Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Segui la storia  |       
Autore: Elpis    24/12/2011    3 recensioni
La fanfiction segue la trama del manga fino al momento della partenza di Hayama per Los Angleles. Mille miglia separano Akito e Sana ma l'amore è una spina nel fianco che li pungola e impedisce loro di vivere con serenità la vita quotidiana. A ciò si aggiunge il nuovo film di Sana e la gelosia di Akito… Il sottile filo che li unisce riuscirà a resistere alla tempesta?
Dall'ottavo capitolo:
“Anche se fosse? Anche se io e Nao stessimo insieme? Anche se ci fossi...” esita, come incespicando su quella parola “Anche se ci fossi andata a letto? Sei stato tu a lasciarmi! E senza darmi nemmeno una spiegazione!”
Non usare quel tono di voce ferito, Kurata. Non farmi sentire come se quello ad aver sbagliato fossi io.
“Ma ti sei consolata in fretta, vero?” Le chiedo e i miei occhi sembrano voler bruciare i suoi. I suoi occhi nocciola, sgranati dallo stupore perché un tono del genere con lei non l’avevo mai usato, nemmeno nei nostri momenti peggiori. “E pensare che all’aereoporto avevi persino urlato che saresti rimasta vergine per me!”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Endless Love'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                   



                                                                                                                     Equivoco



 
 
                                                                                                                                                                                        The big screens, the plastic-made dreams
                                                                                                                                                                                        Say you don't want it, say you don't want it
                                                                                                                                                                                        Don't you ask me if it's love my dear
                                                                                                                                                                                        Love don't really mean a thing round here
                                                                                                                                                                                        The fake scenes, the plastic-made dreams
                                                                                                                                                                                        Say you don't want it, say you don't want it.”(1)
                                                                                                                                                                                               Say you don’t want it One night only





 

 
Osservo Sana saltellare da un negozio all’altro, in preda a un delirante shopping natalizio, e mi sento peggio ad ogni passo. Il suo volto è così raggiante che anche solo osservarla mi provoca una spiacevole fitta al petto.
<< Ehi Nao! Non pensi che questa sciarpa sia adorabile? >> mi domanda rigirandosi fra le mani un indumento nero e sobrio che non si addice per niente ai suoi gusti.
Sento scorrere sottopelle la gelosia, come un fiume implacabile.
<< E di grazia per chi sarebbe quel regalo? >> chiedo acido.
Sana ha la  delicatezza di arrossire e di lasciare la sciarpa sul bancone, tornando rapidamente al mio fianco. Akito Hayama.  Anche se aveva evitato di rispondermi avevo intuito che il regalo era per lui.
Il silenzio fra noi si fa teso e innaturale. La vocina cattiva nella mia testa ruggisce tutta la sua frustrazione e un po’ di senso di colpa  mi abbandona, scivolandomi di dosso e lasciandomi solo con la maledetta voglia di graffiare, per una volta, invece che essere sempre graffiato.
<< Allora Nao, dove mi stai portando? >> domanda Sana dopo un attimo e quella nota di entusiasmo torna a risuonarle nella voce.
<< In nessun posto in particolare >> mento senza guardarla negli occhi.
Sana mi sorride e tutto il viso le si illumina. Ha il naso rosso per il freddo, un brutto berretto lanoso calato in testa e i capelli che sono un completo disastro  ma non mi è mai sembrata tanto bella come in questo momento. I suoi occhi hanno lo stesso lucore di quando era una bambina chiacchierona ed eccentrica, prima che le molte delusioni velassero di una patina amara il suo sguardo. Vorrei potermi illudere che tutta la sua allegria è dovuta al fatto che siamo di nuovo amici, ma il dubbio strisciante è che sia stata un’altra – o meglio un altro – la causa del suo buonumore.
<< Davvero è tutto a posto fra noi? >> chiede Sana, quasi leggendomi il pensiero.
<< Sì, certo. >> affermo con un sorriso che spero essere credibile.
Tutto a posto a parte che sto per farti assistere all’ultima scena che vorresti vedere.  Quel pensiero me lo tengo per me, ma rallento impercettibilmente l’andatura, in preda alla confusione.
<< Quindi siamo… uh, amici? >> mormora incespicando sull’ultima parola.
<< Amici >> confermo con voce sepolcrale, che Sana non nota minimamente, tutta intenta a saltellare per la gioia e a tirarmi la manica del cappotto. Sospiro, mio malgrado trascinato dal suo entusiasmo.
Era davvero giusto farle sapere la verità? Proprio ora che era di nuovo così felice e sbarazzina, ora che era tornata a sorridere come quando aveva dodici anni? “Lo scoprirà comunque prima o poi” sussurra la vocina maligna “ e se Hayama la tradisce è meglio che lo sappia prima di farsi altre illusioni… o credi davvero che lui non abbia niente a che fare con la sua ritrovata solarità? Probabilmente stanno di nuovo insieme, è per questo che è così felice…” Il pensiero di Hayama e Sana mi fa rivoltare le budella, il cuore che si fa improvvisamente pesante e decide di smettere di svolgere le sue funzioni vitali.
Le lettere luccicanti dell’insegna del  bar attirano la mia attenzione. Il luogo in cui Akito e Fuka si erano dati appuntamento.  
Faccio un respiro profondo, per calmarmi. Può darsi che per una volta Hayama mi abbia dato ascolto e non si sia presentato. Oppure potrebbe essere stata lei a provare dei ben meritati sensi di colpa.
<< Naozumi perché ti sei fermato? >> domanda Sana, scalpitando per l’impazienza. << Ho freddo e ci sono ancora un sacco di cose che voglio vedere! >>
Le rivolgo un sorriso che starebbe bene sulla faccia di un malato terminale, ma Sana oggi ha decisamente troppo la testa fra le nuvole – persino per i suoi standard – per insospettirsi. Avanzo di un passo, con agghiacciante lentezza, fissando la vetrina del bar.
Quando l’avevo pensato il piano mi era apparso molto semplice:  fare pace con Sana, invitarla ad uscire e capitare come per caso davanti al luogo dell’appuntamento di Akito. Se Hayama era talmente idiota da ingannarla in quel modo subdolo, era mio dovere aprirle gli occhi.
Deglutisco, gli occhi che saettano tra il bar e il suo volto sorridente e fiducioso.
Forse non sono ancora arrivati o magari sono già andati via. Forse lei non li avrebbe visti, forse c’è una spiegazione logica… Con tutti quei “forse” ci troviamo adesso all’inizio del vicolo con il bar proprio davanti a Sana, in bella vista.
Lei inizia a parlare di un argomento a caso, che non ascolto minimamente, troppo incantato ad osservare le sue labbra piene e le sue guance rosse.
E con precisione chirurgica capisco che di portarla lì dentro io non ho minimamente voglia. La vocina maligna nella mia testa urla per la frustrazione, ma ignorarla è incredibilmente facile perché la tensione si è magicamente dissolta. Non voglio vedere il suo viso perdere colore e i suoi occhi sbarrarsi, non voglio  vedere le sue mani tremare e il modo in cui incassa le spalle, come a nascondersi dal mondo. Non mi importa se è giusto o sbagliato, ma non sarà per colpa mia che Sana subirà l’ennesima delusione.
<< Sana-chan che ne dici di tornare indietro? Le bancarelle sono dall’altra parte della strada e qui non c’è niente di interessante. >> le propongo con il primo vero sorriso della giornata.
Lei annuisce prontamente, bloccandosi a metà di una frase. È un attimo prima di voltarsi che i suoi occhi registrano qualcosa che le fa morire il sorriso sulla bocca.
Mi giro lentamente, seguendo la direzione del suo sguardo, con il cuore che batte, fastidiosamente, rumorosamente, contro il mio petto. Ancora prima che  i miei occhi si posino sulla porta del bar che si chiude lentamente, so già che cos’è che ha fermato il respiro nel petto di Sana, cosa le fa contrarre le mani in un gesto inconscio.
Sono loro, Akito e Fuka, insieme.
Escono dal bar, lei con un sorriso deliziato, lui con la solita faccia cupa. Fuka lo afferra per una manica del cappotto, tirandolo non troppo delicatamente, ma anche da qui si intravede la luce maliziosa che ha nello sguardo. Akito la segue arrancando, teso come una corda di violino. Appena pochi passi e la ragazza si ferma, osservando attentamente una vetrina, indicando qualcosa ad Hayama che sembra assorto in tutt’altri pensieri.
Fino a quel momento non avevo mai preso alla lettera l’espressione “cuore spezzato”. Eppure lo sento distintamente il crac del cuore di Sana, mentre osserva con quei suoi grandi occhi di cioccolata Fuka che dà un buffetto ad Akito e gli spalma addosso, prima di trascinarlo verso le bancarelle.
<< Voglio andare a casa. >>
Le parole di Sana sono poco più di un sussurro che il vento mi getta addosso con la forza di uno schiaffo. La sua voce è irriconoscibile, intrisa di tutte quelle lacrime che non vogliono saperne di uscire dai suoi occhi.
<< Sana-chan io… >>
Io sono stato uno stronzo.
Si volta, senza fare caso ai miei goffi tentativi di chiederle scusa. Si allontana a passi piccoli, misurati, senza fare una delle sue solite scenate, senza rivolgere più uno sguardo a Akito e Fuka.
Ma quel suo silenzio urla più di una marea di improperi.
 
Osservo il campanello sentendomi un perfetto e compiuto cretino. Appoggio il dito su di esso, senza riuscire  a racimolare il coraggio di premerlo. Ho indosso la tuta da jogging ma chiunque capirebbe che non sono certo capitato lì per caso, che è solo la prima scusa che mi è venuta in mente per nascondere – agli altri e a me stesso – il desiderio impellente di incontrarla. Socchiudo gli occhi, pensando a Sana e al disperato bisogno che ho di vederla, di chiarirmi dopo tutto quello che è successo la scorsa notte. Ma come sempre il ricordo dei suoi baci, delle sue unghie conficcate come artigli nella pelle, del suo respiro affannoso e delle sue guance accaldate dal freddo e dai miei baci, mi destabilizza, facendo sparire tutto se non il ricordo di lei.
Spalanco gli occhi di scatto e preda di un istinto sconosciuto, alzo il viso, fissando la finestra della sua camera. Intravedo la sua figura sinuosa appoggiata al vetro, sento i suoi occhi fissarmi come due lame incandescenti. Si discosta dalla finestra e la tenda torna a coprirla.
Attendo in silenzio che scenda, cercando di darmi un contegno. Senza nessun motivo apparente il cuore mi martella nel petto e questo mi fa digrignare i denti per il fastidio.
Il sole sta calando dietro l’orizzonte, contemplo l’imbrunire distrattamente, ansioso di sentire la sua voce squillante e  vedere i suoi occhi profondi.
Il portone si apre con un cigolio e lei mi viene incontro, con esasperante lentezza.
Mi do  di nuovo del cretino perché non riesco ad impedire che il cuore mi schizzi in gola e che le più insulse romanticherie mi si incaglino nella testa.
<< Hi >> la saluto mettendomi le mani in tasca e simulando una tranquillità che non sento per niente.
Kurata non mi risponde, si avvicina in silenzio. La osservo, preoccupato per quel suo improvviso mutismo e per quell’aria strana, inusuale come se fosse…
<< Che cosa vuoi? >> mi chiede con voce atona.
stanca.
<< Passavo da queste parti e ho pensato di farti un saluto. >> rispondo con tono neutro.
Sana rimane in silenzio, senza guardarmi negli occhi. Ho una sensazione strana addosso. È come se lei facesse fatica a sostenere il mio sguardo, come se la mia vista la disgustasse.
<< Forse dovremmo parlare. Di quello che è successo ieri sera. >>
Fatico un po’ a ritrovare la voce, perso in quei suoi occhi così diversi dal solito. Lo sguardo di Kurata è quanto di più intenso io abbia mai sperimentato su di me, ma in quel momento i suoi occhi sono piatti come una tavola. Un brivido mi percorre la pelle senza che riesca minimamente a nasconderlo.
<< Davvero? >> un sorriso senza nessuna traccia di ironia le increspa le labbra. << Non devi dirmi niente, so già tutto. >>
La fisso senza riuscire a seguire il filo logico del discorso, fregandomene anche, perché sono troppo intento ad analizzare i cambiamenti sottili della sua fisionomia.
<< Che cos’è che sai? >>
Sì, stanca è decisamente la definizione migliore. Sana che è la persona più vitale sulla faccia della terra, Sana che con tutto il suo entusiasmo per la vita ne ha fatto innamorare anche me, perché è impossibile giudicare brutta qualcosa che le accende le guance di piacere, perché è impossibile odiare un mondo in cui vive lei… quella Sana sembra stanca. Spenta.
<< Che è stato solo un errore. >>
Pronuncia quelle parole con molta naturalezza, come se fosse qualcosa di pacifico, di accertato.
<< Un… errore. >> ripeto cercando ancora di metabolizzare il concetto. La più bella serata della mia vita era stata solo un errore.
<< Esattamente. >> annuisce convinta, prima di girarsi e fare segno di voler tornare in casa.
La mia mano scatta ad afferrarle il polso prima ancora che io possa rendermene conto. La tiro contro il mio petto e le mie braccia la cingono da dietro, mentre affondo il viso nei suoi capelli profumati. Rimaniamo così per alcuni minuti, il suo corpo che non accenna a sciogliersi, il mio cuore che non accenna a darsi pace.
<< Hai finito? >> mormora dopo un po’.
Per una delle poche volte in vita mia, così rare che si possono contare sulla punta delle dita, sento la diga che frena le mie emozioni infrangersi.  La costringo a voltarsi, schiaffandole in faccia tutta l’amarezza e il dolore che le sue parole mi provocano, lasciando che dai miei occhi filtri tutto il marasma di rabbia e confusione che mi squassa il corpo.
<< Si può sapere cosa diavolo ti prende? >>
Forse è quella domanda urlata contro la sua faccia, o forse sono le mie unghie affondate nelle sue spalle, i miei occhi che non sono mai stati così assetati di risposte. Fatto sta che finalmente sembra riscuotersi dalla sua apatia e  un’ombra di emozione le attraversa lo sguardo.
<< Ti ho visto. >> risponde con un soffio a malapena udibile, fissandomi dritta nel viso.  << Ti ho visto oggi, insieme a Fuka. >>
 
Lo sguardo di Akito mi brucia la pelle, risvegliando lentamente quelle sensazioni che credevo assopite per sempre. Il suo tono di voce è così basso e cupo che lo sento vibrare nelle ossa. Osservo il suo viso, improvvisamente illuminato dalla comprensione, e la sua mano che mi lascia di scatto.
La risata di Akito rompe il silenzio, un suono vagamente stridulo, nervoso. L’ira mi avvolge come un mantello caldo, ovattando tutti gli altri suoni se non quello della sua voce. È strano perché credevo che dopo quel pomeriggio non sarei più riuscita a provare niente, nemmeno rabbia, ma Hayama riesce a ferirmi, sempre, anche quando cerco di isolarmi dal mondo per non sentire quel dolore sordo al petto.
<< Quindi il problema è solo la tua gelosia. >> replica con un quell’odioso sorrisetto ancora dipinto in faccia. << Ci hai visti insieme e hai pensato che fosse diventata la mia ragazza. Complimenti per la fiducia, Kurata. >>
<< Fiducia. >> sputo fuori quella parola con astio, tremante dalla rabbia. << Una parola strana pronunciata dalle tue labbra, Akito. Perché, sai, sono le stesse labbra che mi hanno detto che ce l’avremmo fatta, che non mi avresti mai lasciata. Sono le stesse labbra che mi hanno informata che ti eri messo con Fuka, appena dopo un mese che non ci vedevamo. >> mi ritrovo ad urlare senza neanche rendermene conto, il viso arrossato e gli occhi increduli di Hayama che mi fissano e diventano sempre più scuri ad ogni parola. << Hai davvero un bel coraggio a venire qui e parlarmi di fiducia! >>
China il capo, indietreggiando di un passo. Troppo facile così, Akito. Ti sei giocato la tua occasione di tirarti indietro.
<< Non hai niente da aggiungere, Hayama? Non hai nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi? >> lo incalzo, stringendo convulsamente i pugni.
Akito alza finalmente la testa, l’espressione del suo viso è così intensa che per un attimo mi lascia senza parole, privandomi della forza di urlargli addosso.
<< Credi che per me sia stato facile, Kurata? >> mormora con rabbia a malapena trattenuta. << Credi che sia stato uno scherzo decidere di lasciarti? Che non abbia fatto una piega nel vederti avvinghiata a quel damerino di Kamura? >>
Sta urlando. I suoi occhi scuri e minacciosi mi fissano come se volessero perforarmi.
<< Ma, già, tu pensi che io mi sia “divertito” in America, che mi sia fatto chissà quante ragazze! >>  continua imperterrito, sprezzante.
Mi si avvicina e io rimango immobile, con i pugni ancora sollevati, osando appena respirare. Vedere Akito aprirsi in questo modo – vederlo buttare fuori tutte le emozioni e il risentimento che prova – mi lascia annichilita. Le ultime parole me le ringhia ad un centimetro dalla faccia.
<< Tu pensi che ti abbia tradito, quando un‘altra ragazza non sono nemmeno riuscito a toccarla, tanto il tuo ricordo mi divorava! >>
Rilassa i muscoli delle spalle e i suoi occhi si fanno d’improvvisi grandi e liquidi. La rabbia sfuma dalla sua espressione, cedendo il posto a un dolore sordo e pulsante che non cerca minimamente di nascondere, che lascia lì, in bella vista, nel suo sguardo e nella piega delle  labbra.
<< Quando capirai che non so stare senza di te? Che ogni volta che sei lontana mi sento morire? >> conclude con la voce ridotta a un sussurro. Con una mano si copre il viso, forse cercando di recuperare la calma necessaria a far di nuovo calare la sua maschera di indifferenza.
La paralisi non mi abbandona gli arti, mentre il vento mi frusta il viso e il sole cala definitivamente dietro l’orizzonte. È  la verità quella che mi ha detto?
Non aveva avuto altre ragazze.
Anche per lui era stato straziante separarci.
Quelle sono le parole che avrei sempre voluto sentirmi dire, eppure affondano nella mia carne come pugnali. La paura di lasciarmi andare per essere poi di nuovo delusa è così grande che mi sento la testa girare come se avessi le vertigini.
<< Non è come sembra. >>
È di nuovo Akito a rompere il silenzio e cerco di combattere il senso di malessere per prestare attenzione alle sue parole.
<< Con Fuka, intendo. >>
<< Ah no? E allora come è? Perché sembravate piuttosto intimi oggi mentre camminavate a braccetto. >> chiedo con un tono di voce stridulo e amareggiato che non sembra nemmeno il mio.
Akito struscia i piedi per terra e per un attimo mi sembra quasi in imbarazzo.
<< Ho promesso a Fuka che non ti avrei detto niente… >> replica indeciso.
Quella frase è sufficiente a riscuotermi e a far riaffiorare la rabbia che le sue parole avevano momentaneamente assopito.
Possibile che io ed Hayama non riusciamo mai veramente a capirci? Possibile che ogni parola o gesto venga sempre frainteso?
Akito mi guarda dubbioso, probabilmente la mia postura rigida ed altera gli fa intuire che ha dato l’ennesima risposta sbagliata.
<< Lo scoprirai comunque, sai, devi solo pazientare un po’. >> replica, cercando di rabbonirmi.
Sbuffo e il mio fiato si condensa in una nuvoletta grigia, aleggiando di fronte alla mia faccia scocciata.
<< Molto bene, allora. Non dirmi niente, se non puoi. Rispondi solo a una domanda. >>
Hayama incrocia il mio sguardo e da come mi fissa sono sicura che ha capito l’importanza che ha per me la sua risposta. Un silenzio carico di attesa cala fra noi prima che io trovi infine il coraggio di parlare.
<< Tu mi ami? >>
 
 
 
                                                                                                                                                    (continua…)
 

 
 
 
 
 
1)
Grandi schermi, sogni fatti di plastica
Dimmi che non lo vuoi, dimmi che non lo vuoi
Non chiedermi se questo è amore,
L'amore qui non significa proprio niente.
Scene finte, sogni fatti di plastica
Dimmi che non lo vuoi, dimmi che non lo vuoi.
 
 

 
 
NOTA DELL’AUTRICE:
 
Ciao a tutti! Allora come prima cosa: mi dispiace aver interrotto il capitolo così ma, come sempre, scrivendolo mi sono accorta che era troppo lungo e denso, per cui ho preferito spezzarlo (almeno c’è un po’ di suspense, no? ). Inoltre la ff non sarà di 17 capitolo ma di 18… l’unica cosa che mi dispiace è che non sono riuscita a finirla entro la vigilia, ma ho avuto un sacco da fare e non sarei mai riuscita a scrivere 3 capitoli in una settimana (anche perché sono gli ultimi e non li voglio tirare via).
In riferimento a questo capitolo invece immagino che molti stiano maledicendo Sana e si chiedano perché non si è gettata fra le braccia di Akito quando lui le ha detto che non sa stare senza di lei… per come la vedo io il motivo è che le delusioni sono state troppe. Come dice Sana, Akito  poi l’ha lasciata senza una parola, l’ha baciata a tradimento dopo averle detto che non le importava niente, la bacia di nuovo, a lungo, e il giorno dopo lei lo vede con Fuka… Sana ha bisogno della conferma definitiva e per lei trovare il coraggio di fare quella domanda è davvero difficile! Quanto a Nao non siate troppo severe, non si trovava in una posizione tanto bella: se il ragazzo della vostra migliore amica la tradisse (questo almeno è quello che pensa Nao) non vi sentireste anche voi in dovere di aprirle gli occhi?
Ecco lo spoiler del prossimo capitolo:
 
<< Già a proposito di Hayama… perché non mi dici cosa ci facevi con lui, ieri? >> chiedo acida.
Fuka si interrompe, sgranando gli occhi, il dito ancora sollevato a mezz’aria.

 
 
Come sempre ringrazio tutte le persone che recensiscono e colgo l’occasione per farvi tanti auguri: Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Mi è stato chiesto se dopo “Endless” ho intenzione di scrivere ancora su efp e la mia risposta è assolutamente sì. Ho una marea di progetti in mente ma quelli su cui intendo focalizzarmi sono due:
 
Una longfic su Harry Potter, più precisamente sul passato di Tom Riddle (ovviamente sarà una fic romantica). Il titolo, se non cambio idea, dovrebbe essere “D’amore e d’ombra”. Ho già buttato giù alcuni capitoli e se tutto va bene credo che inizierò a pubblicarli dal 31 Dicembre.
 
Ma, cosa che forse vi interesserà di più, pensavo a una breve fic sempre su Kodocha. L’idea è quella di scrivere quattro, cinque capitoletti su un Akito ormai cresciuto che si trova alle prese con il suo peggior incubo: la proposta di matrimonio. Mi piacerebbe scriverlo  con toni leggeri e un po’ ironici, ma non sono molto brava in queste cose quindi forse non me la sentirò di farvi leggere quello che ne verrà fuori… Comunque il titolo potrebbe essere “L’anello della discordia” e se mi decido, anche quello dovrebbe essere pubblicato poco dopo la fine di Endless.
Bene, scusate queste note lunghe e noiose, un bacio enorme a tutti.
Eli
 
p.s. cosa mi dite di questa idea su Kodocha? Vi inspira almeno un pochino o è da cestinare?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Elpis