglie che era appartenuto a Silente. Sembrava così
strano dire Silente è morto perché prima di allora era inconcepibile una
cosa simile. Eppure era successo. Tuttavia il gioco era valso la candela,
vedere l’ombra scura di Voldemort allontanarsi per sempre, compensava un poco
quel grosso dolore che la perdita di Albus Silente aveva provocato.
Albus
Silente. Il più grande mago bianco del secolo. Andato, morto. No, non era
facile accettare una cosa del genere.
Piton
avanzò tra le pile di libri che erano appartenuti al preside, come suonava
tutto fuori posto in quel pertugio buio… tutti quegli strumenti astrusi
accumulati in tanti anni da quello strano uomo. Com’era possibile che ora
giacessero in un angolo umido dei sotterranei di Hogwarts?
Strascicando
i piedi Piton s’andò ad affiancare ad una pila particolarmente pericolante di
tomi dall’aria già polverosa. Fissò le copertine scarlatte rilegate in oro e vi
passò distrattamente un dito sopra. L’aura magica del loro possessore si poteva
ancora avvertire. Sorridendo si ritrovò a provare una sorta di stretta alla
bocca dello stomaco mentre accarezzava le copertine antiche.
Nostalgia?
No, era qualcosa che andava oltre, una sorta di grande vuoto dentro di sé. Una
malinconia che riportava inspiegabilmente a galla ogni ricordo che contemplasse
la presenza di Silente… tuttavia non era forse possibile definire il suo
sentimento proprio nostalgia?
Lo
sguardo scuro dell’uomo si andò improvvisamente a posare sopra un giornaletto
spiegazzato che si trovava in cima alla pila di libri. I suoi colori vivaci lo
fecero sorridere per un attimo e suscitarono in lui l’inspiegabile desiderio di
prenderlo tra le mani. Era senza dubbio un manufatto babbano, una rivista di
enigmistica o qualcosa del genere… proprio il genere di cose che amava fare
Silente nel suo tempo libero. Piton prese a scorrerne le pagine con fare
distratto e un inspiegabile sorriso sulle labbra; che effetto strano faceva
leggere tutte le frettolose annotazioni ai margini dei fogli, le caselle
riempite dalla calligrafia composta di quel vecchio strambo, gli spazi anneriti
su uno strano reticolato fino a formare un’alquanto stilizzato disegnino
babbano.
Stava
giusto facendo queste considerazioni che avvertì qualcosa, probabilmente un
foglietto, scivolare fuori dalle pagine della rivista. Chiuse il giornaletto e
tornò ad appoggiarlo sugli altri tomi, dove l’aveva trovato, poi si chinò a
raccogliere quel che era caduto dalle pagine.
Lo
trovò. Era un foglio di pergamena con un macabro disegno e una scritta elegante
sotto di essa, una sorta di citazione. Piton osservò il disegno, se non
s’ingannava era la riproduzione di un quadro raffigurante la Danza Macabra,
un dipinto databile attorno al ‘300 d.C. quindi… spostò poi la sua attenzione
sulla scritta…
“Immortali
mortali, mortali immortali, viventi la loro morte e morienti la loro vita”
Eraclito
Assottigliando
gli occhi scuri l’uomo guardò con sospetto la citazione del celebre filosofo,
apparentemente le due cose non sembravano avere alcuna relazione tra di loro,
tanto più che il divario tra i due periodi storici era così notevole da
allontanare qualsiasi sospetto di un probabile collegamento.
Scrollò
le spalle e arrotolò la pergamena, ora non possedeva certo la lucidità adatta
per mettersi a pensare ad un gioco d’enigmistica babbano… se la infilò in tasca
ed uscì dalla stanza semibuia. Era arrivato il momento di smettere di vedere un
mistero in ogni singola anomalia.
Tutt’al
più ci avrebbe ragionato più tardi.
*
Con un
gesto armonioso della bacchetta Heather sigillò magicamente il baule contenente
tutte le sue cose, poi si andò a sedere sul letto. Finalmente era tutto finito,
anche se la morte di Silente lasciava l’amaro in bocca. Quella stessa settimana
si sarebbero svolti i funerali, proprio lì ad Hogwarts, dato che era l’unico
posto magico e protetto dai babbani abbastanza grande per accogliere la marea
di maghi che vi si sarebbero precipitati. Era stato un evento che aveva
sconvolto tutti.
Nonostante
tutto, lei non poteva fare a meno di sorridere. Era tremendamente felice ed
elettrizzata all’idea che, finito l’anno scolastico, lei e Remus si sarebbero
finalmente sposati. Era stato quasi sconvolgente quando, poche ore dopo quella
tremenda litigata lui gliel’aveva proposto. Era corso alla sua porta e aveva
bussato violentemente chiamandola per nome finché non gli aveva aperto, poi le
era saltato al collo. Aveva detto che non gl’importava niente del Marchio Nero
o di qualsiasi altra cosa.
Aveva
bisogno di lei…
Sorrise
ancora prima di lasciarsi cadere con la schiena sul materasso. Sposare Remus,
dividere il resto della sua vita con lui, era quello che aveva sempre sognato…
ed ora si tramutava tutto in una meravigliosa realtà.
Allungò
le mani, e, stirandosi, urtò una superficie rigida con le dita. Sorpresa, si
alzò e si accorse che si trattava di un vecchio libricino dalla copertina
scolorita. Lo riconobbe subito al primo sguardo. Era il suo vecchio diario.
Con un
sorriso nostalgico se lo rigirò tra le mani un poco prima di aprirlo. Un
foglietto era stato inserito tra la copertina e la prima pagina. Era della
McGranitt, e diceva che aveva trovato quel diario tra le cose di Silente, che
probabilmente lo aveva custodito al momento della sua scomparsa, così come
aveva fatto con il vecchio Mantello dell’Invisibilità di James.
Sicuramente
Silente avrebbe voluto che tornasse a te.
Lo
sfogliò distrattamente; le pagine sembravano esserci ancora tutte.
Lesse
la data scritta in cima alla prima.
31
Agosto 1970, Tenuta Lestrange, Norfolk
Risaliva
ai tempi della scuola ma aveva smesso di scriverlo quattro anni dopo la sua
uscita da Hogwarts. Nelle sue ultime pagine era raccontata la vita del primo
Ordine della Fenice… tutte le loro avventure…
Sapeva
che probabilmente le avrebbe trasmesso una grande malinconia, ma, incurante di
tutto ciò lo aprì e si mise a leggere.