Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: ElenaNJ    23/12/2011    4 recensioni
[crossover con Cosmowarrior Zero]
Siamo nel 2984 e la rinata Federazione Terrestre è sotto shock: Tadashi Daiba, il suo amatissimo Primo Ministro, è stato assassinato da un individuo identificato come... Harlock!
Warius Zero, di ritorno da una lunga missione ai confini del cosmo, è contattato in gran segreto da Yuki Kei e, messo al corrente degli inquietanti fatti che fanno da contorno e precedono il delitto (tra cui il sospetto di una cospirazione ai livelli alti del Governo e la sparizione di gran parte dell'equipaggio dell'Arcadia), decide di portare a termine la missione che gli era stata affidata quattordici anni prima: catturare Harlock.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 8 Ishikura si svegliò al suono familiare di una sicura di pistola che veniva disinserita.
Alla flebile luce proveniente dalla porta-finestra, vide Sylviana alzarsi e appiattirsi accanto allo stipite della porta.
Ricordò le cimici e le telecamere e decise di non fare domande che avrebbero potuto comprometterli, almeno per il momento: aprì il cassetto del comodino, impugnò la sua pistola, scostò le coperte e la raggiunse, attento a non fare rumore e a non urtare nulla nella semioscurità.
Sylviana aveva gli occhi puntati sulla porta d'ingresso.
Che succede?
Lei gli fece cenno di tacere e ascoltare.
Dall'ingresso, gli giunsero i bip del tastierino esterno della serratura.
Sylviana si sporse verso di lui e avvicinò le labbra al suo orecchio.
Forse ieri sera non siamo riusciti a ingannare chi ci tiene d'occhio – gli bisbigliò, così a bassa voce che lì per lì fece fatica a distinguere le parole.
Per forza – borbottò lui, altrettanto piano – Ma che razza di diversivi balordi usavate, nei Rosa Rossa?
– Aveva sempre funzionato, fino a oggi... O i tizi che ci sorvegliano hanno un udito finissimo, oppure sono meno porci di quelli che mi capitano di solito.
Lascia perdere e coprimi.
Ishikura s'appiattì contro il muro a lato della porta d'ingresso, pronto a scattare e fare fuoco.
Altri bip, il rumore di qualcosa che veniva premuto e strusciato contro l'uscio e un mormorio sommesso.
Un singolo agente? Un'intera squadra? Di certo non può essere un semplice ladro...
Valutò le possibili vie di fuga col cuore che gli pompava sempre più velocemente il sangue nelle vene: il tetto, la scala antincendio, l'appartamento di fianco attraverso il terrazzo, la finestra del bagno. Forse il tetto era la scelta migliore: sarebbero stati allo scoperto, ma i nemici non avrebbero potuto intrappolarli in una stanza, accerchiarli nel vicolo in cui terminava la scala o coinvolgere altre persone.
Sarebbero stati costretti a sparare a due bersagli in movimento nella semioscurità e, con un po' di fortuna, ad attirare l'attenzione del vicinato e magari delle pattuglie che sorvegliavano il complesso della base.
La serratura scattò, la porta si aprì e lui si mosse.
Si trovò a puntare l'arma contro un gigantesco sacchetto.
Oh, sono in trappola, maledizione! – una risata roca – Risparmiami, ti prego, Eroe Silenzioso!
Che ci fai tu di nuovo qui?
Ishikura abbassò l'arma, la tensione che andava trasformandosi in irritazione man mano che l'adrenalina calava.
Minoru gli mollò il sacchetto e tirò dentro un'altra enorme borsa.
Ishikura guardò prima lui e poi Sylviana: uno sfoggiava il solito sorriso allegro, l'altra la sua aria da fanciulla dolce e innocente, appena spruzzata, per l'occasione, con una punta di spavento.
Distolse lo sguardo, rassegnato a un altro dei loro teatrini, e aprì il sacchetto.
Il profumo del pane fresco, del caffè macinato e delle brioches appena sfornate invase la stanza.
Cos'è tutta questa roba?
Ho pensato di far colazione assieme a voi, stamattina... e già che c'ero, vi ho fatto un po' di spesa allo spaccio della base.
Ishikura guardò fuori dalla finestra e quindi l'orologio a muro.
Alle quattro e mezza del mattino? – sbottò, incredulo.
Fanno orario continuato – Minoru gli diede un'allegra pacca sulla schiena – E il mattino ha l'oro in bocca!
Ishikura si passò una mano sul viso, sempre più esasperato.
Ma ti rendi conto che stavo per spararti, razza d'incosciente?!
Dai, fratellino, ogni volta la stessa storia...
Perché ogni volta mi fai prendere un colpo! – Ishikura posò il sacchetto sul tavolo e incrociò le braccia – E ogni volta per delle fesserie! Ma perché non puoi usare i campanelli come la gente normale, quando sai che sono in casa?
Pensavo foste ancora a letto – Minoru si grattò la nuca e squadrò prima lui e poi Sylviana dalla testa ai piedi – E non mi sbagliavo, vedo.
Oh, Minoru, non mi guardare così! Sylviana si tirò sulle gambe nude l'orlo della maglia del pigiama, un virgineo rossore che le imporporava le guance – Mi vergogno!
Nella mente di Ishikura balenò l'immagine di lei a cavalcioni sul suo bacino, coperta solo dal leggerissimo pizzo rosa della biancheria intima e consapevole d'essere spiata, mentre gli strappava di dosso la maglietta come se fosse stata la cosa più normale del mondo e come se della parola "vergogna" non conoscesse il significato.
Ma come accidenti fa?
Non devi vergognarti, mia cara. Sei splendida! Una visione! – Minoru la afferrò alla vita, la sollevò e piroettò su se stesso – Hai un fisico così perfetto che non si direbbe mai che sei in stato interessante. Oh, a proposito: come sta il nostro piccolo Shizuo? Saluta lo zio, su!
La posò a terra, le fece scivolare le mani sui fianchi e le appoggiò la testa sul ventre con un sorriso beato... o meglio, beota.
– Minoru... mi sa che è ancora un po' presto, per quello – rise Sylviana, ancora più rossa.
Ishikura alzò gli occhi al cielo.
Minoru, per favore...
E dai, fratellino, piantala di fare il geloso! Voglio solo esser partecipe del grande e gioioso miracolo della vita!
Certo, certo, come no – Ishikura sbirciò all'interno della borsa – Basta che respirino e tu subito t'avvinghi come un polipo con una scusa qualunque...
Minoru si alzò, serissimo.
Ehi, ma per chi mi hai preso? Sylviana per me è sacra! È la mia adorata sorellina, la futura madre di mio nipote: non le farei mai nulla di male o di sconveniente!
Shizuo! – Sylviana gli scoccò un'occhiata severa, le mani sui fianchi – Ti sembra questo il modo di rivolgerti a tuo fratello maggiore, soprattutto dopo che ci ha fatto un favore?
Un favore?! Ma se...
– Diglielo, mia cara! – Minoru issò la borsa sul tavolo e cominciò a tirar fuori i suoi acquisti e a riporli in frigorifero o nella dispensa, a seconda della tipologia – Questo ragazzaccio non m'ha mai portato il minimo rispetto, nemmeno da piccolo. Avrei dovuto mollargli qualche scappellotto, ogni tanto, invece di viziarlo così...
Potevamo anche pensarci noi con calma, alla spesa – Ishikura aprì la credenza e ne tirò fuori piatti, bicchieri e tazze – Magari dopo pranzo, a un orario umano...
E tu avresti avuto il coraggio di far mangiare alla tua futura moglie incinta il contenuto di quelle scatolette scadute da decenni che tieni in dispensa da quando vivi qui? – Minoru incrociò le braccia sul petto con una smorfia di estrema disapprovazione – Ma cos'hai nel cervello?
Ishikura fece per rispondergli per le rime, poi si bloccò con la bocca semiaperta e una tazza ancora a mezz'aria. Aveva detto...
Moglie?
Proprio così – Minoru tirò fuori la caffettiera dalla credenza e si mise a caricarla – È ora che ti prenda le tue responsabilità e dia qualche certezza alla tua futura famiglia, Shizuo. Ho già fissato tutto per martedì prossimo. Manca solo un'altra persona a fare da testimone, ma ci sto lavorando.
Eh?! Ma cosa... come...
Minoru sorrise.
Oh, è stato facile! Lavorare per il Governo ha i suoi vantaggi, sai?
Ishikura rimase fulminato lì, a bocca aperta e col sudore freddo che gli imperlava la fronte, proprio come quando Sylviana aveva dato il fatidico annuncio della sua gravidanza.
Guardò senza davvero vederlo il suo orgoglioso fratello che canticchiava tutto allegro mentre richiudeva con cura la caffettiera e accendeva il fuoco, poi spostò lo sguardo su Sylviana.
Se era rimasta sorpresa o turbata, lo nascondeva benissimo: sbocconcellava tranquilla il suo croissant come se si stesse parlando del tempo.
Ma... ma...
Niente “ma”, Shizuo! – Minoru dispose sul tavolo zucchero, miele, latte e succo di frutta – Hai sempre detto che, nel remoto caso in cui ti fosse capitata una cosa del genere, avresti sposato la ragazza, no? E io sono d'accordo con te: se un uomo mette una dolce creatura come Sylviana in una situazione del genere, farne la sua compagna e riconoscere il bambino è il minimo che possa fare.
Ishikura lo guardò impietrito, la gola secca e la fronte imperlata di sudore.
Davvero ho detto una cosa del genere?
Sì, l'aveva detta. E non poteva nemmeno giocare la carta sempreverde dell'ubriachezza come con Grenadier e Rai: quella sera era sobrio e Minoru era addirittura astemio.
Io e la mia boccaccia! Quando imparerò a non sparar sentenze?
Ti conosco, fratellino: se non provassi nulla per lei non l'avresti portata qui e soprattutto non avresti lasciato la Karyu. La ami davvero, giusto?
Ishikura si trattenne a stento dal rispondere quello che pensava in quel momento, di Sylviana e delle sue balle e di lui e del suo entusiasmo nell'impicciarsi dei suoi affari.
Pensò alle telecamere e ai microfoni, alla missione, al Capitano e ai suoi compagni che lo attendevano fiduciosi; contò fino a dieci, posò la tazza, si sedette e annuì con la speranza che la sua “faccia da poker” fosse più convincente di quanto sostenessero Grenadier, Rai ed Eluder quando giocavano.
E allora che problemi hai a ufficializzare il vostro legame? – domandò Minoru, implacabile.
Ishikura guardò Sylviana in cerca di soccorso e capì subito che non l'avrebbe ricevuto: aveva gli occhi lucidi e l'espressione estatica di un'innocente fanciulla che avesse appena ricevuto la proposta di matrimonio dall'uomo della sua vita con fiori, musica, anello e tutte le altre fesserie.
Nessuno... credo – un topo chiuso in una stiva vuota e circondato da una ventina di gatti affamati si sarebbe sentito meno in trappola di lui in quel momento, ne era certo.
Oh, Shizuo! – Sylviana gli saltò in grembo, gli cinse il collo e gli stampò un bacio sulla guancia – Questo è il giorno più felice della mia vita!
Bene, allora è deciso! – Minoru tolse dal fuoco la caffettiera e riempì la sua tazza, fiero come un condottiero portato in trionfo dopo una grande impresa – Non vedo l'ora di vederti indossare l'abito da sposa, mia cara... e sono certo che, quando quel momento verrà, invidierò Shizuo come non mai.
Allora perché non te la sposi tu? Sareste una coppia perfetta!
Ishikura si morse la lingua e si chiese quali pene contemplasse il Codice Militare in caso di duplice omicidio per strozzamento, poi gli venne un'idea per provare almeno a rimandare l'orribile destino che quello strano essere nato dai suoi stessi genitori aveva pianificato per lui con tanta sollecitudine.
Il fatto è che... perché fare tutto così di corsa? Vorrei avere almeno il tempo d'invitare...
Forse presto sarai riassegnato – Minoru immerse il cucchiaino nel vasetto del miele e mescolò il suo caffè, l'espressione tutt'a un tratto seria – Sono qui anche per questo. Ieri sera sono stato contattato da qualcuno che ne vorrebbe parlare con voi, di persona.
Ishikura sentì la schiena di Sylviana irrigidirsi contro il suo petto.
Ci siamo!
Minoru bevve un sorso di caffè e lo guardò negli occhi.
Senti, Shizuo... davvero non ci vuoi ripensare?
A cosa?
A lasciare l'esercito, o almeno la sezione operativa.
Aveva di nuovo l'espressione preoccupata e triste della sera prima, la stessa che compariva sempre sul suo viso quando tornava sull'argomento... e succedeva almeno una volta a ogni licenza.
Giuro che d'ora in avanti non te lo chiederò mai più – Minoru si rigirò la tazza fra le mani – Ma almeno per una volta ascoltami senza dare in escandescenze, va bene? Il fatto è che non voglio perderti come...
S'interruppe e guardò prima Sylviana e poi lui.
Lo sa. Le ho detto di Takeshi... e anche di papà.
Lui li guardò sbalordito, poi un lieve sorriso affiorò sulle sue labbra.
Bene. Ormai cominciavo a pensare che non saresti mai riuscito a parlarne con nessuno, nemmeno sotto tortura – prese una brioche e l'addentò – Sono contento che tu abbia superato quella fase e abbia trovato qualcuno a cui aprire il tuo cuore, fratellino. Davvero.
Ishikura si passò un dito sul collo, dove il taglio che Sylviana gli aveva fatto col pugnale la sera prima bruciava ancora un po'. Non era proprio il suo cuore, quello che per poco non aveva aperto.
La osservò versare un po' di latte nella sua tazza, le labbra incurvate all'insù.
Tornando al discorso di prima – Minoru rigirò fra le mani la tazza – Sono preoccupato, Shizuo. Non è normale che qualcuno in alto come chi m'ha contattato voglia occuparsi in prima persona del trasferimento di un semplice Vice-Comandante e di un tirocinante Medico di Bordo... senza contare che il tuo ex Capitano, per usare un eufemismo, non è molto ben visto nel mio ambiente. In che guaio t'ha coinvolto, stavolta?
La missione della Karyu è top-secret.
Oh, lo so – Minoru bevve un sorso – Lo so benissimo. Carta bianca, su preciso ordine della scomparsa Signora Kei. Nessun obbligo di rapporto al Ministero, nessuna possibilità da parte nostra di tracciare la posizione della nave, tattiche, tempistiche e modalità d'adempimento degli obiettivi a completa discrezione del Capitano. E nessuna responsabilità addebitabile all'equipaggio, in nessun caso.
Ishikura lo fissò a bocca aperta.
Nemmeno lui conosceva con precisione tutti i termini dell'accordo fra Yuki Kei, Tadashi Daiba e il Capitano Zero.
Che sia davvero coinvolto in Herakles come sospetta Sylviana?
Scosse il capo. No, è impossibile!
Deglutì.
Eppure...
Mi pare che tu ne sappia addirittura più di noi, Minoru – Sylviana afferrò la caffettiera gli sorrise.
Lui ricambiò il suo sguardo e svuotò la tazza.
Monitorare queste cose fa parte del mio lavoro. E lasciatemelo dire, ragazzi: concessioni del genere non vengono fatte per questioni di secondaria importanza, nemmeno in tempo di guerra.
Anche se ne siamo fuori non possiamo parlarne – Sylviana immerse il cucchiaino nel miele e mescolò il suo caffé – Per la tua e la nostra sicurezza, lo capisci?
Lui intrecciò le dita davanti a sé e fissò il soffitto.
Vorrei solo evitarvi dei problemi. Se potessi fare da intermediario...
Non ce n'è bisogno – Ishikura incrociò le braccia sul petto – Non ho nulla da nascondere, so come va il mondo e sono più che in grado di sostenere una discussione con un tuo collega o chiunque altro senza mettere nei guai me stesso, te o Sylviana. Non ho più sei anni, Minoru, e nemmeno allora venivo a nascondermi dietro la tua schiena!
Lo so, lo so...
E allora perché non ti fidi di me? Perché ti vuoi mettere in mezzo?
Non è di te che non mi fido – Minoru si stropicciò le mani – Ma del tuo Capitano.
E tu che ne sai del Capitano Zero? Non l'hai nemmeno mai incontrato!
So abbastanza per essermene fatto un'idea – Minoru si passò una mano fra i capelli – Resoconti, rapporti di missione, sentenze del Tribunale Militare, perizie psichiatriche e valutazioni d'ogni genere... potrei scrivere la sua biografia da quante cose ho letto su di lui in tutti questi anni. È un buon soldato, ma è anche ingenuo, avventato e facilmente manovrabile per chi sa far leva sui punti giusti. Temo che si sia buttato in un'impresa più grande di lui contro nemici al di là delle sue possibilità e che possa trascinarti a fondo. Non è normale quello che sta succedendo, Shizuo: ecco perché vorrei che te ne tirassi fuori al più presto... e in modo tale da non lasciar dubbi in proposito!
Aveva gli occhi lucidi e la sua mascella era scossa da un tremito che cercava senza successo di controllare. Ishikura l'aveva visto così solo altre due volte: il giorno in cui Takeshi era partito per il fronte e nel momento in cui le guardie del Tribunale Militare avevano trascinato via il loro padre dopo la sentenza d'ergastolo.
Gli afferrò la mano e lo guardò dritto negli occhi.
Chi è che ti ha chiamato, Minoru? Perché sei così agitato?
Lui chinò la testa e gli strinse le dita.
Il mio diretto superiore: il Comandante delle Operazioni Spaziali.
Sven Arngeir.
Sylviana posò il cucchiaino e bevve un sorso di caffelatte.
Aveva pronunciato quel nome come se se lo fosse aspettato sin dall'inizio e la cosa stupì Ishikura: anche se Arngeir era uno dei pochi ufficiali ancora in servizio in una posizione di rilievo sin dai tempi del primo progetto Herakles, non era certo uno dei loro sospettati principali: nulla aveva mai condotto a lui durante le indagini seguite allo scandalo del filmato e nulla aveva mai suggerito che avesse anche soltanto visto di buon occhio quella mostruosità.
Non ho nulla da nascondere e nulla di cui aver paura, Minoru – gli strinse la spalla – Ascolterò ciò che ha da dirmi, poi deciderò il da farsi.
Ma non capisci, Shizuo? – Minoru si liberò dalla sua stretta e si alzò, sempre più alterato – Ti sto dicendo che dietro il suo coinvolgimento potrebbero esserci grossi interessi in ballo! Anzi, ci sono di sicuro e chiunque ci sia dietro potrebbe decidere di non andarci troppo per il sottile! Sai qual è l'incubo più ricorrente che faccio da una decina d'anni a questa parte, eh? Sogno la volta che ci riportarono i resti di Takeshi... solo che al posto di papà in quella maledetta stiva ci sono io, da solo, e il nome sulla cassa quando me la consegnano è il tuo!
Ishikura strinse le labbra: da una parte aveva una gran voglia di rivelargli tutto, anche solo per avere accanto qualcuno di cui potersi fidare davvero; dall'altra sapeva che coinvolgerlo in quella faccenda l'avrebbe messo in grave pericolo... senza contare il carico di dolore e brutti ricordi che l'aver di nuovo a che fare con il progetto Herakles avrebbe fatto riemergere.
Non ne avevano mai parlato in maniera esplicita, ma sapeva che nemmeno per suo fratello quel periodo della sua vita era stato facile. Quando erano insieme si mostrava sempre allegro e rilassato, ma aveva sempre sospettato che anche nel suo cuore fossero rimaste cicatrici che non si sarebbero mai rimarginate del tutto... e quello sfogo confermava appieno le sue supposizioni.
Cosa c'è nella vita militare da spingere persone come Takeshi e te a rischiare di morire sole, chissà dove e in quei modi orribili? E perché devi essere proprio tu a farlo in prima persona? – Minoru abbatté il pugno sul tavolo e qualche goccia di caffè macchiò la tovaglia – Non ce la faccio più, Shizuo: a volte mi sembra di impazzire... e la cosa che mi fa più paura di tutte è che a forza di fare questa vita sto cominciando a capire le ragioni di papà!
Ishikura boccheggiò: era come se gli avessero dato un pugno nello stomaco... un pugno molto forte e molto ben assestato.
Guardò suo fratello sgomento, dilaniato da un sentimento misto di risentimento, sensi di colpa, dolore e affetto.
Sylviana si bilanciò meglio sulle sue ginocchia, tirò un lungo sospiro e si sporse verso Minoru.
Shizuo è un incosciente, sono d'accordo – bevve un lungo sorso di caffelatte e posò la tazza – Ed è anche ingenuo, ostinato, irascibile e lunatico. Ha tanti di quei difetti che farne un elenco richiederebbe almeno mezza giornata e a volte è così irritante che ti vien voglia di legarlo nudo a testa in giù e riempirlo di botte fino a fargli entrare un po' di buonsenso in quella sua testaccia vuota...
Bé... grazie tante!
Fammi finire – si girò verso di lui, gli mise un dito sulle labbra e si voltò di nuovo verso suo fratello – Ma è un uomo adulto, un soldato in gamba e sa cavarsela da solo quando è necessario, credimi. È stato in guerra, ha viaggiato fino ai confini dell'universo conosciuto ed è ancora qui, no? Dovresti cercare di fidarti un po' di più di lui e lasciargli compiere le sue scelte, se davvero gli vuoi bene. Quanto a te – gli piantò l'indice nel petto – Vedi di non correre rischi inutili, di pensare a quel che fai prima di buttarti a capofitto in mezzo ai guai e, soprattutto, di non dare troppo per scontato l'affetto di tuo fratello; hai la fortuna d'avere ancora una famiglia: approfittane e goditela, finché puoi.
Per un momento, gli parve di rivedere sul suo viso l'espressione triste e lontana della sera prima, ma non avrebbe potuto giurarlo perché lei si alzò subito e, quando si voltò verso di lui, aveva sulle labbra un sorriso radioso.
E adesso – si alzò, afferò il braccio di suo fratello e glielo trascinò vicino – Stringetevi la mano e fate subito la pace! Non voglio litigi fra mio marito e mio cognato a così pochi giorni dalle nozze!
Ma mica stavamo litigando! E quanto alle noz...
Shizuo! – Sylviana si mise le mani sui fianchi e inarcò un sopracciglio – Fa' come ti dico o stanotte subirai la tortura della zampogna!
Strizzò l'occhio a Minoru, che si mise a sghignazzare.
Per un attimo, Ishikura si chiese a cosa diamine stesse alludendo Sylviana e cosa avesse inteso Minoru, poi si grattò la nuca, sospirò e tese il braccio.
In fondo non gli importava davvero... non più del fatto che, almeno per il momento, la tempesta pareva passata.
Allora, pace fatta, Verità?
Avrei preferito fare a modo mio – Minoru gli strinse la mano – Ma proverò a fidarmi del tuo giudizio, Eroe Silenzioso. Pace fatta.
Ishikura gli sorrise, ma le parole che aveva detto gli bruciavano ancora dentro, e inoltre era preoccupato per la missione: se davvero il Comandante Arngeir era coinvolto, poteva essere una fonte di grossi guai; per lui e Sylviana, certo... ma anche per suo fratello.
Forse quella pazza schizoide aveva ragione: avrebbe dovuto rimanere col Capitano e con i suoi compagni e lasciare che di quelle cose se ne occupasse lei insieme a qualcun altro meno coinvolto...
Già, ma chi? E poi, era certo che non se ne sarebbe pentito lo stesso?
Al diavolo... meglio non pensarci! Ormai sono qui.
Stirò le labbra e si risedette. Il suo stomaco brontolò: fra una discussione e l'altra, era stato l'unico a non toccar cibo.
Afferrò la tazza, ma Sylviana gliela tolse di mano e gli arruffò i capelli.
Preparati, amore: fra poco si esce!
Appunto. E non ne toccherò, a quanto pare...
Dove vorresti andare, cara?
Come, dove? – Sylviana posò la tazza e si diresse a passo di marcia verso il bagno – Ma a far compere, mi sembra logico!
Ancora?!
Il tremendo ricordo delle fermate su Marte e Giove, delle interminabili attese davanti alle vetrine e fuori dai camerini, delle chiacchiere senza senso con commesse e cassiere su abbinamenti, colori, misure, trucco e altre incomprensibili cose da donne e infine dei chilometri percorsi tra la folla carico di borse e sacchetti d'ogni tipo gli strappò un patetico uggiolio.
Avrebbe preferito mille volte dover rifare in sequenza e senza un attimo di tregua ogni singola prova della selezione per l'ingresso nelle Forze Spaziali: quattro settimane di corsa e navigazione, altrettante di tecniche di pattuglia, demolizioni e armamento, sei d'addestramento nello spazio e altre quattro di sopravvivenza in condizioni estreme e sotto tortura erano niente in confronto a quel supplizio. Le rivolse uno sguardo supplichevole.
Mica vorrai che ci sposiamo in pigiama, spero – ribatté lei da dietro la porta mentre l'acqua cominciava a scorrere.
Minoru sollevò un sopracciglio e addentò un altro croissant.
Non ha tutti i torti.
Ma... ma hai già comprato una marea di roba durante le fermate del Galaxy Express!
Nulla d'adatto – tagliò corto lei.
Fammi almeno fare colazione...
Finisci pure il mio caffelatte, se ti va. Ma fra un po' sarò pronta.
Vieni con noi, fratellone? – guardò Minoru speranzoso: un altro paio di braccia e la presenza rassicurante di un altro uomo gli avrebbero fatto davvero comodo.
Lui si alzò, guardò l'ora e scosse il capo.
Devo andare. Ma passerò stasera e ci vedremo domattina. L'appuntamento col Comandante è per le undici: fatevi trovare pronti.
Ishikura annuì e svuotò la tazza di Sylviana in quattro rapide sorsate.
Quel caffelatte aveva uno strano sapore. Molto strano. Troppo strano...
Un incendio gli divampò in bocca, le lacrime gli offuscarono la vista.
Sylviana – tossì – Ma che ci hai messo dentro?
Oh, il solito – lei emerse dal bagno avvolta in un accappatoio azzurro col simbolo della Flotta Unita ricamato sulle tasche, il suo – Caffè, latte, miele, un paio di prese di Tabasco. Ci sarebbe stato bene anche mezzo bicchierino di whisky, ma nelle mie condizioni...
Dovresti provare a metterci il chutney, mia cara – Minoru la osservò estasiato mentre si infilava la giacca – Tamarindo, peperoncino, cipolla, zenzero, sale, zucchero di canna e foglie di coriandolo: sveglierebbe anche un morto!
Sì, e ucciderebbe una persona normale tra atroci dolori di pancia, pensò Ishikura mentre beveva a garganella dal rubinetto della cucina, l'appetito scomparso come per incanto e la desolante prospettiva di doversi preparare ogni pasto di persona a meno di non voler rischiare l'avvelenamento.
Salutò suo fratello, si lavò i denti e la faccia, entrò in camera... e lei aveva di nuovo addosso solo la sua provocante, scollatissima biancheria intima. Pizzo lilla, stavolta, ancora più diafano e aderente.
Il rossore gli salì dal collo alle guance. Soffocò un'imprecazione: con le telecamere e tutto il resto, non poteva certo dare in escandescenze.
Le diede le spalle, abbassò lo sguardo sulla valigia e cominciò a frugarci dentro in cerca di qualcosa da mettersi. Si cambiò in un baleno e uscì dalla stanza in assoluto silenzio.
Ma per caso ci gode a mettermi in imbarazzo?
Cominciava a temere di sì: tutta quella storia della gravidanza, le nozze, il suo “diversivo”... Se non fosse stato per la missione, reale e pericolosa, e per i pochi istanti in cui gli aveva mostrato il suo lato serio e persino spietato, sarebbe stato ormai convinto che per lei fosse tutto un gioco, una specie di vacanza come quella che gli aveva proposto su Heavy Meldar...
Ma anche allora c'era uno scopo ben preciso dietro tutte le sue azioni.
Lei lo raggiunse e gli si appese al braccio, tutta sorrisi e moine. Ishikura chiuse la porta e pregò fra sé che Yuki Kei e il Capitano Zero non avessero preso una colossale cantonata nell'affiancargliela.
Allora, che ne dici? – le domandò mentre scendevano le scale.
Ci sta controllando.
Chi, Arngeir?
Non fare il finto tonto – lei si abbottonò il colletto della giacca con un abile movimento di due dita – Tuo fratello. Forse per conto di Arngeir, forse no.
La folata gelida che lo investì lo fece rabbrividire.
O magari era stato il fatto che, stavolta, una parte di lui tendeva a darle ragione?
Ancora con questa storia?
Ragiona – lei adattò il passo al suo e gli si premette contro – Per tutto il tempo non ha fatto altro che cercare di ottenere qualche reazione, da te e da me. Quando mi ha detto che non gli sembravo nemmeno incinta e quando ha annunciato d'aver predisposto tutto per il nostro matrimonio cosa credevi che stesse facendo?
Il cascamorto con te e l' impiccione con me, come al solito.
Lo sguardo di Sylviana s'indurì.
Ecco perché non si dovrebbe partecipare a una missione se si è coinvolti a livello emotivo. Quanto è vero che l'amore rende ciechi...
Io ci vedo benissimo – le sibilò, piccato. Lei si accigliò.
E allora stai mentendo a te stesso. Ci stava mettendo alla prova: se il mio imbarazzo fosse stato eccessivo, se ci fossimo opposti troppo all'idea di sposarci e se la nostra confidenza non gli fosse parsa reale, la copertura sarebbe già saltata.
Allora secondo te la sua era tutta una recita?
Forse crede che siamo innamorati e che aspettiamo un figlio; se ne dev'essere convinto del tutto quando gli hai detto che sapevo di vostro padre e Takeshi. Però sospetta che siamo ancora agli ordini di Zero e che siamo implicati in qualcosa di grosso che coinvolge anche il suo capo. Era sincero quando ha detto di essere preoccupato per te...
E quando ha detto di capire le ragioni di nostro padre?
Ishikura si stupì di averglielo chiesto nell'esatto istante in cui la domanda gli uscì dalla bocca, e si stupì ancora di più nel constatare che voleva davvero sentire la sua opinione.
Sì – Sylviana strinse le labbra – Lo pensava davvero.
Ishikura non dubitò del suo giudizio e la cosa non solo gli parve strana, ma lo fece infuriare con se stesso: era di suo fratello che stavano parlando e Sylviana era poco più di un'estranea, un'occasionale compagna d'avventura con cui oltretutto non era per niente in sintonia, una persona irritante, infantile e chiassosa... o forse no.
Forse la vera Sylviana era quella che gli stava accanto in quel momento: la spia fredda, letale e prudente, disposta a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo. O forse era la ragazza malinconica e vulnerabile che aveva intravisto un attimo mentre le parlava della sua famiglia. Oppure la bomba sexy. O magari tutte quelle persone insieme. O nessuna di loro.
Ma che accidenti me ne importa, poi?
Si cacciò le mani in tasca, confuso, e fissò di sottecchi il suo riflesso nella vetrina davanti alla quale si erano fermati. Adesso era la fidanzatina mielosa, tutta ottimismo, effusioni e teneri sorrisi.
Ti piace quel modello, amore? – gli domandò gaia col dito puntato sulla vetrina.
S'accorse solo in quel momento che il negozio vendeva abiti da cerimonia e la vetrina era piena di quei vestiti vaporosi e candidi che sembravano fatti di tante meringhe sovrapposte. Sobbalzò.
Ma...
Lei gli strinse il braccio.
Parla piano, non voltarti di scatto e non fare gesti inconsulti – lo ammonì – Ci pedinano.
Lui le passò un braccio attorno alle spalle e l'attirò vicina.
Da quanto?
Da quando siamo usciti di casa – sbuffò lei – Certo che come spia fai davvero schifo. Maschio bianco sulla trentina, cinquanta metri dietro di noi, castano sul metro e ottanta, giacca reversibile scura e berretto marrone con visiera. Ogni volta che ci siamo fermati o abbiamo rallentato, lui ha fatto lo stesso. Scommetterei persino le mutande che in questo momento ci sta sorvegliando col vecchio trucchetto della vetrina che fa da specchio sulla strada. Poi c'è la femmina: asiatica, tra i trentacinque e i quaranta, cappotto lungo nero e sciarpa bianca sul viso, a centocinquanta metri sull'altro lato della strada. Fino a poco fa ci stava proprio appiccicata, poi mi sono voltata un paio di volte e... magia: ha messo subito della distanza fra noi per non rischiare di farci diventare un nemico bollente.
Un cosa?
Un nemico bollente: qualcuno che sospetta d'esser seguito, prende precauzioni e ti dà un mucchio di grattacapi. Ma tanto a noi non interessa seminare loro e i loro soci, quindi continuiamo pure a fare i piccioncini che preparano il nido. A proposito, tesoro, a me quel vestito non piace per niente: troppo caramelloso... e poi è così pompo... mi piacerebbe qualcosa che valorizzasse di più le mie splendide gambe e il mio magnifico décolleté.
Ishikura alzò gli occhi al cielo. Il fatto di non capire mai quando diceva sul serio e quando scherzava l'avrebbe mandato fuori di testa, prima o poi.
La attirò vicino e finse di baciarle la guancia.
Non vorrai davvero che ci sposiamo? – le sussurrò contro l'orecchio.
Aveva sperato che quella dello shopping per il matrimonio fosse solo una scusa per poter parlare della missione lontano da microfoni e telecamere.
Se sarà utile ai nostri obiettivi, sì – lei gli accarezzò la nuca, impassibile – Sta' tranquillo: sono solo una sfilza di parole davanti a un pubblico ufficiale e uno scambio d'anelli. Nulla di che.
Magari per te. Io prendo sul serio i giuramenti, sai?
Lei riprese a camminare adagio.
Basta non esercitare i diritti coniugali e non consumare, o almeno dichiararlo – gli strizzò l'occhio – Lo facciamo entro l'anno, inoltriamo richiesta formale d'annullamento e torniamo fra i single come se nulla fosse mai accaduto.
Lo aveva detto con un tono così sicuro che lui non riuscì a trattenersi.
Lo hai già fatto? – boccheggiò, spiazzato  Sei stata...
Lei rise.
Credimi, non vuoi saperlo, Boy Scout. E poi, una vera donna deve pur avere qualche torbido segreto...
Un sorriso caustico gli affiorò alle labbra a quell'ultima sparata.
E un vero uomo no? – lei non era certo stata molto indulgente, con i suoi.
Lei fletté il polso del pugnale e gli rivolse un ghigno.
Non con me – lo fissò – Non gli converrebbe... e il discorso non vale solo per i compagni di missione.
Forse era meglio cambiare argomento: quello stava prendendo una piega strana.
Cosa facciamo con Arngeir?
Mi pare ovvio – lei si fermò davanti alla vetrina di una gioielleria e finse di osservare gli anelli – Procediamo come da piano: una volta dentro, uno di noi se la sbriga col Comandante mentre l'altro tenta di trovare ciò che cerchiamo. Anche se non siamo ancora certi che sia lui la nostra talpa, è una buona occasione per intrufolarsi nel Ministero.
Potrebbe essere una trappola.
Senza dubbio. Ma ogni lasciata è persa, mio caro. E poi, più aspettiamo, più rischiamo che i nostri nemici mangino la foglia: non è semplice fingere ventiquattr'ore su ventiquattro, nemmeno per una professionista della balla come me.
Ishikura annuì pensieroso. Aveva ragione: era meglio farla finita il più in fretta possibile prima che la loro copertura cominciasse a traballare, prima che qualcun altro fosse coinvolto in quella brutta vicenda... e soprattutto prima che lui decidesse una volta per tutte di strozzare la sua partner, che era entrata nel negozio e che in quel momento stava pagando qualcosa con la sua carta di credito.
Decisamente non sapeva cosa fosse, la proprietà privata.
Quando uscì gli mollò fra le mani una piccola borsa e lui ne sbirciò il contenuto: due semplici fedi d'oro legate da un nastro bianco, senza pietre né incisioni.
E di queste che ce ne facciamo?
Lei scrollò le spalle.
Se tutto andrà bene, potrai tenertele per ricordo – gli afferrò di nuovo il braccio con un sorriso ironico – Che c'è, avresti davvero preferito che comprassi quel vestito orribile? Su, sta' al gioco: non sarebbe credibile se rientrassimo senza aver preso nulla e sono stanca di girare... fa un freddo cane.
Per forza. Siamo quasi a novembre. Era strano il calore di ieri sera, piuttosto.
Ishikura si rilassò e invertì la rotta. In fondo, era lieto che la tortura fosse durata meno del previsto, abbastanza da essere disposto a sorvolare sull'ennesima violazione dei suoi effetti personali.
Su Heavy Meldar fa sempre caldo – Sylviana si strinse le braccia attorno alla vita – Non ci ero più abituata.
Ishikura la osservò: indossava una giacca leggera e il vestito, scollato e aderente, sembrava addirittura di carta velina. Ora era Sylviana la bambina indifesa.
Quante facce avrà questa donna?
– E va bene...
Tirò un lungo sospiro, slacciò la cintura e le passò un braccio attorno alle spalle in modo da coprirla con la lunga falda del suo cappotto militare.
Lei lo guardò stupita.
E questo cosa sarebbe? – gli domandò con un sorriso malizioso.
Lui distolse lo sguardo, consapevole che di lì a poco sarebbe arrossito per l'ennesima volta.
Sono un gentiluomo, che credi? – borbottò – E poi non sarebbe credibile se lasciassi gelare la mia fidanzatina incinta... Lo faccio per la missione.
Lei gli cinse la vita.
Come spia e come attore fai davvero schifo –  rise piano  Ma forse non sei senza speranza come credevo.



Questi due mi stanno sfuggendo di mano... quasi quasi dico ad Arngeir di accoglierli a fucilate!


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Disclaimer: fanfic basata sul mondo ed i personaggi di "Capitan Harlock" (Uchū kaizoku Kyaputen Hārokku" e "Cosmo Warrior Zero" (Kosumo Wōriā Zero), creati da e © Leiji Matsumoto.
Tutti i diritti per questi personaggi sono © Leiji Matsumoto, Toei Animation, Enoki Fims e probabilmente un mucchio di altra gente.
Il loro utilizzo in questa storia non implica appoggio, approvazione o permesso da parte loro.
Siccome questa storia è stata pensata e scritta da una fan per altri fan, prego di non plagiarla, di citarmi come autrice in caso di pubblicazione altrove e di non ridistribuirla a pagamento. Grazie!
   
 
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